CUORE DI PIETRA

CUORE DI PIETRA CUORE DI PIETRA I soliti delicati penseranno forse che esageriamo e che quel che veniamo scrivendo sui nostri giornali del popolo che ha partorito il gentleman, mammifero di lusso ammirato, in altri tempi, senza risparmio nei quadri dell'Holbeìn, del van Dyck, del Reynolds, del Lawrence, del GRinshorough, del Romney, del Sargent o nelle miniatare. del Cooper, del Cosway e dello Smart, costituisce una vendetta politica e non un ritratto. Ebbene, no ! Che anche in Inghilterra nascano, vivano ed operino delle brave persone non perderò tempo a discuterne. Ma non son stato 10 a scrivere quel che si leggo nel primo capitolo del Saggia sulla (lepruimiione (iella natura umana, dato alle stampe da un tal Mac Mahon nel 1774 — l'epoca dell'illuminismo ottimista — che «se ogni padre lo potesse ammazzerebbe suo figlio, se ogni figlio lo potesse ammazzerebbe suo padre e se ogni re lo potesse ammazzerebbe il suo popolo ». X'erchè alligni, sia pure nella patria dell'Hobbes, un pessimismo così truce sul conto della progenie di Adamo una buona ragione deve pur esserci. Chi non ricorda, che non sia del tutto ignaro delle lettere d'oltre Manica, l'amara invettiva lanciata contro gli Inglesi dal De Foe nel suo Trite borii Englishvi.an-Ì a Inglesi, fatevi dunque beffe degli stranieri ! Dimenticate forse che nasceste da una stirpe di briganti, di ladri, di pezzenti e di vagabondi? Quali furono gli avi vostri? Il feroce pittime, il brettone tatuato, il perfido scoto, il pirata di Norvegia e il corsaro di Danimarca. Ecco progeni tori, affò, venerabili, e vi consiglio d'esserne fieri! Normanni feroci e famelici vennero poi a ripopolare la vostra isola ; e re Carlo II durante il suo regno d'ignavia o di corruttela, mescolò 11 sangue vostro con quello d'una turba di guatteri francesi, di bastardi italiani e di accattoni scozzesi... Tetri co me i Danesi, saccheggiatori come i Normanni, cocciuti co me i Pittoni, perfidi come gli scoti, nelle vostre vene scorre il sangue di tutte le razze perdute e infami. Quel poco d'onestà che vi avanza è l'è stremo retaggio degli antichi Sassoni, e sallo Iddio se tale fonte sia esausta!». Diremo che il De Poe era un libellista accecato dalla passione di parte? Ma David Hume era un filosofo e uno storico, e questo non gli impedì d'intitolare gli Inglesi a barbari del Tamigi» e l'In* ghilterra «covo di briganti». E che non dovesse esser solo a pensarla così basterebbe a provarcelo la più fugace delle occhiate alla storia di un popolo il quale, se ebbe il proprio Rinascimento nel secolo XIX, protrasse il Medio Evo e i suoi errori sino in età moderna inoltrata. Giacche tragedie di puro stile medievale fumigo quella Guerra delle DueTSose che portò allo sterminio reciproco del patriziato britannico e figure medievali quel Riccardo III che insanguinava l'Inghilterra quando gicà l'Italia toccava coi suoi due Lorenzi, il Valla e il Magnifico, le limpide vette dell'Umanesimo, e quell'Enrico Vili, Falstaff teologo, piantato a gambe larghe fra i roghi di Smithfield e i patiboli della Torre mentre su un arpione di London Bridge marcisce il capo mozzo dell'amico di Erasmo, primo contributo inglese alla lotta per la libertà di pensiero !, e quella Maria la Sanguinaria, che per restaurare il cattolicismo gettava nelle fiamme trecento protestanti, e quell'Elisabetta che per ristabilire Fauglicanismo faceva impiccare, squartare, bollire, dopo averli arrotati sulla così detta «figlia di Exeter», centoquarantasette ecclesiastici, una cinquantina di gentiluomini e gran numero di popolani dei due sessi, e quel Titus Oates, prete spretato e manutengolo di ladro, che uel 1678 trovava modo di mandare al patibolo sotto un'accusa immaginaria duecento cattolici, e quel Giacomo II che ancora alla fine del secolo, quandorNewton ha 45 anni e Locke 54, tentava una rivoluzione religiosa coi metodi selvaggi dei Tudor, mentre per le vie di Londra i suoi sudditi, di parer contrario, davano la caccia ai papisti rompendo loro sul gobbo il protestant finii o, per dirla più semplicemente, il randello. Nel 1726, il re di Brobdingnac non nascondeva a' Gulliver di giudicare la storia d'Inghilterra, che ancora non illustravano i crimini della conquista delle Indie e dell'Africa, ne i disordini del liberismo industriale, « un orrendo seguito di congiure, di ribellioni, di assassina, di massacri, di rivoluzioni, di esilii e dei più atroci effetti che