Il centro della strada I

Il centro della strada I Il centro della strada I liiniiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiniimiiiiiiitiiiiiiiiiiiiL'uomo spingeva a mano nn carrettino. La città gli stava alle spalle da poco; le case s'erano diradate, cominciava a momenti la campagna vera, con le cascinej'i fienili, le piccole borgate. Fra un po' le ciminiere — qualcuna ancora se la trovava di fianco, quella del gas affiancata al grande gazometro l'aveva appena doppiata — sarebbero etate dietro di lui confuse con le cime dei pioppi nello smorto tramonto. Avanzava piano, tenendosi scrupolosamente a destra, con un passo uniforme, senza aver l'aria d'accusare fatica. Gli passai avanti in bicicletta, ma poi tornai indietro, e a distanza lo seguii. Era un personaggio che non è dato incontrare spesso. Sul carretto c'era tutto il suo sgombero: famiglia e masserizie. Un rudere di cassettone saltava all'occhio per la stia discreta mole, in una farraggine di piccole còse di legno e metalliche in cui era difficile identificare un oggetto. Ma osservando bene si poteva connettere un elemento con l'altro e rendersi conto che quello era il trasloco' di nna cucina e di una camera da letto. I figli, due ragazzi, che potevano avere cinque o sette anni, erano incastrati in due nicchie in fondo al carretto: uno aveva un po' di libertà di movimento e godeva dì quell'avventura, mandando grida e richiami continuamente, l'altro, il più piccolo e timido, appariva proprio conficcato in un angolino, senza speranze di liberazione, e se ne stava mesto e silenzioso. Sulla parte anteriore gravando tutta sulle stanghe, era seduta, con le gambe penzoloni, la moglie, in 'modo che veniva a trovarsi faccia a faccia con il marito. Ella certamente stava in quella posizione, oltre ' che per bilanciare il peso, per un'evidente consuetudine di tirannia. Doveva apparir chiaro su'bito che di quel trasloco faceva parto per disperata congiuntura, non oerto per consenso o sottomissione all'uomo che le stava davanti. Fumava una sigaretta e aveva un'aria completamente assente. Non la smuovevano nè le grida del figlio, ne la curiosità, d'altronde assai scarsa, dei passanti. Era una donna giovane e ancora abbastanza piacente, pur in mezzo a de vastazioni. Gli ultimi barlumi non erano spenti di una giovinezza ambiziosa. Le calze d'una certa qualità, il cappellino assai naturale su quel cespo nerastro, e l'abito logoro ma ben modellato, le davano un aspetto singolare su quel carretto. Anche per questa conservata distinzione vi appariva assolutamente e stranea. Sembrava piuttosto una stanca < sfollata » raccolta per strada dall'uomo mi sericordioso. In quanto all'uomo, qualcosa del genere avevo incontrato da ragazzo. Un giorno che spingevo il cerchio lungo una strada polverosa, nel sole di luglio, vidi un pun tino nero in fondo. In quelle ore segno di vita davano sol tanto le cicale sugli filivi,"! mi fermai a guardarlo avvi cinarsi. Piano piano il pun tino nero diventò' verde, diventò un prigioniero di guer ra, un lacero e sudato pri gioniero che camminava sen za piegare i ginocchi, i quali si stringevano quasi a combaciarsi. Passò senza guar darmi ; mi parve scemo, ma non ne fui sicuro. E resistetti alle malvage tentazioni che mi vennero di gridargli die tro, di prenderlo a sassate o di correre a chiamare ragazzi per inseguirlo. Lo vidi invece sparire alla curva con la sua nuvoletta bianca agli scarponi. L'uomo del carrettino buttava le gambe allo stesso mo do. Aveva anche lui un paio di fascie stinte alle polpe grosse scarpe alte di dubbia origine. Alle fascie si attac cavano i pantaloni attillati alle magre coscie e alla vita La giacca