0 noi o lui,, di Ernesto Quadrone

0 noi o lui,, 0 noi o lui,, Ritrovato! - In mezzo al "minestrone„ - Inatteso arrivo della bettola navigante - Col piede sulla schiena del nemico - Sale la nafta a galla... n. Un marinaio sardegnolo nero e magro come un delfino, evolto come una lingua di mare,' è all'idrofono, in ascolto. Dialoga con un idrofonista lontano, in un'altra parte del bastimento. A poco a poco il dialogo assume la forma di una concitata narrazione. L'iniziativa è nostra; forse il battello- nemico che, secondo l'espressione un po' enfatica ma pittoresca di E,, ci sta sotto ai piedi, non ci ha ancora uditi. Il dialogo, fra i due idrofonisti, pur così semplice, mi suona tanto tragicamente nel cuore e nelle orecchie che sono preso da un orgasmo incomprensibile. I metri ohe ci separano dalla preda scadono velocemente, come tagliati, uno dopo l'altro, dalla-volontà di concludere la caccia- con una vittoria. Alla aconfitta nessu no ci vuol pensare anche se, con un cinquanta per cento di proba bilità, il battello nemico affioran io improvvisamente e cogliendoci di sorpresa, possa benissimo lanciarci una beila cannonata e colarci a picco; Botte e risposte degli idrofonisti. — Rumore f — Negativo! B.:— .Rilevate X. Y. Idrofonista: — Eseguito. Comandante Z. (passandosi una mano nell'apertura della tuta e lisciandosi la pelle bruna) : — Gi ro di orizzonte! Idrofonista: — Eseguito. Non odo nulla. Z, : — B„ pestate il mare. Un ordine dimenticato E' strano come in queste semplicissime parole io indovini quasi il senso e- l'annuncio di una traqedia. Forse è soltanto frutto delia mia fantasia e stanchezza. Mi volto a guardare il Comandante in seconda. Il suo volto scarno e aguzzo mantiene costantemente un sorriso- che non rivela mai da quale profonditi di sentimenti e pensieri gli sorga. E' così enigmalieo e nello stesso tempo così dolce, direi di una cosi specialce lunga dolcezza, che non riesco a decifrarlo. Il batteilo inglese, quella notte, con gli onori di tutte le sue luci non rivedere mai più. Passò mezz'ora, un'ora. E mi venne una tentazione di pianto, che però la vista dell'amorino ingobbito come un pulcinella tramutò in un impeto di rabbia. E non so che cosa gridassi al vento, in cui ora mulinava il nevischio accecandomi e trafiggendomi, quando m'accorsi di un'ombra, piccola piccola, che mi seguiva. Era il gatto. Il gatto magro e vestito di nero, come me, che avendo ormai incontrato un padrone non poteva più lasciarlo ; che avendo ormai ricevuto una carezza non poteva più farne a meno. Ma 'a mia collera era una collera di disamato: cieca, sorda, feroce; e urlò il suo furore anche contro la bestia fedele : — Va via ! — gridai. E il micio certo capì, facendosi un po' distante, camminando un po' più a rilento ; però seguitando a venirmi dietro, con quel suo passo senza peso, con quel suo sguardo senza rancore. Feci l'atto di mandarlo via. Due volte. Tre volte. Il gatto s'allontanò. Ma per tornare. Ormai esso m'apparteneva. Era cosa mia, ormai, anche se l'avessi scacciato e battuto. Che feci, allora? Una viltà. Ancora ne tremo, se ci penso. Feci una pallottola di neve e la buttai contro l'essere che aveva freddo, contro l'essere che aveva fame; e che ora piangeva il suo dolore con un miagolo disperato, con una voce di bambino che chiama nella notte. Ma io pensavo a una bocca di rosa bianca; e pensavo qhe non l'avrei • ritrovata più, forse, perchè un gatto nero m'aveva traversato la strada. Fuggii, allora, inorridendo di lui come, di me stesso. Poiché io ero stato per Valeria quello ch'egli era stato par me : una promessa, non altro che una promessa d'amore, seguita subito da un tradimento. Fuggii, parendomi che il gatto m'inseguisse. E forse davvero m'inseguì, il povero essere gettato via dopo una carezza : il gatto magro in cui potevo identificare me stesso, e ch'io avevo scacciato e colpito per la gioia, così frequente negli infe liei, di potersi fare del male. p,q ,ni? Guai,"di< Umo adesso da vec- non avrebbe concesso più nulla, chi, se giovinezza sapesse. E così 'e ch'io ero ormai nell obbligo di Marce Ramparti MIIIMIIIIIinillllllllllllllll: RGIBILI I AL MARE | iiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiE accese e di tutti gli uffioiali morti, piegati in due sulla battagliola della torretta di comando, è colato a picco mentre il nostro gli passava sopra. Per ingannare il tempo .ma, forse più àncora per dominare l'orgasmo, tento una deviazione del pensiero e chiedo a B. come abbia fatto quella volta. B. : — Afa se lo hai già descritto! Non posso mica inventare nuovi episodi. Insisto ancora : « Ma eran dunque ingnilliti da non accorgersi di non aver chiuso il portello t E. : — Quelli della torretta di comando te l'ho detto, eran tutti morti, quindi E quindi, concludo mentalmente, nessuno, prima di morire, aveva pensato ai ordinare, nel telefono della camera di manovra, la chiusura del portello. La voce del signor B. spazza