Ordine e mistero sull'origine dell'Universo

Ordine e mistero sull'origine dell'Universo Idee cosmogoniche Ordine e mistero sull'origine dell'Universo Dal "sistema del mondo,, immutabile ed eterno degli antichi, ai "vortici,, di Cartesio e alla "nebulosa caotica,, di Kant Anche il più superficiale os- pservatore del cielo e della mi-'hiiade di astri — pianeti, comete, stelle, materia cosmica luminosa od oscura, nubi ed ammassi stellari, nebulose — del quali, più 0 m*no bene, conosce la natura, ha il senso istintivo di un ordine, di leg nIctgl, che reggano il complesso del fenomeni che si svolgono j in seno all'Universo, inteso | nei senso- più vasto della pa-iroia. E, più ancora, sente indmistero dell'erigine, dell'evo-;luzione, delle finalità, ai quanto lo circonda, e questo mistero vorrebbe penetrare prima ancora di avere idee possibilmente chiare sulle leggi eia governano gli stessi fenomeni più appai tócentl. La scienza astronomica non trascura, pur nei suoi sterminati campi di ricerca, di delU ntare e disculere ipotesi e teb* rie le quali, nel riassumere le ncstre conoscenze — sempre più vaste e profonde — sulla natura dei corpi celesti e delle loro radiazioni, si propongono di presentare un quadro, estremamente suggestivo, della vita deU'TTniverso. Ma U esperienza (rimostra ohe solo grossolanamente teorie semplici pcssono avere la pretesa ili sintetizzare i processi d'origine e di evoluzione anche del corpi celesti più familiari — a cominciare dalla nostra Terra —; e, meno ancora, quelli che riguardano le iiiiitii cosmiche, o sistemi di coi pi celesti, a partire dal sistema solare, minuscolo e trascurabile in confronto del sistema della Via Lattea, il quale, a sua volta, pur nella sua gigantesca estensione, è come sperduto in seno all'Universo totale. Teorie e obiezioni Per quanto poco si scenda In profondità, nessuna teoria cosmogonica regge il peso delle obiezioni che le si possono rivolgere. La conoscenza di quanto ci circonda fa enormi progressi; ma, di pari passo, si accrescono le difficoltà di afferrare — In schemi semplici e unitari — 1 fenomeni cosmogonici: pur certi di una origine e altrettanto certi di fenomeni evolutivi, nell'Universo, si ha quasi la sensazione che l'una e gli altri trascendano le possibilità della scienza. Sarebbe tuttavia grave errore il ritenere che non valga la pena di occuparsi di questi ardui problemi. Se cosi facessimo, porremmo fin da principio un limite alla conoscenza e la ricerca, che Innegabilmente permette di sondare sempre più la profondità deglt spazi, la natura delle cose e tende alla scoperta di leggi universali, ne risulterebbe « sterilizzata ». E' invece logico e naturale, per 11 nostro spirito, di ricercare la verità attuale, convinti che, entro certi limiti, Si possa delineare la verità trascorsa e anche la verità futura, anche se sfuggono e sfuggiranno perpetuamente la verità prima e la verità ultima — cioè l'origine e la finalità di tutte le cose —, che il nostro pensiero intuisce esistano. In linea di massima, i com- pónenti del sistema solare hanno caratteristiche cho de- nunziano un'origine comune. Il sistema solare, insieme dei corpi celesti — pianeti e relativi satelliti, asteroidi, comete, meteore — fisicamente associati alla stella Sole, che rispetto alle stelle pt,ù vicine, si muove nello spazio con la ve locità di circa 20 km./sc. è praticamente isolato, cioè, libero dall'azione perturbatrice dovuta a forze esterne. Infat;ti: il pianeta più distante dal e t e e o à o e a e , e - è Sole, Plutone, si trova dal Sola ad una distanza che è 1/7000 di quella della stella più vicina; le comete possono allontanarsi dal Sole asnal di più. ma, a meno che abbandonino il sistema solare, la loro distanza dal Sole è sempre una frazione piccolissima delle' distanze delle stelle. Inoltre, in questo sistema di corpi di cui fanno parte 9 pianeti, 29 satelliti, oltre 1500 asterold.1 e varie centinaia di migliaia di comete, esistono notevoli regolarità di moto, che soffrono rare eccezioni e mostrano che il Bistorta solare non può, in alcun modo, essere considerato come un'associazione casuale di corpi: cioè, i pianeti e i