Fatalità e necessità dell'attuale conflitto

Fatalità e necessità dell'attuale conflitto STORIA E POLITICA Fatalità e necessità dell'attuale conflitto Il primo volume della « Storia parlamentare politica e diplomatica d'Italia » di Saverio Cilibrizzi usci nel 1923. Poi, a intervalli regolari, videro la luce gli altri volumi. Oggi, con il sesto volume, siamo quasi al termine del poderoso assunto. La storia, infatti, riguarda il periodo 18491918 (da Novara a Vittorio Veneto) e con questo sesto volume siamo" giunti all'autunno del 1917. Sono fino ad oggi, circa tremila e seicento pagine dedicate a sessantotto anni di storia italiana. Siamo finanzi ad uc'opera che assorbe il lavoro di una intera vita di studioso e altamente la onora. Tanti anni di larga diffusione e notorietà ci consentono di non tornare sui criteri ai quali si ispira questa storia. Essa segue gli avvenimenti capitali nella vita della nazione italiana, li enuclea e per ciascuno di essi riassume.tutti i precedenti, illustra tutti gli aspetti, presenta tutte le tesi, concludendo con un proprio giudizio. Straordinariamente attuale appare questo sesto volume: tutto dejicato a un breve periodo dei.a prima guerra mondiale, esso ci mostra con schiacciante documentazione, l'aperta gelosia e il giuoco sempre sleale e qualche, volta perfido delle diplomazie alleate verso di noi. Rottura Inevitabile Ampio spazio è, infatti, dedicato alle manovre di pace dell'Austria dopo la morte del oatrasitsela chsctoannagilitunla conopeprsbstsesovatindevalalatolibdagrtabeadpsudunsitouritiGqunostri alleati a nostra insaputa, e che costituirono una grossa insidia ai nostri danni perchè tentarono di derubarci del prezzo, pur minimo tocasucane,itn rT'rf m"".™, Iv^"lt0»SfrjL2?B^2Jìnt?r- e vento. Allo stesso modo viene dato grande rilievo ai problemi del Mediterraneo Orientale e agli accordi di San Giovanni, di Moriana. I^a slealtà e la perfidia dei governi di Parigi e di Londra verso l'I¬ tàpEtàlipretati5 ne™ mot?Vù °S L'Inghilterra e la Francia vo levano il concorso militare dell'Italia, ma erano contrarie alle più elementari aspirazioni de! nostro Paese ed erano gelose del suo sviluppo avvenire; soprattutto non si rassegnavano ad accettare l'espansione mediterranea e africana dell'Italia. Dopo aver letto questo volume si comprende assai meglio perchè la Delegazione italiana dovette abbandonare, nell'aprile 1919, la conferenza della pace.! La rottura era inevitabile dato l'ingiusto procedere dei governi di Washington, di Londra e di Parigi coalizzati contro di noi. E' in somma di estremo interesse vedere, mentre combattiamo è 'a nuòva guerra, che, 25 anni e o a i , n n a i e i1 . , e . e ia ce a o a a no! pzinbsuagcsgcudnplee dmcvmdttVacinlratefnslt!t8tlrfttta della Germania nemica è, ininsieme, della Russia rivale. ìENon a caso Winston Chur-; dmmafa Parigi e Londra ci osteggiavano in, tutti i punti ove si manifestavano le nostre aspirazioni e si comportavano allora, da alleate, presso a poco come si comportano oggi da nemiche. Intervenendo in guerra noi avevamo evitato loro la sconfitta e con tutto ciò la loro opposizione alla nostra politica non si nascondeva neppure sotto il velo delle formule diplomatiche. Un altro ampio capitolo è dedicato alla rivoluzione russa, ai rapporti tra Russia e Inghilterra, alla responsabilità britannica nella rivoluzione del febbraio 1917 e nel crollo militare che ne segui. L'opera e l'intrigo dell'ambasciatore britannico a Mosca Giorgio Buchanan sono esaminate e messe a fuoco con straordinaria perizia. L'Inghilterra potè godere cosi, dopo jla guerra mondiale, di uno straordinario beneficio; la scori- chili poteva scrivere qualche anno dopo nella sua t Crisi mondiale»: «La fine dell'altra guerra portò l'Inghi'terra al più alto grado di potenza che essa avesse raggiunto. SI era distrutta la minacciosa fiotta tedesca e nello stesso tempo in Russia era succeduto all'Impero un governo rivoluzionario il qusle aveva rinunciato a qualsiasi pretesa su Costantinopoli e che, per i suoi difetti intrinsechi, non poteva costituire Più un serio pericolo per l'India ». Leggendo queste parole si può