INEDITI DI

INEDITI DI INEDITI DI Il Quarantotto m e il suo editore Un monumento celebre e una pizzeria celeberrima - L'episodio che ispirò il fortunato dramma L'attiva corrispondenza col Guarino, mentre altri progetti sorridevano alla fantasia dello scrittore NAPOLI, aprile. A Piazza della Carità, prima che una non felice edilizia modernista venisse a rompere l'armonia di via Toledo, si levava pallido e pensoso, nella sua dignitosa redingotta, il barone Carlo Poerio. Alla caviglia destra, appena accennato, si vedeva scolpito il ferro della catena di deportato a S. Stefano. Alle sue spalle, sul frontone di un albergo, si spiegava la cara lapide messa 11 a ricordare la morte di Luigi La Vista. Poco discosto, e sempre a tergo del barone Poerio, un pizzaiolo famoso, che non aveva ancora avuto la pessima idea di mutarsi in ristorante moderno, allineava le bancarelle. Si vedeva dalla piazza un altro monumento, nella bottega del pizzaiolo, ed era il grande pancone di marmo ove tra nuvole di farina candida il garzone batteva le « pizze » e le inondava d'olio e pomodoro. Nella stagione delle ricotte, su quel banco si levavano le forme bianche a tronco di cono. Cosi in tanto ostinato candore anche la statua del barone, in Piazza della Carità, armonizzava la pizzeria e Carlo Poerio pareva uno di ?uei fornai della bottega, inarinato da capo a piedi, balzato sul plinto a cantare la gloria della pizza al pomodoro. «Nu 'ravinello tra le gambe di Don Pio Nono » A questa immaginazione della loro statua i napoletani non mescolavano neppure la ombra della irriverenza. E se essi amavano darsi degli appuntamenti « sotto a Carlo Poerio » per ficcarsi, poi, nella pizzeria famosa non è detto che il monumento perdesse, per loro, parte del suo significato storico. Adesso non c'è più e Carlo Poerio non assiste, bianco e meditabondo, dal suo piedestallo alla diur. na e notturna vita di Toledo. Prima della guerra, l'hanno portato nella Villa, tra il verde cupo dei mirti e le superstiti anitre delle fontane. Per uno abituato a vivere nel clamore di Piazza Carità, al. lo sbocco della Pignasecca. quello dev'essere un noioso ritiro e quasi un confino. Ed io credo che se gli impietriti cuori delle statue sono capaci di sogni, ecco, Carlo Poerio deve sognar di ritornare un giorno o l'altro al suo posto. Sui luogo del «Quarantotto». Il giorno 15 di maggio 1848 a Napoli si levarono le barricate, e fu un affare serio. Re Ferdinando aveva concessa la Costituzione, per gittare come egli diceva « nu Fraviclello » tra le gambe di « don Pio Nono » e di « don Carlo Alberto». Le garanzie di libertà sembravano solide con Carlo Poerio ministro della Polizia e il Bozzelli all'interno. Tornavano gli esuli; Settembrini rientrava da Malta. Si tripudiava per la libertà e quasi se ne fa una Piedigrotta fuori stagione. Poerio è ricevuto a Palazzo e Ferdinando l'alliscia, gli offre sigari e lo chiama Carletto. Che è che non è si comincia a mormorar di tradimento; che il Re attende il momento buono per togliere ciò che ha concesso; che la Carta costituzionale, da giù- er: j registri della Cancelleri rarsi dinnanzi alle Camere è mutata. Sorgono effettivamente difficoltà grosse sulla procedura del giuramento e mentre notte e giorno ministri deputati giuristi patrioti sono riuniti per togliere le spine, tra il 14 e il 15 di mag. gio in diversi luoghi di Napoli si comincia a costruire barricate. Al Mei-catello, a San Giacomo, a S. Brigida, a San Ferdinando, a S. Teresa si ammucchiano mobili e pietre, carri e suppellettili. Balconi e finestre vengono tappati con materassi e guanciali. Un sordo lavorio circola nottetempo per