Le città italiane avranno un nuovo volto? di Marziano Bernardi

Le città italiane avranno un nuovo volto? Problemi della ricostruzione Le città italiane avranno un nuovo volto? Dove passa la furia nemica - Come restaurare i monumenti della nostra civiltà - Funzione sociale dell'architettura: la casa decorosa di domani Questa guerra che, traboccata da una lunghissima crisi di civiltà e di cultura per varcare ogni limite rli ferocia e di barbarie, tutte le altre ha superato e supera, com'era prevedibile, nell' impiego della scienza al servizio della distra zione; questa guerra per l'im meniti stessa della sua opera.idevastatrice pone fin d'ora al odomani dei popoli, proprio 'smentre più avvampa e ne traccvolge il presente, problemi for-'smidabili di duplice ordine: spi- crituale e pratico. Pensiero do- mminante di ciascun Paese 1 oggi mondo, la vita continuando, j tdovrà pur risorgere da tante macerie, e vincitori e vinti dovranno affrontare un giorno le enormi difficoltà della ricostruzione, è lecito, anzi necessario già adesso cominciare a considerar quei problemi, se non altro come una proiezione morale, una logica dipendenza di questi, più urgenti, nei quali siamo tutti drammaticamente impegnati: se è vero che guerra e pace non sono che i momenti di un medesimo destino. « Proiezione morale » E diciamo « proiezione mo nte di ciascun Paese 61cla vittoria. Ma polche il scuvcmdlbzrcc"idrate »"rUlettenao~àré*c~entl"pa-| drole dell'architetto GiuseppejCgano, riportate dall' arem- sfo Gio Ponti in un suo arti-ìmPa tetl colo circa la grave questione del restauro elei monumenti danneggiati dalle atroci incursioni avversarie, e della ripresa edilizia che, appena finito il conflitto, avrà da procurare abitazioni agli innumerevoli senza tetto, Questione il cui significato ideale, come prima s'accennava, non potrà esser scisso dai suoi aspetti di carattere concreto. Chiariva infatti il Ponti che se il problema edilizio del dopoguerra vico prospettato per comodità dialettica, secondo idue termini in apparenza ben Imdistinti: restauro dei mona menti antichi danneggiati, e nuove indispensabili costruzioni; è però tendenza degli architetti considerare il secondo come determinante anche del primo, cioè in completa unità (se non contemporaneità) di soluzione. Ed appoggiava quin- gnante un programma unita- 'rio della politica edilizia italia- na del dopoguerra: primo, rie sanie dei materiali e dei procedimenti edilizi in rapporto alle nostre possibilità e necessità; secondo, piano nazionale per fornire a tutti la casa: terzo, restauro dei danni e provvedimenti per i monumenti distrutti. Conseguente al suo programma, cosi il Pagano precisava: «Non vorrei che nella foga di una ripresa si dimenticassero i bisogni più urgenti (l'abitazione!), per, rifare una caterva di falsi, o per favorire una speculazione di nuovi pericolosi inutili accademismi pseudo-moderni... Oggi l'architetto opera in funzione sociale. Tale 11 senso del suo lavoro e la giustificazione della sua arte... Si affronti il danno subito con animo sereno e virile, usando la più caute di la tesi del 'Paiano nronu-1 di la tesi del Pagano propu , lata prudenza, per evitare i|danni maggiori di istrioneschi rifacimenti e accademiche con- taminazioni... Accontentiamo-lci. noi. di risolvere almeno il problema dell'abitazione umana, e chissà che per questa strada onesta noi non prepareremo alle generazioni che verranno gli elementi, gli stimoli, le conclusioni e le esperienze per affrontare anche i problemi