Messa militare ai piedi del S. Gottardo

Messa militare ai piedi del S. Gottardo Messa militare ai piedi del S. Gottardo Sosta ad Airolo, il paese dei Motta - Un nome legato al traffico del vali co, dal tempo dei postiglioni e delle diligenze - Puro dialetto lombardo a due passi dal Cantone vdi Uri - Nostalgie di una ^ragazza svizzera AIROLO, aprile. Bel nome di suono domestico, Airolo, all'imbocco del grande tunnel fra il Sud e il Nord dell'Europa, ma di quelli che evocano soltanto un orario ferroviario e un treno che passa. Quante volte nella breve sosta lo ho ietto sopra l'edificio rosa smunto, d! una stazione ormai vecchiotta — sessantanni sono molti anche per una stazione —; letto salutato e passato. Oggi sono grato al caso che mi ha fatto scendere ad Airolo, riconoscere che non è soltanto un nome scritto sopra una stazione, ma un paese antico, una cosa viva e parlante —parlante come noi — ai piedi del San Gottardo. (Distinguiamo : quando si parla della ferrovia e del traforo, si dica pure Gottardo, ma quando si pensa al valico alpino e alla via si dovrebbe dire San Gottardo, come si dice il San Bernardo, il grande e il piccolo, il San Bernardino e il San Giacomo: rimangano sotto la protezione dei loro santi i valichi che l'Alpe indicò ai cristiani degli opposti displuvi). La « grande umana vittoria che dischiuse fra genti e.genti la via del San Gottardo r> celebra l'iscrizione sul cubo di granito alzato fra la stazione e rimbocco del foro nel 1082, per il cinquantenario dell'impresa che .non aveva dietro di se altro esempio che 11 traforo del Cenisio. L'iscrizione semplice e grave, che è di Francesco Chiesa, consacra il monumento all'* oscura eroica fatica del lavoratore ignoto >. Sull'altra faccia del cubo è riprodotto in bronzo l'altorilievo che a Francesco Vela, ispirarono le vittime del lavoro: il trasporto in barella del minatore caduto nell'attacco alla montagna. Forti e mesti i compagni portano il caduto : uno con una lampada spia se non respiri ancora, ma il braccio abbandonato dice la morte : è un braccio che fa pensare a quello di un Cristo deposto dalla Croce. Anche il lavoratore ignoto deve, in qualche modo, risorgere in una meno crudele, più giusta vita d'uomini europei. Un nome (Affuso Se ai piedi del San Gottardo og- fi non è —r e pare strano — stato 1 guerra, la pace anche qui è in armi. S'intravedono apprestamenti militari nella terra che, finito l'inverno, dice anche quest'anno la sua volontà di fiorire e rinverdire. Un elmetto di sentinella Vigilanza antiaerea sull'llmen, llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll vita fredda e dura come corno; immagino i non-affetti, 1 nonamori... O miseria e tristezza! E come si chiamerà la morte di questi morti? Grande nel piccolo |£jj£o Cesare Zavattini ha avuto un'idea da Arlecchino: non potendo farsi una collezione di quadri grandi, ha pensato di farsi una collezione di quadri minimi, e da ciascuno dei nostri pittori contemporanei al è fatto fare un quadrettino di dieci centimetri per otto, ossia una pitturimi che può stare nella meta di una cartolina postale; e nell'ordinazione specifica'che non vuole uno schizzo, ma un < quadro completo >. Ho visto fa collezione minima di Zkvattjjil e posso dire che non solo è .ottima, ma che accanto a quei minuscoli quadretti i quadri di grandezza normale degli stessi pittori perdono di forza e si anemlzzano, perdono di tono e sbiadiscono come panni lavati con troppa varechina. Senza volerlo, Zavattini ha fatto si che i nostri pit-" tori contemporanei, anche i meno tagliati a questi miracoli, scoprissero tutti 11 segreto dei trecl, che è di contenere il grane nel piccolo. Fare grande è facile e da inesperti, fare piccolo