"Tutta la verità, null'altro che la verità...,,. E il teste è persuaso di dirla. Ma i psicologi han dimostrato, senza contrasto, che l'errore nella deposizione è la regola, non la eccezione

"Tutta la verità, null'altro che la verità...,,. E il teste è persuaso di dirla. Ma i psicologi han dimostrato, senza contrasto, che l'errore nella deposizione è la regola, non la eccezione "Tutta la verità, null'altro che la verità...,,. E il teste è persuaso di dirla. Ma i psicologi han dimostrato, senza contrasto, che l'errore nella deposizione è la regola, non la eccezione i. e a a a l o è a a a ei , oa ei a si ei a è : e, co ura i: tnse re abmi a, nel ra ri gia si- La storia della testimonianza si intreccia bizzarramente con quella della menzogna, E' una pura illusione che l'uomo sia portato a dire la verità. De Gaultier sostiene che la « menzogna dell'io è la base costante di ogni attività umana >, ma anche chi respinge questa teoria, materiata di un Sessimismo atroce e catastroco conviene che l'uomo è istintivamente condotto a tacere la verità, non solo quando è in gioco il proprio interesse, ma anche allorché paventa o presume che 11 dire la verità possa essere di danno o di vantaggio ad altri. Per questo, nel diritto processualetradizionale, la storia della testimonianza presenta un'evoluzione che degrada, o si restringe, dalla valutazione alla critica. Ma non è cotesta, ancora, secondò i psicologi ed i giuristi, la fase terminale della singolare parabola evolutiva Va accadendo per la testimonianza quello che è accaduto in tempi ormai lontani per la confessione — la regina delle prove del processo ìr.Quisitorio —, la quale non solo è stata snogliata degli allori del suo valore morale, ma, attraverso la dimostrazione della facilità con cui si possono produrre le false confessioni, è stata scardinata dai presupposti della sua capacità probatoria. La credibilità del testimone è soggetta, de', resto, agli stessi fattori psichici che condizionano quelli dell'imputato, e questo spiega a sufficienza il fenomeno. Una superstizione distrutta Sono stati i psicologi, sulla base dei più recenti orientamenti della scienza, ad intraprendere il processo alla testimonianza, ma ben presto al psicologi s: sono accodati i giuristi. E fra questi — non converrà sottacerlo — qualche magistrato ha sopravanzato psicolcgi e giuristi, quasi a significare che anche in questa eccezionale vicenda spettava all'ordine giudiziario l'iniziativa ed il carico dell'accusa. In Francia, ad esempio, un giudice istruttore di grande esperienza e di grande valore, il Gorphe, buttatosi a capofitto nell'agone, con lo scrupolo dello studioso, ma anche con l'habitus e l'inflessibilità dell'inquirente, ha precorso, in certo senso, il movimento che si andava dipanando da noi per opera di Altavilla, Dattino, Fiore, Dona, Musatti... e le sue conclusioni hanno avuto, spesso, il carattere di anticipazioni. Oggi, comunque, i risultati delle investigazioni e delle elaborazioni sperimentali appaiono per tutti univoci e concludenti. Per i profani, soltanto, posso no apparire sorprendenti e sensazionali. Non solo è stata distrutta la superstizione dell'autorità della testimonianza, ma è stato dimostra to, senza contrasto, che l'errore nella testimonianza è la regola, non la eccezione. E questo non già soltanto in rapporto agli errori intenzlOr nali e le menzogne coscienti che sono, forse, le meno frequenti e le più facili da individuare, ma, anche, e soprattutto, in rapporto agli errori e le menzogne involontarie, che sono le più frequenti e le piu difficili da scoprire e rappresentano, r.al laborioso processo volto all'accertamento della verità giudiziale, l'Insidia ed il pericolo maggiore sia dal lato quantitativo che da quello qualitativo. E stato dimostrato, in sostanza, che, anche allorquando è in buona fede, il testimone non fa mal una deposizio piùnoti le relale,stsiprzidamtesofalatiratostdadasoleQresolanntrgscvngrfadtsocucèinessccpeisvtminccvpltcmnI tt Gli ne non fa pgnuolo, e che noi stessi rive-Ine veridica ed esatta. Gli er a a o i n n a o , a o a aa, ni ti, nao i. o e ane oa rla E in Or ti editori ie, le poto sire he sonmoio rorl — tanto più facili quanto più 11 fatto è probabile — sono elementi normali e costanti della testimonianza, la quale è una riproduzione della realtà che sempre presenta lacune. E, per regola generale, gli errori sono particolaristici. Ma con la stessa precisione di dettagli delle vere, si producono le false dichiarazioni, che, indipendentemente dal movente condottuale, la metodologia è uniforme ed i testimoni espongono allo stesso modo i fatti veri ed i fatti falsi. Il vecchio postulato: i testimoni sono veritieri in ragione della loro moralità è stato sommerto sotto il flusso di queste dimostrazioni, è stato sopraffatto