monumentali. «.L'architettura aulica è nata sempre come 'conseguenza di lunghi processi di assimilazione ed allora potrebbe darsi che i nostri nipoti abbiano anche a benedire certe distruzioni se noi approfitteremo di esse per rompere una convenzione stilistica che ci interessa soltanto per il suo, originario valore storico, per il suo senso di documento esteti- ! co, ma che non eccita la no- : stra imitazione, nè infiamma [ cortigianerie verso aspirazioni monumentali pompose, enfiti- tetti » che e plutocra'tic.he, eccessi e-' strsnei all'animo d'egli archi- tti ». Parole interessanti, perchè coscicntemente pronunziate da iuomo d'innegabile cultura e di'vasta esperienza architettoni- ca- e riflettenti del resto al- meno una parte del pensieri dl parecchi architetti interpol-'lati dal Ponti. Ecco perchè ab- biamo parlato d'una « prole- zione morale problemi dal risolvere domani — anche nel campo della politica edilizia (che per noi resta sempre ar- ■ chitetlura, cioè arte) — dei problemi presenti malici ei"deal che Va guerra in atto ci impone e dai quali il suo esito dipende Che cosa ci si attende dunque da questa guerra?iChe con le altre sue gigante- ' sene conseguenze sia rotta an- che quella che viene audace- mente chiamata « convenzione tX^&M^j£&\proéecuSoneTd evoluztone-le magari con mezzi talvolta sorgere con un volto totalmen te diverso modesti, ed attraverso esempi non sempre eccelsi! — della nostra civiltà ? Dir valore sto- ;rico originario, dir documento'estetico non è — ci sembra — no le nostre città più percosse dall'impeto avversario da ri- genttura che tico sangue illustre neonateVe°nzaW e ne testimoni l'ani e ne testimoni II quale antico sangue si po-trehbe anche identificare con ilconcetto, da tanti fr da altri molti svilito La politica delle abitazioni 'icarc cori il frainteso e .0, di tradì- 1 zione- E «sta perciò da vede- , 8e 11Ra C0Klicre tutte one persbarazzarsene. Resta da vede- re: dato che al momento cp- - b—"'"r; proprio agli Intel- iani) appellarvisi. portuno non torna poi inutiìe (ultima prova U discorso ri- volto l'altro giorno dal sena- tore Gentile lettila;; italiani) Nessun dubbio che sarebbeun assurdo, un atto tanto inu- mano quanto antistorico, dar la precedenza al problema delrestauro, vals a dire della con- nervazione comunque intesa, sui bisogni più urgenti, nellaloro imperiosa materialità, del popolo: di tutto il popolo ita- liano, proletario e borghese. E non sarà necessario spender molte parole a predicare la fa- Cile dottrina che quando la casa è in parte crollata non si può pensare ad abbellire le stanze rimaste se prima non si rimette in piedi quelle a ter- |ra- Anche jlMelts. giustamen te partendo da un punto di vi ?„ta "rob?.mst'C0 e Imrtndt° l!a. gestione non sui rifar! menti e le nuove costruzioni ma sui vecchi centri da alte-rare il meno possibile e suinuovi cPiirri cui dedicare tutte le energie inquadrandoli in un piano regolatore nazionale largamente decentrato, anche il Melis afferma che, a pace conchiusa, basterà in un primo tempo provvedere a quanto è pericolante, monumentale o no; e che risolvendo anzitutto il problema urbanistico, quellodei monumenti sarà poi visto con maggior realismo, affrontato senza tentennamenti epolemiche. Del resto, trattando dellapolitica delle abitazioni in relazione alla ricostruzione del dopoguerra, già l'anno scorso la Revue Internationale du Travail. a proposito dei nuovi centri intesi addirittura come«città-satelliti», segnalava la convenienza di dare a questiultimi fisionomia autonoma,individualità ben definita, ri-servando ai vecchi centri o al-ila «. città-madre » il carattere'tradizionale: perchè soltanto cosi operando l'urbanesimo puo svilupparsi su una base ]completamente razionale e i metodi tecnici più aggiornati possono essere applicati senza1 ' : i ; " ,°PP°slzloni] 11 • . .