ANDREA DOMA GRANDE AMMIRAGLIO di Vittorio Varale

ANDREA DOMA GRANDE AMMIRAGLIO ANDREA DOMA GRANDE AMMIRAGLIO .aVàVb^b^^fc^^ nrttt^K superiore non™^ tenete àfmiei serVizi»1 ria^J-cfp^tó attimi h' t ri pch'esse potessero apparire poco cordiali e rispettose al loro illustre destinatario — 11 potentissimo Francesco I re di Francia, e le spedi a chi doveva leggerle. Gli è che questi, che pur doveva essergli grato per la parte principale avuta nel riprendere Genova agli spagnoli, aveva un certo caratterino per cui le parole riconoscenza, rispetto . degli impegni presi, lealtà ed altre del genere male suonavano, sicché ben raramente si faceva da esse guidare ne' suoi atti. D'altronde, i rapporti fra il Re di Francia (sotto la cui sovranità trovavasi allora Genova) e il Doria, seppur cordialissimi nei primi tempi susseguenti al ritorno di costui alle antiche bandiere auspice Clemente VTt, erano destinati a finir malamente. E sì che il Genovese (chiamiamolo cosi ancorché nativo di Oneglia, questo discendente dai famosi Doria della Superba già tanto Illustri nelle armi e nella politica), e si che quel vecchio dalla bianca barba • e dall'incedere solenne, sempre modestamente vestito di nero, dal carattere fiero, burbero e solitario, già capitano di ventura a servizio or di questo or di quel signorotto italiano, improvvisatosi navigatore e condottiero di flotte a 46 anni, nei suoi rapporti con la Francia aveva ben più dato d) quello che non gli fosse corrisposto a norma dei gatti. Il Re di Francia non paga Aveva fatto scintille nella riuscita difesa di Marsiglia dal mare; bordeggiando nel Mar Ligure aveva addirittura fatto prigioniero il principe d'Orange (tosto spedito impacchettato a Parigi) e idem coll'ammlragllo De Moncada, poi aveva conquistato pel suo signore città e castella della Riviera, e allorché Francesco I, catturato a sua volta nell'incidente di Pavia, navigava sotto buona acorta verso 1 lidi di Spagna, aveva Improvvisata mitragliatrice antiaerea nominato « 'Nun te ne nonr- Rileggendo la « Cronaca del Teatro San Carlino» in contro questo brano di Sai vatore di Giacomo: «Il 1848 era alle porte, ma pareva che nessuno lo sospettasse ; Na poli ha sempre di queste pia-, oide esteriorità: l'intèrno la vorìo non offusca il suo aspetto e neppur le più grandi disgrazie valgono a mutarne la fisionomia. Con un grano, in quegli anni, il lazzarone era quasi ricco, e una piastra ballonzolante nella saccoccia del panciotto a un borghese gli conferiva l'aria della più gran de superiorità. L'allegra povertà, in pieno possesso della strada, vi si sciorinava al sole ; il facchino appisolato a un angolo, in una cesta, schiudeva di volta in volta gli occhi tranquillamente, abituato a posare contemplava il forestiero, inglese o francese ehe in piedi davanti a lui pigliava note nel suo taccuino. Le solite baldorie per le solite feste dei suoi santi occupavano la genie dei quartieri inferiori — come anche ades"o la occupano — ma pa reva che un senso di caricatura fosse penetrato dal gior naie fin nella plebe». Giovanni Artieri "Pi»ches€ttantciinc,veStitod rittosttlpontcdenasttanavctchl-' teneva SOttO li SO0 Sguard d'acqua dovcisaolvasccllilot preparato tal progetto per ra- ?>lrlo all'abbordaggio che difIcilmente gli sarebbe fallito 11 colpo se il Re stesso non avesse fatto sapere ai suoi fidi di non muovere un dito, che gli spagnoli l'avrebbero fatto fuori al primo apparire d'una vela amica. Eppoi tutt'una serie di successi e di servigi che se da un lato aumentavano la gloria del canuto ammiraglio, dall'altro allungavan la lista del crediti il cui pagamento egli giustamente pretendeva gli venisse fatto. Altro che il re d'inghilterra tirato a mano dal Forzano pel suo film: questo davvero è il Re del re che non pagano, il brillante e voluttuoso Francesco I, 11 quale profondeva tesori per elevare fastose basiliche dell'arte, per adomare le bellezze bionde e brune delle sue favorite, per pagare i capolavori fornitigli da Leonardo e altri sommi, che poteva superbamente dire a Cellini: « Io affogo nell'oro », ma poi finiva per perdere tutte le guerre per mancanza di denaro. Insomma, dopo anni ed anni di tira-molla, visto che le cordiali ambascerie e le rispettose lettere (fra cui una personale-riservata, assai lunga e circostanziata, esistente nella Bibloteca Nazionale di Parigi) non riuscivano a fargli render riparazione per le continue offese al suo amor proprio né a fargli incassare gli scudi d'oro dovutigli, e visto anche che questo signore rispondeva in modo tutto