Funzione di protagonista

Funzione di protagonista Funzione di protagonista Alla fine del terzo anno di guerra si può tentar di tracciare un quadro sia pure approssimativo del contributo dell'Italia nelle va-rie fasi del conflitto. Il nemico ha sempre cercato coi suoi mezzi propagandistici di svalutare Q nostro apporto nei piani bellici del Tripartito; ma proprio tale insistenza durante tre anni è la dimostrazione indiretta della malafede di Churchill e dei suoi organi. Del resto in guerra sono i fatti che contano e la propaganda può colle sue menzogne intorbidare la realtà ma non può sopprimerla. Subito col nostro intervento l'Inghilterra fu posta dinanzi al problema della sicurezza delle sue comunicazioni imperiali; la minàccia alla sua navigazione'nel Mediterraneo fu immediata e concreta e questp, insieme colla difesa del territorio metropolitano, divenne l'assillo costante degli uomini di Londra. Già nell'estate del 1940 la valle del Nilo vide un sempre più forte concentramento di uomini e di mezzi, e quando il timo re di un'invasione sull'isola a mano a mano si fece meno opprimente, l'Inghilterra considerò il fronte mediterraneo-africano il suo fronte principale. Si assiste così al principio dell'autunno 1940 ad. una formidabile mobilitazione militare e politica che nelle intenzioni di Churchill dovrebbe mettere fuori combattimento l'Italia per la fine dello stesso anno; si sfrutta il vassallag gio della Grecia per crearci una minaccia sul fianco; si effettua l'impresa di aerosiluranti nel. porto di Taranto che avrebbe dovuto liqui dare la nostra flotta e infine il 9 dicembre quello che era ritenuto il miglior generale britannico Wayell muove all'offensiva che fin d'allora mirava agli obiettivi che saranno raggiunti solo 30 mesi più tardi, la conquista di Tripoli e quindi, mèta non confessata ma evidente, la manomissione dell' Africa Settentrionale francese. Fu un periodo durissimo quello in cui le sorti della Libia apparvero compromesse e le forze an glo-elleniche stavano per affacciarsi sulla baia di VaIona mentre la situazione politica era oltremodo infida nella penisola balcanica e nel bacino danubiano s causa del subdolo atteggiamento jugoslavo. Nell'ardua fase che attraversiamo, non dobbiamo dimenticare l'inverno 1940-'41 quando sembrò che tutto ci fosse avverso e che il disegno di Churchill avesse delle possibilità di successo; la nostra magnifica resistenza servì sia a ristabilire la situazione in Libia sia a far maturare completamente il bubbone balcanico che fu rescisso nel giro di poche settimane rendendo possibile l'inizio dell'offensiva contro il bolscevismo. Le brucianti sconfitte della Cirenaica e della Grecia indussero gli inglesi ad intensificare ancor più lo sforzo nel Medio Oriente e nel Mediterraneo; tutte le altre preoccupazioni passarono in seconda linea; le armate disfatte furono ricostituite ron maggiore abbondanza di uomini e di materiali; le più efficienti squadre navali furono assorbite dai ripetuti e vani tentativi di riaprire il traffico attraverso il Mediterraneo. Ed eccoci all'autunno del 1941; Churchill, conta, ancora una volta di spezzare le reni all'Italia e di liquidarla. Auchinleck riceve la stessa consegna del suo predecessore Wavell; il 18 novembre ricomincia l'offensiva: ricordiamo quella data poiché essa precede di qualche settimana quella che sarà la più catastrofica disfatta dell'impero britannico, la perdita in pochi mesi di Hong Kong, di Singapore, dell'Insulindia, della Birmania. Non è un'affermazione unilaterale, è bensì una constatazione obiettiva che tanti rapidi e irreparabili rovesci non sarebbero stati possibili se l'Inghilterra non avesse sacrificate