Una penna nera ala di un angelo

Una penna nera ala di un angelo Una penna nera ala di un angelo Arrivo notturno all' isbà - Le donne che attende il colonnello dell' Artiglieria da montagna Uccie, intrise di neve fusa, e di un insopportabile odore di cuoio fradicio e di grasso ranQuella marcia di chilometri \ cido. Il generale e il colonnelc chilometri, fatti sulla novello avrebbero dormito a parte; (DAL NOSTRO INVIATO) VAL D'ASTICO maggio. d d bi t lt d p; bisognava trovare altre due panche e disporle contro le pareti, vicine al caminetto. Le interpreti davano ordini brevi e secchi e talvolta alzavano anche il frustino sulle schiene di quelle povere donne, più miti delle bestie, curve, inginocchiate a raschiare l'untume sull'impiantito non scopato da chissà quanto tempo. Erano due strane creature, quelle interpreti; due studentesse che si erano presentate volontariamente al Comando della « Tridentina » e che lavoravano come uomini. Intanto, per rincuorare l l fappena caduta e dentro la quale si affondava fino al ginocchio aveva sfiancato gli uomini che di notte erano arrivati all'isbà e dove il generale aveva poi deciso di mettere il Comando. Le donne, alla vista dei soldati, si erano raccolte in un angolo e avevano cominciato a gemere e a tremare, ma con rassegnazione, come se da tempo attendessero il momento in cui sarebbero cadute sotto i colpi dei fucili. Non importava di quali fucili, nè di quali soldati. Sarebbe stato lo stesso. Ne avevan vedute morire Ne avevan vedute morire , ptante altre che ormai si chie- Quelle donne, gli alpini of/ridevano, con l'anima in pace, vano grandi bicchieri di grapverchè proprio a loro, di quel- ' P« che tracannavano di un l'isbà, avrebbe domito tocca- «orso, senza poi raschiarsi la re un destino meno peggiore S0». Assai più buona la nodi quello che da mesi grava- stra Strappa della loro « wodva sulla pianimi ucraina, aliar- \ka » che, al confronto di quelgandone ancor più il vuoto e\la> è P°co più di una limonaimmenso spazio. Jina e non accelera certa il I U t co dl i Jcorso del sangue, quasi congelato nelle vene come quello degli storioni sotto la superficie ghiacciata dei grandi fi pIn mezzo a-Ua stanza la solita stufa, con intomo il giro di quattro panche che, disposte una sopra l'altra, e trai tt l e opra laltra, e trai ggtenute agli annali da quattro i fiumi, pali di legno bianco si alza- i All'alba tutto è in ordine; il vano fin sul piatto terminale \caporalmaggiore è rientrato ove dormivano, per ordine gè-]"-"1 auo g>ro d'ispezione, inrarchico. le donne più anzia- >seguito dai latrati di un cane ne; per le altre Cerano le pan.\che morde l'aria bianca e seche nude ma calde, bene ade-[rena del,a gelida giornata che rentì ai fianchi di terra rossa annuncia senza una tonalie tra i quali, notte e giorno \tà, senza un timbro di luce roardendo fischiavano le fiamme,1"1 all'orizzonte dell'immensa del fuoco sempre acceso. pianura ucraina. Non vi sarà neppur oggiTrentacinque sotto zero ì \'na !'occia di so]e a riempire ^ le conche che, a perdita d oc- Fuori c'erano trentacinque e eh™ e infinite quanto le onde anche quaranta gradi di fred- del mare, il vento scava nella do, cosi aizzato e sferzato dal neve, arrivando dai misteriosi vento, che era impossibile ri- sottoboschi delle foreste dove, pararsene. \tra i bianchi fusti degli abeti, Al rumore fatto dai soldati \passa risuonando e rombando che entravamo, oltre alle don- come tra le argentee e colosne che, ancora deste a quella ,sali canne di un organo smitarda ora si erano rifugiate I suratò. Quiete le donne deiin un angolo dell'unica carne- j l'isbà lavorano sotto i vigili ra, altre ve n'erano già a dor-\occhi delle due studentesse mire, soprala stufa. E s'erano