è difficile e consentito ai soli sapienti. Il quadro che io dipingo mi piace riguardarmelo attraverso una lente da miope, che me lo fa parere piccolo e prezioso. A petto a questi brillanti e spiritosi pigmei pittorici (mirabile nella collezione Zavattini un minuscolo autoritratto di Amerigo Bartolo gli altri quadri sembrano degli stupidi, dei palUdi, dei deboli giganti. Alberto Savinio emergente con la sola testa da un gonfio del terreno, un elmetto coperto di una tela mimetizzata di bruno e verde pare che voglia anch'esso metter fuori una pratolina. Non c'è quasi più neve ad Airolo che, a milleduecento metri, in genere, di questo tempo ha ancora il suo mantello bianco d'Inverno. Biancheggia, più in alto, la costa dietro la quale gira il valico, biancheggiano i do .si - che fanno una muraglia con il crinale perduto fra i nuvoli. La vecchia strada del San Gottardo sale tranquilla in una spera.di sole, incerto ma tepido, lungo pendii bruni. Non è proibito, sembra, percorrerla, ma il viandante In panni civili che non s'imbatte se non in uniformi militari, dopo un po' prova un certo disagio e colto un bucaneve, rldiscende al villaggio. Scendono al villaggio anche 1 militari' in libera uscita: è domenica. Il villaggio, disteso sotto una spalla di monte fitta di pini, fa la sua domenica in pace; ma in montagna la pace è piuttosto un raccoglimento. Non richiama affatto l'animazione delle villeggiature estive, ma non ha nemmeno la tristezza desolata che hanno fuori di stagione i paesi fatti di alberghi per. l'estate. Gli alberghi che ci sonò, modesti, sono semplicemente case chiuse. Uno dice sull'Insegna il nome Motta. In onore di Giuseppe Motta, il consigliere federale svizzero che anche molti italiani rammentano con simpatia? No, in onore di Giuseppe Motta è stata ribattezzata la cima più alta del gruppo del San Gottardo, che prima si chiamava vetta centrale. L'albergo si chiama cosi perchè è ancora proprietà di uno della famiglia dell'insigne magistrato elvetico ticinese. Il nome dei Motta è forse il più diffuso ad Airolo. Anche nel cimitero — 11 villaggio dei morti tocca le case del villaggio del vivi — i primi nomi che leggo sulle tombe sono dei Motta. La numerosa famiglia dalla quale emerse il savio uomo che pei; tanti anni guidò la cauta politica della Svizzera, era ad Airolo legata al traffico del San Gottardo ?ironia che il monte fosse forato: eneva vetture cavalli stallaggi e locanda per 1 viaggiatori del valico. Nella vita dell'altro secolo la posta del San Gottardo è stato un motivo quasi poetico. Si ritrova ancora in qualche casa una stampa che raffigura una mandria di vacche e vitelli scompigliata al passaggio di una grande diligenza a quattro cavalli che con furia allegra vien giù per la discesa. Proprio questi giorni si leggeva nel giornali svizzeri la morte dell'ultimo postiglione del San Gottardo che diceva di .avervi scarrozzato anche l'imperatrice Eugenia e Bismarck. Ma l'ultimo postiglione del San Gottardo è uno di quel personaggi tradizionali che non finiscono mal di morire. E poi quello ora morto non era di questo versante che scende con il Ticino in Italia ma dell'altro che cala a 'Andermatt e a Goeschenen, nel Cantone di Uri. La strada che di là precipita nelle gole della Reuss è la più popolare nell'Iconografia ottocentesca del San Gottardo. Cultura nostra Qui ad Airolo è una bella strada di montagna senza orrori romantici. A curve distese da Blasca è salita pef la Leventlna, l'alta valle del Ticino: anche quassù il Cantone tutto italiano della Svizzera resta qual'è in basso di architettura e di lingua; parla naturalmente un dialetto lombardo. Il dizionario del dialetti ticinesi, grande impresa filologica che si sta