la città e all'alba si è pronti per la rivoluzione. A Piazza della Carità sul sito della statua e presso il pizzaiolo è sorta la più munita e alta delle barricate. Vi moriranno il puro e intrepido Luigi La Vista, decine di soldati, guardie nazionali, svizzeri, popolani e innocenti, liberali e borbonici. Non è il caso che io racconti cosa fu il '48 a Napoli. Di questa giornata, della cupa notte che la precedette, dell'arsa e - sanguinosa lotta sulle barricate, del tragico tramonto sulle vie deserte costellate di morti e di feriti, Salvatore di Giaccmo s'innamorò. E si lasciò andare alla cempcsizione di un racconto storico, tra il saggio e l'evocazione lirica, nudrìto di documenti che per loro significato mettessero senz'altra aggiunta di parole taluni toni al quadro. Ne nacque « Il Quarantotto » edito 5*»tìré;i*SJ» -neJ ì?5con 50 illustrazioni e 4 fuori testo; ristampato poi dal Perrella nel volume « Luci e ombre napolitane » con gli altri saggi di piacevole ricerca erudita («Antiche taverne napolitane », « La prigionia del Marino », « La Sanfelice », « I bianchi della Giustizia», « La Scuola di Posillipo ») nel 1914. In questa strana pittura di una Rivoluzione durata ventiquattr'ore di Giacomo adopera la marniera di un Delacrolx e la dolente, tragica osservazione umana di un Gioacchino Toma. (Un angolo della Piazza della Carità dopo l'eccidio: « La ruota era lorda di sangue tutta quanta: i suoi raggi gocciolavano. E, per entro ad essi, la mano di un morto — una mano bianca e fine — pareva si movesse ancorai»). Il breve racconto rotto in preziosi frammenti è uno dei più belli e drammatici del Poeta. Le 48 lettere raccolte dal Casella Cosi il successo al suo primo apparire nel 1903 limitato e circoscritto, fu allargato dopo una successiva edizione, del 1913 affidata a tale Gua* lino, di Roma. Ed io m'induco a parlar di questa operetta appunto per aver avuto In mano un carteggio inedito tra il Poeta e l'editore che pubblico in parte e che spero valga a contribuire alla edizione completa delle opere digiacomlane che cura il Flora a Milano e all'tEpistolarloi» raccolto e ordinato, seconda mi dicono, da Mario Vinciguerra. L'amichevole sollecitudine di Gaspare Casella, bibliopola e mercante di illustri scritture, m'ha passato in visione questo materiale che si compone ef- a al riempiono di firmo fettlvamente di 48 pezzi: lettere, biglietti, cartoline e appunti manoscritti, tra cui gli autografi di due liriche, un primo "gruppo di lettere e biglietti è indirizzato totalmente all'editore Vittorio Fortunato Guarino; altro a varii amici e conoscenti, lo Schettini, il Postiglione, eccetera. Una storia di briganti che non vide mai la luce alassiduiTal «Corrieri del Mat- Salvatore di Giaccmo ebbe, specie da giovane, numerosissimi editori. Luigi Russo nel suo saggio, tra i meglio ragionati e calzanti, sul Poeta osserva: < a Napoli tra l'80 e l'85, -e forse anche dopo, mancò al di Giacomo un consenso di critica illuminata che gli suggerisse l'idea un po' esatta della sua capacità; solo con le canzoni di Piedigrotta egli si reputò chiamato decisamente all'ufficio di poeta dialettale. E coteata trascuranza per l'opera propria gli rimase poi anche in seguito, quasi vezzosa abitudine di signore della poesia, liberale e modesto e i rac coglitori del volume ricciardlano delle « Poesie », Croce e Gaeta, han durato fatica di ricerca e di scelta... » e più oltre: « l'opera sua è stata conosciuta attraverso a edizioni agevoli solo da pochi anni... ». Insomma Salvatore di Giacomo poetava e scriveva per una editoria molto spesso spicciola e occasionale. Il giornale quotidiano (egli fu giornalista