dal nuovo postulati bandito dagli psicologi: i testimoni sono veritieri in ragione delle loro attitudini psicologiche. Quell'attestazione di carattere promissorio cui viene assoggettato il testimone e con la quale questi si impegna, da noi, a dire tutta la verità, null'altro che la verità, altrove, a rispondere per il meglio e con fu maggiore coscienziosità, oppure a dire la venivi in tutta coscienza e a non dissimulare nulla, è una garanzia empirica od illusoria, una formula che aggiun- fe, forse, solennità all'atto ella deposizione, ma che non assicura un fondo obiettivo di veridicità alla realtà della testimonianza. La testimonianza — lnsl stono i psicologi — è una operazione di sintesi mentale che si produce per effetto di uno stimolo esterno. E il processo psichico da cui deriva è estremamente complesso: vi intervengono fattori interni ed esterni (fisici, psicologici e sociali) ma hanno parte nella sua formazione anche il subcosciente, le interferenze, la coscienza e l'azione del tempo. Lungo questa trafila, gli errori che si producono sono infiniti ed inevitabili; ogni testimonianza è un miscuglio di verità e di errori, che ogni testimone è vittima, fatalmente, di un equivoco, di una illusione, di un autosuggestione, quando pure non soggi a ce a perturbazioni del prò cesso senso - percettivo dovute a fenomeni di schietta e patente morbosità. Anche al lorquando gli errori hanno la tendenza a contrarsi o a circoscriversi, non si riducono mai a zero. Binet ha valutato nella proporzione del 25 per cento i fatti falsi affermati dai testimoni sotto il vincolo del giuramento, ma lo Stein ha dimostrato, attraverso le esperienze compiute intorno alla percezione ed alla evocazione delle immagini, che il coefficiente di errore è sempre superiore a quello di ve ridicità. « Zona di malaria » Fra il testimone decisamente falso, e cioè disone:to, ed il testimone intimamente schietto e fedele, e.cioè onesto, la gamma dei tipi intermedi è senza fine. Il più semplice ed il più innocente, il lo telormcoguciòmnomfaCanaadtutanichstsicues«laopdigifil'nconcesdnvdfoncppacqporpsnobptcztttsccdtmpiù scusabile'ed :l più rlsoet-|er labile, forse, finisce per appa rire il testimone che confessa, umiliato, allorché è lontano dal pretorio : « quando mi sono trovato seduto su quella sedia non mi sono ricordato più di nulla ». Anime timide, coteste, diceva l'Ellero, che « vanno davanti ai giudici un po' come certi studenti, pure ferrati di solida preparazione, vanno davanti ai loro esaminatori, con l'angoscia di una improvvisa confusione che può arrivare fino al vuoto desolante del cervello », e dicono appena il 50 per cento di quello che potrebbero' dire, e lo dicono « male, stentatamen-1 te, goffamente, per cui 11 va-, lore ed 11 significato resta'molte volte sminuito, stinto, Icontrovertibile ». Quali conse-|guenze. scaturiscano da tutto iciò è stato segnalato e la-'mentato da tempo: il cammi- no della verità giudiziale ritma li suo passo sull'orlo della falsità e dell'errore... Ma il Carnelutti, in una recente analisi del fenomeno, è giunto ad una diagnosi più cruda, e, tuttavia, più esatta. Constatando che la falsa testimonianza, la quale non copre che una piccola area della testimonianza fallace, è, per cosi dire, uno di quei castighi cui la giustizia è fatalmente esposta, egli ha affermato che «... il processo, e in particolar modo il processo penale, opera molto spesso in zona di malaria ». Orbene, ha aggiunto, cosa si è fatto per n- fiene processuale, là dove si pensato in mille guise all'igiene sanitaria? A digiuno! o r i o n e o l d e il E' ovvio che la profilassi non può essere dettata nè dal codice di diritto sostanziale, nè da quello di rito. Il processo penale è un fenomeno essenzialmente antropologico, dove tutti i suol elementi sono soggettivi (protagonista, vittima, giudici, accusatori, difensori e testimoni) e il ri- fldo formalismo della norma di per sè inefficiente ad offrire il rimedio. La soluzione ha da essere perseguita da chi partecipa o presiede al processo. Ed è questo, appunto, che insegna e stimola a fare la psicologia. Ma anche la norma può avere in qualche caso la sua influenza la Commissione penale e penitenziaria (uno dei tanti organismi sorti dalla cooperazione Internazionale del tempo di pace, ma uno dei pochi sopravissuti al rovinio cagionato dalla guerra) affronta oggi coraggiosamente il problema colf'insieme delle Pro poste per la protezione dei testimoni e degli imputati contro le violenze e altri mezzi di costrizione /i.sicn o mentale, elaborate, in questi anni turbinosi, sulla base del ma teriale raccolto in tutti i paesi avanti che scoppiasse il conflitto. Si tratta di un documento il cui interesse non discende soltanto dal raffronto delle diverse legislazioni ma dal stnso di umanità