I che ora, levatisi i guanti, aisvegliate anch'esse e s'udiva- \ lungano le mani verso le fiamno le pesanti sottane muover- me già crepitanti nel carnisi disordinatamente, là sopra,{netto, quasi contro al soffitto nero e brulicante di mosche. Giunge il Comando Non vi sarà neppur oggi i d ii Giunge il Comando della « Tridentina » Una scarpaccia era spuntata di lassù, poi un'altra e, quindi, un gran corpo piegandosi sul margine estremo della stufa e tentando cautamente l'appoggio delle panche sottostanti, aveva- cominciato a discendere. i?ra la madre che scendeva Le ampie sottane, rigide e scure, ancor tiepide dal calore raccolto nel sonno dai fianchi della stufa, si muovono lentamente senza una piega, come piccole campane di i?ra la madre che scendeva p pa ricevere i soldati e, una voi- \ bro2?:0-., .„, „; la a terra, s'era frapposta fra !. GU Alpini, raccolti nell'isbà, le sue donne e quelli ancor\m<L"e*? dfi °enerale e del fermi sul limitare dell'uscio, colonnello non sunno che altre guardandoli, uno ad uno, cer-\,m°l>aia di uomini del Corcando nella penombra, i ìoro.P0 * Armata Alvino si trova V0IH r |mo, tn quella nette, nelle loro Erano tutti mascherati distesse condizioni; e non sanno ghiaccio e soltanto un buco\ne£P?'ret?he a smistm della rotondo segnava il posto del- • « Tridentina > sta pronta la la bocca ■ * Cuneense », e più su ancora, Taliansky Karof, aveva co-'verso ovest, la «Julia», minciato la vecchia alzando u- , D'.'e Alpini che erano di patna mano verso l'icona che, iti "<9*'« entrano lasciando fuoun angolo, riluceva come una" "na. mucca e due donne attignatela dorata, Taliansky taccate ala sua coda. Karof... Una delle studentesse esce Una donna, facendosi largo « far tacere i lamenti delle fra gli uomini che stavano a contadine e a promettere giuquaikare, interdetti e quasi ti- s^m; S1""?.1 rl*n.tr,a /Y0?' midi, quel povero groviglio d> tendo. chet !>b officiali del Coumaniìà che pareva dissottei- -mando stanno per arrivare e rata allora allora, dalla tom- <*f. » *« ceduti poco lontano ba dentro cui s'era volontà- dall'isbà e che sarebbe meglio riamente chiusa, s'era fatta ■andar, loro incontro, largo, spingendo i fianchi de- Arrivano per primi un tegli uomini con le mani e i cai- nenie c?'°'".e"° e "? '"#"fi°ci dei fucili con i piedi calza-' re e"dde"' WJ"l"to al 9%, ti in alti e pesanti stivali ma- mando del «Verona », «Val sellili \Chiese .» e « Vestane ». Essi di 'a~i t,. i„ n.nmsltn* ìcono di preparare qualcosa — sVson io marìlska- \per il generale Reveiberi e il — Va bene. Dì alle tue don- colonnello Signorini. ne che non sarà loro torto un i è pronto per riceverli, cappello i La studentessa più intelli- — Anche la ciocia sarà ri- \9fnte, sgrana gli occhi nespettata! occhi degli ufficiali appe- — Si, anche la moglie di tuo i "» "'«"'' e che. con le unghie figlio sarà rispettata. Che di-*?"""0 .grattandosi il ghiacscenda dalla stufa, e subìto;ìc>° appiccicato alla pelle del e con le donne prepari il fno-voVo- sfigurato dalla stanco nel caminetto, e metta aicnerza. bollire l'acqua per il te, e sten- Pare st,a Per succedere da la paglia sulle panche. Le Qualcosa. donne dormiranno in terra, o' La studente-Isa se n'è acdove vorranno, svelta, mani- f°rJ? e 81 i'°/f'e a guardare ska, ordina ciò che ti ho or- '« fiamme del caminetto. Ha dinato ì1"1 magnifico profilo mqua- C'er'a stato subito un gran idrato da una zazzeretta nera tramestio nella camera ac'eom. f c?'"e * legno; pecco- pagliato da lunghi sospiri e da '•" ohe •vm butterata dal vaqualche sorriso ancora incerto , , ,, ,, e timoroso Lentamente l'altra compa- Questi arrivati nell'isbà e- raccoglie in un angolo lo rano della Tridentina, aveva- 3<,l"° * sanità e lo porta in no combattuto a Bolschoi, Pro.