tino », al « Pungolo », al «Corriere di Napoli») il fascicolo pledlgrottesco, l'album di occasione, la strenna, ospitavano le sue Uriche, le sue novelle, i suoi bozzetti scenici e, in questo dissiparsi nell'ambiente ristretto degli amici e degli ammiratori, dei colleglli e del non stragrande numero dei lettori di cinque giornali ove lavorava, trovava la risonanza e il giudizio che l'appagava. E cosi il carteggio tra lui e un signor Vittorio Fortunato Guarino, di Rema, proprietario di una casa editrice Latina da prima in via dei Banchi Nuovi 44 poi in via Arco del Ginnasi, numero 3, ci narra le vicende d'una di queste pubblicazioni digiacomlane. Il Guarino era una vecchia conoscenza del di Giacomo; leggo una lettera del 1910 ove il poeta gli parla di trascorsi e litigi ccl Molinari direttore-di una celebre compagnia dialettale napolitana ed altri btglietti ove al Guarino vengono confidate missioni di sondag- vdgio pwTa scelta"dì ^primaattrice capace di creare « As sunta Spina» a Roma. Ma avrò tempo e occasione per riparlar di queste lettere. I veri e propri rapporti editoriali tra i due cominciano col « Quarantotto» e con esso finiscono pure. Il- Guarino fece del « Quarantotto » una edizione popolare, tiratura di settemila copie in foglio da vendersi come un giornale; e si riservava evidentemente di dare all'opera una veste editoriale più degna, in volume, con altri lavori. Pensava di commissionare all'autore una storia dl briganti e del brigantaggio; progetti assai vaghi. Di Giacomo gli scrive fi 4 settembre 1912 : « Caro Guarino, non )io più notizie vostre e vi devo supporre molto occupato. Tuttavia vi sarei grato se mi scrìveste con qualche sollecitudine quali sono le.vostre intenzioni su tutto, perchè ieri il Perrella è tornato alla carica, e perchè da « Pipa e Boccale », quando non vi facesse potrei cavare subito qualche novella pel volume ohe ho col Treves. Forse pel ■momento potrà occorrervi il solo « Quarantotto ». Ma anche in questo caso bisognerà che io lo sappia definitivamente per rispondere appunto al Perrella che mi sollecita. Siamo alla fine d'anno e queste cose devono essere a posto. A Dalbono ho mandato il vino ieri, in tante bottiglie suggellate e con l'etichetta € il Quarantotto». Lo vedrò in settimana. Non ho avuto più il t Resto del Carlino » del lunedi 25 nov. con l'articolo «Assunta Spimi» del Cardarelli. Vi sarei grato se mi diceste qualche tosa anche di questo. Vi è arrivata tutto senza rotture? In attesa mille buoni saluti dal vostro Di Giacomo^,. E quattro giorni 1 Gappresso: «.Caro Guarino, a- dvevo immaginato che foste indisposto. Ma ora sono lieto di sapervi listubiiito. Dunque vedrò di ritrovare la negativa della barricata di Santa Brigida, se ne ho un'altra: altrimenti vi manderò la positiva. Se non ho nemmeno quella bisognerà che facciate fare un ingrandimento dal libro. Non posso fare altro. Vedrò domani in biblioteca e spedirò. Come vedete io non perdo tempo. Per il « Quarantotto » in fogli va bene per le 60 lire e ;er la percentuale sulla vendita. Bisogna dirmi qual'è questa percentuale, come si fa a riscuoterla e ogni quanto tempo. Per il libro bisogna fissare una percentuale per ogni copia venduta — vedi contratto Sandron — e un rendiconto trimestrale. Bisogna insomma fare un contratto in regola, per una prima edizione di un numero fissato di copie, ecc. ecc. Dunque occorre che mi mandiate la bozza di contratto, Per «Pipa e Boccale » posso far così: una sola delle novelle toglierla, le altre lasciarle. Supplisce a quella tolta un'altra del genere. Ma qual'è il compenso? Quali sono le vostre intensioni? Si pubblica il libro