avarizia, spirito fazioso, ipocriti», perfidia, crudeltà, ira, follia, odio, invidia, malizia e ambizione possono generare » e di tenere i Britanni in conto dei, più malefici vermi cui Natura abbia mai permesso di strisciar sulla terra (Swift, Viaggi ili Gulliver, II, 6)»... Ma questi «vermi» mutatisi in pirati e saliti a bordo dì bei vascelli gonfi di vele, invece di strisciare navigavano, e di onda in onda, di mare in mare s'erano impadroniti sin delle terre più lontane, secondo un procedimento che lo stesso Swift ricostruisce senza perifrasi : « Una tempesta spinge i pirati in regioni sconosciute ; un bel giorno uno dei loro mozzi scopre terra dall'alto dell'albero maestro; la ciurma scende per saccheggiare e rubare ; un popolo inoffensivo li riceve con bontà; i pirati impongono alla contrada un nome nuovo ; ne prendono possesso in nome del Re; piantano un trave marcio o una pietra a memoria dell'avvenimento; trucidano due o tre dozzine di indigeni e ne pigliano a bordo un paio in qualità di campione ; poi tornano in patria, e il Re fa loro grazia d'ogni pirateria. E da questo momento ha inizio una nuova denominazione di di ritto divino. Alla prima oc casione si mandano sul luosro delle navi del governo, si scacciano o si annientano i nativi del nuovo dominio; si torturano i loro principi per obbligarli a rivelare l'oro che posseggono ; si autorizzano tutti i possibili atti di crudeltà e di licenza; si innaffia la terra col sangue degli abitanti. E l'esecrando equipaggio di carnefici adoperato per questa pia spedizione forma una colonia moderna fondata per convertire un popolo di idolatri e di selvaggi ! (op. cit., IV, 12)». Così, sulle orme dei Rateigli e del Drake nonché dei conquistatori spaglinoli, nacque l'impero inglese e scomparve, per cominciare, una incera razza a occidente dell'Atlantico. Venne poi, nel secondo quarto del secolo \XVIII, la lotta per le Indie, che doveva durare sino al 1885 e coprire i genthmen del Regno Unito di tesori insanguinati, portando all'apogeo la loro potenza economica, sociale e politica e offrendo al mondo lo spettacolo non comune d'un popolo di azionisti che con una mano bada a riscuotere dividendi e con l'altra si vela pudicamente il viso per non vedere quel che fanno i suoi consiglieri delegati. Da Londra i direttori della Compagnia chiedevano a Madras e a Calcutta somme d'anno in anno più grandi : quando, poi, la fama recava loro l'eco delle stragi del Bengala, delle estorsioni di Vansittart, del massacro dei Rohilla, del supplizio di Nuncomar, della cacciata del rajah di Benares, dell'arresto delle sovrane di Ude, quando, a forza 'li decimare province, di usurpare eredità, di corrompere nababbi, di farsi esecutori prezzolati di vendette domestiche, s'erano ridotti alla mendicità i potentati locali e impinguate le casse della borghesia inglese, questa medesima borghesia, in un sobbalzo di sdegno virtuoso, si offriva il lusso d'intentare il processo ai colpevoli, come fece nel 1755 con lord Clive e nel 1788 con Warren Hastings, e un Burke si alzava dal banco degli accusatori per dire di quest'ultimo: «Sul suo capo si ammucchiano tutte le frodi e tutte le tirannidi. Io lo accuso di aver rubato i beni degli orfani e delle vedove, di aver devastato intere contrade facendone, morire gli abitanti a furia di sevizie e di angherie. Lo accuso di averli insultati e torturati con l'aiuto dei miserabili che gli davano mano nei suoi delitti. Ladro, tiranno, truffatore, bugiardo ; mi rincresce soltanto che la ncetra lingua non contenga termini più adeguati all'enormità dei suoi misfatti. In nome della nazione inglese di cui ha macchiato l'onore, in nome del popolo indiano la cui patria ha mutato in deserto, in nome d'ambo i sessi (sic), in nome di tutti i tempi e di tutte le classi, metto ni istato di accusa il nemico comune e l'onta dell'uman genere». C'è forse bisogno di dire che l'oggetto di tanta scomunica fu assolto, visse, fatto segno alla gratitudine delle Camere, ancora un quarto di secolo e morì, consigliere privato del Re e dottore onorario dell'Università di Oxford ? Non appena finito con l'India, d'altronde, si ricomin ciava con l'Africa. E anche questa volta l'imperialismo inglese volle il suo processo, come i beneficati dei Santi vogliono l'ex-voto da appendere in chiesa per sdebitarsi della grazia ricevuta. Ma per bollare le imprese di Cecil Rhodes non si trovò un Burke, e il processo del 1896, do- po il