Famiglie eroiche a Palazzo Venezia

Famiglie eroiche a Palazzo Venezia Famiglie eroiche a Palazzo Venezia Mussolini riceve gli esponenti delle virtù guerriere della razza: parenti di valorosi Caduti, padri e madri che hanno un maggior numero di figli alle armi, cittadini duramente provati dai bombardamenti Roma, 21 aprile. Nell'annuale della fondazione di Roma, il Duce lia ricevuto a Palazzo Venezia, presenti il Ministro Segretario del P.N.F. e il Ministro della Cultura Popolare, un .gruppo di rappresentanti di famiglie guerriere particolarmente distintesi per lo sipirito romano di eroismo e di riedizione alla Patria, e un gruppo di capifamiglia che hanno numerosi figli alle armi. * Erano presenti: la signora Natalia VeniniAzzolini, da Milano, vedova della medaglia d'oro capitano Corrado Venini e madre della medaglia d'oro tenente Giulio Venini, caduto sul fronte greco; il principe Mario Ruspoli, padre del tenente colonnello Marescotti e del capitano Costantino, combattenti entrambi nella guerra 1915-18 e caduti in A. S. durante l'attuale conflitto; i conti Carlo di Cellere e Giulio Macchi di Cellere, zii del tenente carrista Stefano Macchi di Cellere, che, rimpatriato dall'Argentina per arruolarsi volontario di guerra, mori in A. S. guidando all'assalto un carro armato; il conte Agostino Oddi Baglioni, padre del tenente Alessandro, caduto da eroe sul fronte egiziano; la vedova e il figlio del martire dalmata Giovanni Savo; il fascista colono Angelo Antonio Aguzzoni, da Badia Polesine, padre di nove figli, di cui otto maschi tutti alle armi; la signora Giulia Libralon Zanon, da Campodarsego, vedova di guerra e madre di sette figli tutti alle armi; il fascista Ippolito Castrioni da Milano, combattente della guerra 1915-18, Inserviente comunale, padre di sette figli maschi, tutti alle armi; il fascista ferroviere Achille Forchini da Roma, padre di dieci figli di cui sette alle armi; il fascista Oreste Zocca da Milano, commerciante, padre di nove figli di cui sei alle armi. Erano anche presenti: il maggiore Angelo Negri, ispettore della Federazione dei Fasci di Combattimento di Milano, combattente più volte decorato al V. M-, che avendo perduto sei familiari in seguito ad un'incursione aerea nemica donava al Partito i sei materassi dei congiunti caduti e il balilla Antonio Cali da Palermo che, quattro volte ferito durante un bombardamento aereo nel quale un suo fratello perdeva la vita, chiese un moschetto per sparare contro gli inglesi. Il Duce li ha intrattenuti tutti a lungo e cordiale col loquio. Fusione ideale Roma, 21 aprile, (e. d.) - Il ricevimento a Palazzi) Venezia di alcuni fra i più tipici esponenti di quell'autentica aristocrazia guerriera che accomuna in una sola fede politica e in una sola volontà di combattimento famiglie pattizie e famiglie proletarie, ha dato colore e sostanza ai riti celebrativi del 21 aprile. L'annuale della fondazione dell'Urbe e la festa del lavoro hanno offerto una eccellente occasione all'incontro fra il Duce e alcuni avventurati italiani, legittimamente rappresentanti di quella auten- tica aristocrazia della gloria e del sacrificio, che la guerra ha tratto dal grembo fecondo del popolo, quasi a simboleggiare le ataviche virtù di nostra gente, le naturali doti della nostra razza millenaria. Accanto a patrizi di chiaro nome e di illustre prosapia, sono convenuti a Palazzo Venezia oscuri lavoratori manuali. Accanto a due vedove fatte sacre alla riconoscenza nazionale dal valore e dal martirio dei-rispettivi mariti, era un Balilla fiero dei quattro distintivi di ferita cuciti sulla manica della sua piccola camicia nera. Davanti al Duce si è allineata la vecchia e la giovane Italia; quella che discende da magnanimi lombi e quella che si è fatta sull'etica rivoluzionaria; quella che si nutre dei succhi di una cavalleresca tradizione, che risale i secoli, e quella che ritrova le sue re¬ centi ma già remote origini] nella Marcia su Roma. Ma questi italiani di antico] e di fresco conio, per quanto ; fatti distanti dalle diverse provenienze sociali, appaiono ravvicinati e, meglio che ravvicinati, fusi e solidali nella convergenza del loro destino. Sono essi familiari di Caduti in guerra, di eroici combattenti, di valorosi decorati al Valor militare; sono padri, madri, figli, mogli, fratelli, consanguinei di soldati che, rispondendo all'appello detta Patria, alla voce perenne del sangue, al sentimento del dovere, alla spinta dell' entusiasmo, non hanno esitato a fare olocausto della giovane vita per assicurare la vita stessa del Paese. Idealmente, il Duce si è trovato dinanzi a una sintesi eletta del Popolo italiano, ad un'aristocrazia di antica e di nuova formazione. I nomi e gli attributi di ciascuno degli esponenti delle famiglie guerriere e delle famiglie numerose, costituiscono da oggi un patrimonio collettivo, una comune ricchezza. Sono essi gli antesignani di quella eletta schiera di italiani e di fascisti sui quali Mussolini può sempre contare, e che costituiscono il saldo fondamento sociale della nuova? Italia, la quale, proprio nella usura di guerra, netta capacità di sacrificio, nella volontà di vittoria, va rivelando le sue virtù più bette, le sue doti più vive: quali i Legionari in armi, i combattenti in grigioverde, testimoniano ogni giorno di fronte al nemico sui campi d'Africa come su quelli di Russia, sul mare come in aria; emulati, quando che sia, dalle impavide popolazioni delle città fatte segno alle vili aggressioni del brigantaggio aereo anglo-statunitense. Tutti gli otto maschi si trovano alle armi : Gino del 1903, Luigi del 1904, Ugo del 1907, Giovanni del 1909, Carlo del 1910, Giuseppe del 1914, Antonio del 1916, Francesco del 1918. Giulia Libralon ved. Zanon da Campodarsego (Padova) vedova di guerra, è ma' dre di sette figli tutti alle armi: Silvio il maggiore del 1912, vengono--poi dello, Lino, Bruno, Mario, Orlando e Rinaldo, il minore che è del 192] TppnMfn Cast ioni. da Milano, classe 1883, inserviente comunale combattente della guerra 1915-18, ha sette figli maschi tutti alle armi: Giuseppe che è del 1908, Vittorio, Franco, Luigi, Agostino, Giovanni ed Angelo che è del 1922. Achille Forchini, da Roma, di anni 66, già conducente nella ferrovia Roma Nord, ed ora in poiislone, ha dieci figli di cui sette maschi (4 sposati) tutti alle armi: Ettore, Pietro, Otello, Cesare, Rolando, Antonio, Celestino. Il maggiore ha 38 anni, il minore 20. Oreste Zecca da Milano, classe 1872, commerciante, è padre di nove fieli di cui sei maschi, tutti alle armi: Pilade, Ferruccio, Giovan Battista, Bruno, Aldo, Abramo. Dati sommari e scheletrici, eppure eloquenti: che compongono un clima morale.