Sei giorni di vani- attacchi

Sei giorni di vani- attacchi Sei giorni di vani- attacchi L'artiglieria inglese, che dispone in misura larghissima deirottimo pezzo da 87/6 modello 1939 (superato solamente dall'88 mm. tedesco), ha larga disponibilità di eccellenti medi calibri quali il 114 mm. e il 152 mm.; è ricca di mezzi di osservazione corazzati di ogni genere ed ha possibilità di rapidi collegamenti radio ed a filo. Le unità corazzate inglesi, per qualità di materiale, addestramento, abbondanza di mezzi sono sul piano delle migliori forze corazzate di tutti gli eserciti moderni. Nell'ambito del collegamenti, che in un'Armata moderna hanno la stessa importanza delle armi, V8.a Armata è in primissimo piano. Ogni specialità del ge- è ricaanvente, dotata, metfcp- mente preparato ad ' assolvere qualunque compito tecnico tattico. Capi e stati maggiori sono collaudati e selezionati con severità sul campo di battaglia e non infarciti di macchinose teorie,- costruite a fatica' nei chiusi ambulacri delle speculazioni astratte, fuori della realtà del combattimento. Al capi sono concesse libertà pari alle responsabilità e alla dovizia dei mezzi che son loro affidati. - Il piano di Montgomery... : La situazione logistica dell'S.a Armata che conta gli automezzi a decine di migliaia che ha al suo servizio flotta marittima e flotta aerea, non richiede spesa di parole. La cooperazione fra la Rai e le forze di superficie può essere presa a modello, da chiunque: essa si basa sull'abbondanza dei mézzi aerei e di collegamento, sulla praticità dei metodi, collaudati In 34 mesi di effettiva cooperazlone, sullo spirito di sacrificio del personale della R.A.F. che non disdegna le prime linee per collegare queste con gli aerei in volo, sulla unicità de; comando, sulla ferrea disciplina 4° - Il disegno di manovra nemico, di cui Implicitamente s± è detto parlando del suo schieramento, mirava a ripetere l'operazione vantaggiosamente sperimentata ad Alamein. Anche qui come là, l'8.a Armata doveva svolgere due attacchi: uno principale nella zona costiera, uno concomitante nel settore meridionale desertico. Il piano appariva logico alla stregua dei seguenti dati di fatto: era noto agli inglesi, attraverso una documentazione minuta e pre elsa, fornita dagli ufficiali degaul listi della Tunisia passati • nelle loro file, che la linea di Mareth non costituiva ostacolo formidabile per i mezzi dell'armata britannica. Lo sfondamento a Mareth,'per le ragioni precedentemente accennate, avrebbe posto in assai gravi condizioni le nostre truppe schierate su tutta la linea fino alla soglia desertica; la perdita della stretta di Gabes avrebbe dato via libera alle Divisioni corazzate inglesi per quelle manovre in profondità che c'erano costate il disastro di Alamein (perdita dei centri logistici costieri; accerchiamento delle unitd non direttamente investite, ecc.). , L'attacco concomitante al nostro settore meridionale, -oltre che costituire una seria minaccia per la forza intrinseca delle truppe che vi erano destinate, mirava a dissociare verso gli estremi della fronte le nostre magre riserve. D'altra parte il nemico dovette ben ritenere che dopo un ripiegamento di 2500 chilometri, le nostre forze poste a difesa di Mareth, inquadrate in ardua situazione strategica che non poteva sfuggire a nessuno, avrebbero opposto una resistenza blanda, gravate com'erano di tanti fattori negativi: ma proprio in questo campo il nemico ha dovuto registrare la più amara sorpresa. Quando le forze di Montgomery, dopo sei giorni di lotta epa ventosa che « ha ammucchiato cadaveri inglesi di fronte ai nostri caposaldi », che ha annientato unità di primissimo ordine quale la Brigata della guardia, come battaglioni Black Watch e Durham tight delle 50» e 51» Divisto ni, che ha ridotto in briciole i 150 carri detta «J» Brigata corazzata d'appoggio, che ha reso vano il dispendio di oltre un centinaio di migliaia di colpi di artiglieria, che ha ingoiato mezzo milione di bombe della R.A.F. disperse su tutte fbmdTsmtngstf le linee e nelle immediate retrovie, si sono guardate intorno cercando deluse i mirabolanti successi promessi ma non conseguiti, hanno rinunziato atta lotta su questa « infernale » linea di Mareth per correre dietro al miraggio di una soluzione migliore verso l'ala occidentale del nostro schieramento. ...t la proposta di Freyberg Cosi, fino alla sera del 20 marzo il comando nemico ha netta la sensazione che la linea di Mareth non s'infrange ed in conseguenza accetta l'idea di Freyberg — comandante' della 2" Divisione neozelandese.