Testimonianze di generali e di soldati sugli inumani trattamenti degli inglesi

Testimonianze di generali e di soldati sugli inumani trattamenti degli inglesi Parlano i nostri combattenti reduci dalla prigionia Testimonianze di generali e di soldati sugli inumani trattamenti degli inglesi Bari, 14 giugno. Nel calore di un fraterno ritrovamento, con la fusione degli italiani che combattono una dura guerra del fronte interno con 1 soldati tornati più italiani che mai dai lontani campi di prigionia, abbiamo avvicinato i prigionieri recentemente restituiti alla Patria. In ciascuno c'è il segno delle sofferenze fisiche e morali inflitte dagli inglesi nella dura vita di prigionia a soldati che, come i nostri, cedettero al nemico solo quando l'eroismo della lotta e della resistenza aveva toccato l'estremo limite umano. Più evidente quindi è'la testimonianza di una fede che ha saldamente sorretto il lungo e periglioso calvario di questi fratelli eroici. CI slamo dapprima Intrattenuti con i prigionieri alloggiati nell'ospedale principale. Generali e soldati hanno serenamente testimoniato, in una serie di documentati episodi, la loro vita materiale in prigionia e ci hanno detto ancora una volta quanto inguaribilmente radicato sia l'odio del nemico per noi e quale risultato negativo abbia raggiunto lo sforzo inglese tendente a distruggere una salda tradizione di patriottismo con una selvaggia e sciocca propaganda. Giungiamo intanto in uno dei reparti ufficiali che ospita anche quattro belle figure di generali. Ci accolgono con molta cordialità e, parlando della loro, origionia, narrano episodi di incosciente e selvag-1 gio furore nemico. I nostri valorosi interlocutori -sono concordi nel sostenere che gli Inglesi, crudeli per natura, in questa guerra contro gli italiani acuiscono la loro intelligenza per aumentare le sofferenze morali dei pri¬ n 1 gionieri cercando inoltre di far opera di disgregamento fra loro. Un valoroso generale, prendendo la parola per tutti, ha detto: « Gli inglesi offendono nell'italiano la razza bianca e inculcano l'odio dei negri aizzandoli in modo spietato contro gli italiani. Essi hanno In programma di abbassare il nostro prestigio di fronte alle razze di colore e a questo scopo Infliggono ai prigionieri maltrattamenti materiali e morali in presenza degli indigeni. Velenosi e sottilmente insinuanti — ha aggiunto il generale — essi commettono atti che equivalgono a quello dell'assassino che non osa affrontare la sua vittima a viso aperto. Il nostro eroico interlocutore ha poi tenuto ad affermare — chiamando a testimoni tutti i presenti — che 10 spirito dei prigionieri italiani, non ostante tutte le traversie, è saldo e elevatissimo. Nel oampo di Eldoret, nel Chenia, ne hanno uccisi quattro solo perchè si erano avvicinati al cosidetto filo della morte che precede di poco più di un metro il limite esternò segnato dai reticolati. L'assistente di uno dei generali che sono fra noi, un giorno, per futili motivi venne schiaffeggiato da un sottufficiale negro che era solito trattare cosi gli italiani. Soltanto l'energico intervento del generale presente alla scena impedì che 11 nostro soldatino, un calabrese tutto fuoco e pieno di orgoglio, non mandasse all'ai tro mondo il robusto negro sfidando egli stesso la morte. Al momento del commiato il generale, che oltre ad es sere un soldato e un patriota è un fascista convinto, ha te nuto ad affermare che nel mo mento in cui la Patria si pre para a entrare nella fase più drammatica della lotta, i prigionieri salutano i nostri com battenti col cuore commosso ma saldo. Ci rechiamo poi al campo di via Valenzano. Intorno a noi si forma rapidamente un folto gruppo di ufficiali, sottufficiali e soldati che desiderano tutti confermare, sìa pure con una parola ciascuno, l'abbietta condotta degli inglesi nelle più varie forme, da far fremere di sdegno e di orrore. Il tenente medico del campo ci fornisce informazioni sul campo numero 365 di Londiani, nel Chenia. Egli dice che in questo campo ove l'ipocrisia e la ferocia dei soldati inglesi al comando del col. Cakes. si* accaniscono quotidianamente contro coloro che hanno avuto la disgrazia di esservi assegnati, vivono oltre tremila prigionieri di guerra tra cui 1200 ufficiali puniti, che sono considerati pericolosi perchè non hanno mai voluto piegarsi alla volontà dei loro aguzzini, reagendo virilmente a tutti i soprusi. Il campo è affogato in una con ca circondata da un bosco fit tissimo e da colline in modo che il prigioniero sente 11 li-mite anche dello spazio. In Juesto campo tutto è odioso. I vitto è costituito da caffè al mattino,' un mestolo di fagioli neri avariati e bacati il mezzogiorno e 30 o 40 grammi di carne con rape la sera. Il condimento è di natura imprecisata e nauseabonda: il tutto costa sei scellini al giorno. L'acqua viene convogliata al campo contro le più elementari norme d'igiene, tra un ruscello posto a valle del campo stesso: non c'è un filtro, non una sterilizzazione per cui nei mesi di piogge l'acqua è di colore rosso mattone per tutti i detriti che trasporta. L'alloggio è costituito da baracche lunghe 35 e larghe 5 metri circa con pareti-di tela di juta catramata, ormai consumata 1 Costituito in tal modo il pie dalle intemperie, con pavi mento di terra battuta, con tetto di canne e paglia. Si comprende come i poveri prigionieri, che sono costretti a vivere in queste baracche in numero da 50 a 60, non siano riparati dalla pioggia e dal vento nè dalla polvere e dal l'umidità. Nell'infermeria gli ammala ti sono curati dai nostri me dici che fanno quello che pos sono per cercare di alleviare le pene dei loro camerati di prigionia. Ma essi hanno pochissimi medicinali, pochissimi ferri, qualche siringa, .materiale tutto nostro che in parte è stato racimolato qua e là tra i prigionieri stessi. Gli ufficiali come i soldati, aggiunge 11 tenente medico, hanno uh conto di denaro di cui però pràticamente non si possono servire perchè non è loro concesso di acquistare nulla al di fuori di quello che fornisce la cantina e cioè qualche arancia marcia, qualche banana acerba e qualche volta della pessima marmellata. Non è quindi consentito di acquistare generi di prima necessità per la toeletta personale come sapone, lamette, dentrifriclo, eccetera. Si arriva al campo già depredati e saccheggiati di ogni cosa — dice il tenente Ferrante — e bisogna rifornirsi del corredo minimo indispensabile. Allora si attendono mesi e mesi per avere una panciera, un paio di calze e poi altri mesi per un paio di mutande e una camicia. E' tutta roba nostra che viene rivenduta a noi a prezzi esosi. colo corredo, se qualcuno è trasferito in altro campo subisce una perquisizione in cui tutto gli viene tolto e si ricomincia daccapo. La guardia al campo è fatta da soldati di colore di razza Klkuja, selvaggi e barbari che hanno già freddato qualche prigioniero. Dopo avere rilevato che il personale protetto — medici, farmacisti, cappellani, amministratori, infermieri — condivide la stessa vita ed è trattato alla stregua dei suol stessi camerati combattenti, senza alcun rispetto alla convenzione di Ginevra, il dott. Ferrante ha concluso pregandoci di trasmettere a mezzo della Agenzia Stefani « il saluto Icommosso dei rimpatriati al isacro cuore, della patria».

Luoghi citati: Bari, Chenia, Ginevra