Solenne commemorazione la

Solenne commemorazione la Solenne commemorazione la turbinosa vita di costante ferrari Due duelli mancati e un matrimonio Un tocoso capitano spagnolo e una "(ossa, molto persuasiva • Americhetta, francesina imprudente che scherzava col iuoco • Sistemazione all'alba dei quarant'anni della vittoria garibaldina del '49 Roma, 30 aprile. La vittoria garibaldina del 30 aprile 1849, che parlò delle indistruttibili virtù della razza italiana, è stata rievocata stamane con un solenne rito in memoria degli eroi trentini che si immolarono Eresso le sacre mura, per l'eernità di Roma. I reduci e le rappresentanze si sono adunate nella storica piazza San Pancrazio lungo le mura Aureli©, nei luoghi più arrossati del sangue glorioso dei difensori. Erano presenti i Gruppi di azione nizzarda, che hanno voluto abbinare alla rievocaz.one garibaldina l'esaltazione simbolica del proprio essere, la Coorte garibaldina dell'Urbe che, come primo atto, ha deposto la corona di alloro sulla lapide del Vascello, un reparto del 215° Battaglione CC. NN. « Nizza » venuto appositamente dalla zona d'operazioni per portare al rito altissimo il clima della guerra, le insegne, i labari, le fiamme e i medaglieri di tutte le associazioni combattentistiche e d'arma, e, primo fra tutti, 11 labaro purpureo della legione trentina. Dopo alcune parole pronunciate dal generale Garibaldi stptoddbVasttdlmsgcil corteo si è Inoltrato nei Jviali del Gianicolo, per recarsi sul luogo dove sorge la stele dedicata agli eroi trentini, stele costituita da un masso ricavato dalle Alpi Tridentine, Alpi garibaldine, che la Legione Trentina e il Museo del Risorgimento di Trento hanno offerto a Roma Madre. Dopo lo scoprimento della stele, a nome della città di Trento, il senatore Larcher ha pronunciato elevate parole cui ha risposto il Governatore di Roma. Quindi ha echeggiato solenne l'Inno di Garibaldi. Prima di lasciare il colle le autorità e le rappresentanze hanno re so omaggio, nella vasta e lu min osa piazza, al momento a Giuseppe Garibaldi e. prima che il corteo si sciogliesse, il Vice-Segretario del Partito ha ordinato 11 saluto al Re e il saluto al Duce cui ha fatto seguito una grandiosa manifestazione di fede per la vittoria e per l'intramontabile destino di Roma. ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦Umvqs alla costa p ree so Novoroeaijsk, tentato uno sbarco. (Foto »♦< »*♦ ricani giudicati d in. Avventure d'amore e duelli, spesso strettamente connessi tra loro si trovano rievocati più volte da questo originale tipo di valoroso soldato ridanotene. Eccone una, in cui egli tra due sfide di duello non accolte dall'avversario, fu anche corbellato. La scena avvenne a Valenza nel 1813. Egli, lieto di aver raggranellato una discreta somma dalla vendita di una mandria di mon. toni e di pecore razziate, dopo di essersi bene satollato e rivestito era al col. mo della felicità per essere stato aggregato al corpo dei granatieri e per sentirsi circondato dall'affetto e dalla sti- J™1 d5j colleghi e dei superiori ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦< Un giorno trovandosi al co mando di un posto di guardia vide un capitano spagnuolo « 11 quale faceva caracollare un suo cavallo pavoneggiandosi di cavalcarlo » e che per far dello spirito indirizzò il quadrupede sopra una sentinella che si difese minacciandolo con la baionetta inastata. < Quel pazzo — racconta Ferrari — disse ingiuriose parole al soldato; di che io che lo udii gl'intima! tosto di ritirarsi altrimenti l'avrei fatto arrestare » La reazione dell' ufficiale spagnuolo fu pronta e vivace, ma non meno forte fu quella del giovine italiano: « Il fanfarone a ciò rispose che gl'Italiani non erano atti a questo, che ben si conoscevano, soggiungendo, che se non fossero 1 Francesi, voi altri non conteres nada. Fui ad un pelo — dichiara il Ferrari — di non glttarlo da cavallo, e pieno di stizza gli