Come un ragazzo di 14 anni si e meritato le stellette

Come un ragazzo di 14 anni si e meritato le stellette Come un ragazzo di 14 anni si e meritato le stellette A colloquio col piccolo soldato reduce dalla Croazia Nel novembre del millenovecentoquarantuno un gruppo di Artiglieria someggiata si era accampata nei pressi di Aversa. Il caporalmaggiore Carlo Pagliarini, capo pezzo, da qualche giorno, vedeva aggirarsi attorno, con costanza e con un furbo sorrisino, un ragazzetto che poteva avere nove o dieci anni. Siccome si era nelle vicinanze del Le scene che successero quando il ragazzo arrivò a casa, ad Aversa, in via Cesare Battisti 81, vestito da artigliere si immaginano facilmente. Egli non aveva detto nulla in famiglia. Voleva la sorpresa sfolgorante. Il babbo la mamma, gli otto fratelli e sorelle trasecolarono. — Che ti salta? — chiese il genitore. ■— Vado alla guerra, papà. — Te la dò io la guerra! Per ora devi andare a scuola! ■—■ minacciò il padre, Raffaele Scarano; un bravo operaio. Invece, dovette constatare che il figliolo aveva deciso di fare sul serio. Dopo i festeggiamenti tributatigli dai compagni di giuoco Antimo se ne tomo ogni giorno al suo pezzo. Non c'era verso di potergli far cambiare idea. — Tanto se non mi lasciate andare, scappo —; questo era il ritornello. Ritornello che il ragazzo ripetè anche quando il Reggimento si spostò verso Roma e, anche, quando parti per la Croazia. A dire il vero la partenza per la Croazia fu piuttosto difficile. Pur avendo avuto dai genitori l'autorizzazione a tenere il ragazzo con sè, il maggiore Gamerra, al momento di partire per una zona di occupazione, rispedì a casa il piccolo artigliere. Egli però (e qui c'entra anche la complicità del caporalmaggiore amico) si nascose nel va gone che partiva; tra le ruote del pezzo. A Bologna il maggiore lo scopre. Il ragaz zo avanza di un passo, scatta sull'attenti e dice tutto di un fiato — Signor maggiore, potevo rimanere a casa, proprio a desso che i miei « comilitoni > partono per la guerra Disse proprio cosi: *comilitoni». E da allora (il maggiore non potè rispondere e chitace...l. Antimo Scarano con isuoi compagni d'ai me ha diviso pericoli, fatiche, disagi. Per mesi e mesi. In Croazia e in Slovenia. Ebbe l'onore di diventare servente del « 75/ 13 »; la bocca di fuoco del suo amico caporalmaggiore. Ha percorso a piedi quasi 2 mila chilometri. E' stato con i comilitoni * per tutta la campagna contro i ribelli. Da ttii Di odo h isei mesi è col « suo > Reggimento, in Piemonte. — A Pasqua il signor maggiore mi ha concessa una licenza — ci informa ■—. Ed ora eccomi qui Potevo forserestare a casa? Il ragazzo^ discorre ad in- Vesuvio, e poiché il caporalmaggiore si vanta di conoscere tutti i dialetti, egli ammoni dunque il minuscolo visitatore in questa guisa: — Neh, piccitì; cca non se po sta. Il graduato intendeva cicè spiegare al ragazzo che le visite erano proibite, 11 attorno. Ma., un po' perchè la pronuncia partenopea del Pagliarini era veramente difettosa, e un poco anche perchè il tipetto lece finta di non capire, il caporalmaggiore dovette ripetere l'avvertimento. Ogni volta, però, il minuscolo visitatore, non se la diede per vinta. Tornò tutti i giorni. E cosi, il caporalmaggiore Carlo Pagliarini. capo pezzo, e il piccolo Antimo Scarano, divennero amici. Un'amicizia che dura tutto ora e che ha una storia. Una storia inconsueta per un ragazzo di quattordici anni. Poiché, infatti, Antimo Scarano ha quattordici anni, non ostante ne dimostri qualcuno d E' ostri qualcpdi meno. E' nato il 10 novem-j campagna contro i ribelli. Da bre del 1928 ad Aversa e dal giorno famoso in cui conobbe l'artigliere è diventato anche egli un piccolo soldato. Sllt l'iii sei mesi è col « suo > Reggimento, in Piemonte. — A Pasqua il signor maggiore mi ha concessa una li i informa Ed gSuggellata l'amicizia con un brano di dialetto napoletano di cui il Pagliarini fece una bellissima imitazione, il, itò i ii una el imitazioe, , ragazzo ritornò nei giorni ! terrogativi. Di modo che, noi, successivi. E quando comin- con tanto di matita in mano, ciarono le marcie quotidiane siamo costretti a rispondere nei dintorni, il piccolo Antimo, ' a una fila di domande a cui g^it N l di i i dà il tep di agitato verso la loquio. Un po' non ci si dà il tempo di rispondere. Sono affermazioni con un leggero, leggerissimo tono interrogativo verso la fine, tanto per salvare la forma. A noi parve soltanto un po' fine del colemozionato. Egli si vedrà domani sul i giornale, pensavamo; dopotutto, per un quattordicenne... No. Non era per questo che pdietro. Non niellava di un passo. Trenta o quaranta chilometri ogni giorno; come se nulla fosse. Durante una di queste marci» il colonnello I. (ora in Tunisia), comandante del Reggimento ncta il ragazzo. A rumi-1 agitato verso la ra il piccolo •• scugnizzo . in j loquio. Un po' gamba, gli sorride, gli fa al¬ dd Bi so la fine, tantola forma. A noi parve soEgli si vedrà il pensa g ggcune domande, i Bisogna vestirlo anche lui da soldato * esclama. E da quel momento die h iù esclama. E qel il quattordicenne non ha più j si sentiva nervoso, quasi com- pac fin quando non riesce a mosso. Ce lo disse, quasi in parlare col capitano Gamerra; un soffio, con una felicità E! o?a maggiore - che acccn-, inesprimibile, piena gentile e gente. E il sarto della riatterra, altèra insieme: - Sapete, do- consegna pochi giorni dopo al ; mani, forse proprio domani. g'ovane nrtiglierino la sua metterò le stellette! Sarò un tei la divisa. 'vero soldato.., p q

Persone citate: Antimo Scarano, Carlo Pagliarini, Pagliarini, Raffaele Scarano