La donna quieta e onesta

La donna quieta e onesta La donna quieta e onesta pSocrate » perchè certuni sac- centi critici, dicono che SoAorate non fa testo, che non c'è] il testo di Socrate, e che Senofonte Senofonte, quale fonte. poco conta; e neppure cónta Platone, nè Bachine di afelio, Antistene, Aristippo, Euclide, Fedone, ecc. (quantunque contino benissimo, per il Diiring che ne sapeva, certo, più dei saccenti, ed anche per il Lrubriola; ed anche per U Majer, e, perfino, e trai manualisti, peril Rostagni; ed insomma, conta per tutti quelli che non abbia- no voglia di chiacchierare, o di ^ gs^^ le dolci rime). Lasciando, dun-\suoque, stare Socrate Jche_ si }n-$eV, st1ca ntm 7U« ea anzi ella tie-|stj </inoccMai;a dauonti a Santippe) diciamo che la donna quieta ed onesta edifica la casa. Va, piuttosto, ad ascoltare la Messa che non al cinema. Si alza, piuttosto, prima del marito, che dopo. Sapendo che il marito deve essere, alle ore glienaiPerchequaposle deisette già per strada, diretto\tanali officina o ali ufficio, ella,,conalle sei e mezzo gli ha già pu- te hto le scarpe Alle sei e tre chequarti, gli ha disposto, in bel- cheV°Zdì1l^ ?,0pra ìatseaawla (ed donaffinchè il marito non perda\fa tempo a cercare il gemello «i^il bottone) pantaloni e mutan-]'••de, cintura e giarrettiere, cra-ì vatta e goletto. Anzi, la donna quieta ed onesta gli ha giàì preparato il pennello per la', barba. Poi, dopo che il marito è andato a lavorare, ella va a\ fare la fila. Nella fila non oc-\ chieggia. Pensa, invece, ai suoi figliuoli. Non maldice,\ giacché ha pudore di sè e del- j la sua condizione di onestà. Ha due giacchettini di tre, anni or sono: li prende e liì rivolta. Di due vecchi giuc-> cftefHni ne fa uno come nuovo. Non appena è primavera si to CACIla , mi.7iie le calze giacché non vuol confare sciupare denari, mutil- sulrdente, al suo povero marito., meHa, la donna onesta, infinito almrispetto per lui. Capisce che.i senza di lui, la baracca dome-] 'cel«e in ognìmomeno bene pre-i^sente questo assioma. me>» "> H" "•»»»' • unSe qualcuno domanda, qt te- treleforio: — Cè vostro marito? |fut— la donna quieta ed onesta stinon attacca un bottone telefo-ìmenico; ma, piuttosto,^rispj»idejtempeglino libla strza che suo marito non c'è; ed anche se il marito effettivamente ci sia, ella risponde: — Per favore, come vi chiamate, chi siete? Mio marito è sortito, ma ritelefonate fra un quarto d'ora. Intanto, va dal marito, e lo informa del nome del rompiscatole. Non è, cioè, la donna quieta ed onesta un peso per il marito. Retorica a parte, ella è l'angelo detta casa. Custodisce, come una segretaria, le carte del marito. E quando il marito parla lo ascolta con raccolto amore. Di notte, dorme volentieri con lui; nè le passa per l'anticamera del cervello di sognarsi l'attore cinematografico: con a senza l'ombrello. Nè fa, naturalmente, come chi per mangiare sempre polenta ha voglia di mangiare, una qualche volta, per- lorto pedapamodigacvata casiscuti nose nisteo a ntee; o come quella che, per ivonon mangiare sempre pernice, cose la rifa con il portiere. Sor- gififa di casa, andata a fare fa atspesa, ritorna e provvede aldi cucinare. Lava panni intanto spche ha messo al fuoco la pi- nognutta. Utilizza, a questi (umiltàdi luna, anche le bucce degli troaranci; perchè, con le bucce, nesi può, facendole prima bollire me poi ponendole (a