• \ Un grave interrogativo i A(l oi?ru modo la ricostru-zione postbellica non può non tendere a mutare profondamente, e in certi casi (i più gravi! forse totalmente, l'aspetto delle nostre città colpite. Dobbiamo favorire, o dobbiamo opporci — almeno per quanto è compatibile con le inderogabili esigenze di una it mofferna (e diciamo pur 4H - a questo feno' meno? Dobbiamo deliberata minte staccarci dal passato ì\" '„.„„,rin pSr,i11<iivo „i nro.^ SnteJ^^ffi o aorJSa.\ difenderne la ricchezza^ - la«-a «'"-ante tutti i secoli, an- micamente, 1 Ottocento — e - 2l,aJ)Ure ^S?L&*£K#1S,S rf dietro qualche peso morto? E à "n interrogativo gravissimo, ò\e- fuorl AoStti .letteratura o, d . i a e i r ! A lretorica, angoscioso. Il Pagano accenna, come abbiam visto, ai vantaggi della rottura d'una convenzione stilistica.Ma l'architetto Piccinato esorta a « ricostruire i monumenti, conservare alla nostra Italia il volto che i secoli le hanno plasmato, che l'amore di tutto il mondo ha consacrato; nostra più vera e gran-de ricchezza e fonte di fierezza e orgoglio per bene operare! »; e consiglia: dove rifaretutti i particolari, affreschi arredamento decorazione statuaria sarà impossibile, si ricom-ponga però sempre l'ambiente architettonico. Beninteso, ripetiamo, queste considerazioni non devono farperdere di vista l'altissimo dovere civile di provvedere alla casa decorosa, la casa degnadi essere abitata da chi le attilla quanto ha di migliore : famiglia, lavoro, ricordi, conUmiltà trndotta in una fedenell'avvenire che per i più felici può anche essere ultrater- N rena; la casa non tugurio e.,g non giaciglio, non soltanto r tetto e riparo, mensa e dor-! initorio, ma veramente intesa qcome dimora, come raccogli- mento e difesa dell'intimitàI spirituale, e come sede anche,j per quel tanto che sia possi-1 bile, di bellezza da godere nel-1 le ore del riposo. Se questa, guerra con le sue atroci di- struzioni avesse da costiinge-,re le società che si dicono civili (le società che ancor tol- lerario case rurali dove in be-1 stiale promiscuità dorme in|una sola camera un'intera nu- merosa famiglia, o le lugubri tane senz'aria e senza luce di molti eentri cittadini, a due passi dall'inutile fasto di cer- ti palazzi per uffici o per ahi-; tazlonc signorile! a bruciare, le tappe per il conseguimento i della '.casa per tutti», della casa che vorremmo definire' " umana >, quasi si potrebbe condividere l'opinione del Pa- igano il quale stoicamente ac-;' cetta * che i bombardamenti contribuiscano, brutalmente, ai problemi di un vero radi-, cale diradamento edilizio ». \ Staccarsi dal passato? ! l Ma quella casa « umana » per tutti che ogni architettoK- ' ed urbanista intravede (se non sarà fallace visione) come )al; più nobile conquista di una'vera civiltà, potrà assumere; valore di realtà non provviso- ! un popolo non nato ieri, ma| un popolo antico, un popolo * storico » nel senso illustre e genero^nén\V^^ parola — se ci verrà offertah «uova iriten- i-» ji i._ . 