fallimento del secondo tentativo per impadronirsi del Transvaal, fu una semplice commedia destinata a salvare l'amor proprio di Joo Chamberlain e a meglio addormentare la diffiden*a di Kriiger, cui tre anni dopo si sarebbe fatta la guerra sul serio. Cecil Rhodes, figlio di pastore e collo torto, che nel 1893 aveva sguinzagliato Jameson sulla futura Rhodesia telegrafandogli a titolo di viatico un versetto del Vangelo di San Luca, si prestò alla commedia, Berbò i sei o sette milioni di sterline ammassati coi diamanti di Kimberley è l'oro del Rand ed ebbe la soddisfazione di vedersi nominato a sua volta dottore onorario dell'Università di Oxford e applaudito per le vie di Londra dalle imperiali dei butes. Trattamento che segnava un progresso su quello usato un secolo prima a Warren Hastings, ma al quale non fu forse estranea la prudenza di un uomo la cui massima favorita era che « negli affari coloniali non bisogna dimenticar mai di introdurre un 5 per cento di filantropia». Dopo di lui, il governo inglese soppresse anche quel 5 per cento, e Milner e Kitchener, per strappare la capitolazione di Verecniging a un popolo libero che si batteva da due anni e che aveva ucciso loro 20 mila soldati, inventarono i campi di concentramento, forma di ricatto inedita, destinata a disarmare i patrioti con lo spettro dei patimenti che mietevano tra le loro donne e i loro figli innocenti molte più vittime di quante non ne avesse lasciate sul terreno l'invasore. E si rinunziò anche ai pròcessi. L'occupazione dell' Egitto ne promosse uno solo, ma fu un processo contro gli Egiziani : quello di Denshawai, finito con l'impiccagione di quattro dei loro e, con la fustigazione e i lavori forzati a vita di molti altri, per aver data una legnata in testa a! un ufficiale inglese che cacciando il piccione in compagnia di commilitoni, aveva dato fuoco a un campo e ferito una contadina. Gli acni-, poli inglesi non brillarono mai tanto per la loro assenza quanto sulle rive del Nilo, dove in tre quarti di secolo la borghesia capitalista della City empì i propri forzieri aliene più facimente che nei distretti minerari dell.'Africa australe, estorcendo al fellah famelico interessi murari nerìiameuco interessi usurari per, un debito pubblico destinato 6opra tutto ad alimentare l'industria del Regno Unito e tenuto vivo da un fondo di ammortamento che invece di servire ad estinguerlo serve a coprire 9pese sempre nuove e distribuendo ai propri membri non meno di venti milioni di sterline l'anno di utili sulle imprese locali e dividendi del 70 e dell'80 per cento sulle azioni del canale di Suez. Milioni, miliardi intrisi, beninteso, anche que-1 sti di sangue dal massacro di' , . . .Alessandria del 1882 al «lu-|nedì rosso» del 1921; dalle!atrocità che alla fine del : auouia che alla line del- 1 Ottocento valsero al Bullo- dato Kitchener, alla vigilia di partire pel Transvaal, lai qualifica di «macellaio» per aver fatto, tra l'altro, dis¬ sotterrare, decapitare e gettare nel Nilo la ealma del Mahdì, il Gandhi sudanese, e ordinato la strage dei suoi seguaci feriti e fuggiaschi agli eccidi antiwafdisti che nel 1919 costarono la vita a più d'un migliaio di partigiani di Zaghlul ; dal bombardamento di Alessandria, eeguito tre mesi dopo la firma del protocollo di Costantinopoli, mentre a Londra il « puro » Gladstoue dichiarava che « una occupazione britannica dell'Egitto sarebbe stata contraria alle intenzioni del governo di S. M. nonché in contrasto con le assicurazioni date all'Europa », alle repressioni di Kartum ordinate nel 1924 da un altro puro: il laburista Mac Donald. Sangue e oro, oro e sangue: è questa tutta la storia imperiale inglese dei due ultimi secoli. «Dappertutto voi esigete l'oro — verseggiava il vecchio Cooper — e per darvi quest'oro che solo vi sazia, i deboli soccombono mentre il conquistatore si aderge sul metallo insanguinato...». Senouchè per confondere Albione a noi del 1943 le testimonianze dei suoi poeti e dei suoi prosatori non occorrono più. La capacità a delinquere del britanno filantropo e moralista ha ormai aperto gli occhi anche a chi non abbia mai letto quel terribile passo di Bernard Shaw: «Noti v'è nulla di turpe che un inglese non possa fare, ma non troverete mai un inglese disposto a riconoscersi in fallo. L'ingle6e uccide, spadroneggia e riduce in schiavitù sempre e solo per considerazioni e doveri mo- ddprssszzpIcmlmcalmAcsitoebarali, ma questo non gli im-|d