ANCHE EN EXTREMIS! di Francesco Argenta

ANCHE EN EXTREMIS! LA TESTIMONIANZA ALLA SBARRA ANCHE EN EXTREMIS! E' manifesta nei vecchi la tendenza a pervertire ricordi e giù dizi, ma è provato che i "morenti mentono come i viventi Neppure 1 vecchi trovano scampo presso 1 psicologi. Il fatto della longevità è intensamente suggestivo: intenerisce, commuove, e circondando i vecchi di rispetto, devozione, trepido amore (nella sfera affettiva sono gli stessi motivi che ci fanno restare crèduli ed estatici dinanzi al fanciullo) noi prestiamo loro il massimo di credibilità. Del resto, il loro parlare sentenzioso, la copiosità dei loro insegnamenti, la saggezza dell'esemplo'che si sprigiona tanto spesso dalla loro vita, ci convincono che essi sono apoditticamente nel vero, ci inducono a riconoscere loro, in misura che disconosciamo senza esitanze a noi stessi, esperienza ponderazione sapienza. Sempre con riserva Ma l psicologi considerano le cose più freddamente e contrastano, senza eccezioni, l'opinione corrente. Se la testimonianza dei fanciulli è sempre sospetta, quella dei vecchi deve essere ' accolta sempre con riserva. Nulla di più errato — aggiungono 1 psicologi — della esperienza che si suole attribuire ai vegliardi: da essa deriva una pretesa infallibilità che è manifestamente mendace. Il vecchio — dice Challaye — vive nel passato, mentre l'adulto vive nell'avvenire. DI qui la necessità di investigare anche la sua vita anteatta per valutare il grado di attendibilità della sua testimonianza. Senonchè la proposizione del Tarde, cosi frequentemente evocata a questo proposito, e secondo cui « una cattiva vecchiaia è un certificato di mala vita » (quasi a significare che l'immoralità è la conclusione di una vita sistematica di immoralità) può spiegare solo in qualche caso la genesi del mendacio. Normalmen- te, la negatività (dal punto di vista della verità e dell'obiettività) in cui si risolve la testimonianza dei vegliardi, discende, invece, dalla decadenza psicofisica propria della loro età, dalle knperfeziopi e dalle lacune del loro processo percettivo e mnemonico. Su 44 errori o bugie rilevate nelle testimonianze di un gruppo di vecchi, Cazin ha trovato che 27 dovevano farsi risalire a indebolimento della memoria, 9 a suggestionabilità, 5 a deficienze sensoriali e 3 ad idee di persecuzione e ad allucinazioni. Bisogna, tuttavia, distinguere fra prei^nilità e senilità. Ma se i fenomeni involutivi che si accompagnano alla evanescenza delle percezioni, conducono, nella senilità, a tutti gli equivoci, degenerando, ben spesso, in forme cliniche e demenziali sono già caratteristici della presenilità perturbamenti del processo attenevo e mnemonico che portano, in buona fede, a pervertire giudizi e ricordi, che spingono a rendere testimonianze senza scampo fallaci. Ed è la evocazione del ricordo che offre le insidie maggiori, è la memoria che gioca gli scherzi peggiori. ' Le tracce mnemoniche che vengono assunte e si vanno sovrapponendo le une alle altre, a guisa di strati geologici, non vanno — come è noco — gradatamente estinguendosi con il medesimo ritmo, ma, invece, con un ordine fino ad un certo punto opposto. « Il nuovo muore prima del vecchio » ha detto Ribot. E la realtà o il fondamento di questa legge ha una evidenza estrema nel caso dei vecchi, per i quali i ricordi recenti impallidiscono e dileguano subitamente, mentre 1 remoti Bopravvivono pur nel travaglio che accompagna la disgregazione della loro personalità. Ed ecco determinarsi situazioni inestricabili e penose dal verificarsi di questa legge regressiva, dalla facilità con cui i vecchi dimenticano i fatti recenti, confinano nell'oblio le azioni da essi compiute, i fatti stessi di cui sono stati protagonisti. Credulità e diffidenza Quando non è la suggestione che colma le lacune della memoria, è il ricordo ipnagogico che si sovrappone e si confonde con la realtà; sono le allucinazioni, le immagini sognate, che assumono il rilievo delle percezioni reali. E le false accuse fioriscono in cosi turbinoso ma opaco travaglio. Una ottuagenaria, racconta Cazin, non ritrova alcuni suoi oggetti ed accusa una vicina di averglieli sottratti, assicurando di averla riconosciuta nella notte, mentre operava la sottrazione. Si indaga, e gli oggetti sono ritrovati in un cassetto dove la accusatrice li aveva dimenticati. A Borgo S. Dalmazzo — riferisce l'Archivio