L'illusione della riscossa

L'illusione della riscossa L'illusione della riscossa nei vinti e negli umiliali di ieri Perchè i francesdel gen. Giraud (DAL NOSTRO INVIATO) Madrid, 10 maggio. Som passati due mesi. Nel lussuoso e famoso albergo, dove ero disceso il mio vicino di camera era francese: francese degollista girodista o petenista non importa, è sempre la stessa cosa. L'albergo era di costruzione moderna, però le paneti lasciavano passare i rumori. Si sentiva tutto, anche parlare di stanza in stanza. Il signor francese mio vicino dì camera aveva la radio. La teneva aperta di giorno e di notte, e io naturalmente non dormivo, non potendo dormire. Non mi lasciava dormire quella radio, la maledicevo, maledillo, maledivo tutte le radio del mondo. Una radio insolente Il francese mio vicino di camera, ogni ora, ogni due ore, di giorno e di notte, apriva quella radio, apriva radio Algeri, radio Marocco, radio Boston, radio Brazzaville, radio L'oidra, e io non riuscivo a dormire. «Honneur et Patrie'» udivo; « lei, France libre » udivo, e non potevo dormire, nemmeno ficcando la testa, o per me. glio dite le orecchie fra i due guanciali. Udivo sempre quella radio maledetta. «Bibisi, London Calling » udivo e non dormiva. Allora esasperato tiravo pugni contro il muro, ma il francese non mi rispondeva. Non si dava conto: evidentemente era abituato da un pezzo a questo genere di proteste. Cosa dovevo farei Aspettarlo fuori e bastonarlo f No, non bisognava creare incidenti, non dovevo, non potevo oieare incidenti nel lussuoso albergo neutrale, io ospite all'estero. Mi avrebbero dato torto, tutti mi avrebbero dato torto; sarei passato per uno scalmanato guastafeste, e allora non rimaneva che sfogarmi con il cameriere e la cameriera, pioprio quelli che non c'entravano, che non avevano colpa alcuna. Il cameriere la sapeva più lunga della cameriera e mi fece delle confidenze. Mi disse che quel francese si faceva passare per petenista o vichlsta, ma in verità era girodista o degollista, come tutti i francesi quaggiù, mi spiegava il cimeriere. E perchè teneva sempre aperta la radio f Perchè aspettava di ma in ora la grande notizia, la notizia dello sbarco. Tutti quéi francesi — aggiunse il cameriere — glrodisti o petenistl o degollisti che fossero, aspettavano di ora in ora la grande notizia dello sbarco, della « liberazione », la aspettavano con ansia indicibile. «Dello sbarco* » scattai io «Non so — mi rispose i volevano arrivare primi a Tunisi - I sogni e i programmi di dominazione anglosassone pronto il cameriere. — Aspettano lo sbdrco, cioè la « liberazione ». Capirete sono francesi ». Già. dissi io, aspettano lo sbatco di ora in ora, in Francia o non so dove, lo aspettano alla radio di ora in ora e, perduta la pazienza e bisognoso di sonno, mi rivolsi deciso e irritato alla direzicne del grande e famoso albergo. La direzione mi dette pienamente ragione. Dopo le 11 di notte, e fino almeno alle Sdel mattino, i signori clienti non potevano con la radio di- sturbare gli altri signori clien-ti vicini ai stanza. Non pùte-vano, anche se francesi in at- tesa della notizia della « liberazione» della loto patria. E il giorno dopo non sentii più la ladio. Il francese mio vicino aveva cambiato di camera. Gli avevano dato una stanza al 5° piano, credo, con i mitri più grossi, non sonori. Io non udivo più la sua radio; ma certamente lui, come tutti gli altri francesi dell'albergo, petenisti, girodisti o degollisti che fossero, avrà continuato a disturbare il vicino ogni ora, ogni due ore, con radio Algeri, radio Boston, radio Londra, radio Brazzaville e via dicendo, per ascoltare « se erano sbarcati », una buona volta sbarcati. Servi degli anglosassoni Pensando a questi francesi della radio, mi vengono sempre più a fastidio le notizie che sui francesi mi arrivano dall'Africa. Oli inglesi e gli americani li disprezzano e se ne valgono soltanto per i loro fini militari e politici, vogliono usarli come propagandisti, come doppio giuoco, come carne da