suo con trame pour luy faire trancher la teste, il Nostro perdette la pazienza e, allo scadere del contratto che lo legava alla Francia, regolarmente ed oneste mente lo denunciò, passando alla Spagna. pcllqvQuali fossero i costumi di iquei tempi per cui 1 capita- ni, vuoi di terra che di mare, potessero senza onta passare dall'uno all'altro del due rivali in campo (due colossi, Carlo V imperatore e Francesco suddetto, tanto grandi che non c'era posto per altri in Europa, manco 11 Papa) ognuno sa, ma fa bene Ivo Luzzattl a dedicargli varie pagine ogni volte che gliene si presentai l'occasione, nel suo bel volume (Andrea Doria, pagine 293, lire 30, ed. Garzanti), e non solo per giustificare la condotta politica del protagonista quanto per ripulire tale condotta dalle, a dir poco, inesattezze che i precedenti biografi del secolo scorso vi avevano accumulato sopra, indotti com'erano dall'ideologia imperante dell'epoca a veder soprattutto nel Doria un governante autoritario e aristocratico, cui manco passava: per l'anticamera del cervello di chiedere al popolo di Prè e di Porteria la sua opinione su questa o quella legge da lui ratta promanare pel reggimen to della Dominante: e quin di a giudicarlo tiranno, am bizioso, venale, eccetera. Insomma, 11 Guerrazzi da una parte e il Petit dall'altra (tanfo per far qualche nome fra i molti) pur protestando no e poi no avevano fatto il processo, loro liberali e democratici, all'autoritario signore di Genova, senza risparmiargliene una. A tanto arriva l'accecamento politico! Sicché ben a proposito è giunta quest'altra documentazione con cui l'autore veramente riesce a far molta luce sulla complessa anima del genovese, e talmente ferrata nei giudizi e scevra di preconcetti che fa piacere scoprirvi la parola definitiva e cosi ritrovarsi di faccia, per viemmeglio conoscerlo ed ammirarlo, quel grande italiano le cui spoglie da quattro secoli riposano nella chiesa di San Matteo, e la cui fama e la cui gloria ancor oggi splendono ad onore del nostro paese. Prudente, astato, audace Certo, non furono le cause di quella clamorosa rottura da ricercarsi soltanto in questioni di prestigio e d'interesse quella del possesso di Savona (città che la Francia voleva adoperare per soffocare e immiserire Genova, mentre il Doria per amor di patria chiedeva che rimanesse al suo rango secondario) fu la principale, perciò la determinante. E cosi si giunge ad una svolta decisiva della sua vita quando egli compi 11 gesto che ebbe incalcolabili conseguenze nel corso della storia d'Italia, e fors'anche d'Europa. Perchè, fra l'altro bastò quell'accordo per dare a Carlo V il dominio del Mediterraneo, dominio che costituì certamente uno dei principali fattori della sua vittoria: quale diverso sarebbe stato il corso delle vicende storiche euro- dlrosso,Iaspadataiwgno, tfagHuffidamnabitiWan- rdo aqttHcO fatto Io Specchio ottavanopcr la vittoria.. pee se l'ammiraglio aresse continuato a combattere per la Francia! Ma, ciò che' non conta meno, valse anche quell'accordo, o contratto come allora usava dire, a salvare l'indipendenza ancorché soltanto formale di Genova, a questa assicurando quasi tre secoli di pace interna. E dati i precedenti della vita cittadina insanguinata com'era da mai sopite sommosse fratricide, mica fu cosa da poco quel dono divino, per cui ogni prezzo è sempre poco. Poco importava che l'Imperatore avesse diritto alla sovranità di Genova: era soltanto una formalità, tanto che il Doria vivo mai una guarnigione o un governatore spagnolo mise piede nella città, e molto più tardi, quando il figlio di Carlo V tentò con sottili arti di farlo, contro di lui si levò il canuto vegliardo, vincendo la partita. Prudenza ed astuzia erano infatti virtù che arricchivano il suo arco: e quan ti ne aveva giuocati, nella sua lunga avventurosa vita! Da giovane, l'aveva persino fatte a Cesare Borgia — e dico pòco! E che Importava il tri buto di molto sangue se di tento in tanto l'ammiragHo, alto e solenne sotto lo sventolante gonfalone della sua ca pitana, partisse alla testa del corrusco corteo di galee di galeoni di fuste per ricercar battaglia fra le procelle del Me diterraneo contro i francesi o contro i pirati sulle rocciose coste della Corsica o della Dalmazia o sugl'infuocatt lidi africani, e vincerle in nome e per conto del suo imperiai signore ed amico? A quei tempi cosi si viveva e già s'è detto che all'infuori di Spagna o Francia non c'era da scegliere; e l'ammiraglio ben s'appose a passar nominalmente al servizio del più forte, ma