Dietro lo schermo

Dietro lo schermo Dietro lo schermo La parola di un combattente • Un contrasto che deve sparire - Due nostri importanti manuali tecnici - Una nuova Wessely? Un tenente degli alpini ci scrive: «Di passaggio a Torino sono andato a vedere I trecento della settima. Eravamo tutti emozionati per la scena finale del trasporto del capitano caduto; e quando sullo schermo è apparsa la parola fine, e si è fatta la luce, eravamo tutti pensosi e commossi. Ma in questo precìso istante gli altoparlanti si sono messi a gracchiare la pubblicità di non so quale celebre callifugo... Spero che si possa trovare il modo di far cessare questo sconcio » eccetera. Non è la prima volta che qui segnaliamo un tale siuto di cose; rimarrà senza eco anche la protesta di un combattente'! La pubblicità orale che in alcune sale cinematografiche ci perseguita è quanto di più inopportuno, noioso e inutile si possici dare. E s> fu soltanto nei cinema. Nei teatri, anche in quelli dove si abbia uno spettacolo assai frivolo, c'è tuffai più un telone carico di scritte che negli intervalli sostituisce il velario; soltanto chi vuol leggerle se le vede; e gli intervalli sono di solito assai lunghi. Nel cinemei, invece, anche quei pochi minuti di luce tm il film, e la parte documentaria dello spettacolo sono martellati da una voce autorevole o melliflua, che inneggia a questo o a Mariella Lotti in «Istituto Grimaldi» quello; donando allo spettatore una rassegnazione più o meno paziente, rompendone le impressioni, turbandone i ricordi o l'attesa, oppure anche, in certi casi la legittima, pacifica noia. Perchè dev'essere questo un privilegio delle nostre sale cinematografiche? Ci fosse almeno un fattore economico abbastanza decisivo; ma si è detto e ripetuto che gli incassi sono in continuo aumento, e ne siamo sempre stati assai lieti; e allora1! S'ha proprio da fare quel brutto regalo allo spettatore, pur di non rinunciare u poche lire di guadagno? C'è una sala, nella nostra città, che si è sempre rifiutata dì accogliere annunci pubblicitari; un principio che afferebbe a tutti apparire ovvio, ma che per i facili confronti diventa senz'altro esemplare; è pioprio molto difficile, seguire quell'esempio? Tanto si fa e si dice per il decoro del nostro cinema; e sarebbe il caso di provvedere anche a queste piccole cose, che talvolta possono non essere piccole. Per I trecento della settima il contrasto denunciato è, più che stridente, oltraggioso; ma per tutti i film che aspirano a essere dei film il codazzo obbligatorio delle lodi per questo o quel « prodotto », per questa o quella « impresa », è una stonatura non lieve. Tanto varrebbe che le stesse lodi si udissero fra la prima e la seconda parte di un concerto; o che un editore intraprendente aXlernasse nei sedicesimi dei suoi volumi una pagina di pubblicità a una di testo. Le stesse trasmissioni radiofoniche, che in un primo tempo conobbero purtroppo tutte le delizie pubblicitarie, ora da tempo se ne astengono. Se ne astengono anche le sale cinematografiche di seconda, terza, ènnesima visione.; perchè il contrario dev'essere un privilegio di alcune di prima visione, nelle quali, per definizione, il film avrebbe ogni diritto (non escluso il costo dei biglietti d'ingresso) di apparire neUe condizioni migliori? il medico e la pazza, commedia di Cecchini e De Stefani, apparirà sullo schermo, regia di Riccardo Freda. — Nunzio Malasomma sta dlrt- gendo La signora in nero, con arlo Nlnchi, Antonio Ganduslo, Roberto Villa, Laura Redi e Renato Clalente. — Al berto Lattuada dirigerà una riduzione de La freccia nel fianco, il noto romanzo di Luciano Zuccoli. — Roberto Rossellini, Diego Calcagno, Rosa-

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