Una sola certezza nei cuori: "Ritorneremo in Africa!

Una sola certezza nei cuori: "Ritorneremo in Africa! Una sola certezza nei cuori: "Ritorneremo in Africa! L'eroismo del combattenti garanzia iella vittoria Anale di infrenili difensori di Tunisi e Diserta li dalla schiacciami Le forze italiane e tedesche continuano fieramente la lotta ad oriente di Biserta e nei settori centrale e meridionale del fronte Bollettino n. 1078 La battaglia africana «del tempo» l Il Quartier Generale lieMe Forze Armate ha diramato nel pomeriggio di ieri il seguente bollettino n. 1078: Il nemico, con schiacciante preponderanza di uomini e di mezzi, è riuscito a sopraffare la eroica resistenza dei difensori di Tunisi e di Biserta. Le attrezzature portuali e le opere d'interesse militare delle due città sono state tempestivamente distrutte. Ad oriente di Biserta e nei settori centrale e meridionale del fronte, le unità italiane e germaniche continuano fieramente la lotta. Sulle operazioni in Tunisia 11 comunicato germanico dice: « Sul fronte tunisino il ne mlco, che dispone di una schiacciante superiorità, ha proseguito il suo attacco in grande stile. « Le truppe italo-tedesche hanno opposto, dimostrando incrollabile spirito combattivo, una accanita resistenza respingendo tentativi di accerchiamento di forti masse nemiche di fanteria e corazzate ed infliggendo all'avversario gravissime perdite in uomini e materiali. Anche le nostre perdite sono sensibili. « Dopo dura lotta il nemico è penetrato nelle città di Tunisi e Biserta. Mentre questa ultima è stata evacuata dopo la distruzione degli impianti di importanza bellica, sono in corso combattimenti nelle vie di Tunisi. « Puntate offensive nemiche contro il settore meridionale del fronte sono state respinte. « Apparecchi pesanti tedeschi da combattimento hanno colpito nel Mediterraneo nel corso di una azione notturna un cacciatorpediniere nemico». i Intanto nella fortezza europea si completava l'organizzazione difensiva • Italiani e germanici pronti a contendere ancora le ultime zolle, gli ultimi scogli Ancora una volta, dopo aver lottato oltre i limiti del possibile, le nostre truppe sono state costrette a ridurre il fronte, e ad abbandonare città care, e non da oggi, al cuore degli italiani. Biserta e Tunisi, dopo eroica resistenza, sono cadute pei la stragrande preponderanza di uomini, e soprattutto di mezzi del nemico. La battaglia della Tunisia si ricollega direttamente a quella della Libia giunta al suo epilogo il 23 gennaio, dopo 32 mesi di ospre vicende, nelle quali alternativamente emersero il valo¬ re e l'audacia delle forze dell'Asse, in contrapposto alla sovrabbondanza di forze e di materiali degli inglesi. Quando le divisioni angloamericane sbarcarono or sono sei mesi nell'Africa settentrionale francese gli strateghi delle cosidette « nazioni unite » emisero l'affrettato giudizio: «la gigantesca battaglia d'Africa è giunta al termine *. Si considerava infatti come questione di giorni l'eliminazione totale delle truppe italogermaniche dalla Libia, destinate ad essere rapidamente schiacciate fra l'VIII armata britannica e le forze dell'Algc ria. Ai Capi dell'Asse non sfuggì però la gravità del momento e fu portata la risposta armata in due direzioni: in Francia e in Corsica con funzioni difensive, sulla sponda tunisina con funzioni ritardatrici. Bisognava che le due azioni si svolgessero in intima connessione: la manovra ritardatrice della Tunisia doveva da¬ re ai soldati dell'Asse il tempo necessario per trasformare l'Europa in una fortezza imprendibile. Ogni giorno guadagnato voleva dire una porta chiusa al possibile invasore; ogni mese di tempo rappresentava una trincea di più sulle coste def continente. Per l'eroica resistenza delle truppe italo-gsrmaniehe della Libia e della Tunisia tramontarono ben presto le speranze di fulminee vittorie degli anglo-americani e cominciò quella che si può definire « la battaglia africana del tempo ». Dopo asferrimi combattimenti, le nostre Armate, infliggendo all'avversario perdite sanguinose, lo costringevano a lunghe soste per ricostituire le unità gravemente provate. Poi si riaccendevano nuovi combattimenti che ancora una volta logoravano la macchina bellica del nemico richiedendo nuovo tempo, sempre nuovo tempo per l'azione finale. La- primavera, sterile dei frutti sognati dagli angloamericani, trovava ancora le truppe di Montgomery nella Tunisia meridionale e quelle di Eisenhower atretrate oltre i passi montani occidentali. Intanto nella fortezza euro pea il bastione francese, gli avamposti isolani, i salienti italiano e balcanico si agguerrivano completando la loro organizzazione col passare dei mesi. La difesa del territorio tunisino da parte dei soldati italiani e tedeschi Ilo stesso nemico è stato costretto ad ammetterlo) ha eguagliato se non superato ogni più fulgido esempio registrato dalla storia. Si può dire che non un pal¬ mo di terreno non sia stato consacrato dal nostro sangue sull'estremo bastione africano, non posizione o trincea su cui il nemico non abbia dovuto sacrificare le proprie truppe contro il fuoco della nostra difesa. E dove il fuoco cessava per mancanza di munizioni, l'ultima parola era all'arma bianca, alla bomba a mano. Solo la stragrande sproporzione tra le forze attaccanti e quelle della difesa poteva spezzare quest'ultima. Quando si consideri che il rapporto fra i carri armati dell'Asse è quelli anglo-americani era di uno a venti e quello delle autoblindo di uno a sette, si potrà valutare in tutta la sua grandiosità l'eroismo dei difensori sui quali V aviazione avversaria, pure numericamente molto prevalente infuriava ininterrottamente. Nonostante la penetrazione anglo - americana sul fronte settentrionale, i soldati della nostra I Armata — che dopo tre grandi logoranti battaglie hanno inchiodato V Vili Armata britannica sulle posizioni del fronte meridionale — e quelli dell'Armata tedesca si apprestano a dare l'ultima battaglia eroica sfida al poderoso nemico. La decisione è: « resistere ». Italiani e germanici si serrano spalla a spalla; unità provate ma formidabili, pronte a contendere ancora le ultime zolle, gli estremi scogli per compiere fino in fondo il loro alto dovere. Onore ai nostri valorosi camerati che si battono dimentichi di se stessi con gli occhi fissi a quell'Africa nella quale I « ritorneremo ». All'ovtlixiG del giorno dell a Nawlona

Persone citate: Eisenhower