VIA LATTEA
VIA LATTEA VIA LATTEA Il latte è il primo alimento dell'uomo e come tale la sua storia è breve nella storia della nostra vita. Breve la sua storia ma grande la sua fama. Perchè il latte è l'alimento naturale per eccellenza e le cose naturali ispirano sentimenti di mistero, e di poesia. Non a tutti ma a una determinata specie di uomini. Specie vasi/ sima e costituente la strag ande maggioranza dell'uni' jità. A coloro che guardane/ .e cose di faccia, a coloro, "ae prendono le cose alla leti ra, a coloro che vivono in / presa diretta»: alla specie degli Ovvii. Questa specie comprende molte gradazioni: dall'ovvio elementare all'ovvio superiormente intelligente, all'ovvio grande uomo, all'ovvio genio: a Goethe. Questa la ragione della grande fama di Goethe, della sua <i universalità». Dico Goethe non per dire di Goethe in sè, nel quale caso bisognerebbe considerare il suo valore di scrittore, di poeta, di artista e sarebbe un altro discorso, ma per dare un esempio e indicare la specie dei Goethe. Goethe diceva in grande, in bello, in poetico quello che tutti potrebbero dire ma non sitnno dire. Fra lui e gli altri c'è differenza di tecnica, non di specie. Costoro vivono nel rispetto della naura che chiamano madre e maestra. Rispetto facile e che come il rispetto ai morti non pesa sull'amor proprio. Costoro credono la natura depositaria «di tutti i segreti» e che interrogata con fede e costanza li svela a uno a uno. Sono anche convinti che per quanto si fatichi uon si arriva mai in fondo'ai misteri naturali e che la vita è un imperscrutabile mistero. Io non vivo in presa diretta, non prendo le cose alla lettera, non guardo le cose di faccia ; per meglio dire le guardo di faccia ma anche di tre quarti, di profilo, di dietro: soprattutto dentro. Quanto al mistero non è che lo neghi e lo escluda, ma l'ho per così dire sterilizzato togliendolo da sotto il peso della tradizione e dal suo stato di cristallizzazione e d'immobilità. Ci sono paiole che hanno una fama nera. A queste parole bisogna pulire la faccia. Per pulire la faccia a una parola basta cambiarle nome. Non ho ancora cambiato nome a' «mistero» ma nli accingo a farlo. Se invece che «la formazione del latte è piena di mistero » si dicesse « la formazione del latte è piena di stinta*, la mente faticherebbe meno a capire perchè non sarebbe ostacolata, non deviata, non annegrata dal «misterioso» della parola a mistero». Se invece che la « misteriosa natura » dicessimo ala natura tuderlonat, la natura per alcun tempo si chiarirebbe, fino a quando cioè la parola tuderlona non acquistasse a sua volta un significato nero, un significato «misterioso»: questa gromma che si pone sulle parole come si pone sulle pareti interne della botte, questo tartaro che si pone sulle parole come si pone sullo smalto de! dente, questo vellutello che si pone sulle parole come si pone sulla roccia guardata dall'ombra, questa muffa che si pone sulle parole come si pone nell'interno dei bauli abbandonati in solaio. E perchè la formazione del latte alla nascita del figlio e il suo fluire durante il periodo di allattamento sono più tuderloni del flusso di un liquido qualsiasi dal rubinetto dell'automatico dopo l'iutroduzione di una moneta da una lira nel foro dell'apparecchio? Di poche cose l'uomo ha una conoscenza chiara : delle altre ha una conoscenza « mistica » ; una conoscenza opacizzata, gonfiata, deformata da idee estranee alla cosa stessa : da qui' gli errori, i conflitti, le tragedie; da qui il «prendere partito», il partire con la lancia in resta ; quando una conoscenza chiara, giusta, calma, «disinteressata » delle cose mostrerebbe che i conflitti non nascono per la difesa della cosa, ma per la difesa di un involucro eterogeneo e falso, di un involucro «mistico» che riveste la cosa. Il « mistero » del latte ha generato il mito dell'origine della Via Lattea, secondo il quale questo nastro di stelle che