o si pubblica il foglio? Per quanto tempo vi occorre la proprietà? Ecco quel che dev'essere fissato. Ai « Briganti » si penserà se mai appresso; ora mi manca il tempo. Tutto quello che riguarda il « Quarantotto » e « Pipo e Boccale » dovrebb'esser messo a posto prima del 28 di questo mese, perchè poi non vi posso pensare più. Anche il danaro io abbia per quel dtprdBsvddnoccorre che io abbia per giorno. La mia nota spese 'eli chès, catalogo Mostra Storica (L. 5) e negativi non ammon-1 ta che a L. 12,60. Ho trovato I ieri la figura di una brigantessa ,in un giornale del tempo. Domani vedrò di ritrovare le fotografie dei briganti. Saluti in fretta, vostro Di Giacomo ». Questo dei « Briganti » è un progetto al qua.e rinunzieràl poi definitivamente e ne dà in-1 diretta notizia al Guarino nel- ! la lettera del 20 novembre in \ cul si tratta ancora del con-|tratto pel « '48 » e della edi- ! zlone che dovrebb'essere immi- ! nente nente. Personaggi illustri di scena nel dramma « Caro Guarino — scrive il Poeta. — Sono io che aspetto voi, mentre si va copiando A |S' Francisco. Qui ho trovato !mo"° <*» farB '» hihiioteca molto da fare.' In biblioteca ove ho tutto il materiale iconografico non sono ancora stato che per un momento. Oggi faccio copiare il contratto Sandron e ve ne mando la bozza, sulla quale per quanto concerne « // Quarantotto » abbonerete voi una formula. Occorre che mi diciate che cosa desiderate mettere d'illustrazione nel «Quarantotto»: io mi limiterei ad un ritratto di Ferdinando II, le due barricuW di Santa Brigida e di San Giacomo, un ritratto di Settembrini, un ritratto di Litigi La Vista, la figura del « feroce». Potreste anche mettere assieme i disegnini delle toilettes del tempo e basterebbe. Avete anche il disegno di Dalbono. Per le altre cose da stampare dopo il « Quarantotto » vi ho detto che preparo ta traduzione di « A S. Francisco». Questo dramma potrebbe anche essere illustrato: ho i disegni di Scoppetta nella sua edizione da 1 lira. E per « Mese Mariano » ho fotografie dirette. Io devo-sentire le vostre proposte, intanto. Fra poco l'on. Giustino Fortunato, che ho insto da Croce e che citerà il « Quamntotto » che gli piace assai, pubblicherà un volume sui briganti. Ve lo avverto. Forse sarò costretto a tornare aRoma per due giorni: al tea- tro reclamano la traduzione di Lulù. Ad ogni modo aspetto vostre notizie. Saluti in fretta ». Il 23 dicembre di Giacomo ha le bozze di stampa del « Quarantotto », ma non ancora' 11 contratto. Vorrebbe riceverlo questo contratto prima dl terminare la revisione ma siandrà all'anno nuovo, orn^ai. iIl 6 gennaio, difattl. l'edizione : popolare e ce. Di Giacomo ne l scrive subito, contento, ali Guarino. « Vi scrivo subito per dirvi che l'edizione popolare Il turco è serio, generalmente cortese, ed è coraggioso e fanatico: per guastarsi coi turchi in modo definitivo e irrimediabile basta offenderne l'amor proprio, trattarli da popolo bisognoso di tutela, giudicar male con parole o gesti certi loro usi o costumi, criticarli quando la critica è fuor di luogo per ragioni di mo. mento o di ambiente. Lo Stadrete. Ora occorre che spediti-ìtot Ia legge, la polizia, gli note subito a Napoli racegman- ™m' *g colpiscono colpiscono dando la vendita in tutti i po-[$ur°- Raramente in Turchia stì. Io vedrò il venditore del h° sentito discorrere di condo« Ganibrinus » in giornata chet™ e di grazie. Messa m moto potranno avere i volumi. Sullal*"1 P.'f um.lle .funzionario, la copertina potrete mettere la riproduzione del bel quadro di Netti « Il Quarantotto ». E' a S. Martino e posso farvela avere. Se la volete a colori pos~ so anche