Tragiche peripezie

Tragiche peripezie Tragiche peripezie di sopravvissuti a un siluramento Sperduti sull'Oceano per 83 giorni a bordo di una zattera Stoccolma, 26 aprile. , H soldato della fanteria di! marina americana, Gunnar, nato da genitori scandinavi emigrati trent'anni or sono nel Minnesota, in una lettera diretta a certi suoi parenti svedesi descrive le impressioni'' riportate durante 83 giorni vissuti su una zattera alla deriva nell'oceano Atlantico dopo l'affondamento, da parte di un sommergibile dell'Asse, del bastimento sul quale prestava servizio come cannoniere. Senza vitto e senz'acqua Gettatosi in acqua l'equipaggio, mentre il bastimento scompariva fra le onde. Gunnar .riuscì per due giorni a mantenersi a galla aggrap- Eato a un rottame di bambù, fi forze stavano già per abbandonarlo allorché venne salvato da altri quattro camerati che avevano preso posto in uno di quei tipici galleggianti di fortuna a fondo piatto e a fianchi bassi, con prora e poppa di uguale forma rettangolare. Segue qui la descrizione fatta dal marinaio di quello ohe avvenne in seguito: '■'« Quando mi inerpicai anch'io sulla zattera, le nostre provviste consistevano in nove barattoli di latte condensato, in un paio di chili fra biscotti e cioccolata e due barili a metà ripieni di acqua dolce. In fatto di attrezzaménto disponevamo di una cassetta di medicinali di pronto soccorso, di una vela sulla quale i topi di bordo avevano tracciato larghi squarci e di alcuni ordigni per segnalazione. Grazie ad uno strettissimo razionamento — mangiavamo poche briciole una volta al giorno — riuscimmo a far durare il cibo sedici giorni e l'acqua quattro o cinque giorni più a lungo. Benché esposti alla sferza del sole implacabile e sballottati di continuo dalle onde, non ci sentimmo completamente in crisi che quando gli alimenti e poi l'acqua, incominciarono a scarseggiare. Eravamo tuttavia confortati dalla speranza di essere raccolti prima o dopo da qualche bastimento e intanto decidemmo di migliorare il problema dei viveri dedicandoci alla pesca, nella cui tecnica però nessuno di noi aveva alcuna esperienza. Incastrata nel dritto di poppa del nostro galleggiante era una sbarra di ferro che strappammo dal suo alveolo e alla quale assicurammo un paio di forbici tolte dalla cassetta dei medicinali. Venimmo cosi a disporre di una fiocina perfettamente adatta all'uso. ; La caccia al pescecane «La fortuna ci favori: avevamo appena immerso nel mare il nostro strumento che prendemmo subito un pesce persico, azzurro, dal muso allungato, pesante circa tre chili e che, affamati come eravamo, ci parve squisito. Due giorni dopo decidemmo di pescare uno di quei pescicaui non molto grossi di cui sembrava, brulicare il mare at torno a noi. Con una corda facemmo un nodo scorsoio • che lasciammo pendere nell'acqua, mentre due di noi mantenevano come esca i piedi in mare. La vista della carne bianca attirò subito un pescecane lungo quasi due metri che si avventò sull'esca come freccia. Altrettanto pronti, noi ritirammo i piedi, e lo squalo penetrò direttamente entro il nodo scorsolo che stringemmo con tutte le nostre forze. Non fu davvero facile impresa issare a bordo lo squalo che si dibatteva e t cui colpi di coda, se ci avessero colpiti in pieno, ci avrebbero stroncati in due. Alla fine, mentre quattro di noi riuscivano, per un momento a tenere immobile Io squalo, l'altro gli vibrava un colpo mortale al cuore. Facemmo festa col fegato del pescecane ma il resto, il giorno seguente, era già divenuto immangiabile a causa del calore intensissimo e ci trovammo di nuovo senza viveri. « Al ventesimo giorno avvistammo il primo bastimento: era una nave mercantile che, senza vedere i nostri segnali, disparve all'orizzonte. L'uidomani scorgemmo un altro vapore: ci restavano quattro fuochi di segnalazione e ne accendemmo tre, ma, come il primo, anche questo bastimento disparve senza averci scorto. Intanto anche 1' acqua era venuta a mancare: alle nostre sofferenze si aggiunse allora il pensiero angoscioso di morire dalla sete. Per fortuna tre giorni dopo cadde un violento acquazzone e riuscimmo a raccogliere un po' d'acqua che strettissimamente razionammo. Eravamo da quarantadue giorni sulla zattera quando avvistammo il terzo Dastimento, ma anche questo dileguò al largo. Ci sentimmo allora invadere da un senso di incommensurabile disperazione. Uno dei nostri camerati era divenuto quasi cieco ed aveva perduto il senso dell'udito. Al 66.o giorno egli peggiorò improvvisamente: emetteva lamenti strazianti e non ostante facessimo di tutto non potemmo indurlo nemmeno a bere alcune gocce d'acqua che avevamo preziosamente riservate per lui. B giorno seguente lo trovammo cadavere. < Quarantotto ore dopo al d tri due di noi si ammalarono con gli stessi sintomi. Uno delirò tutta la notte invocando il nome della, moglie. Noi facemmo tutto il possibile per calmarlo ma il mattino seguente anch'egli mori. Eravamo rimasti in tre, più spettri che uomini. « Il giorno precedente a quello in cui fummo salvati, incominciò a piovere di nuovo, ma eravamo ormai cosi sfiniu che non avemmo nemmeno la forza di fare qualcosa per tentare di raccogliere le preziose gocce che cadevano dal: cielo. Al tramonto un grande; aeroplano volò rapidissimo al| di sopra di noi. « Il mattino seguente udimmo di nuovo echeggiare ili rombo di un motore di un ve-: livolo sopra le nostre teste, ma nemmeno allora gli aviatori ci scorsero. Alla sera un grande convoglio scortato si! profilò all'orizzonte e un cacciatorpediniere mise diritto la prora verso di noi. Il pensiero di non essere nemmeno questa volta, ci re-ise quasi dementi: uno di noi riusci a sollevarsi sulle ginoc- chia e ad agitare debolmente lo straccio che gli serviva da camicia, mentre gli altri due lo sostenevano Illa meglio. Dal caccia risposero con se- gnali. Pesavo circa 75 chili quando fummo silurati; quan- quanta':"0"0 "e PeSaV°<Mario Vanni [avvistati | [ , , , ,„■,««. Restrizioni nel Sud Africa Restizonine Sd8 OannO d6i residenti indiani Lorenzo Marquez, 26 aprile, La legge restrittiva dei di-! ritti dei residenti indiani del Sud Africa continua a provocare aspre polemiche nel Parlamento e nella stampa fra i sostenitori e gli avversari di questa strana politica razziale che un dominio britannico instaura ai danni della perla dell'Impero di Sua Maestà britannica.

Persone citate: Lorenzo Marquez, Mario Vanni, Restizonine Sd8

Luoghi citati: Minnesota, Stoccolma, Sud Africa