I La signora manetta (

I La signora manetta ( I La signora manetta ( TmiiitiiiiiiimiiiitiiiiiiiMiimiiiiitiiiii i Benché fosse d'umilissima estrazione e campasse la vita con un'infinità di piccoli servizi resi a destra e a sinistra nella cerchia del suo vicinato (soffriva di reumatismi e non poteva allontanarsi troppo da casa) ella era una persona « fine » e tutti le davano della a signora d, senza economia. Signora Mariella di qua, aignora Marietta di là... Piaceva a tutti, senza eccezione, perfino a quella superbiosa del primo piano, quella grossa, stringata ed elegante «madama» che non si sapeva come né dove avesse guadagnato tutto il denaro che aveva e che adesso viveva ritirata, in compagnia della sua cagnetta Lulù. La mattina presto, puntuale, la signora Marietta arrivava da lei. Portava il suo eterno vestito di lanetta nera, lungo quasi fino ai piedi, i guanti, il cotone nelle orecchie, e, sul viso, attaccato al cappellino, una specie di ragnatela che doveva esser stata, un tempo, lina veletta. Era piccola, una donnina, magra magra, una specie di Ombretta: accanto a lei, la tmadama» del primo piano, sembava una gigantessa. Benevola, ella s'informava del lavoro della signora Marietta e di come le andavano gli affari. Bene, diceva la signora Marietta, benissimo. La mattina portava a spasso Lulù, il pomeriggio Morni, e questi erano i 6uoi servizi fissi. Poi aveva quelli volanti : portare al Monte di Pietà i cucchiaini d'argento di una signora che si vergognava di esser decaduta, fare il giuoco delle carte a certe ragazze che si volevano sposare, andare a trovare all'Ospizio dei poveri una ricoverata, per conto dei suoi parenti negozianti che non avevan tem po di farlo e via via. No, la signora Marietta non poteva davvero lamentarsi. E così dicendo prendeva in mano l'estremità del guinzaglio di Lulù. — Andiamo, tesoro, andiamo!... La grossa n,ma-: dama» andava tutta >n sol-! luchero nel sentir chiamare. Lulù «tesoro». Perchè poi laj povera bestia, già avanzata' negli anni e malandata in ; salute, era già stata cagione di infiniti scontri della suaj padrona con la servitù ostile e sprezzante: la cameriera che non voleva portarla a spasso, la cuoca che, quando poteva, la pigliava a calci... — Gente senza cuore — diceva, fremente, la povera «madama» — non ci siete che voi, signora Marietta, di cui possa fidarmi, non ci siete che voi... Rimase perciò il doppio colpita quando la signora Marietta un brutto giorno venne a .dirle che non poteva più portaro a spasso Lulù e che le bisognava svincolarsi da quell'impegno. — Ma perchè? Perchè? — domandava l'altra con l'affanno e le lacrime nella voce ; vpovera donna, nonostante i suoi quattrini faceva pena anche lei. — Perchè devo accompagnar fuori Morni anche di •mattina... — Ma come?... E volete fare questo torto a me, proprio a me?... — E' che, vedete, l'altra signora ha dovuto accettar un posto, ha bisogno di guadagnare e non può mica lasciar Morni solo... — Se ha bisogno di lavo nzadlahzcoiohsrggslacttsqgcet—gfvdmppsiatmsingsvs♦rare penso che°vi pagherà j ben poco... Io vi raddoppio il mensile, signora Marietta!... Ma perchè non volete fare i vostri interessi?... La signora Marietta scuoteva il capo con dolce energia. No, le dispiaceva, le piangeva il cuore per quella povera Lulù, ma non poteva, ecco, non poteva. La signora avrebbe dovuto portarsela a spasso lei ; dopo tutto uscire di mattina non le avrebbe fatto- male. — Grazie del consiglio — disse l'altra e le sbattè, dietro, la porta. Ma poi, il giorno dopq, col cuore pieno di amarezza e di gelosia per quell'ingiustizia, ella prese la sua Lulù e andò fuori, nel solito giardino, guardando in qua e in là per vedere la signora Marietta. E la vide, infatti, seduta su di una panchina, coi piedi giunti, ben dritta, il capo eretto, con la sua ragnatela di veletta sulla faccia, il cotone negli orecchi, le mani inguantate in grembo. — Ebbene, dov'è questo Morni, questo prediletto Morni, questo beniamino?... O davanti c'era un bimbo, biondo, piccolino, gracile e con l'aria mansueta. — Quello?... Ma io crede vo ohe Morni fosse un cane ! — Già... Capisco... — Ma non capisco io!... Perchè non dirmelo che Morni era un bambino?... — Bc, vedete, temevo... Sì, che vi facesse dispiacere, che vi facesse pensare... — Che cosa?... Che io non miimiii itmiii n iiiiiiiiiniiiii ne ho?... Oh, ohe sciocchezza, signora Marietta!... La fulminava con lo sguardo, tornato per un attimo lampeggiante. — Ma non sapete che io ho avuto ben altre soddisfazioni, nella vita? Che ho percorso una carriera artistica, io, e ho .guadagnato quel che ho voluto... Altro che la vostra signora che deve andare all'impiego!... — Oh, certo, sicuro... Timida e remissiva, la signora Marietta le dava ragione. La grossa «madama» si lasciò andare a sedere sulla panchina anche lei e tacque, mentre Lulù, lì accanto, dormiva, e Morni seguitava a giocare tranquillo, coi suoi piccoli gesti armoniosi, quieti, pieni di dolcezza. 0gni tanto alzava i suoi occhioni chiari sulle due donne e abbozzava un sorriso gentile. — Che angioletto, eh?... — si lasciò scappare la signora Marietta, ma poi confusa si alzò e disse che doveva andare, si faceva tardi, domandava scusa. L'altra rimase lì sola, seduta sulla panchina, ancóra per un bel pezzo. Guardava davanti a se, nel vuoto del giardino, e il suo gran seno si alzava e si abbassava con un palpitare tempestoso. Alla fine si calmò, ed ella trasse un lungo sospiro. Sì, pensò, chinando il capo, bisognava convenirne ancora una volta: la signora Marietta era una persona fine, delicata, che capiva le cose, anche le più nascoste... Canla Prosperi ♦♦»♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ Un punto daltici avevano t« Gli ame

Persone citate: Signora Mariella