poca acqua ese lento fuoco ed una cucchiaia- rata di zucchero) nuovamente al defuoco, trarne un dolce candido .quo dicasi una mezza scorza, asmezza candita; ma che, co- stimitnqite, è più buona delle vec- g'c;iie caramelle. Iia e poi ponendole (a poca acqua spressione scoperta o sottere lento fuoco ed una cucchiaia- ranea del pensare del sentire ta di zucchero) nuovamente al dei vivere del tempo, per cui fuoco, trarne un dolce candido .quel pensare sentire e vivere o dicasi una mezza scorza, assume valore universale e temezza candita; ma che, co- stimonia dell'epoca più e memitnqite, è più buona delle vec- g''° della pagina scritta di stoc;iie caramelle. Iia, perchè il teatro coglie e rappresenta lo spirito, ed è, In ito: — Spendi di più! Guarda la Lucia quanto spende! Guarda che bel cappello, dice queste cose perchè la donna onesta sa che se suo marito potesse acquistargliele egli {?' sincerità darte, no. E dove non r Ic'è sincerità, prepotenza, me" Invio? — si domanda. E rineinfischismo e magari uni sponde: E' una produzione rizenzerino di pazzia, l'arte diffl-1 voluzionaria ohe ha letterarie cllmente si scomoda per il pia-(ambizioni precise, determinacere di lor signori. E giusta-,te, sia dal punto di vista pomente ha detto il Ministro che ! litico che sociale. L'autore con« la critica è una funzione uti-: fessa in alcune brevi note apRisuarmia Non dice mai a I c^Hpresenia io spirilo, eu e, in ile, a condizione che sia intel-. parse su II dramma, che la suo »iarito- ' Soendi di nifi' certo senso, come tutta la let-|llgente e onesta». Anzi la cri-sua intenzione era quella di n la Turia onunto snen- aratura del resto, la sintesi tica — ha soggiunto il Mini- ;scrivere una tragedia, una trauarda che bel cu anello spirituale del fatto storico. A stro — « può essa stessa as- ' gedia che esprimesse il disfahn h, wirrmnrni rhP helhi nel. ragione perciò il Ministro ha1 surgere a un'arte. Dal lato na-|cimento di una classe come i£Jin ìk r>^M«n» wónvrfi affermato che il teatro deve zionale la critica può altamen-: forza politica: la piccola borx ueomma. hrappre3entare «quella che è te giovare ad accre cere e dif-ghesia. Comunque sia la far- l'anima nostra, nella nostra fa- fondere all'estero il prestigiosa (che tale è in sostanza) è miglia, nella società nostra», della nostra arte. Affermavano\un bizzarro miscuglio di luoempre il teatro ha fatto que- 1 romani che l'oratore può es-ghi comuni e di tendenziosità 7»" mn'"J«^*"Z*r'r-'ht"i'n clip si°' non si chiede e non si pre- sere grande a condizione che polemiche, si avvale di motivi ,,,,'„ In,,,»,TJL&tn r hi!;,/ ir,ltende quindi nulla che sia con- anzitutto sia borni*. Uguale'.di non sempre eccellente gus^nTin^^™ troIsnatOTSde,i« C03e' cosa può dirsi della critica ». sto poetico e di spregiudica- ^iLTmSSn^m^^^S'^A^ dunque ispirarsi a costu- Non c'è dubbio: bonus et di-|t3zze esteriori che hanno dèi£ ,?