MILANO ROVETTIANA

MILANO ROVETTIANA MILANO ROVETTIANA Lo psicologo futuro che intendesse tracciare un quadro di Milano principio di secolo, dovrebbe descriverci anzitutto gli effetti di una certa esuberanza fisica e sentimentale che dominò i milanesi di quell'epoca fino allo scoppio della Guerra Mondiale. Come si vìveva allegri e con poco allora in Paneròpoli! Alto era il tenore di vita, poche le tasse, eccellente la birra e c'era In tutti un'arte di godersi in lusso e divertimenti i frutti del .proprio lavoro. La banda mu'nicipale (una delle prime d'Iitalla, palandrana nera e piu!ma bianca sul tricorno) suolava pezzi magistrali ai Giardini Pubblici e la bellezza pafj futa e ridente della Reiter furoreggiava al Manzoni in Mandarne sans Gène; e mentre Luca Beltraml andava arricchendo il Centro delle sue architetture composite, si ballava un jpo' dapertutto al « Giardino» 'alla «Patriottica» e Ferravilla ci faceva sganasciare con le sue mirabili macchiette del . Tecoppa e del ATnesfrin senfiimental. Era un gran bel vivere. Le preoccupazioni poche, [salvo quei quattro socialisti ìche ognitanto dal Consiglio Comunale e dalla Camera del Lavoro mettevano un po' di tremerella in corpo ai grassi borghesi. Si vedevano andar in giro per la città certi tripponi panciuti, con barba e sparato che si sarebber detti il simbolo della Milano opulente e un po' pacchiana d'allora. Fumavan avana, portavano grossi anelli alle dita e avevan mano In cento Imprese. Era in uno di quei tipi che l'appassionato lettore del Rovetta avrebbe ravvisato Matteo Cantaslrena, l'eroe di Baraonda, il romanzo che andava per le mani di tutti e in cui veramente si riconobbe la borghesia gaudente e un po' maìterialona di quei tempi, con ile sue damazze pingui e spoci chiose, coi suoi imprenditori che si rovinavano 'n Borsa, jCon le sue signorine un po' ìclorotiche che cantavano l'clI deale » del Tosti e flirtavano lai «Veloce Club». «Oggi (pieno di danari, di gloria, di potenza; domani danari, autorità, amici e riputazione, ; tutto perdeva; trance la salute! Ma poi, con la salute buo¬ na, ritornava da capo; e de- ' staggiandosi ed imponendo' !si, commovendo gli uni e mijnacciando gli altri... a poco a ipoco ritornava a galla ». Quandi i Cantasirena, nella baraonida d'allora! Tempi remoti Erano anche l tempi In cui Iper Milano, culla del turismo, 'circolavano le prime automobili-tonneaux del barone musicista Franchetti, in cui Bertarelli, creatore del Tourtng, girava tutta l'Italia in bicii eletta per scrivere la più perfetta guida del nostro Paese; .in cui il Carnevalone ambro- i siano faceva sfilare sul Corso ii suoi poderosi carri masche'ratl tra battaglie di coriando111 e di fiori, e la lotta grecoi romana infuriava al Dal Ver,me in mezzo all'urlio appassionato della «santa cana|glia » dei sobborghi; in cui (per le vie eccentriche s'udiva ancora il grido patetico dei venditori ambulanti e a maggio il ritorno del Gran Premio di San Siro offriva al popolino lo spettacolo superbo dei monumentali tiraquattro sulle cui serpe fiorivano le e■ leganze delle dame piumate e Idei gentiluoiaini in cilindro le gardenia all'occhiello. i Se passeggio oggi per Milano mi par quasi impossibile ; sieno esistiti tempi di un'opu; lenza cosi scioperata e folleggiante, e confrontandoli con questo nostro vivere eroico d'adesso sarei perfino tentato di dire che quella era una gente troppo pacchiana ed egoista, che mirava soltanto ad ingrassare e a star bene, a far soldi e a curarsi: eppure, non c'è che dire, la passione per l'arte e le lettere per la musica e il teatro era grande e viva in quella dovizia di vita; anzi, a voler vedere, Milano espresse allora bellissimi ingegni in quasi tutti i campi della cultura, e non si può disconoscere che, sotto quella pinguedine, la gagliarda spiritualità italiana continuasse la sua marcia trionfale, meglio jche scoraggiata, fomentata dalla ricchezza, i Ricordo ancora il successo del «. Trittico » di Giovanni 'Segantini esposto per la prima volta nel salone di Grubicy in Foro Bonaparte, lo stupore che suscitò nel pubblico [la potente bellezza di quelle sue montagne bloccate nel lo'ro vero spirito di divinità: ho in mente una recita della Duse nel « Romesholm » di Ibsen, al Lirico, stupenda festa dell'arte che chiamò folle immense al suo rito: né potrò dimenticare la clamorosa risata sul faccione solare di Novelli in « Rabagas * o l'eleganza pariginesca di Andò nelle commedie del Donnay o la ro¬ mantica bellezza di Guglielmo Emanuel in « Amleto ». E se la prima del « Nerone » di Boito, a cui io assistetti dal loggione, in piedi, dietro a un vero magma di sparati e di decolté, ci lasciò alquanto delusi, a cagione dell'enorme aspettativa che si era fatta intorno all'opera, ancora una volta quella grande ovazione di popolo e di borghesia testimoniò l'ardore sincero con cui l'intera