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( madrina |. dì guerra | T "! ( madrina |. dì guerra | T "! |Tnmii uni iiniin11ii illumini illuminimi""! Norina aveva il risveglio pronto e lieto. Quando, .aprendo gli occhi, vedeva la mamma già alzata e vestita, ■ che sfaccendava, per la camera, saltava su come una molla e, in un momento era pronta anche lei. Facevano colazione a uno stesso tavoliuo, una di faccia all'altra. Como si rassomigliavano!... Avevano gli . stessi capelli biondo cenere, capelli poveri, un po' scarsi, troppo fini, lo stesso visetto bianco bianco, con gli occhi grigi un po' sbiaditi, il nasino che era una delicatezza, e gli stessi gesti cauti e timidi.. Dopo mai)giai.o, Gabriella, la madre, si preparava per andare all'ufficio, e -Norina per andare a scuola. La chiave la madre, la lawriaya lèi, che doveva tornare a casa prima —'E sta attenta a tutto, mi raccomando 1. Gabriella faceva questa raccomandazione per abitudine e per ecoesso di prudenza, giacchè sapeva che Norina' stava attentissima a tiftto e che ci si poteva fidare completamente di lei. Infatti la bimba, rincasando dopo scuola, con la spesa, pensava a tutto, a rassettare meglio la casa, a preparare il cibo che avrebbe servito per'la c«hà e* jpéV il giorno dopo e per quantoriguardava le tessere e i tagliandi,1'èra diventata esperta, da dare> dei punti alla madre.È nemmeno aveva paura a rimaner sola in quel minuscolo alloggio: entratina, camera e cucina; anche quando qualcuno suonava alla porta, andava ad aprire senza batticuore, capace com'era di sbrigarsela con chiunque. Ma quella volta che, aprendo, si trovò davanti un soldato... — Chi cercate?... — chiese e si sentiva turbata e commossa, senza nemmeno capirne il perchè. Ma sapeva che, in tempo di guerra, un soldato è qualcuno d'importante. Lui, un giovane alto e bruno, magro, con un viso non bello, ma seno, domandò, piuttosto timi-1 do: — E' qui che abita una cer ta signorina Gabriella?... — Certo — disse Norina e lo fece entrare. — Se potete attenderla un momento, rincasa tra poso. - Lui, impacciato, sedette sul sofà della cucina, accanto alla tavola, e stette a guardarla sfaccendare, con una certa diffidenza. Poiché non aveva l'aria di intavolare un discorso, N'orina lo ihooraggiò : — Gabriella è la mia mamma. 11 soldato divenne allora più muto che mai, più pallido e si guardò attorno apaventato, come qualcuno che pensa di essere stato preso in trappola. Si alzò in piedi, quasi volesse andarsene, precipitosamente, ma fu proprio in quel punto che Gabriella entrò. — Sono Salvatore — egli disse — il vostro figlioccio di guerra-, però... Gabriella, agitatissima, gettò cappellino e giacchetta su di una sedia, aprì e chiuse la borsetta ner\osamente, poi disse: — Ma accomodatevi, prego. E tu, Norina, va di là. Norina, obbediente, entrò nella camera da- letto, ma rimase lì in piedi, perplessa. Che poteva fare lei ora nella camera da letto, dova tutto era già in ordino?... E perchè la mamma aveva un'aria così spaventata?... Si accostò all'uscio, lo socchiuse Perchè la mamma e il soldato stavano jn piedi come se voles «ero separarsi subito subito? — Dopo tutte le lettere ohe mi avete scritto — egli diceva, severo — non avrei mai e poi mai immaginato... La mamma si torceva le mani. — Ma io non ho mai, nelle mie lettere, alterato la verità. Non parlavo mai di me. Siete voi che avete immaginato.:. Dio sa che cosa avete immaginato ! Magari -che fossi una signorina bella, elegante, ricca... — Non è questo — egli esclamò e sembrava furioso: — Ma... Norina non capiva nulla in quei discorsi, ma vide l'occhiata che egli gettò verso la camera da letto. Che ce l'avesse con lei?... Perchè? Ma forse no, forse l'aveva oon qualcun altro, perchè disse a un tratto, stringendo i pugni e crollando il capo: — Ce ne sono dei mascalzoni al mondo!... Ma la mamma scuoteva la testa china, dolorosamente. — No,- non fa un mascalzone. Mi mise in guardia. Mi disse allora: — E dopo? E dopo? E dopo? Per tre volte. Forse sapeva ohe avrebbe dovuto lasciarmi, e che avrei sofferto. Sì, mi mise in guardia. Ma io non volli saporno di staccarmi da lui, perchè ero troppo innamorata. E poi... M* lasciamo andare... Ormai-! Ci fu un silenzio. E il soldato disse più calmo: — Quel che mi piace in voi, è che non parlate come le altre, non vi lamentate, non accusate. Siete sincera, leale... Questo è bello. La mamma teneva ancora il capo chino, ma il suo viso si era come rischiarato. ' Dopo un poco ella sussurrò: — Un giorno, da una mia amica, la vidi che preparava tanti pacchi per i soldati. L'aiutai.

Luoghi citati: Como