La "erisi italiana,,

La "erisi italiana,, La "erisi italiana,, Roma, 25 maggio Il corrispondente da Londra della Suisse ha fatto in questi giorni un diligente spoglio dei giornali britannici, ha letto e a i i o è o d o i e e a o o i e o i i o o i n è notato titoli e sottotitoli, centellinato commenti -e editoriali, saggiato il prò e il contro delle molte notizie raccolte da fonti cosiddette neutre, non omettendo, quando ne fosse il caso, di leggere tra le righe. Ebbene nel dare un ragguaglio particolareggiato di questa sua meritoria fatica professionale, volta a condensare in una colonnina di prosa giornalistica il succo delle molte chiacchiere stampate sulle intenzioni aggressive delle democrazie e sullo stato di attesa nella fortezza europea, egli non sa giungere ad altra conclusione che a questa: «Si è in presenza di un accumularsi ai fatti che sembrano essere molto semplici, ma dai quali è invece difficile trarre deduzioni certe ». Quali sono questi fatti? Voci, null'altro che voci. Voci sull'Italia e, meglio, per seguire l'euforica terminologia britannica, su la. « crisi italiana » Cri3i assai vaga, visto che per delinearne i sintomi Londra sente il bisogno di raccattare voci incontrollate provenienti dalle più assurde centrali del pettegolezzo giornalistico, notizie ritrasmesse da Ankara che le ha captate dalla radio di Algeri la quale le ha diffuse, su dispacci in partenza da Bombay, compilati su testimonianza di uno sconosciuto viaggiatore giunto in aereo da Canberra, che ne aveva sentito parlare da un tizio il qua le, per avere qualche conoscenza nella sinagoga di Washington... Voci che si perdono nello spazio e che farebbero perdere tempo a chi volesse, a titolo di curiosità, rintracciarne l'origine prima. Quanto al contenuto delle voci siamo ancora e sempre alla infantile presunzione tipicamente britannica di trovarsi di fronte ad un'Italia sul punto di cadere come un frutto maturo tra le braccia di Churchill. Non sì tratta dunque di una novità. Sono almeno tre anni che il primo ministro di sua mae sta britannica si ostina a rap presentarsi l'Italia sul punto ài cedere. E sono tre anni buoni che la dura realtà italiana fa ogni volta svanire nel nulla i suoi sogni dorati di bevitore di wìschì. Già la facile previsione che l'occupazione della Tunisia avrebbe automa tìcamente reso libero alla flot ta britannica il passaggio per il canale di Sicilia, ha trovato una cocente smentita negli af fondamenti di navi inglesi che si erano peritate di raggiungere Tunisi e Biserta, Bona e Algeri, sorvegliatissime dall'alto e dal mare, da unità itaio-germaniche. Ma anche le incursioni- aeree nemiche contro la Sardegna e la Sicilia vanno pagando uno scotto in apparecchi abbattuti e in personale di volo mancante all'appello serale, che alla lunga finirà per rivelarsi troppo costoso in rapporto ai fini che i « gangsters dell'aria » se ne ripromettono. Londra e Washington tendono sempre a raggiungere, attraverso la demoralizzazione delle popolazioni civili, perse guita col terrorismo, quel successo militare che con le sole armi in combattimento leale non riescono a realizzare. Secondo il corrispondente della Suisse l'opinione britannica è che « la demoralizzazione delle popolazioni della Westfalia e della Sicilia avrà un valore militare tattico uguale alla distruzione di depositi di mate riali, di aerodromi, delle linee ferroviarie e costruzioni militari ». Lo stesso corrispondente svizzero, a conforto delle impressioni riferite, aggiunge che « il discorso di Churchill al congresso americano ha permesso di confermare questo modo di considerare le cose che, come si sa, fu costantemente difeso dal ministro bri tannico dell'aria, sir Archìbald Sinclair ». Ma le difese dell'Asse contro questi bombardamenti terroristici non si esplicano soltanto con le arti gherie contraeree e con la caccia; visto che in determinate situazioni la miglior difesa appare essere l'offesa, ecco che la Gran Bretagna è da qualche giorno fatta bersaglio di micidiali incursioni aeree dalla Germania. Londra, ma non sol tanto Londra, è l'oggetto dell'attuale collaudo del nuovo tipo di bombardiere germanico che, a stare a quanto se ne dice nei giornali svedesi ragguagliati direttamente dai loro corrispondenti londinesi, sarebbe munito di un nuovissimo tipo di superbomba che schianta tutto quanto si trova nel raggio di settecento-ottocento metri dal punto della sua caduta e la cui deflagrazione è accentuatamente registrata dallo stesso bombardiere incursore a quattromila metri di altezza. Il fatto ha provocato chiasso nella stessa Camera dei Comuni la quale se può seguire Churchill nelle sue facili glorie contro le aperte e indifese città italiane e germaniche, non può ugualmente approvarne la condotta strategica quando l'arma inumana da lui puntata per primo sulle inermi popolazioni dell'Asse, si ritorce contro la stessa Inghilterra che, tutto sommato, nonostan te l'occupazione anglostatuni tense dell'Africa mediterra dppdservtlbfgdnantcddi

Persone citate: Algeri, Churchill