preparando, mostrerà scientificamente che la parlata indigena è lombarda e italiana fino al displuvio. Cosi m'insegna uno degli studiosi ticinesi specialmente Incaricato dell'opera. Ad Airolo, ultimo villaggio sotto 11 displuvio, non ostante i continui contatti avuti nei secoli con il prossimo cantone di Uri, parole non italiane non si dicono. Anzi — cosi m'insegnano sul luogo — sono sparite alcune che in passato erano entrate : non si dice più < el chescel » (Kessel) per dire secchio, nè « el brock » (Lelbrock) per dire gilè. Ad Airolo — questo sorprende gradevolmente — la cultura è.na- turalmente italiana come in tuttoil Ticino ed un villaggio alpestreche conta un miglialo e mezzo di anime mostra 11 suo desiderio di • cultura. Si può venire a parlarvi di un soggetto letterario Italiano e avere, in un'aula scolastica, un pubblico numeroso e attentissimo : pubblico niente mondano, semplice, d'uomini donne e ragazzi e anche qualche prete e qualche militare. E può avvenire che l'indomani il signor Parroco, nella sua predica all altare, riprenda un motivo della conferenza letteraria della sera avanti per confermare una verità cattolica. Magnifica è, per un villaggio, la chiesa di Airolo, decorata e frescata classicamente dopo l'incendio che, nel 1877, distrusse quell'antica. L'antichità del paese è testimoniata dal campanile, di pietra fosca, ma anello e leggero, del Milleduecento, sopravtBsuto a tutti gl'incendi che hanno devastato Airolo quando era più di legno che di pietra. La Messa domenicale empie le tre vaste navate. E' una Messa militare con squilli di trombe che seguono, ore. gravi ora alti, il rito sacro. Fra i soldati in ginocchio ce ne sano anche di uh reggimento svizzero tedesco: il Parroco si scusa di non poter predicare nella loro lingua. I militari svizzeri tedéschi ascoltano compunti come quelli svizzeri italiani, che Insieme montano la guardia al San Gottardo. • La fanfara del reggimento Finita la Messa, la fanfara scenderà a suonare marce davanti al solo albergo aperto di fronte ella stazione e l'ostessa farà girare 1 bicchieri di vino tra 1 musicanti. Suona bene la fanfara del reggimento svizzero tedesco ma una ragazza, che ha l'aria di gustare specialmente la musica ballabile, mi informa che quella del reggimento ticinese suona anche meglio. < In modo fantastico » — dice, naturalmente, anche la ragazza del San Gottardo che si esprime e ragiona come una ragazza di Lugano o di Como. Mi racconta del tempo d'estate che, ad Airolo, per una ragazza è più divertente.' Ma d'inverno avrete sul posto la distrazione dello sci. Certo, si scia in famiglia sulle pendici del San Gottardo ma la ragazza airolese mi magnifica 1 campi di neve del Sestriere e tutta la gente che vi si incontrava. Sospira che, in tempo di guerra, non può più andare al Sestriere. Passeranno gli anni e anche la vispa ragazza di Airolo, che avrebbe tanta voglia di muòversi oltre confine, sarà come sua madre, alla quale basta veder muoversi 1 treni. Da più di sessantanni è forato il San Gottardo: è breve corsa da Airolo passare dall'altra parte, al lago di Guglielmo Teli, al monte del Grtitli, dove fra i Cantoni rustici fu giurato 11 primo patto federale. Ma, fedele al patto che è divenuto anche suo,, mi pare che la gente di Airolo scenda piuttosto a valle, segua 11 Ticino che porta l'acqua al Verbano. Ai piedi del San Gottardo, elvetico Mi tutti 1 due versanti, mi pare che Airolo si senta, com'è, ultimo figlio del Mezzogiorno. In qualunque punto della Confederazione svizzera è un po' il mistero della Trinità: essere viva in una delle tre persone che la compongono e viva nel i vitto. Panfilo llllllllllllllllllillllllllllllllllllllll.ll.ll.lllllllllllllllllll