cannone. Giraud lo sa, tutti j generali traditori o « patrioti » francesi 10 sanno. Giraud si è messo a tenere discorsi altisonanti, come fosse lui il deus ex machina; e invece sa bene di avere 11 ruolo di servo. Le colonne francesi metropolitane e coloniali si sono lanciate in tutta fretta, con frenesia e ardimento, contro determinati settori tenuti dalle forze dell'Asse nella testa di ponte tunisina, temendo quasi di arrivare troppo tardi. Tanto pronti a lanciarsi sulla gente in disgrazia o ritenuta tale, quanto pronti, per l'opposto, a scappate davanti alla gente forte o ritenuta tale. Sono questi i francesi che vorrebbero ora riscattare con qualche diecina di migliaia di combattenti il disonore della sconfitta del '40. A metà dello scorso febbraio, quando le truppe dell'Asse effettuarono la ben nota azizne avantiindietro nella regione centrale tunisina Gafsa e Sbeitla, allora tutti i francesi di Bona, di Costantina, di Algeti e di Orano si erano ir ~ssi a gridare in preda al panico: « A Casablanca, a Casablan- ca! Il nemico avanza! Tutto è perduto per noi ». (Tanto che i giornali pubblicarono un editoriale ispirato da Eisenhouier, in cui si invitavano i francesi a mostrarsi più uomini, un po' meno isterici). Non volevano assolutamente combattei e allora i francesi. Avevano paura. Due mesi dopo invece, appena hanno visto le truppe dell'Asse ritirarsi, appena si sono accertati della enorme supe- iriorità numerica e materiale \ degli alleati, allora, presi da ; improvvisa esaltazione « eroì\ca », convinti dalla propagan\da « alleata» di avere g\à j vinto la battaglia di Tunisi, alloia questi francesi, per non perdere il vantaggio dell'ultimo quarto d'ora, si sono gettati a perdifiato nella mischia, con baldanza e arroganza esagerate però. Avanzate immaginarie Io ho sotto gli occhi i bollettini di guerra del quartier generale francese (che sono distinti dai bollettini del quartier generale alleato, quello di Eisenhower). Ebbene i bollettini francesi dai primi di marzo a oggi hanno dato quasi ogni giorno avanzate di 15 li ft universitario g0 20 chilometri. Io ho fatto il calcolo che gommando tutti i chilometri di avanzata, le truppe francesi non dol'i-ebbei o oggi trovarsi a Tunisi o tt Biserta, ma ben oltre, \ an Annali dell' Università a Napoli o a Roma addirit- $ Italia, rivista bimestrale tnt'i. .pubblicata a cura del Ministe- A Tunisi volevano arrivare\ro dell'Educazione Nazionale, 1 francesi di Giraud non se- contengono un articolo di Riccondi agli americani e agli in-.car(j0 Del Giudice sulla limiglesi, come se poi, in una ipo-[fazione delle iscrizioni univertetiea futura pace vittoriosa'.sitarie. Esso documenta l'imanglosassonc, Tunisi restasse'^reggionante affollamento deiai francesi, E' nelle intenzioni:je un4versità italiane dal 1939inglesi — e tutti lo sanno ad >lq a4 oggi. Algeri, a cominciare da OH Gìi iscritti universitari eraraud il traditore — è nelle in- L0 gg mua nei 1939-/,0; 121 tenzioni degli inglesi, nella Io-1™" ro illusione di vittoria finale, d Ti i mila nel 'iO-'bl; 146 mila nel '41-42 Nelle facoltà tecniche, fdi tenersi Tunisi e Biserta per sempre. Ecco la merita che i fiancesi conoscono. Gli inglesi vogliono Tunisi per farsi una base contro l'Europa e Giraud, che lancia pioclami come capti francese alle truppe francesi, si fa in quattro per mettere i suoi ufficiali di Stato Maggiore, che conoscono a memoria la strategia tunisina, al servizio dei comandi alleati, e perfino s'è affrettato a invitare ad Algeri qnell'ammiiaglio francese, che fu già il tecnico delle fortificazioni d< Biserta. Sona gli uomini già vinti, umiliati, accucciati, che col tradimento pretendono ora di risorgere invitti leoni ed eroi. Quello che io giorno per giorno vengo a conoscere dei francesi e sui francesi giredisti del Nord Africa — e che qui ora non lacconto ai miei lettori — mi convince sempre più della miseria morale di quella gente. Antonio Lovato

Persone citate: Antonio Lovato, Del Giudice, Eisenhower, Giraud, London