che lo pervade, dal vigile impegno atnnsifcdvMglsssapngcmsbqNmbltdnof—..i i. i _ n. „ ■ _ i con cui è stata condotta lai iniziativa. E il problema dellaiiniziativa. E il problema della testimonianza e delle questioni che si connettono con la sua attendibilità è lumeggiato nella molteplicità dei suoi aspetti. Chi sospettava che la veridicità del testimone possa essere influenzata dalla norma che ne dispone la comparizione, dall'oboligo che gli è fatto di prestare giuramento, dalla latitudine onde gli è concesso di astenersi dalla deposizione? Il problema, a dir vero, era già avvertito in antico c qualche trattatista del tempo di mezzo ha precorso la moder-|na psicologia nel tentativo di a, o oa o e, e n re e, ia ò eodi e misurare soggettivamente il testimone e di mettere in rilievo il valore della sua pa vola. Blanci consigliava a tener conto di questi dati per stabilire ia veridicità del testimone: fama, conversano, consiietudo, notio, conditio fortuna, uetas, sexus, nomen phisiognoruia, pallor, e Fillio, sostenendo che i documenti soli offrono la certezza, insegnava che 1 testimoni si in gannano in buona fede et hoc potest videri in scholaribus ottomani muffii magister dicit in srholis et major pars juraret quod mi inquini» dixit, et tamen verum est quod ea di xit... Ma non si trattava, sempre, di teorie così sensate. Farlnacius voleva che si dlffidasse dei testimoni presentatisi spontaneamente (Baldo 'predicava addirittura che te stes duo de metu plus pro- o , , , - a d a l a n a e i i a i ti ni a eil on ni e o banf quam centum de spontanea volnntale) ed il Butrigario che si respingesse la deposizione dei poveri diavoli: testes in snmma paupertate non crederetn : si duo sunt patinerei pio una parte et duo divites prò alia, praefero divites. Per il legislatore longobardo, infine, la verità non poteva erompere dall'euforia; e perciò i capitolari prescrivevano che 1 testimoni deponessero a digiuno. Ma rimontando ben più addietro nel tempo, oltre le applicazioni della cosiddetta prova legale ed il fìtto tessuto di regole aritmetiche che presiedevano alla valutazione della prova iteslis unus inducit praesumptionetn; duo fuciunt p.enam probationem ; duo bus festibiis super negutiva magis eredititi- quam uni super affermativa...); risalendo oltre la stessa concezione romana, che faceva della testimonianza un fenomeno metafìsico e matematico, serrandolo in un sistema di prove perfette, .imperfette, semplici, complesse ecc., ecco, in uno dei più antichi testi legislativi dell'umanità — il codice di Manu — un sistema di re gole che, pur muovendo dal la semplice considerazione personale del testrmone, Clelia sua condizione sociale e della sua moralità, accoglie, con un anticipo di tre millenni, certi principi banditi dalla moderna psicologia: «Si devono scegliere come testimoni nelle cause, in tutte le classi, uomini degni di confidenza, consci di tutti i loro doveri, liberi da cupidigia e rigettare quelli di carattere opposto. Non si può prendere a testimotiio un re, un artigiano di busso ceto, un attore, un teo logo famoso, uno studente di teologia, uè un asceta distolto da tutte le relazioni mondane: non un uomo soggetto altrui, non uno di cattiva fama o colui che esercita una professione crudele; non colui che si dedica ad occupazioni proibite, non un vecchio, non un fanciullo, non colui di cui gli organi siano indebol.ti E nella concitazione della norma, con l'ansia della chiarezza, è anche l'orrore per il mendacio, quell'orrore che faceva confessare all'* anima trq«mlastdcdanmpMmcmaesttpssremaoaRcmclqlc-dvdm _ i Leva licitai l aii ". uiuiiia ai ,-n..._„,„ o-in.to» nei Libra aid,e 1 uomo .,?n}:10,* ..nf},.-^'or? a oa to aa sa ra è o, è era ldi dei funerali degA antichi Egi zi: «Io si, io vi conosco, o signori della verità e della giustizia; io Vi ho recato la verità, io ho distrutto per voi la menzogna. Io non ho men tifo dinanzi al tribunale. Io ignoro la menzogna ». Sono trascorsi tanti secoli, e l'orrore per il mendacio si è, forse, affievolito? I psicologi ac cennano a ritenerlo e la storia della testimonianza fa eco a tanto pessimismo con una catena senza fine di errori e di drammi. Francesco Argenta LIBRERIA li. l'OLLKKI: • Inter arma clttritaa *. Hi. lH|n-lli, Varali" S., L. M. 1'. illAM: < Anlari-hia e pk-rra », ed. KL1, Turimi, L. 95. A. COLOMBO: « Le regole unitarie della scuola medica :-alernitaiia », ed. IEC, Milano, L. 90. C. VOX CLAUSEWITZ: t La guerra ». ih). Le Mounier, Flrenxe, L. 3">. A. FKSI'A i La Siwiitia r- 11 Marocco », ed I. Oriente, Roma, L. -?0. (len. II. l'OHSKU.I: < La «rande mier ra 1015-18 nlle fronti italiane », 9 votami, ed. Zanichelli, Rnlouna, L. W cafl. I'. SESTI, « Le mezze eMMente », ed. Marzocco, Firenze, L. 90.

Luoghi citati: Firenze, Francia, Marocco, Milano, Roma