[mezzo alla camera, towski. Quota 228. Ferma t,\ 77 ?, e, »/.do"°r.e? Jacodnis; erano già i gloriosi I., Sì dottore ce: arpva con reduci dei vittoriosi scontri di gruppo degli ufficiali del CoBelogory, Bassuwka, Niteiv-'mando. sky e altre località di cui non La. morte del colonnello Sisapevano neppure il nome. ìgnorini, è avvenuta cosisemErano uomini che non sape.ÌPl'cemente così, come Vhan<no raccontata io la racconto. Ora tutto il Comando con lo Stuto Maggiore ridotto ai minimi .termini e arrivato nella vano ancora che cosa fosse una sconfitta; avevano presidiato il Don dominandolo dalle posizioni imbastite prima e, • poi sistemate a difesa per la prossima stagione invernale. _, 11 generale Reverberi si me. Ora non dubitavano ancora ,de s!lU" pnma panca che gli che cosa li attendesse il gior-ìc"P'la e: sorridendo al dottono successivo. Precedevano il T'„s' rimbocca una nianica generale Reverbeii e il colon- deUu giubba denudando il nello dell'Artiglieria alpina Si-ibracc'° e d,ce' strizzando l'oc gnorini che spinqeva avanti1 chw segno d intesa, che, muli e materiale, mortai e\una buona iniezione è un otqualche nuova batteria di tim0 preventivo contro il tifo « Kaluska » i cannoni russi. petecchiale e forse qualche idch otebbeo l i cannoni russi. pqpidocchio potrebbero averlo Alpini al lavoro addosso, senza accorgersene. r . Il dottore pompa nella sirin- COn la testa ga una fialetta di olio can. forato e dice al colonnello Si- di Signoini gli i d . forato e dice al colonnello SiA parlare di Signorini agli gnorini di preparare il bracAlpini della « Tridentina » è 'ciò come ha fatto il generale, come parlare di un angelo, gii Alpini stanno a guardastaccaiosi dal cielo con una re fn silenzio e i loro sguarsola penna; quella del suo cap- di vanno dall'uno all'altro dei peìlo. due superiori. Sarebbe anivato fra poco, col Son f„«j n attorno « mi con generale, bisognava che i due a. ti con mi», cuore contro ufficiali trovassero tutto pron- r-Horc, come ne avessero uno to e le sentinelle già dispo- nolo, per tutti ete, e la pattuglia già frazio- // ,,„;ro del colonnello Sinata in altre piccole pattuglie, gnorini è disfatto. Gli Alpini non avevano ' allindi da perdere tempo e, appena arrivati, gettati a terra gli zaini avevano cominciato a lavorar con la testa; a pensare, fra tante cose da fare, quella che occorreva sbri- me lui, impunemente, e per gar per la prima, e subito. Junto tempo. Si trascinava Avanti intanto le due inter- dietro, da mesi e mesi, i gipreti per ordinare alle donne ganti del «Bergamo», « Videll'isba di tacere e di non cenza » e «Val Camonica » tremare; e poi di rassetta- come fossero suoi figli, re quella stanzaccia che ora, Anche i giganti, però, eraand'iva riempiendosi di nn]no quasi scoppiuti, e lui solo leggero fumo azzurrognolo e resisteva. denso, traspirato datle pel-i Chi mi racconta l'epica fine Eroismo distillato e di marca italiana Non si poteva mica fare co- ono di morire - Il generale - La morte di Signorini del superbo artigliere prosegue a narrare. — Sai, io dico che è più eroico dare tutto se stessi fino all'esaurimento che distender, si a bilanciami, come sul paglio, con una pallottola nel testone. Perchè sei sfinito e vai avanti; sei vuoto come un soffietto e vai avanti; ti pieghi sulle ginocchia e vai avanti; sei al limite e vai avanti tirandoti dietro uomini muli e cannoni. Non ti resterebbe che da chiudere gli occhi e vai ancora avanti. Vai avanti e comandi e tutti ti ubbidiscono come fossi il padre e il Padreterno. Signorini non aveva più che la pelle ed era sempre padre e Padreterno. Lui pensava ai muli e faceva che le salmerie non mancassero mai di nulla; pareva sapesse quando le bestie