comprendere meglio l'atteggiamento tenuto anche in questa guerra dall'Inghi'terra jverso la Russia-e si può giù- dlatlficare della aperta poléml-' oa.durata tutto l'anno scorso tra Londra e Mosca a proposito del secondo fronte. Forse si può meglio comprendere la ragione del viaggio di Churchill ad Adana nel penna o scorso. La storia, come è noto, si ripete. Fu nel 1913, esattamente 30 anni fa, che la stampa italiana cominciò a segnalare Virginio Gayda come scrittore politico. Egli aveva pubblicato un suo documentato libro sulla crisi dell'Impero Absburgico. Quel libro apparve una novità nello svolgimento del pensiero politico italiano. I problemi della monarchia absburglca erano stati infatti studiati sino a quel momento seguendo la tradizione da'. Risorgimento italiano che aveva avuto la sua naturale continuazione nell' irredentismo democratico. L'Italia si poneva, dinanzi all'Austria, come la realtà presente dinnanzi alla realtà passata; come il prototipo delle libere nazioni, con libere istituzioni, nate nel!'800, da contrapporre ai vecchi aggregati statali non più alimen. tati dalla sacra linfa della libertà e della nazionalità. Le antiche invettive degli • aedi del Risorgimento e la celebre profezia mazziniana, del 1871, sulla fatale scomparsa della duplice monarchia, costituivano il nucleo centrale del pensiero politico Italiano rispetto all'Austria-Ungheria. Era una posizione negativa a prt'ori, di natura ideologica e sentimentale. Ed ecco invece Virginio Gayda trascurare totalmente questa lotta di principi e di ccidtmcdgprddvpecdlhmprendi to, ma essa non esauriva il campo dei suoi studi e della sua ricerca politica. La ricerca politica di Gayda comincia¬ Iva anzi da quel presupposto e si rivolgeva a tutte le real- nvolgeva tà che costituiscono il complesso della vita di uno Stato. E le illuminava, que'.le realtà, con quel suo stile giornalistico che tutti gli italiani appresero in seguito a conoscere; uno stile piano, semplice, preoccupato della più coscienziosa documentazione. Il maggiore responsabile Gayda amava, insomma, non porsi al di fuori dei problemi per giudicare di loro sulla base di una ferma e già acquisita convinzione ideologica, ma penetrarli e giudicarli dal di dentro avendo lo sguardo rivolto ai fatti, ai documenti, alla realtà. Fu, insomma, quello di Gayda un nuovo metodo di giornalismo, fondato sul realismo politico; non tanto attento alle forme tradizionali letterarie e coloristiche del resoconto e della inchiesta giornalistica, ma preoccupato della semplicità dell'esposizione, che doveva essere accessibile alla media dei comuni lettori, e della serietà della documentazione. Da quel lontano 1913 sono trascorsi 30 anni e l'opera di Virginio Gayda è divenuta da allora imponente. Le sue inchieste giornalistiche si sono svolte in Francia in Russia in Germania e nella defunta Jugoslavia e sono rimaste sempre aderenti alla attualità e fedeli a quel metodo rigorosamente realistico e informativo di quel primo felice schema. Cosi la sua rinomanza è venuta mah mano salendo, sia in Italia che all'estero, ad altezze inconsuete per il giornalismo politico Ora egli !e «Edi talia » un grosso volume di 800 pagine su « Gli Stati Uniti nella guerra mondiale ». Il libro si propone di dimostrare come e perchè gli Stati U, initi sono entrati nel conflitto, . ìEsso segue il recente volume -; dello stesso Gnvda dal titolo: Italia e Inghilterra ». Sono due volumi eminentemente documentari rivolti a mostrare la vera sostanza, aggressiva e imperialistica te'le due Potenze anglo-sastoni. \ Dedicati alla Incandescenti materia della guerra in corsi i due libri non possono averi (e non se lo propongono) i rneamentl definiti delH Storfy. Ma adempiono Derfettamtnte alla loro funzione polemica e al lóro scopo di preparare e raccogliere de! materiale utile allo storico di domati. Lki sola lettura dei fìtti som - l' ,gl? ha pubblicato nel-zlonl del Giornate d'I- e i a a I a o a r n o si tn a jmari dei capito'i del volume - rich'e Irrebhe più spazio di l-'quello concesso a questa re- censione. CI limiteremo per-ciò a segnalare il carattere ! informativo c