Le grosse perdila nemiche'J

Le grosse perdila nemiche'J Le grosse perdila nemiche'J Fervida allocuzione di Delcroix in risposta alle stolide minacce del nemico nell'incursione sulla Bretagna Berlino, 31 maggio. L'Ufficio internazionale di informazioni dà 1 seguenti particolari sull'incursione effettuata sulla Bretagna dall'S.a squadriglia di bombardieri amerteana, la quale ha perduto sabato 28 apparecchi quadrimotori e circa 180 uomini di equipaggio. Gli apparecchi nord-americani attaccarono In tre ondate la costa settentrionale della Francia e.pur volando ad una altezza di settemila metri, furono costretti al combattimento molto prima di raggiungere gli obbiettivi, da potenti formazioni di cacciatori tedeschi. La numerosa formazione di aerei americani venne dispersa sul suolo bretone dagli apparecchi « Focke-Wulf > e combattuta sia dai cacciatori tedeschi che dalla difesa controaerea. In gran numero, 1 bombardieri americani gettarono le loro bombe a casaccio su campi e prati. La popolazione civile di Rennes ha nuovamente dovuto subire gravi perdite a causa di queste bombe lanciate alla cieca. I morti accertati si calcolano In 140 e 1 feriti In oltre 100. Polche 11 cielo non era affatto coperto di nubi, l bombardieri americani non poterono sottrarsi al violenti attacchi dei cacciatori tedeschi. I piloti degli apparecchi «FockeWulf » passarono attraverso il fuoco di difesa del bombardieri quadrimotori americani e ne fecero esplodere 1 quadrimotori con il tiro del loro cannoni di bordo di grosso calibro. Soltanto qualche aviatore americano riuscì a salvarsi con l'aiuto del paracadute. Malgrado i loro temerari attacchi i cacciatori tedeschi hanno perso soltanto quattro apparecchi. In stretta collaborazione con la difesa terrestre, essi assicurarono una protezione delle più efficaci al punti stratègici tedeschi, mentre la popolazione civile francese deve . nuovamente deplorare numerose vittime e gravi danni net quartieri abitati. "Più l'Italia sa, più siamo Roma, 31 msggio. Ieri mattina, nell'aula maggiore della Casa madre dei Mutilati di guerra, alla presenza del vice Segretario del Partito Cucco In rappresentanza del Segretario Scorza, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Rossi, del sottosegretario alle Corporazioni Baccarinl e con l'intervento di rappresentanze di tutte le associazioni di guerra e d'arma e della Gioventù del Littorio, di fólti gruppi di nuovi mutilati e di ciechi, di medaglie d'oro, di famiglie di caduti e di una folla imponente di mutilati, il capo dei Mutilati d'Italia Carlo Delcroix ha tenuto rapporto agli iscritti di tutta l'Italia che lo ascoltavano adunati nelle Case del Mutilato o nelle Case del Fascio in vibranti raduni. Prima che Carlo Delcroix prendesse la parola sono stati benedetti e inaugurati gagliardetti dei gruppi della Federazione di Roma dell'associa- La responsabilità è di tutti l e o i o e, e e e e la m- j pr0prlà vita, e che non ha c< o,giv£0 le fatue compiacer, y,1 n-' e so. o, e nhi o a ao a a e ie, ini ac ine hé rli al ai no aoa e aCarlo Delcroix ha pronunciato quindi il seguente discorso: «Mutilati d'Italia, è il nostro terzo rapporto dall'inizio della guerra e oggi non siamo noi soli, perchè le nostre ferite sono di tutto il popolo che non le risente nella sua pietà, ma le porta nel vivo strazio delle città che, avendo avuto la nostra sorte, ambiscono il nostro nome. Noi soldati, pronti a dare alle nostre parole come al nostri atti un peso di sàngue, sappiamo che il popolo ama la serietà di chi vive la sua passione, non la leggerezza delle vanità compiaciute o delle avidità soddisfatte che nulla può scuotere e amareggiare. Esso domanda la severità coi tiepidi mà disprezza i falsi entusiasti che spendono il coraggio e scontano 11 dolore altrui ostentando la tranquillità di chi Ignora la privazione, il pe ricolo. « Per costoro tutto era nelle previsioni, e se la gente è di poca memoria, noi, ammalati di sincerità e di coerenza, non possiamo dire quello che non sentiamo nel prescindere da quello | che ; prima fu detto. Ùrfaltra guerra è cominciata, quella di un popolo che difende * j la propria integrità se non la ~ e che non ha cone e le facili ebbrezze dei più. Me glio sarà preparato e sarà più forte. Nessuno può separare la propria sorte da quella di tutti, perchè la guerra, prima che unità di sforzi e di dedizioni, è solidarietà di impegni e di responsabilità. E' il nemico che promette di distinguere fra cittadini e cittadini come fra popoli e governi e fa il suo gioco, ma da parte nostra una simile distinzione sarebbe pie tosa quanto vana. Un popolo dimostra la propria maturità e dignità quando non cerca fuori di sè le cause e i rimedi dei propri mali, quando non tenta diversivi nè invoca atte* nuontl per quello che ha vo luto o accettato. « E' necessario intanto che tutti conoscano le minacce, le promesse e gli Incitamenti de gli avversari perchè ognuno vi possa rispondere con l'autorità della propria coscienza. La minaccia e distruzione, e già è stata messa in atto su alcune delle nostre più antiche belle e sacre citta come se fosse possibile passare sul sangue. La promessa è di libertà garantita dai presidi militari e di giustizia resa dalle corti mar zlali che l'avversario, con una crudezza di cui gli siamo gra ti, ha dichiarato di volere imporre ai