di psichiatria — la vecchia signora Gr, denuncia di aver subito un ingente furto di titoli di Stato e prospetta elementi cosi decisivi contro la cameriera che costei, messa alle strette dai carabinieri e suggestionata, a sua volta, finisce col confessa re di aver dato alle fiamme le cartelle nominative e di aver consegnato ai parenti quelle al' portatore. Ed ecco che, qualche tempo dopo, 1 titoli sono ritrovati in un armadio, La signora Gr. li aveva nascosti In quel luogo ella stessa, ma se ne era completamente scordata. E Cazin, ancora, racconta di una vecchia che, trovatasi una mattina coperta di lividi, accusa la domestica di averla percossa, mentre risulta evidente che se 11 è cagionati cadendo dal letto. E' stato affermato che il vecchio è tratto a « tutto comprendere e tutto perdonare ». Ma anche questa opinione è contrastata dai psicologi. La modificazione del calibro arterioso che si produce nella vecchiaia, non influisce solo sul meccanismi dell'attenzione e della memoria, ma anche sul tono affettivo, con manifestazioni di suggestionabilità, di irragionevole diffidenza, di Irritabilità immotivata. Se la credulità dei vecchi è larghissima, la loro diffidenza è infinita. E sono questi, davvero, gli scogli più frequenti e più pericolosi in cui urta la veridicità della loro testimonianza. Vivendo in una « continua alternativa fra il sonno e la sonnolenza », essi soggiacciono ad un processo di concentramento egoistico che li estrania sinanco dal mondo dei loro affetti. E quando l'indebolimento intellettuale e la perversione affettiva attingono le forme della demenza, è ben difficile scoprire la verità nel groviglio delle loro « accuse tenaci, coerenti ed accanite » : è incredibile, attesta il Tanzi, « quanta malignità, quanta avversione, quanto cinismo possono fiorire nell'arido terreno della demenza senile ». « L'idea della morte » L'incertezza delle condizioni psicologiche In cui si compie la testimonianza del vecchi ci porta a considerare la consistenza e l'attendibilità delle dichiarazioni rese in extremis. Sono le deposizioni più alonate di drammaticità, quelle che scaturiscono più manifestamente da uno stato che potrebbe dirsi crepuscolare e, tuttavia, sono le testimonianze che sembrano contenere il massimo di veridicità per il momento in cui sono rese. Il soggetto è davanti alla morte, ghermito dominato travolto dal gorgo oscuro che non tarderà a chiudersi e nel quale invano si dibatte, tentando di rimanere ancorato alla vita. E parla. Parla con un tono semispento, increspato e illividito già dal brivido dell'aldilà, e sembra che il suo spirito, prima di spegnersi, abbia ricevuto, come un obiettivo prima di chiudersi, il baleno di luce sufficiente per fissare e tramandare un'Immagine, un fatto, una data, una verità... Dìxit! concludevano 1 canonisti. E la sua parola resta sacra, senza che alcuno osi sottoporla al tormento di una critica serrata. E' una voce ultraterrena e con la forza misteriosa delle cose ultraterrene penetra e si insedia nel processo, dà corpo all'accusa, coonesta e rafforza anche il più incerto o il più dubbio fra gli elementi della costellazione d'accusa. Quante volte questa drammatica situazione si riproduce nei processi penali? E quante volte l'imputato, del quale fu detto che è « un uomo che si difende e che ha per legge diritto a mentire », impegna il suo duello con l'accusatore, scomparso ormai nell'abisso di una notte perenne; argomenta, giura e protesta In contraddittorio di una tomba chr lo lascia senza risposta? La psicologia del moribondo è stata lungamente indagata dalla scienza e non solo in rapporto alle reazioni che la morte determina, come fenomeno fisiologico, ma anche in rapporto aliv.idea della morte » che è, In sè, qualcosa di più drammatico e pauroso della stessa fine Incombente. E le reazioni che si sono potute constatare sono variabilissime. SI è avuto il caso di malati di mente che hanno riacquistato la ragione; di idioti che hanno avuto per la prima volta il pensiero e la visione della mamma, mai conosciuta; di individui che nello stacco dalla vita ban preso ad esprimersi in una lingua ignorata o da tempo dimenticata... Ma sulla moltitudine del rilievi, domina la constatazione che ha portato Brler-' re de Bolsmont ad affermare che 1 « morenti mentono come i viventi ». Serpentina malizia All'idea della fine l'uomo reagisce secondo la sua