dissi: < Giacchè voi dite che gl'Italiani sono dap- dove I sovieto Hoffmann). ♦♦♦♦« »»♦♦ ► ■ < * ►« dà un americano poco, se voi siete un cavaliere d'onore, domani vi sfido, e vedremo chi di noi avrà l'ossa più dure ». Lo spagnuolo accettò. Allora soggiunsi: « Lascio a voi scegliere l'arme; se volete duellare a cavallo, essendo lo di fanteria prenderò un fucile, e cosi ci affrontere: mo; se amate meglio alla sciabola o alla pistola, fate voi, ve ne lascio la scelta». Un comodo articolo Lasciatisi con questa intesa, il Ferrari prese con sè due soldati provveduti di vanga ed andò alla ricerca di uno spiazzo ove avrebbe potuto aver luogo la partita d'onore e, trovatolo, ordinò ad essi « di formare una buca capace d'un uomo »; ritornato fece testamento in favore del suo attendente; quindi accompagnato da un collega, al mattino dopo andò alla ricerca'dell'avversario, per conoscere l'arma da lui scelta. « Scelse lo squadrone — narra il protagonista della .singolare avventura — e ciò cadeva a pennello, perchè il Costantini, che mi avea a servire di padrino, portava appunto lo squadrone. Lo Spagnuolo aveva seco un ufficiale francese, e cosi tutti e quattro venimmo verso la posta che metteva al luogo destinato. Quivi giunto, pre- Sai l'ufflziale di guardia, itaano, e della mia Compagnia, il Sottotenente Jori, che mi compiacesse di due uomini, a cui consegnai due pale. «Sono — io dissi — per chi di noi due rimarrà morto: quegli che sopravvive 'farà la carità di farlo seppellire ». Colui ammutolì. Giunti alla buca, più che mai rimase egli attonito di vederla. I padrini ne chiesero il perchè. Allora lo Spagnuolo si trasse di scarsella un libretto; ed era il Codice della legge, nel quale notò un articolo, che comminava la pena di- morte al duellanti, prote stando perciò di non volersi battere, e scusandosi con dire che stimava la nazione italiana ». Ed ecco nello stesso giorno alle armi s'intrecciano gli amori, che non sono però fortu nati: « Alle sera andai al ballo detto della Pilotta in una casa alquanto distante dal mio alloggio, ove era stato alquanti di prima, e dove trovai una certa giovine per nome Americhetta, brunetta si, ma avvenente, la quale mi corbellò per bene facendomi sperare 1 suoi favori, dacché me le proffersi di itccompagnarla fino alla jua abitazione. Ma colei dopo una lunga volta mi fe' capitare in un corpo di guardia ad una porta della città, ove era un certo Guerrlni, ufflziale italiano, che mi ringraziò di avergli condotta la sua amante. Questo scherno avuto da colei mi proposi di vendicare la prima volta che mi si desse il destro. Quivi la trovai In .lanza « ►♦♦♦♦♦« : • #* /l cavalier Gio. vanni Villa usci dal suo ufficio aUe due, stringendosi sul petto un rotolo di carte avvolto OREC con un sergente francese, e quantunque io non .ni dessi Inteso del fatto suo, pur - la trista ardi di sogghignarmi in viso. Allora lo aspettai l'istante che ella uscisse dal festino per darle una lezione memorativa. Difatto presso la mezzanotte, ella discese le scale sotto il braccio d'un commissario francese, certo perchè tal gente ha sempre 11 borsellino ben fornito. Me le appressai discendendo anch'io, e, dandole uno scapellotto, e restandomi tra le mani il suo scialle, ne feci una pallottola, poi gittandoglielo alle spalle, cadde sopra il commissario. Questi montò in furia, ed io gli risposi che non era un francese da lasciarmi schernire da una femmina, che se egli chiam-avasi di ciò gravato, sapeva come il militare agisse in simili casi. Allora egli risposemi che all' indomani ci saremmo veduti ». Questa volta però l'ardente schermi tore non potè misurarsi con l'avversario perchè il suo colonnello glielo impedì. La fantasia di Balzac Sapete come questo bel tomo all'alba di quarant'anni decise improvvisamente di prender moglie ? Perchè il suo amico Codazzi gliela impose al fine di sistemare, con la dote che la giovine avrebbe portato, l'azienda agricola