vinti, come se per un triste retaggio del passato qualcuno serbasse da noi il gusto della servitù. L'incitamento è alla libera, 'one, come se un popolo più volte insorto iniiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMlliiiiiiiiiiiiiniiii è insidiata e colpita, fieri del suo nome e ce per la guerra, potesse insorgere per la resa. «Perchè l'intimazione è di resa in cambio dell'invasione e dell'occupazione, noi saremmo sollevati da un'oppressione interna e da una egemonia estera: è questa l'occasione unica offerta a noi da gente pratica che porta anche nella guerra la mentalità degli affari. Della nostra vita Interna, soli giudici siamo noi e, non usi a nominare di continuo il Fascismo per ottenerne gli onori e i favori, sentiamo di dovere oggi rivendicare la nostra parte di responsabilità. Il Fascismo non è un momento ma un periodo della nostra storia, e la storia non si annulla nè si nega. La resa non salva « Nessuno può ripudiarlo come cosa estranea, nemmeno i suoi oppositori, mentre chi si propone di distruggerlo già lo porta in sè e il fatto che sul suo nome sia impegnata questa Immensa guerra, basta a collocarlo in una prospettiva che supera ogni angustia, presente, ogni risentimento immediato. « E' il Fascismo che deve giudicare il Fascismo, e non vi sono discriminazioni possibili se non fra chi ha creduto e chi ha mentito, fra chi ha preso e chi ha dato. Quanto alla egemonia che minaccierebbe Roma, noi rispondiamo dalla città che è eterna non per la sua potenza più volte caduta e risorta ma per la missione che le è propria di stabilire e mantenere il rapporto fra religione, morale e diritto; quindi non temiamo dell'avvenire, e per il presente basta ricordare che slamo in guerra in forza di un patto che impegna Il nostro onore di soldati e la nostra fede di popolo. « Coloro che ci invitano a infrangerlo, sono gli stessi che nell'altra guerra accusarono -di defezione la Russia dove, col sovvertimento interno si verificò la sola condizione che possa spiegare la mancanza ai patti; sono gli stessi che domani non perdoneranno alla Francia quello di cui oggi non parlano, e sull'avvenire di que sta nazione, non meno della disfatta peserà la resa che non avrà " salvato nè risparmiato nulla come i fatti dimostrano e più dimostreranno. «Ma prima di tutto abbiamo l'esempio dell'avversario che, battuto e abbandonato in vista dell'invasione e sotto il peso delle rovine non solo ha resistito ma si sarebbe anche rifiutato dì trattare col vincitore che pur non gli domandava la resa. Se oggi egli osa proporre a noi quello che avrebbe sdegnato per sè, faccia, mo che non torni a nostra vergogna il suo giusto vanto. - « Appelli non ne facciamo perchè noi, che pur sapemmo soffrire e non ci consideriamo al coperto fra le mura sacre di Roma, non abbiamo nulla da insegnare alla gente che tutto rischia e sopporta nelle città devastate ma anche perchè parliamo a un popolo cui l'inferiorità di mezzi e l'avversa fortuna non hanno mal impe dito di battersi fino all'estre mo. Ricchezza contro nobiltà « Mutilati d'Italia, noi non abbiamo l'autorità e neppure la presunzione di far giungere la nostra voce nell'opposto campo, e tuttavia chiediamo che siano risparmiate inutili lusinghe e gratuite Ingiurie a un popolo di cui tutti sono più o meno debitori, a un popolo che nella sua infelicità e povertà ha consolato e arricchito 11 mondo. Che questa guerra non sia venuta al momento e nelle condizioni migliori per noi fu subito ammesso, e tuttavia da tre anni si aspetta inutilmente la nostra caduta. « E' un fatto che la costrizione non basta a spiegare, co me si pretende da chi non co nosce e non può Intendere que sto popolo che dopo la più grande vittoria ebbe un improvviso smarrimento, ma oggi sta fermo e impassibile nell'avversità. Egli sente che non può ricevere In dono quello che deve conquistare dentro di sè. che vano è sperare giustizia da chi ne menti la promessa quando non era ancora asciugato il sangue insieme versato, che bisogna aver rispetto di sè per esigerlo dagli altri, e quando non avessimo altri doveri, saremmo ugualmente obbligati dalla nostra antica nobiltà. «Perchè l'ultimo dei nostri pastori è più nobile dei novissimi' Re consacrati dalla pub blicità nelle città improvvisate e basterebbe la compostezza della gente che accetta la vita e la morte con la stessa pietà che diede alla natura i suoi miti e alla storia i suoi movimenti nelle nostre terre minacciate per vedere la differenza che passa fra ricchezza e nobiltà. c Questa guerra degli imprevisti ha provato che gli eventi obbediscono a una supe riore volontà, che la storia è provvidenza come la vita è missione, e l'avvenire sarà dei popoli che nella varia fortuna avranno avuto meno superbia e più dignità. Qualunque sia il destino che ha convertito in forza il peso, non' soggiaceremo e, più l'Italia è insidiata e colpita, più è tentata e offesa, più siamo fieri del suo nome e certi del suo domani». Il discorso di Carlo Delcroix frequentemente interrotto da vibranti consensi, è stato coro nato da una lunga e ardente acclamazione che si è rinnova- più è tentata ed offecerti del suo domani „ ta quando al termine del rapporto il vice Segretario del Partito Cucco, ha ordinato il saluto al Re e Imperatore e il saluto al Duce.

Persone citate: Carlo Delcroix, Duce, Wulf