— di spostare la massa delle: forze nel settore sud-occì- o a a s i , e r e a a e a e o e 0 a di e e ih attacco principale. ' E' una soluzione di ripiego non priva di straordinarie conseguenze: devono essere messe in movimento la 1» Divisione corazzata e la 2» Divisione neozelandese con la 24» Brigata carri d'appoggio: massa imponente di circa, dodici battaglioni motorizzati, sei battaglioni corazzati, 150 pezzi d'artiglieria e relativi servizi. Un movimento del genere operato a contatto delle nostre posizioni non poteva — e non potè — sfuggire alla nostra indagine che fu pronta a cogliere all'inizio la basilare variazione nell'atteggiamento britannico. Le forze suddette, per giungere alla stretta Tebaga-Malab non avevano a disposizione che malagevoli passi montani, in via di frettoloso riattamento dopo le nostre interruzioni.' Era indispensabile che la maggior parte. di esse dalla zona di Medenine per Foum Tàtahouine si spostasse indietro di 100 chilometri alla soglia di Bir Amir, per risalire alla stretta del Tebaga dopo un percorso di 150 km. in terreno vario: movimento già difficile ma predisposto, difficilissimo se originato da circostanze contingenti. Per non essere colto in crisi logistica il comando dell'8» Armata dovette depauperare di mezzi e di dotazioni le forze che rimanevano a fronteggiare la linea di Mareth togliendo ad esse ogni possibilità di ulteriori rapidi e decisivi interventi nella battaglia. Fu davvero somma iattura di' non poter disporre di una massa aerea adeguata a diretta dipendenza delrArmata, per martellare durante il duro e malagevole cammino questa massa di forze che sarebbe giunta altrimenti depauperata ed assai malconcia alla battaglia. In ogni modo, il comando di Armata, anche senza massa aerea, intrawide la possibilità di assestare un duro colpo alle forze di Montgomery, accettando battaglia'a fondo nel settore di El Hamma verso il quale affluivano tutte le unità corazzate poste alla sua dipendenza (15* e 21» Divisione, pari ad un centinaio di carri) e le unita che poteva ormai sottrarre alla linea di Mareth (164» Divisione, ed altre aliquote minori). In questo senso il comando di Armata mosse proposte al comando Gruppo Armate che fu costretto a non accettarle, ma anzi a rinnovare l'ordine di ripiegamento in relazione all'aggravarsi della situazione nel settore Ovest tunisino. Ed invero il piano d'azione britannico non era circoscritto al solo impiego dell'8» Armata: la tenaglia Montgomery (Mareth-El Hamma) si inseriva nel più vasto piano strategico affidato alle forze anglo-americane della 5» Armata nemica che fin dal giorno 16 aveva sferrato attacchi poderosi al passo dell'Halfaia (fra Gebel Ascker e Gebel Buserra) alla sella di El Guettar (fra Gebel Berda e Gebel Orbata) e nel settore Senei Maknassy, concentrando lo sforzo principale alla sella di El Guettar nell'ambizioso disegno di piombare alle spalle della nostra 1» Armata impegnata da El Hamma a Mareth. E' doveroso ricordare qui, che a sventare il vasto ditegno strategico di Alexander malto ha contribuito la valorosa Divisione italiana Centauro che, comandata da un magnifico soldato di grandissimo cuore, il generale conte Calvi di Bergolo, con mezzi limitati di fronte alia strapotenza nemica, ha fatto muro ai caposaldi di El Guettar accettando l'impari lotta in dodici giornate cruente che valgono da sole tutta un'epopea, nmgdqgdninmncmdzdlntrvpn Lo svolgimento complessivo della