Nobili famiglie italiane

Nobili famiglie italiane Nobili famiglie italiane La riconoscenza verso malia dei mussulmani tunisini Sei figli alle anni dell'ingegnere Sanjust di Teulada Roma, 7 aprile. Patriarcali famiglie, tutt'altro che rare a Roma,- forti di tradizioni illibate, hanno dato e danno anche nelle presenti contingenze, non piccolo contributo di braccia e di menti alla Patria In armi. Cosi tutti ricordano nell'Urbe il senatore Edmondo Sanjust di Teulada, di nobilissima antica famiglia cagliaritana, che fu anche Sottosegretario di Stato e legò il suo nome al piano regolatore di Roma. Era padre di ben 10 figli, di cui Stefano decorato di medaglia di argento e di bronzo nella grande guerra; Luigi, ex-podestà di Bengali, maggiore di artiglieria combattente nell'attuale conflitto e ora prigioniero. Il primogenito di questa numerosa figliolanza, ing. Giovanni, noto competente di problemi cittadini, è stato premiato al concorso indetto fra padri di famiglie numerosa con più figli alle armi. Su otto vigorosi virgulti, di cui 6 maschi, ben cinque, cioè tutti gli idonei per età, sono volontari da prima dell'inizio della guerra. Edmondo, classe 1915, tenente 11" Bersaglieri, ha partecipato alla conquista dell'Albania, alla campagna di Grecia dove è rimasto ferito, alla campagna di Croazia, è decorato di medaglia di bronzo al Valor militare; Francesco, classe 1916, tenente IV Genova Cavalleria; Luigi, classe 1918, sottotenente automobilista, ha partecipato alla prima campagna della Marmar!ea e fu fatto prigioniero a Tobruk il 21 gennaio 1941, attualmente in India; Giorgio, classe 1919, tenente Genova Cavalleria, ha parteci pato all'occupazione della Dalmazia e della Croazia, è attualmente mobilitato in Francia; Stefano, olaisse 1921, sottotenente Genova Cavalleria, ha partecipato alla campagna di Croazia, attualmente mobilitato in Francia; ora anche Orazio, nato nel 1923, è stato arruolato con la sua citasse adesco chiamata, ma, seguendo l'esempio della famiglia, ha fatto domanda per anticipare il ser- „ „ ... ... i l'ii l i Roma, 7 aprile. L'avvocato Habib Burghlba, segretario generale del neo-Destur, Partito nazionalista tunisino, che ha duramente lottato negli ultimi 10 anni per sostenere le giuste rivendicazioni nazionali dei musulmani del Beilicato, prima di ritor- : nare a Tunisi insieme ai suoi undici compagni liberati in questi giorni dalle autorità italo-tedesche della Francia occupata, dove si trovavano nelle prigioni di Brest, ha fatto al direttore dell'agenzia Mondar alcune dichiarazioni sulla sua attività futura e sul soggiorno fatto in Italia in qualità di ospite del Governo fascista. Il capo del Destur ricorda anzitutto l'infausto 10 aprile 1938 che fece seguito alla strage dei desturiani mitragliati nelle piazze e nelle vie di Tunisi il giorno prima durante una dimostrazione; dopo l'arresto, la lunga istruttoria durata quasi un anno, e nel marzo 1939 il trasferimento nelle prigioni civili di Tunisi. Otto mesi dopo Habib Burghiba e i suol 18 compagni venivano rinchiusi nel penitenziario militare di Tabursuk malgrado non fossero mai stati giudicati nè condannati. Dopo 6 mesi di soggiorno in questa località, il capo del Destur insieme ai suol fedeli fu imbarcato a bordo di una nave da guerra per essere rinchiusi nel forte di S. Nicola a Marsiglia. I desturianl furono in seguito ancora trasferiti in altri forti militari della Francia dove rimasero finché le autorità dell'Asse, che intanto avevano occupato tutta la Francia, li liberarono. Il 9 gennaio essi giunsero finalmente a Roma. « L'arrivo nel vostro Paese — continua Burghlba — è stato per noi come il passaggio dalla notte al giorno. Ho potuto conoscere e apprezzare molte cose che non avevo mai neanche immaginato e ho potuto constatare con i miei occhi le grandi realizzazioni del Fi S it po dla famigl, ato domanda per anticipare il ser- g„ „ ... ... Fascismo. Sono riconoscente ver vizio con l'ammissione al prosisi-'so il Governo italiano che ci ha mo corso allievi ufficiali della Re- [ accolto con squisito spirito di corsisi Marina. dialità a con generosa amicizia. Di questa amicizia abbiamo avato prove concrete noi capi del De stur e tutti i musulmani della Tunisia. Penso, perciò, a una collaborazione futura fra l'Italia e la Tunisia sempre più stretta e amichevole. Da un punto di vista generale tale collaborazione dovrebbe svolgersi in modo da essere proficua sia per l'Italia che per le popolazioni tunisine. Le forme di questa collaborazione potranno essere stabilite in seguito in modo che i legami naturali che già uniscono l'Italia alla Tunisia potranno diventare più intimi con buoni frutti in tutti i campi». L'avvocato Burghiba ha poi manifestato la sua soddisfazione per la ripresa dell'attività del Destur in Tunisia, che dopo il 1» aprile 1938 era continuata illegalmente: «.Noi siamo, riconoscenti alle Potenze dell'Asse — egli ha soggiunto — per avere liberato tutti i militanti desturiani imprigionati in Francia e in Tunisia e per avere in tal modo reso possibile alla luce del sole la ripresa dell'attività del neo-Destur. La riconoscenza di noi desturiani va anche al nostro amato Sovrano, il quale dal giorno del suo avvento al tro no e prima ancora che giungessero a Tunisi le forze liberatrici dell'Asse, ha saputo ravvivare la fiamma del patriottismo del po polo tunisino intervenendo in tutte le forme della sua attività e facendo tutto il possibile in favo re dei nazionalisti e del popolo tutto ».

Persone citate: Burghiba, Edmondo Sanjust, Habib Burghiba, Habib Burghlba, Sanjust