UNA GIORNATA IN CAMPAGNA di Edilio Rusconi

UNA GIORNATA IN CAMPAGNA UNA GIORNATA IN CAMPAGNA L'ufficio del comando del reggimento è. in una stanza in fondo al corridoio, una stanza d'angolo, con due finestre a monte. Si vedono gli ulivi fitti, che s'intorbidiscono allorquando un temporale imminente porta un consenso aèreo al loro colore naturale ; e in mezzo agli ulivi, una alta cabina di cemento mette non so che nota favolosa. Lì, affacciato, penso alla mia terra lombarda: contemplo le colline aspre, macchiate di pietre e polvere, i monti lontani, e penso ai prati ordinati della pianura, alle risaie piene di rane, e alle macchie dei «papaveri in mezzo al frumento. Mi pare persino che la divisa di fustagno grigio che indosso non avrebbe senso, là nella mia terra; che la si possa portare qui soltanto, come una sorte di penitenza, concorde al dolore prof-mdo del paesaggio. Soldati entrano ed escono dalla stanza, portano specchi, pratiche, ordini; alcuni si fermano un momento a chiacchierare, con le loro diversissime cadenze dialettali ; poi via "di corsa. Il sergente che ci comanda guarda tutte quelle carte, capisce tutto, e sbriga tutto; lavora come un dannato, cercando di fare ogni cosa da se. Forse è proprio quest'inerzia, concessa dalla sua troppa buona volontà, ad incitarmi le malinconie: o forse no: chi le capisce queste cose ?. Basta un po' di vento perchè gli uliveti si mettano in orgasmo, scm- è strqufunae re veancocaerquenunsetiepemduzazioa ragugnsì Lgiginotochurogistmvudnfrsoqosubrino sommergere anche il i chfilo di quella stradina lassù,jaorie, partendo da presso la [«caserma, scavalca l'altura. LjPer la stradina, a un tratto, ] dsi ode gran miscuglio di voci. rjchiare ; e qualcuna che canta , c«Faccetta, nera ». — Che è? — domanda il sergente. Guardo un po'. — Ragazzi — rispondo. E infatti ne sono apparsi tre o quattro. Si fermano vòlti indietro. Altri ne sopraggiungono ; sono una trentina, « in mezzo ad essi un u.omo anziano. — Ragazzi di una classe che fa la passeggiata col maestro — dico. Non occorre molto perchè la malinconia si disegni in ricordi. Ed eccolo, un ricordo! caro : una passeggiata remota, con la mia classe, guidati da un maestro che portava gli occhiali a pinza. Percorremmo inquadrati le vie della città, cappelli di tela bianca in testa, cartelle a tracolla o in ispalla. TJu-duè, un-duè nvVbrzvmVtSds...» irPoi, appena fuori della citta, ssciogliemmo le righe ; tutt'insieme ci accalcammo chiassosi attorno ad una carrettella, a comprare chi un gelato e chi una gassosa ; anche il signor maestro. E dopo la sosta, avanti, per la campagna, Allegri come... Come che cosa? Come ragazzi che fanno vacanza, nient'altro. — Osservate tutto — raccomandava il signor maestro. — Osservate bene ; domani il tema sarà: «Una giornata in campagna ». Componimento illustrato, attenzione. Tutti sanno che componi- ctggtGvsclcoaucgemmento illustrato "uol dire!»aggiungere disegni allo scritto, cosa che piace molto all'estro dei ragazzi. Per ,tale scopo portavamo infatti con noi l'album da disegno (quello con sopra la testa barbuta ' di Leonardo o quella femminea di Raffaello), e matite colorate, e gomme. Quando arrivammo a un grosso cascinale, infatti, dopo esserci ptdapVDmc«pnsdissetati, ci sparpagliammo cper tutti gli angoli, ci acco- csciammo appoggiando ['a\.