natura, 1 suol principi etici, la sua ossatura spirituale. E non tutti hanno l'ossatura spirituale del colosso. Molti reagiscono con il furibondo Impeto delle più basse passioni: livori, odi, spirito di vendetta... E la drammatica realtà del trapasso si compie, per costoro, nella infamia delia finzione, della menzogna. Persino le più diaboliche macchinazioni sono state suggerite, talvolta, dall'Idea della morte. E Voltaire ce ne ha segnalato un caso che è rimasto, forse, in superato, almeno per la singolarità, pittoresca e serpentina, della ideazione. E' l'episodio della signora Genep, vedova di un impiegato del Brabante olandese. Gravemente am malata-e presagendo prossima la fine, ella manda pel suo confessore, il gesuita padre Yancln, il quale accorre e la trova agitata da convulsioni. — Padre — dice la donna - avrete senza dubbio imple;ato vantaggiosamente 1 miei 00 mila fiorini d'Olanda... Il sacerdote la crede delirante: Non vi date pensiero di ciò — soggiunge — pensate all'anima. — Voglio sapere — insiste fscdnmvv la signora alzando là voce se 1 300 mila fiorini che vi ho affidati sono al sicuro. — Eh si, ve lo ripeto, calmatevi... — Ma, padre, 300 mila fiorini sono qualche cosa... — Lo so, lo so — conviene il sacerdote — ma, infine, sono bagattelle che non devono preoccuparvi in questo momento. L'essenziale è di confessarvi e di pensare/ alla vita eterna... E la aignora si decide a volgere il pensiero a Dio. Intanto, dietro un paravento, collocato nella medesima stanza, un notalo assistito dai' soliti testimoni, consacra in un verbale la conversazione intercorsa fra il confessore e la penitente. E, 11 giorno dopo, costei cita il padre gesuita perchè giustifichi l'Impiego dei 300 mila fiorini e li restituisca in moneta sonante. Ma la donna si spegne durante questa fase iniziale della realizzazione della sua macchinazione, e gli eredi, cui toccherebbe proseguire la causa, finiscono col desistere, per l'impossibllità di dimostrare che la defunta possedeva 1 300 mila fiorini. L'episodio ha un sapore di farsa, ma della tinta del dramma si colorano altri episodi e, soprattutto, 1 falsi, od errati, riconoscimenti in extremis. Non l'avevano soccorso! In Francia ha avuto echi senza fine 11 caso PradièsBorras. Pradiès. ferito gravemente, mentre la moglie è uccisa, dichiara che l'uccisore è un giovane biondo, dai 30 ai 35 anni, lievemente vaiolato. Si sospetta di Borras, giovane di 21 anni, bruno, senza alcun segno di vaiolo, e lo si conduce al letto di Pradiès, moribondo, che lo riconosce e pochi istanti dopo si spegne. E qui, forse, l'errore e imputabile soltanto alla disgregazione psichica dell'ora fatale, ma In un caso the Altavilla ha potuto da vicino esaminare, il mendacio è manifestamente ispirato dal proposito della vendetta. Un tale Longobardi mentre passeggia con due amici, è raggiunto da un colpo d'arma da fuoco e ferito mortalmente. Egli accusa subito i suoi compagni, che sono tratti In arresto, e quando, più tardi, si scopre il vero colpevole, confessa di avere incolpato 1 due Innocenti perchè lo avevano lasciato a terra, senza portargli soccorso.,. Alle Assise di Aquila ebbe fasi di Intensa drammaticità il processo La Rocca, che traeva origine da un riconoscimento in extremis. Colpito a morte da una fucilata esplosa dal folto di una siepe, la vittima, tal Mautone, aveva accusato 11 suo ex socio d'affari, il La Rocca, dicendo di averlo riconosciuto. E contro le disperate proteste di inno cenza di costui, 11 Mautone aveva mantenuto ostinata mente l'accusa, anche nel cor so di un tragico confronto svoltosi al suo letto di morte. Turbato dall'accento di sincerità dell'Incolpato, il cappellano dell'ospedale aveva voluto intervenire con un'estrema esortazione al ferito. Ma que sti aveva ribadito la sua accusa: « Padre, io so che sono prossimo alla morte, ma vi assicuro che ho perfettamente riconosciuto nello sparatore il La Rocca». Errore o menzogna? Il dilemma, agitato senza posa al dibattimento, è stato lasciato insoluto dalla Corte. Ma dinanzi alla efficacia persuasiva ed inoppugnabile dell'alibi offerto dall'imputato, i giurati hanno inteso svanire tutta la forza accusatoria della voce che proveniva dall'aldilà ed hanno emanato un verdetto di assolutoria. Francesco Argenta

Persone citate: Altavilla, Aquila, La Rocca, Mautone, Ribot, Tanzi

Luoghi citati: Borgo S. Dalmazzo, Francia, Olanda