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ZW ncMatOJtl tifimi ZW ncMatOJtl tifimi ISTANBUL, giugno. f , ggI turchi hanno un profondo senso dell'umorismo ed l'loro giornali di caricature sono ottimi; lo stesso potete dire degli egiziani, la cui stampa vanta scrittori e disegnatori brillanti. La saggezza degli aneddoti che hanno per cornice il vecchio Oriente e per protagonisti califfi e cadi è in fondo a base di umorismo schietto, cosi come l'umorismo è alla base del giudizio dell'uomo orientale osservatore di cose europee. Molti occidentali che guardano l'Oriente con senso di superiorità e commiserazione non sospettano con quanta fine ironia gli orientali guardino noi e il nostro mondo. Nel 1650, prima ancora che Montesquieu scrivesse le sue Lettere versione, Gurgur Ba, ba, membro della mistica confraternita dei celvety, visitate la Francia raccolse le sue impressioni in un libriccino giudicato un capolavoro anche uspnnQsenfTlgpsbnvdal punto di vista calligrafico ; ed artistico. Io non so se Gur-igur Babà sia veramente esi-'lstlto e se fosse costume delldenta erranti errare, a^quei tempi, d'Asia Minore in Fran- cia, né ho avuto nelle mani la citata rarità bibliografica; però l'estratto della traduzione di cui ho copia, sia testo originale o apocrifo, è un pregevole saggio di quell'umorismo orientale che si sprigiona da un apparente candore, e ne trascrivo qui una parte, facendola seguire da un saggio 4$ di stile analogo dovuto a Ergjtimend Ekrem, un contemporaneo che imita a meraviglia- la pomposa lingua arcaica del viaggiatore e scrittore turco Evhya Celebi. vissuto nel XVH secolo. I sultani Luigi < La Francia — narra Gurgur Babà — è un reame che fa parte del quinto piano del paradiso. Essa è vaste quanto la Rumelia. Che peccato che gli abitanti non vadano cinque volte al giorno nelle moschee. Essi sono tutti del trinitari e dei nazzarenl. Adorano nostro Signore Gesù Cristo, anima di Dio, verbo di Dio, ma non arrivano al punto di riconoscere 11 nostro san to Profeta, ultimo ambasciatore di Dio. A parte questo piccolo difetto, sono della gran brava gente. I loro sultani si chiamano indistintamente Luigi. Il nonno, il pa dre, il figlio, 11 nipote sono tut ti del Luigi. E dire che in Gallia, altrimenti detta la Francie, sono molto frequenti anche altri nomi, come Pietro, Paolo- Federico. Carlo. Il Kiral (sultano) di Francia non è Califfo. Il vicario di Dio vive più lontano: è un perso naggio che si chiama il RlmPapa (Papa di Roma) e non ha moglie, né odalische. « I francesi sono privati dell'harem e delle sue delizie. Essi amano in modo ostensibile le donne, che chiamano Madcimes. Uomini e donne abltano insieme, nello stesso appartamento. Le madame si mostrano, e passeggiano per le strade e le piazze come se non fossero delle donne. Gli uomini le vedono sempre e dovunque. Soprattutto le vedono senza fare il minimo sforzo ed è per questo che le madame impressionano 1 francesi meno di quanto le nostre Hanem Impressionino noi. « Gli abitanti della Francie sono poligami, come i mussulmani; però considerano la seconda, la terza e le altre mo gli semplicemente delle man eggiato 8 4 tenute. H Re Luigi possiede un harem popoloso e bene as- sortito. Per la forma e per parata, le donne del suo gi- ' cn« neceo hanno dei mariti che non sono per niente gelosi. Questi signori coprono dei posti invidiabili. 106 preghiere e 34 suppliche « Il francese ignora l'acqua e non troverebbe potabile la nostra Karalculah (acqua di fonte rinomata in Turchia). Tutti bevono vino. Nella loro lingua 11 vino è detto sciampagna. Essi sono arrivati al punto di dare il nome di sciampagna ad una delle loro belle Provincie. I francesi hanno le virtù specifiche dei loro vini. < Parliamo un poco del loro clero. Voi sapete che nel suo libro, il Corano, Iddio dice testualmente: — In nome di Dio, clemente e misericordio so! Gli uomini più vicini ai ; mussulmani sono i cristiani, ipercne hanno dei preti e 'ldel monaca uomini esenti da l™, orgoglio. — Ma visto 11 carattere dei preti gallici, io rit«ngo che questi non rien trino nella categoria dei rello o r o m e a giosi tanto vantati dal Creatore. « I francesi amano parlare, chiacchierare, discorrere, divertirsi, prendere in giro, scherzare. Sanno ridere, cosa che noi non sappiamo. Sanno mangiare con raffinatezza, I francesi parlano la lingua romanza, ma il loro romanzo differisce sensibilmente dall'Idioma del nostri nemici, i veneziani dell'arcipelago e i genovesi di Galata. Non so come riescano a scrivere da sinistra a destra', con le lettere staccate le une dalle altre. La francese è deliziosa, ma