HDLDE1LIM di Ferdinando Neri

HDLDE1LIM HDLDE1LIM Moriva il 7 giugno del 1843 Federico Holderfin, il poeta evcvoj'ma è questa una data esterna, e in oerto senso casuale, poiché da lunghi anni il suo spirito si era immerso in una mite,.profonda follia. E se pensiamo che nel_ decennio, finito circa il 1802, in cui, giovine, visse veramente e creò l'opera sua, le bèlle ore geniali gli erano contese da un'ombra ch'egli temeva, «'fiorivano come isole beate fra zone grige di stupore e ti'indifferenza, sorge chiara l'immagine di quella sua vita, tanto più breve ed intensa, a baleni ed a folgori, in tutto concorde con' la sua poesia... E la sorte di Solderlin, che per un verso ci richiama a uh lontano, precoce periodo.] della sua esistenza, per l'altro si sposta idealmente verso un'età assai .più reoénte, e addirittura alla nostra: che gli ultimi suoi inni,' ì.più arditi ed inhovatori, quelli che consentono Una comprensio ne più piena e sicura di tutta la sua poesia, furono scoperti e pubblicati in questo secolo da un giovine studioso, Norberto di Helllngrath (caduto a ventotto anni a Verdun nel 1916). E, ciò che basta e spiegare il «nodo» della vi cruda,. Federico Nietzsche che fu tra i primi assertori dell'arte di Holderlin, che comprese e lo dispose sulla sua linea, preparò a sua voi ta le condizioni di spirito e di cultura che accolsero come un trionfo il « ritorno di Holderlin «, si da elevare a un certo punto la sua lirica — come s'è visto proprio in Germania — più alto di quella del Goethe. Per tutto l'Ottocento, e sulla scorta del canto Grie.cfirn/rtmì (che il Carducci si provò a tradurre fra noi, insieme con altri frammenti che poi abbandonò: La min Ineritila «"trema, Rtlmle Min, frenrra e rimimi II «ini» ultimo n lei Alza le furti ornai, fatai Mirella, l'erelle tutto uo' morti II mio cuor c) e dell'Ifgperinn, il romanzo epistolare, ch'fe il suo scritto più diffuso e più noto, Holderlin apparve come un gentile, nostalgico evocatore della bellezza antica. E VHyperìon rimane pur sempre un libro ricchissimo, ma sotto una luce diversa; assai più complesso e diffìcile, in un'orbita più vasta che non sia quella della grazia e della nostalgia. Di fronte ad altri romanzi di poeti di quel tempo, il WeHhitr Jacopo Ortit, che gli somigliano per Una segreta esperienza* ed aspirazione, si sente più reciso in Hyperion il distacco dalla favola umana; se ne intravvede appena la trama narrativa, ili una serie di episodi a cui si allude, più che l'autore non li descriva : che elle non che ne sia smemorato o distratto, ma perchè l'anima ne serba soltanto un bagliore, un sentimento che li soverchia e li trasfigura i senza contare che quelle poche avventure sono in realtà le sue, mentre campeggiano SU di una Grecia immaginaria, in uil'età confusa, e le persone che vi trascorrono, Adamas e Alabanda, in cui si ricono scono, già svaniti, i tratti dello Schiller e del Fichte, i Diotima, al sommo della vee mente passione che fu quella di , Hblderlin • per Siluette Oontard, sono intonate nei loro, momenti successivi alla visione intima, fuggitiva, che della propria vita si foggiò il poeta. E come scrive Tperio ne a Bellarmino: «Noi non siamo nulla; quello che cer chiamo è tutto». Quegli a cui il destino ha parlato forte « ha il diritto di alzare la vo ce parlando al destino»; ma Holderlin gli parla, più che con la sua volontà, con la sua fantasia. «L'uomo è un Dio quando sogna, un mendicante quando riflette ; e poi che l'entusiasmo dilegua, se ite sta lì come un figliò traviato, che