battaglia sembra possa trarre sufficiente rilievo dalla sintesi Introduttiva e dalle note che precedono. Sarà qui sufficiente delinearne alcuni momenti più caratteristici, accennare ad alcune situazioni locali ed al provvedimenti adottati per fronteggiarle, al comportamento delle nostre unità che da questa lotta escono con l'onore e la gloria dei forti. L'inizio (Bell'offensiva nemica non è questa volta preceduta come iii passato da imponente spiegamento di forze aeree; è. difficile dire se la R.A.F. si sia astenuta da questo primo inizio della battaglia per accumulare forze e mezzi da impiegare nel momenti culminanti (come è avvenuto . à come ivevffrfc'WstillttS^^mSlt^^^s^-- « nieri) o per non svelare irsMUatamente l'Iniziò dell'attacco. Possono aver concorso runa e l'altra causa : tuttavia l'attacco non era meno atteso dàlie nostre truppe di Mareth. Infatti, nel bollettino informazioni del 16 marzo del comando della 1» Armata si legge: «Circa l'epoca dell'inizio dell'offensiva nemica vi è da rilevare ohe mentre il 30° Corpo d'armata ha serrato sotto in zona avanzata e ha verosimilmente ultimata la propria preparazione, movimenti sono ancora in corso nell'ambito del 10° Corpo d'armata. Un'azione nemica nel settore costiero è fin da ora possibile; ad ovest del Gebel Ksour, occorrerà ancora qualche giorno. La reazione dei nostri La reazione delle nostre truppe e dette nostre artiglierie è fulminea: la Brigata Guardie viene contrattaccata e travolta; solo più a nord la 5l.a Divisione di fanteria inglese, favorita da migliori condizioni di terreno e da un'occupazione più leggera della nostra posizione avanzata, resta, a prezzo di sanguinosi sacrifici, in possesso di qualche elemento delia nostro, posizione avanzata. Intravedendo in questi fattori (terreno-forza) probabili elementi di miglior successo, il nemico nella notte sul 18 concentra nuovi attacchi nel settore détta nostra Divisione Giovani Fascisti (bersaglieri e Camicie Nere) che si batte con intrepido ardore: la penetrazione nemica è lenta, le perdite sono sanguinose da entrambe le parti. I prigionieri britannici, che pure hanno beneficiato di un appoggio di artiglieria mastodontico, definiscono ia reazione delle no- , stre artiglierie «terribile»; «terribili» sono pure i campi minati da attraversare, malgrado l'impiego del nuovo apparecchio per la rimozione delle mine — detto lo « scorpione > — e definiscono malinconicamente sbagliata - la propaganda inglese che aveva loro fatto credere modesta la reazione delle truppe italiane celie si battono invece ferocemente malmenando le unità britanniche in modo imprevisto ». Questo dell'imprevisto è un motivo nuovo che può cogliersi di passaggio non solo nelle decisioni di Montgomery, ma perfino nel commenti di radio Londra: « Rommel ha accettato la battaglia come forse non ci aspettavamo »; mentre la situazione, tanto strombazzata per l'innanzi, diventa improvvisamente «fluida»: ag. gettivo che maschera malamente gli insuccessi britannici. Nel giorni 18 e 19 la lotta ai svolge in tono minore: il nemico sta prendendo fiato e porta alla battaglia una nuova Divisione, la 50.a, appoggiata dalla 23.a Brigata corazzata: con questo complesso di forze fresche esso spera, in un tentativo supremo, di sfondare la linea di Mareth per dare il « via » alle Divisioni corazzate che finora impegna moderatamente e limitatamente alle Brigate motorizzate e alle artiglierie. Nella notte su 80 un nuovo potente attacco viene sferrato contro la Divisione Giovani Fascisti mentre altre forze nemiche premono un po' ovunque su tutto il settore del nostro SO.o Corpo di Armata; la R.A.F., che finora aveva svolto attività limitata, entra in azione di colpo con tutti i suoi apparecchi: dal fronte al parallelo degli Chotts non vi e metro di terreno che non riceva una bomba; la. lotta a Mareth si spezzetta in mille episodi; ad ogni atta».

Persone citate: Armata, Brigata, Durham, Rommel

Luoghi citati: Alamein, Bergolo, El Guettar, El Hamma, Londra, Mareth, Tunisia