avevano fame e sete; gli artiglieri senza di lui non muovevano un dito e si sarebbero inginocchiati a pregarlo di riposarsi, che loro avrebbero cercato di far del loro meglio, anche, soltanto le poche ore del sito sonno. E che finalmente dormisse una volta tranquillo. E lui, no, non voleva dormite perchè qualcosa, anche quando non si combatte, c'è sempre da fare. Alla manutenzione dei pezzi ci pensava lui e a medicare le piaghe dei muli andava lui, che, a sentirlo, nessuno era capace di farlo, e poi, se a un mulo portapezzo si fiaccava il garrese, a qualcuno toccava portarsi l'arma sulle spalle; gli ordini correva a riceverli lui e poi risaliva tutta la colonna, e, seniore a piedi, nndaixi avanti a « far la zona » e a vedere dove poi doveva piazzare le batterie. Non si può, non si può fare così, se non si vuole morire. Ma lui. il colonnello, non voleva mica morire, voleva combattere, voleva portar fuori i suoi giiianti dell'Artiglierìa da quella trappola; non voleva nè sapeva di morire, questo è il bello, l'eroico, il sublime. E quando non c'era proprio nulla da fa-re, distendeva la carta topografica e preparava le tabelle di tiro. Lui non s'era messo in testa l'idea di valere più di tutti e di essere indispensabile. Se qualcuno glie lo avesse detto, magari seguitava a vivere, soltanto per la forza della sua volontà di ferro. E invece, se, per esempio, gli moriva un polmone, faceva finta di non accorgersene o magari veramente non se ne accorgeva e continuava a respirare soltanto con l'altro; se gli moriva un occhio lui seguitava a guardare con l'altro e vedeva tutto, lo stesso, come prima. Il sorrìso di un angelo che torna in cielo «Dunque il dottore si avvicina al generale Reverberi, un altro colosso come Signorini e gli ficca Vago della siringa sotto la pelle dell'avambraccio. Signorini guardava e sorrideva. Il generale gli dice che c'è poco da ridere che tanto pei, l'antitifica deve faisela fare anche lui e che si tiri sù la manica della giubba. Non </.. ha mica detto che era olio canforato per dargli un po' di tono al cuore che forse già cominciava a rallentare, sfiancato com'era, che magari il colonnello avrebbe detto di no, che non ne aveva bisogno. « /mprouuisajnenfe il generale dà un colpo sotto al braccio del dottore facendo saltar via la siringa, si alza, scarta il dottore con la mano e corre verso il colonnello che era dall'altra parte della camera. Reverberi fa in tempo ad allargare le braccia e Signorini, sorridendo proprio come un angelo che sta per alzarsi in volo, gli cade addosso, e gli appoggia la testa sul petto, già fredda come la neve. Nessuno s'era accorto di nulla, Ma io dico che Signorini era già morto da molto tempo e che viveva in quei gioi-ni una vita miracolosa e sublime, come quella dei Santi. Che morte! Io non so spiegarti bene ma ti dico che è stata una cosa che nessuno ha potuto capire. « Il generale Reverberi che, con Signorini aveva tirato avanti sino allora, trascinandosi il peso della responsabilità, dopo la gloria di undici combattimenti, ci ha guardato tutti negli o-chì e poi, posato il corpo di Signorini sulla panca, si è voltato dall'altra per non farsi vedere. Ma ognuno di noi non voleva farsi l'edere dall'altro. Dicono che gli Alpini non dovrebbero mai piangere, ma sempre cantare... ». Ernesto Quadrone Abbondanza di generi razionati rinvenuti in carrozze ferroviarie Alessandria, 31 maggio. I militi addetti all'annona hanno recuperato nelle vetture ferroviarie parecchi quintali di farina bianca, farina di granoturco, nonché alcune centinaia di uova e decine e decine di litri d'olio d'oliva sequestrati ad illeciti detentori oppure abbandonati da ignoti viaggiatori.

Luoghi citati: Alessandria, Bergamo, Verona