tutte le sue risorse ài fini della lotta contro l'Italia in Africa e nel Mediterraneo; inseguendo il miraggio della eliminazione . dell'Italia dal conflitto Churchill scoprì la zona economicamente più ricca e strategicamente più importante dell'impero, tanto che le truppe del Tenno poterono affacciarsi in vista dell'India e dell'Australia. ' E questo un risultato di valore incalcolabile ai fini della gprrApssssgrnlllfnrNvoasscddph , e o e i a r l u e a l e n e e a e i l a a k a guerra totale: Singapore fu perduta nel deserto marmarieo e nelle acque mediterranee. L'Inghilterra sconfitta in Asia vede naufragare i suoi piani contro il nostro Paese: l'ottava armata è distrutta ed i suoi convogli sempre più radi pagano sempre più caro il passaggio nel Mediterra .eo. Eppure la strategia churchilliana non cessa di puntare tutte le sue batterie contro l'Italia; invano Stalin chiede l'apertura di un secondo fronte europeo ; l'impero viene spremuto per rinsanguare le forze nella valle del Nilo ; l'alleato americano viene distolto dalle sue preoccupazioni nel Pacifico e associato alla lotta africana sia coll'invio di rifornimenti sia coll'opera di corruzione che doveva condurre al tradimento francese nell'Africa del Nord. Questa volta l'impero inglese non è più solo; ha con sè l'aiuto più vasto degli Stati Uniti per condurre in porto l'impresa fallita due volte. Nei calcoli il successo dovrebbe essere rapido, fulmineo; invece dall'inizio della battaglia di El Alamein trascorrono quasi sette mesi che assorbono e logorano masse sempre più imponenti di navi, di aerei, di divisioni, di mezzi corazzati. Alla fine le truDoe dell'Asse in Africa sono sopraffatte; ma intanto il Giappone ha potuto consolidare le sue immense conquiste, intanto la Germania ha potuto fronteggiare la minaccia invernale dell'offensiva sovietica, intanto il baluardo europeo si è rafforzato anche in quelle zone per cui non era prevista una difesa diretta. Sono stati tre anni di una guerra aspra "ed ingrata: spesso il sacrificio eroico di soldati valorosissimi non inferiori à quelli di alcun al tro esercito nel mondo si è concluso colla rinuncia a luoghi cari e sacri alla nostra storia; ma fronteggiando le coalizioni più formidabili degli anglo-americani l'Italia ha svolto una funzione decisiva, l'Italia è stata protagonista nel conflitto, mondiale. . E tale funzione permane tuttora più viva che mai. Churchill voleva cacciarci dall'Africa non solo é non tanto per restar padrone, in sott'ordine, del continente nero; ma egli sperava, si illudeva che l'Italia si sarebbe piegata sulle ginocchia e che quindi nella nostra liquidazione dal fronte di combattimento avrebbe trovata la chiave di volta per una fine rapida e vittoriosa del conflitto. La situazione è molto diversa; se l'abbandono dell' Africa importa per noi e per l'Asse delle ' gravi incognite, esso non ha indebolito affatto le nostre capacità di combattimento; anzi potremo concentrare il nostro sforzo senza le estenuanti dispersioni su fronti lontani separati da mari di difficilissimo controllo. Confrontando gli aspetti negativi con quelli positivi della nuova situazione non si può davvero concludere che sia diminuita la nostra potenzialità combattiva moltiplicata dall'ardore naturale in chi lotta per la difesa delle proprie case e dei propri figli. Questa guerra ha dimostrato che nulla c'è di conclusivo se non si è raggiunto l'obiettivo finale. Il nemico ha dinanzi a sè i compiti più ardui ; gli italiani lo affronteranno con impavida tenacia 'come ci hanno insegnato tanti Eroi caduti nel glorioso cammino di tre anni di lotte e di sacrifici. Alfredo Signorotti dMRgfga

Persone citate: Churchill, Stalin