il padre ha cacciato di casa e contempla i miseri quattrini che la pietà gli ha largito per il suo cammino >. Cantò nella breve òde Alle l'arche : Xejipur ne l'Orni s'nnjuetn 1'nlllltm Cui mo «livino dirlito 11 vivere V;ù; ma m- timi volta norpe Lft sacin, che ho A cuor, ooegln All'ir ben giunta, ile l'ombri- u Incita Mollilo! Soli pniin, v'anel>F noli M'uniti Me il Buon ili mie coirle; min volta VI"! come gli del, piti non cltlnlu. Egli si acqueta, oltre il disdegno degli uomini (i quali, se scorgono mìa scintilla di bellezza spirituale «voltano le .•palle come ladri», al modo che i lupi fuggono qitaudo s'accende un fuoco), ed oltre le porte stesse del dolore, schiuse dalla morte di Diotima. Con un tale assenso, fin nella più cupa amarezza, bì inizia quello che fu poi detto l'«ottimismo tragico», o titanico, o eroico; ma Beliza i fasto aggressivo ch'ebbe ad assumere in seguito questa posizione morale, predicata dal Nietzsche. Nello Holderlin essa è più spontanea, di un'umanità primitiva. Ed è curioso, a questo proposito, che l'arte sua, dove fu tanto facile ravvisare un carattere preromantico, sia'stata additata, or non e molto, da uno dei dhiosatOri più sereni e più cauti,' il Bertaux, come... preclaseica, simile nel suo impulso nativo, ed espressivo, alla scultura greca arcaica... Aveva tentato anche il dramma, - come apparve dai fogli sparsi di un Empedocle.:'.me. non riuscì a stringerlo, a dominarlo in una figliessenziale, in un'azione, che invece, ad ogni prova, gli s'irradiava più centrifuga. La scena e l'unità del suo mondo ' è un cielo aperto, d'infinito azzurro, con le sue grandi, bianche nubi, ohe veleggiano come creature mitiche. Le cose non gli si presentano in un aspetto consueto, determinato, sì che basti nominarle per conoscerle; gli sì rivelano con un impeto e in ttn tumulto originario: come se le fonti scaturissero per la prima volta fra le rupi (là dove è «più acuto» il giuoco dei venti), e la meraviglia della luce splendesse nuova e improvvisa ad ogni alba. D'altri -poeti questo si può dire, e si è detto: e più forse dello Shelley, per l'ispirazione del Prometea} dell'Ode al Vento occidentale...; ma ciò ohe distingue Hblderlin, che gli dà il suo colore e il suo accento, è quella nitida visione dell'attimo nelle forme naturali, nell'etra che le circonda: l'attimo che vive, divelto da ogni radice terrena, come se fosse unico e concluso per sempre. Non per una Coscienza dell'cfimero, ma per un'ansia dell'eterno : e qui si cela — o a me sembra — la nota «sibillina» degli ultimi canti : la più ardua, e dalla critica novecentesca la più ammirata. Nelle elegie, L'arcipelago, Pane e vino, e negl'inni Alla gente del Danubio, 11 lìtuo, L'Unico, Patino» — dove, ormai sugli abissi, l'ala dell'aquila batte impaziente, e giti ferita ~- Holderlin attìnge la sua disperata grandezza; e ne trarranno l'esempio, e lo slancio, i novissimi poeti di lingua tedesca, il George ed il Rilke. E' giusto, in fine, avvertire ohe, da circa trent'anni, in Italia, gli studi su Hblderlin sono stati numerosi e serii ; si può dire che vi hanno concorso tutti i nostri germanisti. Mi limito a ricorda' re, come sussidio per una co nosconza più estesa, Il volume di G. V. Amoretti, edito nel 1926, e le versioni delYlperionr, a cura di G. A Alfero, e delle Liriche, nelle ampie raccolte di Lorenzo Bianchi (da cui ho tolto più sopra la citazione delle l'arche) e di Vincenzo Errante Ferdinando Neri Ufi PONTEFICE contro i giudei

Luoghi citati: Germania, Grecia, Italia, Verdun, Vhyperìon