™„utntf,,i?n WM««r« midi s0«eta straniere, che so- cendi peritus, retto, onesto la crudeltà espositiva le aspese acquistate aita ooisa nera.4no iontane non soltanto geo- cioè, ed esperto nel dire. Marita e ncn l'ubi constatavi tnLa donna onesta sa Dentasi- graficamente dalla nostra vita, non condiscendente, o addirit-:formativo. La farsa, carica di 7iio che ella non deve piacere, ;perchè ispirarsi a una morali- ; tura sempre osannante, come'intenzioni, ed anche di terria suo marito, in qualità di me-jtà o più esattamente a una pretenderebbero certuni, che bilismo, risulta in realtà tropretrice, o sia pure di mezza | immoralità che offende la sa- una critica remissiva accomo- P° farcita di elementi eteromeretnee, o sia anche d un nità spirituale del nostro po- dante snervata incorporea noni gene! Il protagonista, Arciquarto, dun decimo e aimlpolo?». Perchè difatti star gioverebbe proprio a nessuno ibaldo, non è che un piccolo centesimo. Che. una delle due: |Sempre con l'orecchio teso alle e servirebbe tutt'al più a di-1 borghese inconsistente e non o una donna piace per il suo,voci forestiere e restar insen- vertire alle nostre spalle il si carattere, la sua anima, la sua | sibili alle voci nostrane ? che gnor postero Dobbiamo quin cos'è quest mani di distrardi magit i dimenarsi per tre atti a parmodesta bellezza; o una don modesta bellezza; o una don na piace come upparato sce-'nico, co»ie altarino dei grosr solani sensi, baldacchino di vo- luttà isfrenate e malsane. [Nè, la donna quieta ed one sta ha le mani bucate. Se ave va, una volta, in casa un prò ' re della carta è alterato in quel punto, come da umidore, come da vecchiaia — come, soprattutto, da infermità. Questa piaga della carta | è cosi repellente che non oso toccarla, e anche il guardarla mi è doloroso. Che cosa ' penso?... Penso a una forma cancerosa della carta. Guardo l'alto della pagina, la parte « sana » della pagina e o contrasto! è una poesia di Alceo nella lucida, nella te- nerlssima versione che ne dà il mio amico Quasimodo. Si I 31iam.*»dal p,1m?.™rf°J't,.i I già sento primavera », e dice :« Io già sento primavera — che s'avvicina coi suoi fiori: — versatemi sùbito una tazza di vino dolcissimo ». (Che valore ha questo aggettivo < dolcissimo » che cosi spesso ritorna nei poeti gre ci a riguardo del vino? ha i esso un significato diretto che indica la preferenza dei greci per il vino amabile o abboccato diversamente da noi che preferiamo 11 vino asciutto, oppure ha un significato che va di là dalla differenza tra dolce e asciutto?). Volto la pagina e nel foglio 158. ove l'altra faccia della piaga è in basso e a de- sciatto, ella prendeixi e non è Ache chiamasse le sue amiche ] ma- è che quelle venivano da \ donna 'che abbia le mani bu cute, e non soltanto la donna ,dalle mani bucate, ma anche .quella che ingenuamente se le Jascia bucare dalle amiche. sole e si invitarono a mangia re, il prosciutlino, da sè. Si invitavano puntualmente tre volte alla settimana. Forse, le altre quattro volte, «si invitavano» presso qualche altra donna onesta; ma ingenua. Ho detto bene: onesta; ma ingenua. Giacché il ma, appositivo, sta bene al suo posto. Non è completamente onesta la suoi dìeri „ ■ yalìa $eVsu¥c^,£!l£lar™r,° glie, due colombi in piccionaia) può avere delle amiche Però ella sceglie, per sue amiche, quelle oneste come lei, quanto lei; e di più, se ciò sia possibile. Nè insieme, fra loro, le oneste amiche dicono male dei loro mariti. Non si mon¬ tano contro ± ,oro marin una contro Valtra Ma ^sendo tut te donne di giudizio, capiscono che gK uomini sono uomini, e che qualche difetto si può per- donare a chi sopporta — come fa V/lomo _ la responsabilità ^. '•••• • CronacAutori e teatro Cultura Popolare Luigi Bartolini

Persone citate: Lava, Luigi Bartolini, Majer, Platone, Quasimodo, Socrate

Luoghi citati: Santippe