Il Mediterraneo e l'Italia nella stona e nell'attuale guerra

Il Mediterraneo e l'Italia nella stona e nell'attuale guerra // convegno del giornalismo a Vienna Il Mediterraneo e l'Italia nella stona e nell'attuale guerra Una relazione di Ezio Maria Gray Vienna, 23 giugno. Il secondo convegno Internazionale giornalistico ha ripreso stamane i suoi lavori iniziando con una relazione del vice-presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, Ecc. Ezio Maria Gray sul fondamentale problema del Mediterraneo nella storia d'Italia e nella presente guerra, « Poche nazioni come l'Italia — ha detto l'oratore — hanno avuto il privilegio, duro ma chiaro, di concentrare tutte le loro vicende secolari intorno ed un tema unico di vita, di combattimento e di potenza, e cioè il Mediterra. neo. Da Roma alle Repubbliche marinare, dal Savoia, che proclamavano « non essere mal lontano un paese al quale si possa arrivare per ma- i e — e ri i i a ri re», al Partito fascista, il Mediterraneo, ossìa il dominio del Mediterraneo, è stata la pregiudiziale della sua esistenza, della indipendenza e della grandezza italiana». Dopo aver trattato in sintesi la conquista e le vicende del Mediterraneo in funzione italiana dall'Impero di Roma alleCrociate e dall'apertura di Suez alla spedizione di Massaua ed al nostro insediamento in Libia, l'oratore è passato ad illustrare la cosldetta sconfitta della pace allorquando l'Italia usci da Versaglia, piuttosto indebolita che rafforzata, col ribadimento della sua prigionia mediterranea ed il rafforzamento mediterraneo dell'Inghilterra e della Francia. < Mediante la Rivoluzione fascista, il Duce — del quale I recenti < discorsi adriatici » dimostrano l'antiveggenza, risalente a prima della guerra, sulla funzione mediterranea dell'Italia — riconduceva vigorosamente la politica Italiana sulla strada del più grande realismo, schierandosi contro la situazione di schiavitù imposta dall'anglo-francese all'Italia nel suo mare ». E qui l'oratore cita riconoscimenti di competenti stranieri su questo stato di schiavitù e precisamente di Lord Balfour e dell'ammiraglio francese La Bruyère. « Frustrata nella sua politica collaborativa con le democrazie, l'Italia — ha continuato l'oratore — ha dovuto affrontare da sola e per le vie della forza II problema della sua vita di grande proletaria. SI giunse cosi alla conquista dell'Etiopia ed alla presente guerra, voluta e preparata dalle grandi democrazie. Il bilancio mediterraneo degli ultimi tre anni riempie l'Italia di fierezza. Nella prima fase essa ha neutralizzato l'Intera flotta inglese nel Mediterraneo e la flotta francese, allora in piena potenza combattiva. Nella seconda fase, conquistato faticosamente il dominio del Mediterraneo centrale, l'Italia ha imposto all'orgoglio ed alla potenza dell'Inghilterra l'umiliante e logorante periplo dell'Africa per raggiungere il Mediterraneo orientale, l'Egitto e l'India. Nella terza fase, forze nordamericane hanno aggravato a dismisura il compito dell'Italia, soprattutto navale, ma non l'hanno Indotta a lontanare nei porti le forze navali praticamente utilizzabili. Gli sforzi dell'Italia fascista per la sua Marina da guerra (e per quella mercantile non meno eroica), sono un titolo di gloria, che 1 sopraggiunti della civiltà potranno sempre ed inutilmente invidiarle. Le 53 medaglie d'oro ed i 17.500 Caduti della Marina da guerra ed i 2156 della Marina mercantile, riconsacrano il diritto dell'Italia ad espellere per sempre 1 vecchi ed i nuovi intrusi del mare di Roma, il diritto poi d'Insorgere contro le recenti Inaudite pretese russe, prima che bolsceviche, di controllare l'Adriatico mediante un grande Stato slavo comprendente questo. Che se poi questi tre anni di impari lotta siano costati all'Italia la perdita di tutti i suoi possedimenti di oltremare e cosa che addolora gli italiani, ma non li turba, tanto essi sentono che il possesso nemico di quelle loro terre è provvisorio e che nella loro terra d'Africa, Ivi compresa la Tunisia fatalmente ricondotta agli Italiani dal cui lavoro fu creata, vi ritorneranno. Credere nel ritorno dell'Italia in Africa non è un atto di volontà, è qualche cosa di più, è uno stato di naturalezza, legato alla fatalità storica della gravitazione italiana. E qui l'Ecc. Gray esalta la fraternità potente e generosa delle forze germaniche, offerta e donata all'Italia con la stessa gioiosa comunità di spiriti che condusse le divisioni Italiane a dividere le immani fatiche sostenute sul fronte russo dalle forze germaniche e da quelle ugualmente fraterne della Finlandia, della Romania, dell'Ungheria, della Slovacchia, della Croazia e della Spagna. Ora se la Germania ha bisogno di essere definitivamente sicura sul continente cosi da poter risolvere anche fuori del continente i suoi problemi di pacifica espansione, all'Italia invece, con le frontiere quasi esclusivamente marittime, sul Mediterraneo, la sicurezza di tali frontiere è necessaria non soltanto per gli stessi problemi di espansione ma addirittura (data la insufficienza della sua economia interna) per i problemi della sua esistenza continentale. E la sicurezza continentale della Germania e la sicurezza marittima dell'Italia sono poi la premessa indispensabile alla vera unità europea che si persegue, unità euro-africana, la cui organizzazione futura deve essere concepita dall'Asse in funzione totalitaria dell'Europa. L'oratore accennando poi al pericolo della guerra che si avvicina con minacciosa rapidità al suolo stesso dell'Italia e già ne investe e ne saggia 1 primi baluardi meridionali, che sono i baluardi meridionali dell'Intera Europa, ha concluso affermando che nella sua stessa bimillenaria storia, l'Italia ha affrontato da quattro frontiere ben altre minacce implacabili, ha sfiorato altre volte il margine dell'abisso, ma non ha mal disperato, nè piegato nè implorato. E l'Italia è oggi in piedi, stretta intorno al Re e al Duce, agli stendardi militari e ai cantieri del lavoro. Ha fatto suo il motto del divino Leonardo: « prima morte che stancheznon piegherà e perciò za vincerà L'orazione dell'Eoe. Gray, che è stata seguita con il più vivo interesse, è stata salutata alla fine da scroscianti vi» vissime acclamazioni. (Stefani),

Persone citate: Duce, Ezio Maria Gray, Gray, Lord Balfour, Savoia