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fhiiiiiiiitiiiiiit iiiiiIL CICCRDC I fhiiiiiiiitiiiiiit iiiiiIL CICCRDC I tiiiiiiiitmiim mimiiiiiiiiitui immillimi iCb seno no soldato, eoa la «sta dentro un elmetto, e .ulle spalle S. treppiede di ma mitragliatrice. Siamo in ittesa di una sortita... Que- .to è il mio testamento. Tra wrai a codicillo i miei sentinenti di cittadino. « Ho perduto i genitori nolto presto; mi resta un fratello, ma ciò che posseggo non è cosa che egli possa stilizzare. La mia sola erelità è un ricordo, ed ho pensato, nel caso dovessi venire jeeiso uccidendo, di donarla ì te che mi sei amico. E' una storia di dieci anni or sono, qiiando tu ed io ancora non n conoscevamo. Io ero un giovanotto come tanti altri, ad piaceva semmai leggere iei libri, anche mi piacevano le belle cravatte e le parate di calcio. Possedevo una bicicletta, leggera, verniciata colore acoiaio, col freno a :ontropee!alo ; nella stagione buona, uecendo dall'officina accadeva spesso che' invece di.tornare a casa a cambiarmi, pedalassi verso la periferia o sulle colline: la luce del tramonto e l'aria fresca della sera mi mettevano addosso malinconia, non trovavo altro rimedio ohe pedalale a lungo fino a stancarmi. Avevo pochi amici, e gesti di questo genere, come pedalare sulle colline o leggere dei libri deponeva secondo loro a mio sfavore. La verità è che avevo bisogno d'innamorarmi, immaginavo castissime intimità, la casa i figli. Tutto questo portavo con me pedalando sulle colline. Ogni ragazza su cui si posavano i miei occhi per le strade la immaginavo mia 3posa. Tuttavia non riuscivo a vincere ■ la timidezza, pudore, o non so che di preciso che mi coglieva avvicinando una don na. Ero anche molto orgo glioso, mi guardavo dal confidare agli amici il mio disagio, rifiutavo di accompagnarli nelle sale da ballo o nelle scampagnate, ridendo della loro fatuità ma invi diandoli da morire. Il mio giorno di festa lo consumavo fra lo stadio e il biliardo. «Una mattina, era settem bre, mi accadde un incidente sul lavoro, non grave, poco più di uua sgraffiatura a una mano: non andai dunque in fabbrica per alcuni giorni. . Da tempo non mi capitava di essere libero nei giorni di lavoro, camminare al mattino per la città. Ha un coloro diverso la città nei giorni di lavoro, e la gente sembra muoversi in una diversa di mensiom? che non la domeni ca, agitarsi come per una partenza. Mi sembrava stra no scoprirmi fannullone per le strade, col pollice destro fasciato. Nemmeno mi sognai di pedalare verso le colline, talmente nuovo mi si mostrava lo spettacolo delle piazze, dei bar, dei mercati di frutta e verdura nel mattino. A vevo vent'anni, forse in que sto sta la spiegazione. Nella casa dove finii per ritrovarmi la vidi per la prima volta Dapprima essa mi apparve una ragazza uguale alle altre, quella verso la quale la mia timidezza ritenne acces sibile un gesto. Allorchè fummo soli, essa diventò meravigliosa. Bastò che invece di pronunciare qualsiasi altra parola essa dicesse: « Che bella giornata dev'essere. Tu sai ballare?i, e preso un grammofono portatile di sot to a una sedia, facesse mar ciare un disco. Siccome io dissi di no, di non saper ballare: «Non fa nulla — aggiunse — ti porto io». Ballammo, così, stretti fra letto e comò, spingendoci verso la finestra ov'era un poco più di spazio ; dalle gelosie abbassate filtravano lame di luce, il disco ripeteva il suo motivo, credo fosse un tango. No, non è questo il ricordo che ti affido, a questo punto tutto sarebbe ancora veramente puerile. Lasciandola io credevo di non doverla più rivedere. Fu appunto lasciandola ch'essa manifestò il'desiderio di un disco nuovo, e incaricatomi io di farglielo avere, solo per la strada, poi in un negozio a comperare il disco, ripensai intensamente a lei. Mi dissi che per la prima volta facevo qualcosa per una donna, anche per la pri ma volta una donna si era accostata a me, mi aveva fat to dei complimenti sui miei capelli e i miei occhi non distrattamente, come mi era accaduto di riceverne, ma con verità, non so spiegarti, con immedesimazione, ecco. Soprattutto era nuovo il fatto che io avessi accettato dei complimenti senza sentirmi confuso, e senza confondermi, non perchè mi venivano da chi mi venivano, bensì per mia intima felicità a riceverli, anch'io per immedesimazione. O così mi parve. «Ora tu sai che io ero innamorato. 