farlo fare. Forse mentre io vi scrii'o mi scrivete del « Quarantotto » è venuta molto bene, e che fa effetto. Benissimo! Complimenti: ci sono degli errori, ma se volete vi mando la copia inviatimi, correggendoli. Nella epigrafe delio Stendhal la parola b'uts è diventata butus e, appresso, in un titolo deve dir La Prota e non le Prota. Insomma ve- macchina statale non s'arresta più: ma lo stesso umilissimo funzionario, se vi date la pena di spiegargli il vostro caso e il vostro errore, cercherà di venirvi incontro e di risparmiarvi grossi fastidi. Il funzionario anche vói; "ad''offW'niodo""uò-ì'lf'V/g';"''a ancora, come negli glio dirvi subito che la pubblicazione è riuscita. E vi auguro — e m'auguro — bene! Cordialmente vostro ». Autore ed editore ebbri del successo _ 1 nel contratto I Giacomo. P. 8 altri Stati europei, una vera e propria classe, essenziale per l'evoluzione del cosiddetto ceto medio, tuttaxna nel vasto paese — nel quale cittadine e borgate e villaggi sovente sono distanti ore e ore di cavalcatura 0 di carro l'ima dall-altro, 0 dalla linea ferroviaria — imInfatti l'edizione andò a ru-1 piegati assai modesti a.isolvoba. Il 15 gennaio di Giacomo\no con coscienza assoluta del Insiste presso Guarino lamen-[dovere, più che della importando la mancanza di copie. ! tanza della loro carica, il comNe raccomanda la distribuzio-i Plto di rappresentanti del lonne e la vendita all'ingresso dei ionissimo potere centrale. La teatri napolitani, al «Nuovo», J!"" intima del piccolo o delal «Fiorentini», al « Sanna-I t'aito funzionano statale uno zaro». Il giorno appresso ri-, straniero non. riuscirà mai ad ce ve il contratto sospirato e la! osservarla da vicino: lo straprtma percentuale: iniero entra del resto assai di «Caro Onorino, le copie del\rado nella casa di un turco, a « Quarantotto* devono essere'meno che non si tratti di perarrivate perchè le vedo vende- s°na incontrata all'estero, 0 re al Gambrinus. L'Alfano mi °lie debba essere ricevuta per ha versato lire 62 di cui qui, raHxoni di rappresentanza o di col contratto firmato troverete •ufficio, e sarebbe da sorprenle ricevute. Conti a 3 mesi dersi se proprio 1 minori meocioè a 5 di aprile-, segnatelo minciassero col rompere la traSalvaiore di dizione. Ricevo anche Chissà quanti anni ci vorin questo momento l'attesta- ranno prima che la repubblica zione della prima edizione in kemalistr.i costituisca ed inqua7000 c. dal tipografo. Sia bene. dri '« sua burocrazia, che deAuguri e ringraziamenti». tve formarsi contemporaneoAutore ed editore sono, co- niente alla classe deg.i uomini me avviene, leggermente ebbri di commercio e finanza, tutti .manza, del successo. Tcaro'&iarì'no' meglio compensati dei servitol _ scrlve dl Giacomo il 12 gen- " del Governo. La rivoluzione 1 na10 ricevo la vostra del 10. ha influito ed influisce sulla ! jersera 11 il venditore dei mentalità dei turchi, sia per \ Qambrlnus ' mi diceva che a aver sostituito il fanatissmo 11:1|ya„0;j tutte le copie del « 48 » stonale al fanatismo di mig'tne ! ertln0 finite e ch% n distribit- religiosa, sìa per avere scon ! iQre ne aveva minano aspetta- vo'to la struttura sociale, spin- ite ottre mille nella mattinata,"?"