loro satelliti debbono avere una comune origine e pure comune deve essere — come è stato accennato in altro articolo — l'orlgfne delle comete, o della maaSlma parte tlì esse. Restando nel campo planetario, queste regolarità conciono nei fritti seguenti: tutti i pianeti ruotano intorno ad un asse e intorno al Sole, nel medesimo sunso in cui il Sole ruota intorno a se stesso; le orbite descritte intorno al Sole sono quasi circolari e giacciono in piani poco inclinati fra loro: i pianeti che hanno masse maggiori, hanno minori densità medie e ruotano più rapidamente (Giove, Saturno), ecc.; e proprietà consimili hanno i satelliti rispetto ai pianeti principali, salvo rare eccezioni. Cosi Giove, con i suol satelliti, costituisce — considerato a sè — un sistema solare in miniatura. Gli stessi antichi intuirono l'associazione del Sole, della Terra, della Luna e degli altri pianeti conosciuti in un unico sistema (il famoso « sistema del mondo »), ma non seppero liberarsi dalla concezione geocentrica, base del sistema tolemaico, neppure dopo l'intuizione eliocentrica di Aristarco di Samo (III sec. a. C.)\ Solo nel XVI secolo, con Nicolò Copernico e dopo le scoperte empiriche delle leggi fisiche del moti planetari, potrà dominare incontrastata la concezione eliocentrica, che riconosceva nel Sole — e non nella Terra — 11 centro del «sistema del mondo ». Prime Concezioni Gli antichi non ebbero Idee cosmogoniche: ritenendo la Terra immobile, nel centro dell'Universo, circondata da sfere trasparenti e ruotanti — una per ciascun pianeta, compreso il Sole, ed una per tutte te stelle, ritenute fisse su di essa — ed interpretando le apparenze dei moti planetari da un punto di vista puramente geometrico e non, com'è in realtà, cerne la naturale conseguenza di un movimento periodico intorno al Sole, retto dalla legge della gravitazione universale, davano deli'-. Universo una rappresentazione schematica immutabile ed eterna, che era, insieme, princìpio e fine. E' questa la concezione- tolemaica, di natura assolutamente conservatrice. Con Caitesio, nel XVII secolo, i moti planetari sono interpretati in base ad una teoria filosofica, pvU'a di contenuto fisico (la « teoria dei vortici»), vaga ed astratta; ma si fa. strada l'id<;a fondamentale dell'esistenza di leggi naturali, ordinatrici di un « mondo perfetta ». Quasi Insieme, verso la metà del XVIII secolo, dopo che Newton aveva già scoperta la lcgSe trilla gravitazione universale, che è la chiave di volta della meccanica di tutto l'Universo, il nrohlema è trattato su basi fisiche dal naturalista BtUfon e dal filosofo Kant. Biìl'fon intuisce la possibilità di una collisione del Sole con un altro corpo celeste, con la conseguenza di emissione di materia, della sua suddivi.aìone in parti e progressivo raffreddamento, fino alla formazione dei pianeti e dei satelliti. Questa ardita ipotesi, non accettala da Laplace, è stata rlmesaa In luce e valor irizata dalle idee più recenti. La concezione di Kant, secondo cui la materia costituente i corpi del sistema solare avrebbe inizialmente costituito una nebulosa caotica ed infoi me, di densità estremamente bassa e si sarebbe poi condensata attorno ad un centro di attrazione (il futuro Soie), mentre i pianeti e i loro sateiiiti avrebbero avuto origine da condensazioni secondarie, in seno alla materia in moto, contrasta, invece, contro le leg^i della meccanica. Infatti, in un turbinio disordinato della materia — quale è supposto inizialmente attorno alfa condensazione principale — non possono sorgere per urto, con la caduta per gravitazione di parte della materia sul Sole, quelle deviazioni laterali di altre particelle materiali che avrebbero dato origine ad una circolazione regolare della materia in un determinato senso. E, allo steh-.0 mo.'o come ui ti o resistenze, in un moto disordinato della materia, non possono determinare un moto rotatorio, cosi nel presupposto caos nebulare, che non avente avuto una distribuzione piana, non avrebbero potuto formarsi corpi circolanti su orbite situate sopra un medesimo piano. Gino Cecchini

Persone citate: Aristarco, Gino Cecchini, Kant, Newton, Nicolò Copernico