\abum alla cartella, per un ru¬ dimentale disegno dal vero. Io mi sedetti sopra un carro ; vedevo gli aratri con le stanghe in aria, vedevo una scrofa coi suoi porcellini, e un grosso cane addormentato al sole. Disegnai la famiglia dei suini, godendo ad arricciare esageratamente i ridicoli co eudini; e disegnai il cagnaccio \, ' , 6 , , 6 peloso, al quale volevo purej mettere le pulci nella coda, ma non sapevo come fare. Si rifece adunata. Camminammo per ore in mezzo alla campagna, tutti in festa. Nessuno più pensava al componimento del giorno successivo. E il giorno successivo quel tema mi sembrò un'inspiegabile ingiustizia; ci trovammo spaventati: non sapevamo cosa dire, odiavamo il foglio bianco, e la carta assorbente, e la cannuccia rosicchiata. — Siate semplici e sinceri — raccomandava tra i quartieri il signor maestro. E noi non riuscivamo nemmeno a rammentare distintamente quello che avevamo vi - sto. Signor maestro, perchè torturarci, poveri ragazzi, a scrivere d'una bella giornata in campagna, a primavera tarda ; a che cosa può servire mai ? Ora so che serviva; so che è giusto che la società addestri i suoi uomini futuri — quelli da vestire, domani, di fustagno grigio — a esaminarsi, a meditare, a faticare, e anche a soffrire. Ma so pure che allora non potevo scrivere della campagna, perchè anch'io — ed anche i miei compagni tutti — eravamo campagrTa, e terra, ed erba; eravamo tutte le cose fra le quali ci muovevamo e che ci entusiasmavano: la storia di un uomo è la storia di un essere che da pianta, o da sentiero nel trifoglio, diviene pensiero e schermo dei sentimenti; è la storia che ci conduce a dire finalmente, senza sfida, ma con un'affermazione di possesso : Io. Il sergente ha incominciato a Scrivere a macchina alla sua ragazza. La scolaresca è dileguata in alto fra gli ulivi. Signor maestro, io penso, ora sì che lo so svolgere il tema. Lo scrivo qui in alto alla pagina di buona copia: «Una giornata in campagna»;, ma non vi traccio più, tutt'intorno, la cornice di circoletti che mi piaceva tanto, basta una riga grossa sotto le parole ; e sotto ancora: et Svolgimento». Ve lo consegno stamattina il mio componi mento: è tardi, è vero, ma ci vuol tanto ternpo per ricordarsi bene di una bella giornata.' Finisco adesso quelle frasi che allora rimasero là sospese e disperate. Scrivolqui, ribellandomi agli ulivi,ostili, alla terra ostile, agli uomini stranieri, della donna i che ci passò vicino con la ger,ja carjca <ji fieno; delle pri [«aule di zolfo in xiva ai fossi ; Ljene lucertole vispe; scrivo ] dei coltivi meticolosi che va rjgnQ i verdi; e dei contadini , cne lavorano col trattori a nafta; e poi del vapore che vieit su dalla mia terra a se- ra. Invece della classe, accanto al nome, e invece della scuola, indicherò: 1* compagnia, secondo battaglione, e poi il numero del mio reggimento di fanti. E lo farò assai bene il mio componimento, pieno di cuore e di sincerità: e non già perchè nel frattempo ho frequentato la Università e discusso una tedi laurea letteraria,' ma perchè sono qui fra gli ulivi, "a l'odore scorante del mare, e perchè indosso una divisa di fustagno, e perchè odo la tromba dal cortile urlare segnali ogni momento. Guardate, incomincio così, semplicemente: «Camminavamo a gruppetti ; eravamo giulivi, e qualcheduno cantava; altri gridavano per niente. Sentivamo la terra calda sotto i pie¬ di. Mariani s'è messo una corona d'edera in testa ; Rovati, Galli e Bianchi fanno gare di corsa, stringendo il fazzoletto in mezzo ai denti. Quel noioso di Marchini con-1 tinua a interrogare il signor maestro su questo e quello, per far vedere che lui è diligente e che gli piace imparare ; e quello stupido di Grassi (Grassi Egidio, asino in storia e in aritmetica) s'è già sbucciato un ginocchio nell' arrampicarsi sopra un gelso, e adesso va in giro, vanitoso, a far vedere il sangue che è affiorato anche attraverso il fazzoletto. Io ho l'impressione d'essere un soldato che fa la brava marcia, come ne ho veduti, ed è impressione che mi fa giulivo». r Edilio Rusconi Fuochisti ohe divengono marinai: Il sommergibile cisterna ha incontrato un sommergibile da combattimento, al quale deve consegnare combustibili e viveri; allora i fuochisti devono fissare i tubi dì condotta

Persone citate: Galli, Grassi Egidio, Marchini, Mariani, Ragazzi, Rovati