in realtà al servizio idella' alla Gen0va alla quale, oltre aUa pace wì suo pur du_ pace col suo pur ro governo da lui istituito, procurò fortune incalcolabili. Era l'unico modo, a quel tem>i, d'onorare e servire la Paria ravvisandola nella propria città o nella propria fazione; e seppure la parola Italia fosse allora soltanto un'espressione geografica, quale magnifica tempra d'italiano fu questo, degno di sovrastare nei secoli quale capitano, navigatore e politico, uomo di tale grandezza che persino Carlo V, sapete quell'Imperatore sul cui domini il sole eccetera eccetera... Ma rileggiamo insieme nel libro, laddove si descrive l'incontro fra i due a Barcellona, colà essendo andato l'ammiraglio con la sua flotta per trasportare l'Absburgo in Italia, da dove doveva dirigersi a Bologna a farsi incoronare dal Pontefice: L'incontro di due Grandi « ...Comparve davanti al monarca che lo attendeva in mezzo alla sua corte, seguito da cinquanta gentiluomini sfarzosi per broccati d'oro e di gemme che mettevano ancor più in evidenza la modestia del suo vestire. Carlo V gli andò Incontro sulla soglia, e quando Doria fece l'atto d'Inchinarsi per baciargli le ginocchia come prescriveva il cerimoniale, lo trattenne e lo salutò levandosi il berretto, e quando se lo ripose, in capo volle ad ogni costo ch'egli facesse lo stesso. Cosi l'onnipotente Cesare onorava l'uomo che con l'intelligenza, il valore ed il carattere s'era conseguite la gloria ». E' veramente una vita meravigliosa, quella di questo ammiraglio che comincia — lui che non aveva mal condotta una barca — ad essere navigatore in un'età in cui l'uomo ha già di màssima deciso e trovato la sua strada. Nella sua esistenza s'incontra una sola donna: la moglie, sposata in età avanzata, e verso la quale si mostrò sempre devoto. In un'epoca e in una società caratterizzate dalla più sfrenata incontinenza e dalla più lussuriosa galanteria, egli appare come un esemplo di rigida moralità. Ebbe della vita un senso quasi mistico, animato com'era da due sole passioni: le armi e la politi ca. Certo, il suo animo fu du ro, e non conobbe cosa fosse Ila pietà. Ma s'egli fu spietato I coi congiurati dei Fiesco, non gli avevano questi ucciso con un'archibuglata a tradimento il dilettissimo nipote Giannet tino ch'egli teneva come figlio ? E in guerra quale aquila, e quale eroe in battaglia! Lo descrivono nello scontro di Gallipoli contro l'eterno rivale musulmano: più che settantenne, vestito di rosso, la spada In pugno, ritto sul ponte di comando della sua ammiraglia frammezzo ai suol uff'clali in abiti bianchi. Teneva ■otto il suo sguardo aquileo * SSS%Z£?&X ffl E^^y^E^E:db il vento e le mosse nemi ^^y^^db il vento e le mosse nemiche, dando in tutta calma gli ordini per la manovra, come se si trovasse In pacifica navigazione. Eppure quello scontro, pur avendo la durata di un'ora e mezzo, fu uno dei più sanguinosi e Doria stesso venne ferito; per converso, non un solo turco ne usci vivo. Era diventato tanto marinaio che quando ospitò 11 fi- flio di Carlo V nel palazzo di 'assuolo da lui fatto erigere con sfarzo inaudito che il tempo e gli uomini non hanno troppo scalfito,, i principeschi pranzi di quel lungo soggiorno genovese erano serviti a colpi di fischietto come usava dar gli ordini sulle galee, e similmente si annunciavano le entrate e le uscite degli Invitati. A chi le sappia intendere, ancor oggi le sue imprese navali appariscono meravigliose. Fu sommo nella genialità con cui seppe concepire l'arte militare marittima nella quale portò una vera rivoluzione impiegando per la prima volta una nave blindata con lastre metalliche e le artiglierie montate su natanti per la memorabile presa di Tunisi. Fa piacere, dico, Incontrarsi o riincontrarsi in queste pagine in cotanto personaggio che di sé riempie si lungo periodo della storia d'Italia e tanto beneficò la sua Genova che lo assunse a nume tutelare. Il merito è anche della guida, di cui è lodevole tanto lo scrupolo nell'esattezza e nell'abbondanza delle ri cerche volte ad arricchire il libro, quanto il modo d'interpretare e presentarci la condotte morale e politica del Doria nella movimentatissima e lunga carriera (mori a 97 anni) a cavallo fra 11 tramonto del duro medioevo e 11 torbido inizio del rinascimento, si che la forte e complessa personalità del Doria giustamente riappare come « un monolite elevantesi al disopra di tutte le debolezze, le transazioni e i compromessi che formano invece l'atmosfera in cui vivono gli uomini del suo tempo ». Vittorio Varale Cas