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- 3 - 3 to di Francesca Blanc. quanto imbambolata, come in Ruggeri. In parecchi si son messi a incidere quell'epitaffio: De Felice ed Innocenti, Nagnì e Montéleone, Guidi e Cara, Fabbri e Chissotti, Torresini e Martinez; e fino a un certo punto Quinto Martini e Filippo Tallone, il quale ultimo va sempre più — e pericolosamente — struggendo le swperfici e consumando i piani per dare alla sua scultura un senso di « apparizione », un po' alla maniera di Cantatore in pittura. Quanto a Marino Marini, potessimo vedere la sua intensissima Testa di donna libera dalla solita truccatura di pàtine e di graffi (gli stessi graffi che ritroviamo nei disegni di « Marino » ora pubblicati nel Quaderni del disegno contemporaneo dalla Galleria della Spiga e Corrente), probabilmente non uscirebbe dalla schiera, malgrado la posizione di «indipendente» che, chiuso nel suo arcaismo, egli tiene nella scultura contemporanea. Lieto auspicio? Altra conferma che la parentesi, in arte, degli intellettualismi tanto cari ai polemisti di professione va chiudendosi — e con essa quella delle soverchie ingerenze letterarie — ce la danno due scultori valenti: Minguttzi, che nella Ballerina giapponese sfrutta gustosamente il carattere esotico, e nei ritratti, specie quello della Madre, accentua ti suo dono di « avviluppare », direi, la figura d'una sua atmosfera tipica, e raggiunge delle sintesi /isioncmncfie e morali di rara efficacia; Biancini, che dopo un periodo dì incertezze, ha ritrovato i suoi momenti migliori coltivando quel tanto dì araldico e di metaforico ch'è nella sua visione plastica, e che qui si documenta nel Pastore. Come l'altro giorno trattando della pittura alla Quadriennale, vorremmo ora, da queste poche note, trarre una conclusione. Non, ne scorgiamo che una: il bisogno di chiarezza di realtà, di umanità; il desiderio di uscire da ogni ambiguità, sia cerebrale che morale. Bisogno e desiderio soltanto dell'arte? Scrisse in un suo libro Enrico Sacchetti che gli artisti sono come i fagiani: presentono i grandi fenomeni naturali, e ne danno avviso. Questo volere ad ogni costo una certezza spirituale da raggiungersi in scultura con lo studio della realtà naturale, può anche essere un augurio per quando, dal mondo in macerie, qualcosa di stabile sorgerà. Marziano Bernardi ROMA, maggio. sa abbondanza con cui si trovano alla superficie, essa dovrebbe, lungi dal raffreddarsi, essere addirittura in via di lentissimo, progressivo riscaldamento. |ia roccia stessa. E finora, su questa base, non si è ancora trovata nessuna roccia che denunci un'età superiore al bel numero di un miliardo e ottocento milioni di anni. Oggi pertanto non ci si deve ritenere troppo discosti dal vero ponendo intorno ai due miliardi di anni fa l'inizio della solidificazione del nostro pianeta. Sono tanti, due miliardi di anni, tanti che soltanto con un notevole sforzo di fantasia possiamo giungere a concepire quelle sterminate ere che hanno segnato le tappe nella storia della vita della Terra. Come poco fa avevamo ridotto la Terra alle dimensioni di un chicco, d'uva per poterla con maggior agio esaminare, proviamo ora a ridurre In una scala a noi accessibile, per esempio alle ventiquattr' ore della nostra giornata, i duemila milioni di anni. Se ne trae qualche conclusione davvero Interessante. Tutto il tempo dalla mezzanotte fin verso le sei del pomeriggio corrisponde a quello impiegato dalla Terra a sistemarsi un po' e a predisporsi per l'occupazione; e verso le sei pomeridiane appunto, la vita Incomincia; alle dieci compaiono 1 rettili, circa un'ora e mezzo più tardi vengono In scena 1 mammiferi... e finalmente, verso le undici e cinquantotto minuti ecco presentarsi l'Uomo! Quanto poi alle età storiche, queste sarebbero rappresentate da una cosi minuta frazione di secondo che non esiste cronometro capace di indicarla. G. Caitelfranchi

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