Al cader delle foglie

Al cader delle foglie Al cader delle foglie E allora cosà accadrà? - Alternative di ottimismo e di fosche previsioni da parte di Churchill e dei suoi giornali Roma, 1 luglio. Churchill in un momento di eccezionale sincerità dovuta allo stato di euforia che lo fa ciarliero e ottimista dai tempi di Casablanca, ha dichiarato, senza arrossire, testualmente: Siamo entrati in guerra di nostra, propria volontà senza essere stati attaccati direttamente. Confessione preziosa anche se scappata di bocca all'impensata. Preziosa perchè finalmente Churchill si è tolta la maschera e, sollevando i veli mimetici che hanno finora tenuto celato il retroscena politico, diplomatico e militare che va dall'intesa di Monaco (28-29 settembre 1938) al conflitto europeo (3 settembre 1939), mostra di voler rivendicare al suo clan di bellicisti arrabbiai il sadico orgoglio di avepe appiccato fuoco al mondo pipr motivi che dobbiamo leglttf* mamente definire inconfessabili, visto che a tutt'oggi essi non sono stati nè totalmente nè parzialmente confessati. Per il resto Churchill ha seguito l'usuale sistema della doccia scozzese, alternando dihiarazioni di candido ottimimo a fosche previsioni, resoconti di panglosslanica fiducia a espressioni di sinistro sapore. E' una formula abituale della sua oratoria tribunizia che gli ha fin qui procurato dei successi parlamentari e che risponde, a quanto pare, al suo esagitato carattere di mezzo sangue nel quale galleggiano e sì alternano rispondenze della megalomania yankee con più - meditate manifestazioni di rigorismo puritano. A sentire la Gazette de Lausanne, parlando, Churchill non ha annunziato per questa mattina lo scatenamento della grande offensiva. Egli non ha voluto sembrare troppo ottimista. Non ha detto se a guerra finirà in Europa quest'anno o nell'anno prossimo. Egli ha soprattutto preparato l'opinione pubblica a dei grandi sacrifici. Egli ha anche assicurato i suol milioni di ascoltatori che prima che le foglie cadano la guerra sarà portata sul continente. Dove? Come? ». All'interrogativo elvetico pare rispondere'la Tribune de Lausanne, ma è una risposta all'uso della Sibilla Cumana: ibis redibis non...: «Il discorso non porta alla soluzione dell'enigma, ma al contrario ». . Anche senza Churchill, tuttavia, la pubblica opinione britannica è da tempo e autorevolmente messa in guardia contro le difficoltà Inerenti a un tentativo di invasione del continente, tentativo che si prospetta, tuttavia, per 11 nemico, sotto la specie di quel « rimedio eroico » di cui si parla in famiglia Quando i medici non sanno più a che santo votarsi e par salvare la faccia suggeriscono il ricorso a mezzi estremi. Liddel Hart, ad esempio, scrive sul Daily Mail: « È' bene che il pubblico britannico, illuso probabilmente ditta fa cilità degli ultimi successi word-ii/ricani, si renda conto della necessità di preparativ minuziosi prima di proceder alla vastissima impresa. An che i successi tedeschi nel 'bO* conquistati appunto col »iefn-> do offensivo, non devono dar chards sul Daily Express rin cara la dose e scrive: «La stra *«»'•" «>•«<»» luogo a speranze eccessive, perchè le difese dell'Asse sono oggi più formidabili di quelle incontrate dalla Germania in quell'epoca ». E conclude: ali nemico sarebbe certamente felice di venire a patti. Ma questo non significa affatto che la sua volontà di resistenza sia stata spezzata o che noi siamo alla vigilia di raggiungere tutti i nostri obiettivi, compreso quello della resa incondizionata. Abbiamo tuttora da percorrere una strada inolio ardua ». Da parte_ sua Morley Ri- nica Pel 4fa 8a..'jegejì^[? .. 0jSlS^',* tegia alleata si rende conto della necessità di infliggere terribili colpi concentrati che costringano l'Italia ad abbandonare il combattimento al più presto possibile. Ma dobbiamo aspettarci una tenace resistenza in Sicilia, in Sardegna, in Corsica. La lotta sarà dura e prolungata. Non dobbiamo aspettarci che gli italiani non combattano coraggiosamente. Essi hanno dimostrato abbondantemente le loro buone qualità neali ultimi (soltanto negli ultimi? n.d.r.) stadi della battaglia tunisina, quando sembrava che si rendessero conto che stavano combattendo per la loro Patria. Cosicché, con la resistenza che si sta irrigidendo e con gli aiuti tedeschi che continuano ad arrivare, » capi militari alleati debbono decidere se possono permettersi o meno una più limga attesa ». E' a questa Ipotesi di rinvio dell'invasione appena adombrata che fa riferimento Churchill col 3U • motivo autunnale delle foglie che cadono? Sia come sia, non sempre e non da per tutto il tono delle fanfare britanniche mantiene lo stesso diapason. Una flessione è, ad esempio, rilevabile in un lungo, barboso, asfissiante editoriale della rivisita. Nineteenth Century, la quale, dopo avere premesso saggiamente che « la guerra non sarà vinta fino a quando i due alleali non avranno invaso il continente europeo», dichiara di non approvare la formula di Casablanca della « resa incondizionata », definendola imprudente « perchè la guerra è tutt'altro che vin<ta, anche se la vittoria sembra auuicinarsi e nessuno può prevedere in quali 'circostanze la-guerra potrebbe terminare ». Saggio di prudenza dà anche 11 News Chronicle, il quale pubblica con notevole rilievo lunghi estratti del discorso pronunciato a New York dall'ex ambasciatore statunitense a Mosca, Davies, sottolineandone la frase sulla « impossibilità dl una vittoria certa e dì una pace effettiva senza la Russia ». Che, tutto sommato, Londra e Washington tentino ancora una volta di allontanare l'amaro calice dl uno scontro diretto con l'Asse, sobillando, e stimolando l'orso moscovita che dovrebbe vincere per tutti e presentarsi al tavolo della pace plutocratica in condizioni fisiche tali da renderne mdilazionabile iyricoverò ir

Persone citate: Churchill, Davies, Morley