La casa degli antenati

La casa degli antenati LETTERE DAL MIO PAESE La casa degli antenati Non sempre comoda è la sorte degli sfollati ; ed è giù sto: dato ohe tutte le assicurazioni, cominciando da quelle sulla vita, debbono costarci qualche cosa. . Primo problema: trovare la casa; secondo: renderla abitabile. Supponete, ad esempio, il caso d'un povero giornalista costretto a trasferirsi in una dimora appartenente, da dodici generazioni, a una famiglia di agricoltori. Il palazzotto è grande, grandissi, mo: ma non c'è posto per lui. Ce n'ò per tutti i cristiani, e anche pegli animali de! buon Dio. C'è la scuderia, l'apiario, un solaio sterminato dove potrebbero stare pure i bachi da seta; dev'esserci credo, persino ima cappella gentilizia : quella che una volta, destinata ai lavacri dell'anima, faceva in ogni casa di riguardo le veci del bagno. Ma gli uomini di lettere hanno delle minime, intime, speciali necessità, per cui un maniero di trenta stanze può riuscire meno adatto d'una qualunque camera d'affitto. Togliete il grillo dal suo buco. Eccolo che non canta più. Riscaldarla, anzitutto, un'abitazione così grande ! E non che manchino i camini. Ma i camini della casa antica, stemmati ancora delle insegne dei Tornielli che la cedettero ai trisavoli di mia moglie, si ricordano del loro uso patrizio, e si rifiutano di riscaldare il letterato senza prosapia che scrive sù una carta senza stemma. I ceppi non prendono. Il fumo non tira. O se una fiamma si decide a levarsi, se ne va su diritta per la cappa a incontrare in cielo le anime degli antenati, lasciando il «elo intorno e il povero scrittore più intirizzito che mai. Tenta allora l'infelice di ' rimediare con la stufa ; anzi con le stu fe, poiché in tante stanze e così vaste ne occorrono tre o quattro. Bla se i camini rustici si rifiutano di scaldare la gente di città, le stufe cittadine si ribellano, con altrettanta insofferenza, al riscaldamento delle case agricole. Ed ecco che la a parigina », da cui attendo il fuoco dell'ispirazione, fumiga e stride come una strega, guatandomi dagli sportelli coi suoi occhi di brace, e perdendo per l'alte volte del maniero quelle poche calorie che sono riuscito, dopo mille sforzi, a strapparle. Per togliermi i brividi dalle ossa, non mi resta che la ginnastica svedese. La farei se non fossi guardato, torno torno le pareti, dai ritratti di famiglia: queste facce d'antenati, non so perchè, hanno sempre gli ocohi addosso ai successori, e intimidiscono più che se fossero vive. Ecco la bisnonna, forse dipinta dall'Hayez, severissima nei suoi pizzi neri e nei suoi capelli bianchi. E l'altra avola «che montava a cavallo», e che mi fissa accigliata quasi ancora brandisse il suo frustino. Ecco il nonno ambasciatore, e l'altro «che possedeva diecimila pertiche». Io penso alle mie duo valigie di libri, tutto quello ohe ho portato quassù, e mi mortifico, guardato a vista dalle pupille grigie dell'avo possidente. Cerco allora degli sguardi più indulgenti, e mi par di trovarli nel ritratto della zia Camilla. Ma la zia Camilla ha intorno una ghirlanda di viole 6ecche che sa di cimitero. Quanto al buon zio Alfredo, che hanno messo ai piedi d'una scala, colpito in pieno viso da una sassata, è rimasto senza naso. Era un uomo allegro, e ilare lo aveva fatto anche lo scultore: ma ormai, snasato come la morte, non può sorridermi più. Mi rifugio in camera da letto. Qui, della vecchia quadreria, è rimasta la magra, luttuosa effigie d'un San Carlo che benedice, la mano sul cuore, due penitenti inginocchiati: lui in pellegrina d'amoerro, lei in collare cinquecentesco; e sopra, sotto, intorno, tutto il gravame e il nerume delle pitture votive di quel tempo. Anche questi due antenati, così pomposi e pii, ho l'impressione che voltino sdegnosamente le spalle all'intruso indigente e miscredente. M'adagio allora, zitto zitto, nelje coltri. Anche questo letto, che certo serviva benissimo agli antichi possessori, assopentisi in pace ogni sera sotto la protezione dei .santi, fu dovuto puntellare e rinforzare perchè servisse ai riposi, tanto più difficili, dello scrittore