furba. Io ho amato una francese. Non ne dirò il nome per non offendere il suo pudore. Volevo sposarla e condurla con con me in Caramanla (bravo dervis errante pronto a spoi!) e le ho ri¬ gare un'infedele volto 106 preghiere e le ho recitato 34 suppliche. Immagino che anche lei mi abbia amato, ma lei ha declinato le mie offerte protestando che non avrebbe sopportato un viaggio di cento giorni nel Mar Bianco (il Mediterraneo). « Io ho partecipato alla vita di questo mirabolante paese per 14 mesi. Ora, a casa mia, sogno tutte le notti la Francie. Ho organizsato la mia vita onirica e posso sognare quello che mi piace. Da quando son tornato, appena chiudo gli occhi mi ritrovo immancabilmente In Francie. Vado a zonzo a Parigi, a Marsiglia. Vedo i francesi, ascolto le loro canzoni. Vedo la mia benamata. Io ho educato la mia immaginazione. Cosi ho sposato la mia francese nel mio mistico mondo e ho avuto da lei un figlio unico che possiede le qualità francesi e le virtù turche ». Il saggio di ErgjUmend Ekrem figura in una raccolta di prosatori turchi contemporanei pubblicata a Parigi nel 1935, a cura dell'Istituto francese d'archeologia d'Istanbul. Porta il titolo < Escursione dell'umile pescatore Evliya nella ben guardata città di Pera», che sarebbe il quartiere europeo di Istanbul, sulla sponda meridionale del Corno d'oro, dirimpetto a Stambul, sulla sponda settentrionale, Lo scritto risale al 1917, ma per quanto la Pera, o Beyoglu, odierna non sia più per nessun turco quella che fu nel regime sultaniale, la sati- cs«ftlvdcnspc « ragazzo». É alto un metro e novantotto. Se ne viene a salutare la mamma, accompagnato da una sposina trottolina che gli arriva al petto. Agli ospiti egli sorride con la grossa faccia resa sbilenca dallo strabismo; e subito, basta un appiglio qualunque, prende a raccontare le proprie prodezze di pugni: decine di persone sgominate da lui solo, risse liquidate in quattro e quattr'otto. Vi mostra i pugni, perchè vi meravigliate del loro peso. E meravigliatevi, sù: non vedete come gli fa piacere? E si compiace anche la signora Ada, la quale di tanto in tanto, in dialetto, gli dà dello stupido; ma cosi, solo per dissimulare il suo compiacimento. Quando proprio non può venire, il figlio telefona: e per tutta la scala del caseggiato, si ode la signora Ada urlargli di stare attento ai veicoli quando va in istrada, cosi come in altre ore la si ode vociare di ettari e di quattrini e di contratti. Questa del telefono, è un'altra distinzione della signora Ada, oltre quella di essere la più antica inquilina del caseggiato, e di sfoggiare una pelliccia di volpe e grossi orecchini di brillanti. Viene la notte. Tutte le porte si chiudono. Ma la signora Ada è abituata a stare alzata fino ad ore piccole: dice che è per paura degli allarmi. Invece dev'essere anche una vecchia abitudine. Una volta, pochi anni fa, veniva una sorta d'incredibile innamorato a tenerle compagnia; un omarino timido e occhialuto, intomo al quale la gente mormorava. Adesso non si vede più. E si ] sarebbe curiosi di sapere come fa, la signora, a passare le ore notturne. Rivede i conti, probabilmente, e intercala qualche bicchierino di liquore. Certo la sua solitudine non ha niente di neghino. Non c'è infatti un solo quadro religioso, nella sua casa; oleografie campestri, invece, e alcune ardite stampe paganeggianti. La suore in questua sapevano di suonare inutilmente alla sua casa, e di vedersi chiudere la porta in faccia. Soltanto ieri, invece (e certo lei credeva di non esser vista) la signora Ada ha regalato dieci lire alle suore; e queste l'hanno ringraziata in nome del Signore; e lei è rimasta un momento perplessa. Dopodiché ha invitato le suore a non far tante chiacchiere: ma pareva che parlasse villanamente per difendersi. «cbscocctssr Edilio Rusconi ra In lingua arcaica è rimasta deliziosa. L'umile pescatore racconta come degli amici lo abbiano indotto a visitare la clttà della quale sentiva che fosse in maggioranza abitata da infedeli, pur essendovi figli d'Israele in grande numero. Dal ponte di Galata si sale a Beyoglu con una funicolare verso cui la gente al precipita come se avesse da guadagnarsi una ricompensa magnifica: « Anche noi, unendoci alla folla, affidammo la nostra vita ad una specie di ruote dalla quale uscimmo sani e salvi, quindi entrammo in una delle cellule che formano il convoglio e dopo circa tre minuti di viaggio la luce fu restituita al nostro occhio impaziente e il nostro piede calcò il borgo di Beyoglu ». L'armadio magico a Nella sua « Descrizione del borgo ben difeso di Beyoglu », l'umile pescatore assicura