del Serraglio, desiderando egli di abbandonare il Ferrari al suo destino, ormai tutto preso come era delle sue ricerche scientifiche nel Venezuela. E' adorabile l'ingenuità con la quale racconta il grave passo fatto, dopo essere ricorso ad un prestito di quattrocento scudi. « Non pertanto quello (s'intende il prestito) era un ienitivo e nulla più el dissesto delle cose nostre, talché l'amico pensò di trovarmi moglie; cosa che era di poco mio genio, e meno dell'età mia matura. Pure mi vi accomodai a fine di provvedere cosi ai domestici interessi». Fu però anche questa volta fortunato. La giovine era figlia di uno dei più illustri chimici del suo tempo; non ci consta se era bella, ma, certo era « colta e spiritosa » e fu una' mogliettlna ideale; non ostante le sue condizioni finanziarie da iul considerate tutt'altro che buone; ma l'amico — dichiara — poteva tanto in me che facilmente mi piegò ad abbracciarle. Si conchiuse per tanto il con tratto nuziale e nel luglio 1825 condussi al Serraglio la giovine sposa, le cui maniere gentili guadagnarono tosto il mio animo si che restai preso di liei, e del suo modo di pensare e sentire, e fui pago della scelta ». Non creda il paziente lettore che ci ha seguito sino qui, che le memorie contengano soltanto avventure più »♦♦♦♦« * «•»< « CHIO SINISTRO o meno boccaccesche o donchisciottesche: l'idea di dettarle sorse nell'autore dal proposito ben fermo di non far perdere le tracce del valore italiano nella guerra di Spagna, assegnando ad ognuno il suo, sia che si trattasse del connazionali, sia degli stranieri a . fianco o contro i quali egli si trovò tanto tempo a combattere. Ed anche oggi, mentre si è cosi gravemente impegnati in questa gigantesca guerra, non è senza orgoglio che si leggono fatti ed episodi narrati con vivacità da uno spirito alacre In pagine che si leggono d'un fiato. Poiché se è vero, come dimostra il Menghlni nelle accuratissime note, ohe il Ferrari si attenne strettamente, per la parte riferentesi alla guerra di Spagna, alla classica opera di Camillo Varani, è anche vero che questa storia, oltre essere voluminosa ed. ormai introvabile, non e di facile lettura, avendo stretto carattere militare; perciò chi oggi voglia avere un'idea ben chiara del contributo dato dagli Italiani a quella durissima campagna napoleonica, senza affrontare un opera scientifica, può ricorrere alle Memorie del Nostro. Polche parlando di sè esalta la memoria di numerosissimi Italiani che si sacrificarono apparentemente per una causa non propria, In realtà per preparare 11 corpo e lo spirito a rintuzzare con le armi in pugno lo scherno degli stranieri che non avevano alcuna stima di noi. E le Memorie da lui dettate vogliono considerarsi anche come un'indiretta risposta, fra l'altro, alla denigrazione de- fli Italiani combattenti in spagna, fatta dal Balzac nel romanzo Lea Marana edito ne] 1834, cui aveva già risposto Antonio Lissoni dimostrando come il grande romanziere mentisse allorquando affermava di aver attinto, scrivendo, a fonti non sospette di militari in buona fede. Facile compito quello del Lissoni e del Ferrari: sia sufficiente ricordare che se non vennero del tutto negate, dal fecondo romanziere, le imprese verainente leggendarie compiute In Ispagna dal più sublime degli eroi italiani che a tal guerra parteciparono, il bolognese Domenico Bianchini, tentò però di diminuirne l'importanza, presentando il - purissimo eroe sotto vesti nientemeno che di un cannibale. Dichiara infatti il Balzac che il Bianchini, durante la campagna, aveva scommesso di mangiarsi il cuore di una sentinella spagnola; e riuscì a vìncere la scommessa avendo mantenuto l'impegno! Arturo Codignola FINE • I »»»♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ Erano venute le sei, Giovan ni Villa si era riletto le Recentissime, che fasciavano il suo prezioso manoscritto, si era fumato le ultime due sisforzandosi di medi ia l i i