insonne traslocato con duo valigie di libri. Ci ho dovuto mettere \\n volume di Buzzichini come zeppa, uno di Bacchelli come contrappeso. Ma prima di chiudere gli occhi, debbo ancora ricordarmi tutti i guai della giornata. E la veglia è lunga assai. Penso, intanto, a quel po' di scontrosità che c'è in gira nel pac6e verso il iprincipe consorte». Scrittore, è vero: ma la fatica dello scrivere non è apprezzata eccessivamente da questo popolo di coltivatori. Fossero almeno commestibili, diceva una sera un burlone al Caffè Centrale, le carote piantate dai giornalisti ! La verità è questa : che pei malevoli io sono un disutile, e pei benevoli un matto. Nè meglio mi stimano dal giorno in cui, avendo medicato una gallina ferita ad una zampa, la povera chioccia mi vien dietro zoppicando pei viali del giardino: fatto due volte sospetto, di pazzia e di etregoncria. Per fortuna, il discredito dell'uomo di lette-re è compensato dal grande onore che tocca pur sempre al parentado, d'acquisto. Uno ha un titolo d'avvocato che s'impone (i contadini credono ancora ai titoli : è l'ultima ed unica loro innocenza) ; e altrettanto sa farsi rispettare un altro, autorevole zio, che dà a tutti del tu ricevendo del voi. Per cui gli bì fa tanto di cappello : molto più che al letterato inabile, oltre che trasgressore, il quale dà a tutti del lei, usando riguardi persino con le galline zoppe. Ma ancora più riverito è un altro congiunto, previdente e anche un poco diffidente: eccellentissimo uomo, che ogni sera fa il conto dei limoni cresciuti nell'orto, e fra poro, maturati i ciliegi, conterà anche le ciliegie. Tanta saggezza è apprezzatissima nel mio pratico paese, dove nessuno dubita che i miei articoli, in definitiva, serviranno a incartare quei limoni. Tutto l'inverno è passato così, tra il fumo delle stufe e le guardatacele degli antenati, bastandomi la promessa di mia moglie che, tornata la primavera, la quale a Fara è fioritissima, saremmo andati nel campo del Bigio ad ascoltare l'usignuolo. Le giornate erano lunghe, intanto, nella casa grande. Qualche volta poi vi rimanevo solo: e insieme all'ombra m'inseguiva, per le corti e gli androni e persino su per le scale, una stravagante gallina fedele, lasciando sui miei passi dei segni di gratitudine che bisognava affrettarsi a scopar via, per non avere rimbrotti da quello zio che li avrebbe notati, e forse contati, l'indomani. Accendevo la radio, ma subito la richiudevo : quelle voci gridate fra volte così profonde mi facevano pensare a degli spiriti: gli spiriti degli antenati, insorti per cacciarmi via. Aprivo un albo di famiglia: ma ad ogni pagina erano ritratti ingialliti, fiori morti che mi desolavano. Alzavo gli occhi alle pareti; v'incontravo l'avola accigliatissima, oppure San Carlo, più slavato e nasuto che mai, con la mano sul cuore. Una notte, deserto in quel mio lettino rinforzato dal Mulina ilei Po, fui destato da un gran rumore. I ladri? Peggio. I sorci. Voi sapete il mio terrore dei sorci. Qui però i contadini non ci fanno caso. Ci sono ben altri roditori, dice il solito burlone al Caffè Centrale, da temere in tempo di guerra! Anche i buoni zìi, alle mie paure, hanno alzalo le spalle. Ed eccomi costretto a comperare di nascosto delle t — „,...^. .rappole, e a ficcarne in tutte le stanze, con la segretezza d'un Babbo Natale che deponga i regali di Gpsù. Ma l'altra sera, finalmente, ho sentito trillare e rondini, e come certamente dovevano essere tornati anche gli altri cantori, mi sono incamminato per il campo del Bigio. Qualcuno, incontrato per via, m'ha chiesto che cercassi. — Gli usignuoli — ho risposto. Avendomi avvertito che la caccia era riservata, gli ho detto che non venivo per ammazzarli, ma soltanto per ascoltarli. Non ha aggiunto altro, lasciandomi con uno sguardo di vero disprezzo. Avrebbe compatito il bracconière. Non compativa il demente. Dio sia lodato. Per fortuna, al mio pratico paese, sono tutti ragionevoli allo atesso modo. Marco Ramperti Una recente fotografia del Re di Svezia che compie oggi 85 anni.

Persone citate: Bacchelli, Fara, Hayez, Tornielli

Luoghi citati: Svezia