'paesaggio della Storia?I'Altri potrà permettersi il po- i vero, il e-elido lusso ili diro: \lutili Hif'nu, |it.i iiii'.ivu mieli- dendola sradicata dal nostro ' paesaggio ideale, ch'è appun- to il paesaggio della Storia? .vero, 'il gelido lusso di dire: l « OomlncFamo ora. diamo, tut- ' te le nostre energie soltanto ; ai vivi e'ai giovani, rinunzia-' mo a valori'spirituali distrut- ti contrapponendo a quelli va- .lori nuovi creati dalla guerral stessa: «non noi, che ogni: volta che abbiamo ricomincia- rr» « •«»"•■■»"•«. ""'-i pre. guardando innanzi, ci sia- |mo sentiti secoli di gloria al-j to, o col Brunellesco o col Pal-' ladio o col Bernini o col Ju- varrà o col Plermarini, scm-i:le spalle Temono, con ragione, i no- stri migliori architetti l'opera ;'nefasta, nella ripresa del do-ì poguerra, della speculazione' edilizia. Ma noi ci inquietiamo , non meno che le città nostre più sconciamente offese abbla no per sempre a perdere, con la ricost: azione, il loro caro volto oggi dolorosamente de I tarpato: cioè i lineamenti am-1 bientali e stilistici con cui ' crebbero e si svilupparono, ir panorama concreto ed insieme spirituale che fa di eia- scuria'd'esse, con meravigliosa! varietà, un'inconfondibile rea! tà storica, estetica ed umana. Non compilo nostro, bensì de¬ gli architetti moderni, cerca re e trovarem— lavorando con sensi appunto moderni — quelle soluzioni che possano ovviare a tale deprecabile eventualità; e nemmeno au-, spicarc quelle « forme false dij cultura e di teatrale archeo-; logia » di cui giustamente il! Pagano si fa beffe. 1 Semplicemente riteniamo 1 che per risolvere il problema del restauro monumentale, (.non duna ingenua e vana, 1ricostruzione accademica! non; |si debba guardare, prima allej nuove costruzioni per rivo!-; gersi in seguito al ripristino o; comunque alla considerazione, del monumento; ma si debbaj invece seguire un procedimeli-1 ; io se non contrario, parallelo.; , Provvedere1 ai bisogni.*uH geni . sta bene; ma. anche in, questo caso, tenendo d'occhio 'le preesistenze illustri o ad ' ogni modo storicamente e ani- Mentalmente essenziali. Quan- ;Lo poi all'eloquenza del rudere; che il Pagano crede, d accor- do col .Muzio da preferirsi a ,qualsiasi i^cuvento mira«fico — il rudere che dovrei* ! programma'urbanisué^èuci mipva costruzioni e magari Kal nostri nipoti, la sua sc-lu- 'zione estetica e sentimentale, uune . 1. ai.nuini.ii.au. l ;T,,con\p.n'a .r"'' niente che si *'*"; ",', '".!'= ,^''V„ti."' ;""1" J" „",' S"' _, 1 ! J "e" a"esa quei 1 una si | «™, n^°a„P, „°',,„ f^?JwT Ia noi estranea nelle forme. Pensiamo invece che la no-j civiltfl «Ustica di do ma- h1,"0", ??»sa fss''1' distacco i c'alla. civiltà artistica di ieri. 'Pensiamo ehe lutti p-|| .qfni-7.ilI""{Pi K" ■"<■<•■""<= ■«■ nostre citta il loro volto: per \slno, se occorra, col sacrificio _ . . . t., ,, „ , 'Pensiamo che tutti gli sforzi **» «■■■» JSiSSl Tue conservale per restituire alle ls,'.no' s? occorra, coi sacnncio ' uomini mo»"e m ; ^"'.'Vl ^m^Lt„^I! ,'„,?„„ '««'«ne conquista moderna- «««oa le ^m? Pel n01 Italiani la ncostri l.ne è. un problema anzi : inorale, irra noie altri c differenza di chi abita 1 an- un problema anzitutto,'ii„ r,Vr,rnr,ria ii-tir.,u4 «„..m,à i ££^22* iwtSL,EnÌ,hw jSpirftu\lt; e chi aWta i^'tlca casa '!El patlrl. e lama, e magari rinunziando a qual- i^ c°fm°d0 .nf. V"V,°' difendere mur! e5*rS? ,"P apparta ; .ment0. d affitto, ed è giusto alìlora che Io voglia tutto nuovo '?_ _.c?iì_e' ^a_c55SL,'con to quello splendore c scientifico », rimarrà sempre un nato ieri; rimarrà sempre un nuovo ricco. Cosa che noi non siamo. Marziano Bernardi

Persone citate: Bernini, Gio Ponti, Melis, Piccinato, Quan

Luoghi citati: Cile, Italia, Ustica