8empre più lo divenni i giorni che seguirono moLeavemerivparcie te vo facsi. piùchemosavidedi potdelmimefosza grafeltorpapernocasfamsavtansenmechba10soffnoUnl'amico11 gilegmVvivbrsilavnoziovosioprvesi tisagne eratdudusepmilddchernnEtoputàmlauglacrsbsnscdreolsombleimrndtvetspg— i i venni i girgLa mia natura mina, reso miiiiiiiiiimiiiiiiHiimiiiiimniiimiiiiiwiimiiimti oapaoe di discuter» eoo me tata finalmente cosa viva, etesso i miei gesti e j miei realtà: carezzavo accanto a sentimenti, tanto meno di lei i miei castissimi pensieri, oggettivarli. Come innamora-, casa figli. Glie ne parlai. Su- i i ii i i gg,o o e o a n . a i o i a a r o i , , a ra e la s madi a e u n t r io lglto la ù buuo nrnala iù ne e lo oi il te rier ri ra at iei dira ma ti, co. atdei mi mi, da per ermain dino <tq agii, nei giorni dipoi, in modo che ti parrà assurdo. Le feci avere il disco che le avevo promesso. Per il momento non mi importava di rivederla. Ebss ormai mi apparteneva, vivevo in una specie di eccitazione per cui tutte le cose che mi circondavo io erano gradite, le azioni facili, i movimenti armoniosi. Mi inventavo le immagini più trepide e umili, tutto ciò che attendevo dal mio innamorarmi e vivere. Non pensavo chi essa fosse, o che idea o parvenza essa avesse di me, quello ohe di enorme poteva dividerci agli occhi del mondo. Nè che altri uomini abusassero di lei, nemmeno. Mi bastava che essa fosse là, in quella sua stanza fra letto e comò, col suo grammofono. Vissi giorni di felicità e di languore. Ero tornato al lavoro. Le mie passeggiate sulla bicicletta; per le colline, s'intensificarono, pedalavo cantando : ero a casa di notte, con- una gran fame, e gioia nel cuore. Pen savo che essa mi stesse aspettando, soffriva della mia assenza, non sapeva nulla di me, mi cercava, ogni volta che una porta si apriva le balzava il cuore in petto 10 gioivo anche di questo suo soffrire, della sua attesa che non sarebbe stata delusa. Una mattina sarei tornato, l'avrei presa d'impeto fra le mie braccia, sollevata, e di corsa (doveva essere leggero 11 suo corpo, lo portavo da giorni sulle mie braccia, così leggero), di corsa fino alla mia casa: : appena giunti: Viva — avrei gridato — vivaaa ! », ci saremmo abbracciati. Finche si fece assillante il desiderio di questo avvenimento, lo protrassi fi no al limite della sopporta zione. Una sera che pedalavo sulle colline, la mia passione mi sopraffece: a schiesul manubrio mi precipitai per le discese, traversai da folle la città, giunsi alla sua casa. Essa era partita. Aveva lasciato detto di salutarmi, '«i saluti per il signore del disco» mi dissero e il rammarico perchè non mi ero fatto più vedere. Non un attimo dubitai di averla perduta, non un secondo solo dubitai. Quelle donne mi dis sero che essa sarebbe tornata prima dell'inverno, mi am miccavano, complici. Chiesi il' suo indirizzo, che mi fu dato. Le scrissi, brevemente dicendole che la ricordavo che l'attendevo. La mia gioia era ancora protratta, ed io ne fui contento, sicuro della nostra « immedesimazione ». Essa mi rispose con una caitolina di «saluti, baci e a presto». Tutto per me aveva un significato. Anche la città dove essa si trovava, col mare, mi sembrò preludere la nostra gioia: un imbarco un mondo nuovo che ci accogliesse. Cominciavo ad amarla per ciò che essa era come creatura, i suoi occhi che erano verdi, i suoi capelli ca stani tagliati corti, col collo bianco, la sua bocca, e il suo seno, tutto di lei come la co noscevo. Ma a furia di inten samente pensarla, ed amarla così, evocandola, mi assalì il dubbio, e col dubbio il ter rore, di non ricordarla come essa veramente era: e i suoi occhi non erano più verdi, e la sua vooe che non mi riusciva farmi risuonare nelle orecchie I Le scrissi nuovamente, le dicevo di venire subito, che avevo bisogno di lei; non altro, non quanto era accaduto in me e che lei ignorava, esprimendomi come un amante riamato, amorosamente minacciando... Una sera la trovai al portone della mia casa. Non sarei stato capace di riconoscerla così vestita, elegante, una donna elegante e bella, con la veletta fino a metà del viso, e un soprabito grigio. Io stavo per passare il portone, distratto, già avevo la bicicletta sulla spalla: «Beh? — essa disse — buonasera». Era la «i/o voce. Lasciai cadere la bicicletta, l'attrassi a me posandole le mani sulle braccia, fissando i suoi occhi sotto la ragnatela della