^0 1 cittadini verso prò fes dietro suo telet/ramma. Difat-',a\oni « mestieri da cui prima Ifi in mia presènza, al Gambri- Jj tenevano lontani. In questa nus dieci persone chiedevano il Turchia che mai conobbe un numero. Sj abbiate p: l Spero che a quest'ora ceto aristocratico — »n quanto provveduto; sarebbe non, sl vorranno considerare aristocratici individui la cui persone chiedevano il Sj p: male spezzare la corla vejidita che proceamente. Secondo il la prima tiratura doere stata di copie set» ecc. ecc. tener pubblicità a Ro Giornale d'Italia » il Spero che a quest'ora ceto aristocratico — »n quanto provveduto; sarebbe non, sl vorranno considerare aristocratici individui la cui esistenza e ricchezza si basavano sul disprezzo e sullo sfruttamento dei deboli — sono un po' in gestazione tutte le classi, e stenta ad allargarsi perfino quella dei dirigenti, che però già vanta diplomatici f fft lt pun gran male spezzare la corrente della vejidita che procede ottimamente. Secondo il contratto la prima tiratura dovrebb'essere stata di copie settemila... » ecc. ecc. Per ottener pubblicità a Roma sul « Giornale d'Italia » il ma sul « Giornale dItalia » il p gpGuarino si rivolse alla reda- f raffinatezza completa — e zione senza risultato, dolendo-, ? mentalità nei confronti deisene poi col Poeta. In calce al-'1 ester0 no" P°trà assolutala lettera citata trovo: *Quan-lmente cangiare prima che, to all'Incagliati lo conosco me- raggiunto l assetto interno, si glio di voi: è proprio quello che abb,a tempo e voglia di rifletdescrivete. Vedrò io diretta-\tere,suJrob}em^chenUuardamente col Bergamini e non si\n° ìa Turchia, non aliena da avrà bisot/no di ricorrere a : u"° WendW isolamento, in quel signore». Tono asialmameraJndxretta- Quando di¬ aspro e insolito al freddo ma ciucio che il turco nella sua cortese di Giacomo; suggerito t.frra non ved,e di buon occhio forse da vicende tra critico e!""0" mussulmano, non co¬ autore, a proposito di teatro. ' "ha'no lasciar supporre che il Punto da chiarire mussulmano d'oltre frontiera i ii l li fsia vicino al suo cuore e gli apparila meno straniero d'un altro, giacché se così fosse sarebbe cambiato — (Vinto per dirne una — t'animo verso ijli arabi. Giovanni Artieri Il Papa alle funzioni del Venerdì Santo lina frase storica Città del Vaticano, 23 aprile. Alla solenne cappella papa¬ t ll Slt / turchi colti conoscono be l pp pp/ turchi colti conoscono be le tenutasi stamane alla Slsti- niaslmo in quali campi hanno na per la ricorrenza del ve-;da realizzare ancora qrandi nerdi santo è intervenuto 1 ; progressi, soltanto vòqliono Pontefice Erano presenti II,p-Jrtarne loro e non amano che Sacro collegio il corpo diplo-i,le parliamo noi: il che awiematico accreditato presso la ne, d'altronde, dappertutto, e Santa Sede, la famiglia Pace - avviene anche netta tollerante li, il patriziato romano, digni- Inghilterra. Di recente, nello tari della Corte pontificia, ar-jyatan, Yalman si è posto il ciyescovi, vescovi, ed alti pre-[quesito «come spiegarsi che „rr • I., onesto paese sia indietro per Pio XII, in piviale rosso e\t„tto ciò che si riferisce ad mltna d argento, preceduto [attrezzatura materiale, livel- dal completo corteo, dopo aver/o di vita arada d'imene r Hi fatto visita al Santo Sepolcro istnizione », mentre il suo nella Cappella Paolina, si è uieale della nazione modello recato nella Sistina dove 11 implica un'affermazione d'escardinale Rosso ha celebrato nergia e di capacità. Come* la Messa dei Presantiflcati. Biiogna — a suo giudizio — Pio XII, a piedi scalzi, si i[ripensare alle prove senza recato a venerare il Crocifis-[uguali che la Turchia ebbe a so che ha poi baciato, rltor-.subite, prove che avrebbero nando quindi al trono. Forma-[bastato a distruggerla non tasi poi la piwsslcne, il Pa-'una volta ma mille, prove pa si è recato a rilevare dal n'assunte da tuia frase ai Ali Sacro Sepolcro il Santissimo, Pascià, in una riunione nella ripcrtandolo nella Cappella quale i rappresentanti delle Sistina^ maofliori Potenze cercavano qppmaofliori Potenze cercavano K - - -