città aveva seguito il] cammino d'uno dei suoi artisti più cari e venerati. Amo il mio tempo d'ogg ma, lo confesso, al contrario di tanti giovani, non riesco ai considerare con Ironia quello d'jerl, poiché, meno grande nell:, tecnica, gli fu per lo meno pari nell'altezza dello spirito e nell'amore del bello. Lo prendono In giro questo povero Ottocento ma mi volete spiegar come mai il pubblico corre oggi con furia trafelata ad abbeverarsi alla sorgente sempre fresca e, si direbbe, inesauribile, di quel secolo pieno di fantasia e d'abbandono, come mal 1 ricchi borghesi si contendono «a colpi di banconote » le tele del | Fattori e del Signorini e i nostri editori si ruban di mano le ristampe degli autori di quel periodo per saziare, nel loro lettori, la sete di romanzo che il nostro Novecento non riesce a saziare? Jeri Neera, oggi Rovetta, domani Dossi e De Amicis. Incontro col De Amicis Il De Amicis ebbi occasione di conoscerlo un giorno nel suo modesto studio di piazza Statuto, a Torino, dove mi ero recato con un mio amico socialista, a pregario di una conferenza; uomo ampio, il solino aperto sul petto come un tenore, veramente tutto cuore anche nella figura. Ed ebbi occasione di salutar Neera in un salotto letterario milanese che io frequentai al principio del secolo. Mi è rimasta impressa la figura di quella signora magra, seria che vestiva un abito accollato di velluto scuro e portava una fila di vec , j chie collane d'oro al collo. An- ch'ella fu pittrice incompara-1 bile della Milano principio dil -prnìn e chi lasciando il „.coio, e cm, lasciando li chiasso del centro volesse pe- netrare un po nellintimo della città sentimentale d'allora, nei suoi piccoli drammi d'anima,[nell'ombra delle sue vie discrete e delle sue miti creature sognanti, legga Teresa, L'Indomani, o qualcuna di quelle sue mirabili pagine autobiografiche. Che delicato spirito d'osservazione! Come nessun'altra ella conobbe il secondo volto di Milano, quello della bontà, della de cente povertà pensosa, del I sentimenti fini, dell'umiltàI rassegnata : la Milano del | Praga, del crepuscolari, dei quadri del Morbelli, delle musiche di Catalani. Ma uno dei più effervescenti raffiguratori della vita milanese dal 1890 al 1905 dobbiamo cercarlo in Rovetta. Questo piccolo uomo che veniva dal Veneto, bramoso di popolarità, abile scrittore stihato osservatore di tipi, seppe veramente, come si di- ce, sfruttare l'ambiente, rendere quanto c'era di più ga-|ghardamente vivo nella vita tumultuosa e sentimentale del-|la nostra borghesia. Rileggendo adesso Le Lagrime del prossimo e Baraonda, i suoi romanzi più famosi, il Rovetta ci può ancora sorprendere ancor oggi per certa sua squillante bravura nel tratteggiare caratteri e scene della nostra vita cittadina: le sue passioni, le sue smanie, i suoi fasti amorosi. Forse ormai un po' lontano dal nostro spirito curioso e sottile, questo Balzac in minore, fu accorto costruttore di! l intrecci, fu schietto affresca- ' tore d'ambienti e di figure Non arrivò alla scrupolosa penetrazione di Verga che pure ttò Mit Si El azone di Verga che pure tentò con Marito Si Elena con, i.R0(;liAMMt „A„ {0nae ,„. 203i2 Tii/re Keafe di darci la Milano i-2s:i.» - a.s.B - 430,8 - seaa — ore mondana del suo tempo quan- 19,30: Orchestra diretta' dal M.o tunque meglio riuscisse nel Iiizza — 13,10 *Mre:i: Musiche per bozzetti di Per le vie, nei qua- orcliestra direno dal M.o Petrali rese con stupenda efficacia j ~ t1?/""'1 "iJÌ'i1!„!', ;,',J!lk'rufu.l.",,À p rireeUionp rìi pnlnm» tini » (trasmiss, pubblicitaria) — M.I0 e precisione cu colore tipi e clrca. „„„ e caut ,,,,„ Patp'la sfondi della vita popolare am-,,, armi - 17.15: Musica operlstlbrosiana ma nessuno dei se- ca — 17,35: Orchestra della rangreti della vita ricca mondana zone diretta dal M.o Angelini — e tumultuosa della Milano fine j '■ Musica varia — 80,40: «Ane principio di secolo gli sfuggi. ■ ] :"a ?. r.l'ovw> :!1 oaese del Tea- Tn lo rivedo Rnenrn onlrar " Dlno falconi, con l.i par- io io nveao ancora entrar, tec paz one di lima Morelli caa sera inoltrata al Savini, e ,„uj0 pilotto. Luigi Pavese'è Leo. recarsi al tavolo là in fondo nardo Cortese (trasmissione ptiba salutare i colleghi de! * Cor-,blu nana) — si,ir, circa: omm>. riere»: rivedo la sua figuret-1classica — si^O: « n fanciulla corretta ed elegante la bar- '.' che leggo .. conversazione ili betta inglese accuratamentej rt^fetta^Ual si -7 Harziz»'"''" spartita, gli occhiali luccican^Vl-irìa^ ~ l'KiiìmMM B [Od ti sul viso serio di bell'ometto p gi l^ti sul viso serio di bell'ometto dalle nuove avventure. E gran lavoratore! si diceva noi giovani pensando non senza una certa invidia ai suoi romanzi che facevan pila dai librai: noi che, per imitar Laforgue e Peguy, riescivamo a stento a metter insieme qualche paglnetta di elaboratissime parole! C Carlo Linati