corta attillatissima anch'essa, completava quello che pareva il più buffo e tragico dei travestimenti. Ma invece ben presto mi accorsi, guardandolo bene in' faccia e osservando come si muoveva che non poteva essere vestito in diverso modo. Così dove va essere nato cresciuto e fat tosi adulto. Era tutt'uno dentro « fuori ; un fossile urna no con ancora un po' di fiato La sua faccia aveva un mi gliaio d'anni, pur dimostran dona un po' di meno ; porosa • inerte del colore delle pie tre di torrente. Ci si poteva battere senza chiamare •angue o spaventare gli oc chi, fuggiti chissà da quanto tempo. Egli spingeva il carro del la famiglia con un passo co •tante, buttando in fuori gambe polpute e tutte d'uii pezzo, senza dir parola o bat¬ tepevogrtrlubgmntostmnvcitisttistprqtbdpgvpcmattdgqirsmcvtsdrflsfpttnlqvscdalraasitm iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiniiiiinniiiuiiiiti o o l e tere, ciglio, ben diritU> .sulla, persona.' Soltanto qualche rivolo di sudore svelava la'sua grande fatica. Poi, vidi l'altro segno di vita che c'era in lui: la'paura delle automobili. Ogni volta che un furgone carico' di mobili é altre macchine eli. passavano - vicino, . aveva uno sbandamento, una battuta d'arrestò, le stanghe gli tremavano nelle mani, e la .cupola su cui troneggiava qualcosa che pareva una stufa vacillava. .Da ciò aveva origine la sua. meticolosa cura di tenersi a destra, ma neppure- così si sentiva sicuro. Avevo da poco fatto questa scoperta e mi avviavo a premere sui pedali per lasciare il carretto al suo destino, quando successe il fatto inatteso. Sentii alle spalle la tromba minacciosa di una macchimi gettai più che potevo dalla mia parte, in tempo per sentirmi efiorare da una grossa vettura, la quale doveva trovarsi così spostata per aver sopravanzato da po co altro veicolo. In quel momento il carretto era davanti a me una cinquantina di me tri, e anch'esso fu avvolto nel turbine d'aria. Vidi l'uomo di pietra sbandare; le stan ghe andare furiósamente di qua e di là, quasi a sfiorare il bolide, finche gli sfuggirono di mano, ed egli restò immobile, spaventato, in mezzo ad esse. La cupola vacillò, ma tenne. Nessuno ave va fiatato, nè lui, nè la mo- tlie, nè i figli. Pareva tutto nito, quando la moglie mosse verso di lui e gli assestò due violenti ceffoni. Mi maravigliò il secco rumore che fecero ; proprio come se quelle dure mani femminili si fossero abbattute sul volto paffuto di un ragazzo, e non sul poroso viso dell'uomo di pie tra. Avevo frenato per non trovarmi a ridosso della scena, e mi mancò di scorgere la faccia colpita. Vidi invece quella della donna. Essa ave va ripreso posto sul carretto, senza altre voglie di compii cazioni. Il suo sguardo, quan do passai, s'incrociò per un attimo col mio. Era in quell'istante un volto straordinariamente espressivo; se mi avesse rivolto la parola, mi avrebbe certamente, detto nel suo atroce disprezzo; — Vi interessa quest'uomo che ha paura delle automobili ? Vi pare che noi si possa aver paura delle automobili t Potremmo andare benissimo in mezzo alla strada come e meglio degli altri e, invece guardatelo, non sa stare se non rasenta i fossi. E un uo mo costui, che oscilla sem pre tremebondo sul buio del le rogge ?. Ben altro gorgogliava nel fondo del suo furore, ma al la superficie di quella pallida maschera solo stanchi riflessi affioravano. In un giro di pedali già la scorsi ricomposta nella sua estrema indif ferenza. L'uomo si curvava ora' i raccogliere le stanghe, e ri prendeva la marcia verso la campagna, spingendo sensibilmente il carretto verso il centro della strada. Arturo Tofanelli OCCHI E NASI

Persone citate: Arturo Tofanelli