che queste insigne città è veramente un gioiello del nostro instabile mondo. C'è perfino un Bazar des Dames, che non è affatto il mercato di schiavi di un tempo, in quanto non vi si negoziano servi, ma vi si vendono tante cose speciali ger le signore. « Le belle di eyoglu sono numerose e vantate. Esse coprono le loro teste di un berretto e portano vestiti di seta con disegni a rami e fiori. Calzano zoccoli dal tacchi alti, simili a pantofole, perciò camminano tutte in modo manierato e provocante. La loro andatura attira 1 cuori amorosi. Ci sono Inoltre a Beyoglu dei luoghi di piacere detti tiyatro. Centinaia di debosciati vi si riuniscono e fanno assieme ai cantanti e ai musicisti un chiasso che nessuna lingua potrebbe descrivere. In una parola, in questi paraggi di Beyoglu si trova di tutto: il nutrimento del corpi, il pane degli spiriti, e, se fosse necessario, del merli bianchi ». L'umile pescatore Evliya, varca anche la soglia del grandioso albergo detto Parépaìaa (il Péra-Palace), dove però non vengono accolte le persone rivestite di stracci (In turco: patos pare), bensì chi abbia i tesori di Creso: «Quando io, povero servo ricoperto di peccati, entrai in quell'albergo e mi accinsi a- salire al primo piano per le scale, fui accostato da un grazioso paggio che mi tirò per la manica del mio umile entari e m'invitò nella lingua dei franchi a venire in un posto circondato da cancelli, dove m'introdusse dentro una- piccola cella. Ora ecco che questa cella era un armadio magico, una cosa prodigiosa e incantate. B paggio premè un bottone, e d'improvviso i nostri piedi si staccarono dal suolo e noi incominciammo ad innalzarci verso U cielo. Sembra che l'artigiano, creatore di meraviglie, che ha costruito questa macchina sorprendente rabbia chiamata a-san-sor e che tale nome le è rimasto. Ma nessuno ha potuto spiegare all'umile pescatore la ragione di queste designazione. E la detta cella' s'eleva nell'aria come la mula del Profeta. Chiunque la vede, reste, per la meraviglia, con il dito nella bocca. Tali le osservazioni che ha fatte l'umile servitore Evliya, ricoperto di peccati, nella sincerità della sua ragione imperfette. Se piace a Dio, non sia errore in esse, o Tu che meglio sai quello ch'è esatto! ». Italo Zingare..! «Nuova tattica» e perdite della Raf Lib pLisbona, 9 giugno. (/.) - La Raf deve giustificare innanzi all'opinione pubblica la lunga pausa nella cosidetta « no stop » offensiva contro la Germania. Questa offensiva, aveva annunziato il comando britannico, sarebbe continuate ogni notte contro i territori tedeschi. Per alcune settimane gli attacchi terroristici sono proseguiti ininterrottamente mentre ora da dieci giorni hanno subito una sosta. Secondo 11 Daily Mail la Raf intende seguire una nuova tattica: non più attacchi ininterrotti, ma attacchi meno frequenti ed in massa. Altri giornali inglesi danno invece altre spiegazioni: necessità di nuovi preparativi, riorganizzazione delle forze, invio di squadriglie in altri settori, cattivo tempo ecc. ecc. La spiegazione più verosimile della tregua è la seguente: durante la « no stop » offensiva contro i territori tedeschi, le perdite in uomini e macchine sono stati cosi rilevanti che hanno imposto una soste, anche perchè si sono notati, come si rileva tra le righe di alcuni commenti, sintomi di demoralizzazione tra gli equipaggi falcidiati. CINEMA Sullo schermo: Tempesta sai golfo, di G. Righelli. 11 film è un po' 11 bis della serata d'onore che Armando Falconi ci offrì con 11 non dimenticato Re Burlone. L'arguzia, la honomla, 11 Umbro. Il colore del personaggio gli si attagliano alla perfezione, con alterni rilievi ©accenni di Ingenua crudezza popolaresca e di fiera dignità regale. La vicenda che attorno al trono " di Ferdinando II si dipana, non è peregrina, è sovente spezzettata o prevedibile più del necessario, nè la regia le dona variazioni o varianti-, ma il vero Interesse del film, ripetiamo, è nel suo protagonista, al fianco del quale sono Andrea Checchi, Adriana Benetti, Anneliese Uhllg, Mario Ferrari e Camillo Ptlotto. m. g. LIBRERIA VINCENZO CRIA LESI: . Supremo magistero di Pln XH ,. Eli. Arto e Storia, Milano; L. 18. GIOVANNI fOXELLl: « Dal Santerno al Conca ». Ed. Mondadori; L. 18. ENRICO l'EA: i Arie bifolchlne ». Ed. Vallecchi, Firenze; L. 18. GIORGIO CAPRONI: < Cronistoria ». Ed. Vallecchi, Firenze; L. 15. VASCO PRATOLINI: t La amiche ». Ed. Vallecchi, Firenze; L. 15. LUIGI MELCHIORI: « Lettere e letterati a Venezia e Padova a mezzo il Secolo XVIII ». Cedam. Padova- L. 25. GIUSEPPE LIPPARBil: « Daedalut », Ed. Zanichelli, Bologna; L. 15.