traversa il cielo notturno è stato formato dalle gocce di latte che sotto il morso del giovane Ercole zampillarono dal 6eno di Era. Il fabulismo rumeno ha dato al mito antico una vereione prosaica, di un pastore celeste che versa i secchi di latte e spande il liquido sulla volta celeste. Al mistero del latte il mito aggiunge il mistero della via, simbolo della vita nel suo transito. I Romani parlavano di una Via lactis, di una Via lactea, di una Semita lactea. Per gli Indiani dell'e lS ,. ,--„•• T , - ,„ itfc vedica la Via Lattea e la Strada di Aryaman. Per gli| Anglosassoni la Via Lattea era la Waetlinga Street, equivalente celeste della grande strada da Dover a Chester. Per i Germani era la Strada di trving, forse l'equivalente celeste di una grande strada che traversava la Vestfalia. A Carlomagno la Via Lattea indicava la strada della Spagna, ai Turchi invece indica la strada della Mecca, come testimonia il termine ìiadgiler juli, «il cammino dei pellegrini della Mecca ». In Francia la Via Lattea è la Strada di San Giacomo o di Spagna. Nella Germania settentrionale la Via Lattea è chiamata comunemente Nnrrenberger pai. cioè a dire «la Strada di Noi iberga». Nell'epoca alessandrina il mito dell'origine della Via Lattea ispirò a Eratostene il suo poema didascalico Ermete, ed è naturale trovare il nome di Ermete mischiato alla Via Lattea, perchè Ermete è anzitutto il dio « delle strade ». Con approssimazione altrettanto ovvia, la Via Lattea è per molti popoli un fiume immenso che scorre in mezzo al cielo notturno. Per i Mesopotami la Via Lattea è l'archetipo celeste dell'Eufrate e del Tigri. Per gli Arabi essa è semplicemente Al ì\'a/ir, ossia «il Fiume», parente all'ebraico N'har di Nur, «il Fiume di luce». Per gl'Indiani la Via Lattea era l'Akas/i Ganga, ossia il Gange celeste. I Purana narrano che Bagirath riusci per mezzo di pratiche ascetiche in onore di Siva a far scendere una parte del Gange celeste e a farne il Gange terrestre, che in memoria di questa origine si chiama anche Bagirathi. Per i Cinesi la Via Lattea è Tini I/o, «il Fiume celeste», perchè una volta una ninfa celeste sposò un povero pastore ma indi a poco lo abbandonò, come capita di solito in questi matrimoni morganatici. Gelosa della sua coleste libertà e per impedire al pastore di seguirla, la ninfa tracciò in mezzo a! cielo una linea con una treccia dei buoì capelli, formando un fiume che tuttora si vede nel firmamento notturno. La leggenda aggiunge che infine la ninfa e il pastore furono trasferiti tra le stelle. L'idea della Via Lattea come «fiume celeste» si ritrova anche presso i selvaggi del continente australiano. Non solo Dio come si vede, ma tutti i modelli l'uomo colloca nel cielo di quanto quaggiù egli considera forte, importante, utile. Errore è credere gli uomini desiderosi di indipendenza, di dominio, di creatività. Pochissimi nutrono siffatte ambizioni. Ambizione degli altri è di imitare. E non per ignavia, per modestia; mi s'intenda bene: per ambizione. Desolante verità! Tra il 1920 e il 1930 la pittura di Picasso era molto pregiata a Parigi e alcuni pittori dimoranti in quella èittà orgogliosamente si professavano imitatori di lui. Marcussi, pittóre romeno, si vantava di imitare così hene i quadri cubisti di Picasso, da venderli ai collezionisti troppo poveri da comprare gli originali». Maggior vanto menava il pittore spagnolo Pedro Prima, il quale imitava i quadri del cosidetto « periodo rosa», più difficili da imitare perrhè rappresentanti figure umane. Un giorno Picasso sarebbe diventato il Picasso celeste, e quaggiù Jlarcussi e Pruna sarebbero diventati i Picasso terrestri. Ecco come nascono le leggende. Ma il colore del tempo mutò, e la leggenda morì in sul nascere. Alberto Savìnio L'incontro tra II comandante italiano e quello tedtsco di forze dell'Asse operanti nei Balcani contro le bande dei ribelli.
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