veletta: erano verdi, e attorno a lei alitava un dolce profumo «Quanto seguì, fino a bitil quaneami ch'glieto supva queranmipredovmapacta pridesrismetroEsmiuncarpoMira pasarsteprogià"eitanechRiletfovatesteocuonoreundotitmsgunlanaducofepilunaEchtadstdQststamclemEdmcccrmnttvcnssltslqsfsicadpcerto giorno, non ha importanza. Finsi una malattia e disertai il lavoro, vivemmo ore di amanti, senza nulla chiederci d'altro e di meglio Se dicevo ■ di volerle bene, «tanto bene», essa era contenta, mi abbracciava più forte, diceva: «Anch'io, ai, ma non come credo tu "vorresti...». Quel giorno si trattò di tornare al lavoro. In certe ore eravamo sazi di noi, ci parlavamo calmi, amici. Essa mi- appariva in quelle ore la donna immagi naria di cui avevo avuto bi- o i i i n o a i u a o a . a a tol e o ore ea o o o n a il r me oi e ule audi to ei obito essa non mi rispose, ma il suo volto si fece scuro « qualcosa avvenne nei suoi lineamenti e nel suo corpo, che mi era vicino, in cui avvertii ch'essa stava come raccogliendo le forze, sopraggiunto un momento temuto, per superare il quale le occorreva vincere una tentazione. Io questo avvertii e contemporaneamente fui invaso dalla mia antica debolezza, compresi che a mia volta avrei dovuto prepararmi a lottare, ma che non sarei stato capace di farlo. «Insieme tutta la vita», avevo detto, e prima ancora che essa rispondesse queste mie parole mi risuonarono assurde, folli, come se io avessi qualcosa d'altro da perdere perdendo lei. Essa non mi conosceva nella mia debolezza, temette con un suo netto rifiuto di radicarmi ancor più nel mio proposito. Fu cauta, affettuosa. Mi disse tutto quello che c'era da dire per dissuadermi, parlò di sè, ed il suo confessarsi era un continuo insistere sul dato di volubilità proprio della sua natura ; io già cominciavo a dolorare per "ei come per una cosa perduta, vagamente accelerando nel mio cuore le sofferenze che avrei dovuto patirne... Ritornò alla sua casa, fra letto e comò, al suo grammofono. Ogni tanto trascorrevamo insieme intere giornate. Essa era ogni volta la stessa donna sognata, i suoi occhi, la sua voce, nessun uomo poteva abusare di lei ; non mi accorgevo di diventa re per essa un'abitudine, e un vizio. Poi essa mancò a appuntamento. Quelle donne Ini dissero che era par tita, tacendomi" l'indirizzo, mi parlarono seccate, con sguardi di rimprovero. Fu un- anno di amara pena, e lacrime. Vivevo la mia gior nata melanconicamente, ven duta la bicicletta, fuggiti i colli che mi rammentavano la felicità perduta: ero sempre più solo, leggevo, dormivo a lungo nell'attesa di una buó na notizia al mio risveglio.. Essa ricomparve... Io non le chiesi di quel suo anno lontano da me. «Oh, ecco, presto, il grande momento, ascolta. Que st'epoca c'introduce al gran de momento di liberazione. Quante volte tu mi hai chie sto da cosa traessi la mia castità, il mio.perpetuo essere allegro e buono ! Da un'im magine che mi liberò nella conoscenza del peccato, e fu lei stessa a donarmela...». tSi crede a volte di dover morire. Invece non è vero. E' stata una giornata dura, di guerra. Ora siamo sistemati in una posizione più sicura. Tanti ne sono morti dei compagni, non io. W tornerò certamente nella mia città recando ancora nel cuore il mio ricordo. Sparano appena, di tanto in tanto, pallottole sperdute. Come ho potuto pensare, stamani, scrìvendo (sia pure all'amico più caro) che altri riuscisse, a penetrare il mio ricordo! Coinè spiegare che il ricordo consiste in un bacio, l'ultimo che le detti, e anche l'ultima volta che la vidi; come dire del suo volto com'era in quell'istante, del cielo com'era quando alzai gli occhi al di sopra dei platani, delle loro foglie, dell'aria; coni*, riuscire a fare intendere dò che io provai ih quell'istante, e come traessi durante dieci anni, tutta la vita, alimento da quel bacio, per vivere e per non soffrire? ...t. Plisivrlasmdpvdrlcgeladzdzanspdsclcgtlcsdgcc in-[sogno d'innamorarmi diven iiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiniiiiiiiM Vasco Pratolini Il Re di Danimarca colpito da itterizia Copenaghen, 19 aprile. L'agenzia danese Ritzati segnala che il re di Danimarca ha avuto un leggero attacco di calcoli biliari e di itte- illllllllllllllllllilllllllllllllllllllilKlllitlllllllllitìzia. La temperatura è au- mentata di qualche poco,

Persone citate: Vasco Pratolini

Luoghi citati: Copenaghen, Danimarca