documentarlo ; della pubblicazione che con- tribuiscc potentemente a lllu- minare la politica demagogi- ; ca, contraddittoria e faziosa del Presidente Roosevelt se- gnalsto come il responsabile primo e maggiore della guer- ra mondiale. Ove i lettori fossero stanchi I di cifre, di realtà economiche, I di documenti diplomatici e ivolessero, invece, spaziare nel ]più arioso campo delle Idee, essi non avranno da far altro che passare dal citato volume di Gayda alle beile, chiare e luminose conversazioni storiche di Balbino Giuliano che hanno visto in questi giorni la luce nei tipi dell'Editore Zanichelli di Bologna. Sono conversazioni di argo- Imento vario tenute dall'auto- \re in questi ultimi anni. Vi siipassa da uno studio della tradizione storica italiana alla valutazione del contributo del l'Italia alla cultura europea; dal tema del Risorgimento italiano e di quello tedesco a un esame dei rapporti tra Italia e Spagna. Il volume si chiude oon un elaborato sag«-gio sulla missione storica di Casa Savoia. Il fondamentale equilibrio I lettori vedono che il te-ma costante del libro, sotto la superfice dei vari argomenti è pur sempre la stòria d'Ita- lia o la cultura e la tradizio- ne culturale italiana in rap- porto alla storia del nostro popolo. L'ora presente e la commo-zlone dei tempi che volgono, si fa sentire dunque, intensa- mente in tutte queste pagine, Ma con tutto ciò esse conser-vano la composta serenità.e la illuminata intelligenza e bon-tà che appirtengono alio spi- rito de'. loro autore. E' anche al suo fondamentale ottimi- smo. «Noi non dobbiamo e a non vogliamo — egli scrive —nasconderella gravità dell'orache viviamo: il buon ottimi- amo è quello che si raggiungenon velando la realtà di neb- bie rosate, ma guardandola in faccia per superarla con lo sforzo consapevole della vo- llontà. L'umanità intera vive 'in una crisi ampia e profonda come forse non ha vissuto da secoli, crisi non solo di siste- mazioni politiche, ma di ogni ordinamento della società e della coscienza umana. Questi stessi metodi di guerra che le nostre città hanno dolorosa-mente sperimentato in questi ultimi giorni ci dimostrano un netto, drammatico contrasto che si è venuto determinando trai mirabili progressi della tecnica e un triste dissolversi di fedi, tra uno straordinario perfezionamento di mezzi nel dominio della natura, e l'In- sufficienza delle forme ideali di umanità a cui quella po- tenza dominatrice deve alla sua volta servire... « Ebbene io vi dico che se noi sappiamo guardare In fac- eia questa drammatica realtà l-m ?ì0 significato nella con- tinultà della nostra trimille- naria tradizione storica, allo-^f.J^?81.:™^1?0, U,edVL-era è possibile che questi real- tè. rischiarata dalla luce dellastoria ci dia un più sereno ottimismo riguardo all'avvenire dell'Italia ». E cosi, per confortare g': italianl a guardare ai presen te con più fiero animo, l'autore li esorta, con le parole animatrici del Foscolp, allo studio della storia. Allora si acquista di un tratto il necessa-rio ottimismo circa l'avvenireo si osser-lolla n„t.i,. rì,,or,H« »i l^eI{f Pf^^^^^J^ ^ultimo «Sto e lie i considerino eli sforai » o-ìil e?o^mir degU ultta? annidell'ora presente, non ritrovare la scensione dell'Italia e nellacontinuità della «na storia Elòriosa 6 La storia, infatti, è non solonella d'Italia, ma d'Europa,li ultimi unni"iente non si può■e la fede Lw£elVIralia e nelfa"- quella d'Italia, ina d'Europa ci dimostra la fatalità e la necessità dell'attuale conflitto. Essa ci dimostra, seguendo la diversa foijmazione statale delle sue maggiori nazioni come si sia criata dopo secoli di aspra lotqi tra loro, la coalizione delle Potenze soddisfatte, Inghilterifa e Francia, contro le Potenze di più recente formazione, e non soddisfatte, come l'Italia e la Germania. L'urto trj i due grappi doveva presto o tardi venire, dato il fondamentale squilìbrio tra le toro popolazioni e i beni posti a loro disposizione nei territori, della metropoli e in quegli coloniali. Ugo d'Andrea

Persone citate: Balbino Giuliano, Churchill, Giorgio Buchanan, Roosevelt, Saverio Cilibrizzi, Virginio Gayda, Zanichelli