ogni pensiero e ricordo riconducendomi alla realtà del momento. B. (il viso e 1 capelli fiammeggianti) : —. Ritrovato, ■ Comandante! Il marinaio sardegnolo denuncia ad alta voce il rapido cadere delle distanze, duemila metri, millecinquecento metri, mille metri, nove cento metri La nostra scia perdura e si di lunga come un nastro azzurro posto sulle onde, leggermente ondulato ai bordi. L'acqua, aitandosi il giorno, è trafitta da lampi e barbagli di sole. Z. si china pensiesieroso sulla battagliola poi guarda l'idrofonista che si gratta le orecchie, Z. (all'Idrofonista) : — Corninola a scaldare? Idrofonista : •— Biamo immersi in un minestrone,.. B. : — Accidenti... - ■ Dentro questo c minestrone >, ben chiuso .come tra due spessori di vetro, il sommergibile potrebbe manovrare e camminare con poca probabilità, da parte nostra, di udirlo. Z. : — .Rilevare ancora una volta tutto il giro d'orizzonte... Idrofonista: — Eseguito! (togliendosi i microfoni dalle orecchie). Non odo più nulla. E non udremo più nulla fino al giorno seguente. L'acqua, eccessivamente riscaldata dal sole, ha concesso altre ventiquattro ore di vita al battello che stiamo ormai inseguendo da due giorni. A bordo manca il vino. Nella fìremnra e nell'eccitazione del'imbaroo nessuno oi ha pensato. Il sommergibile inglese parvva fosse a portata di mano. Altro che vino. Discesa la terza notte lo stesso Z. fa vsnire il suo Mas sottobordo e scivola verso la costa. Gli uomini dei tre equipaggi sono troppo stanchi per non concedere loro il tonico di un bicchiere di vino. E poi, il giorno seguente sarà quello buono t E se la caccia dovesse prolungarsi? La voce misteriosa e lontana, quella proveniente o da un semaforo o da un apparecchio in volo, ha ancora insistito, ordinando di pi eseguire nelle ricci che. Il Comandante Z. partito da poco, non può essere ancora giunto alla base quando arriva sotto bordo del cacciasommergibile di B. una barchettina colma come una bettola navigante. Mi. par di veder ripetuta, in cotesto //usciolo, la scena dell'arrivo delle salme)ie alpine sulla linea di combattimento e che tutti salutavano gridando ad alta voce i nomi dei conducenti e dei loro muli. Pane vino e bombe La barca è arrivata per iniziativa di altri marinai che, rimasti a feria, si eramo accorti della di menticanza, e col vino e col pane ci hanno mandato altre settanta bombe. Ci gridano dal basso di aver incocciato il Mas del Comandante e di non intenderlo, che seguiterà la caccia per conto siici mantenendosi a contatto visivo della (orinazione^ Infatti 'non lo riprenderemo a bordo che a cose fatte. Il signor B. .resta quindi il solo Comandante del suo caccia a non riesoe a nascondere l'orgogliosa felicità di sentirsi il solo responsabile di quanto potrà accadere. Ad urna certa ora del gizrno seguente, nelle prime ore dell'alba, il guardiamarina T„ imbarcato sulla vedetta e dentro le acque della quale camminavamo, getta sul mare le color azioni parTanti di alcune bandierine. Ad occhio nudo possiamo vedere il segnalatore che rapido le muove nell'aiia come v:lesse tutto il cielo. .dipingere^La segnalazione viene anche1raccolta dal'secondo «Caccia» che'.procede affiancato al nostro, alcu-\ne miglia più lontano da noi e subito al dirige sul punto descritto dal pittore marinaio. B. aumenta la velocità del suo 7>i.entre, più lontano, evolve fra due ali e una coda di spuma il Mas di Z. Siamo al momento decisivo, culminante. Impnowisamente l'idrofonista Sardegnolo, che forse non ha chiuso occhio durante tutta la notte, bisbiglia, quasi temesse di esser» udito, e traduce il misterioso Ungua-ggio del suo apparecchio, Non v'è dubbio, abbiamo messo il piede sul sommergibile. B. (con una colina di cui non 10 avrei creduto capace tant'è vibrante il suo desiderio di battersi; di battersi finalmente e in qualunque modo, anche a condizioni di inferiorità) : — Che direste miei diletti, (dice proprio così) se, pur di non lasciarcelo sfuggire, a facessimo piuttosto subito affondare, in modo da cadérgli addbsso e di immobUizzarlo t L'altro caccia troverebbe sotto di Sè un bersaglio stabile, da bombardare con tutto ccmodo e sicurezaa. Nessuno risponde alla domanda che non vuol risposta, ma tutti guardano incantati il loro « Comandante » pei che sanno che sarebbe capacissimo di giuocare un simiis tiro all'intero equipaggio e a se stesso. D'altronde il battello nemico potrebbe, in quegli attimi di attesa, emergere improvvisamente, lanciare una cannonata 11 risultato della quale sarebbe uguale ad un affondamento volontario e quindi meno glorioso. Il Mas di Z. ormai ci spumeggia quasi scttobordo. B, (nel megafono): — Ci son seduto sopra e non mi muovo. Il segnalatore di Z. lancia, nella trasparenza delle tre scie, i segnali multicolorati di una aiuola fiorita e veduta attraverso al getto <della pompa di un giardi niere. Non capisco che casa vuol dire, ina certo ha improvvisata una azione combinata fra i mezzi ohe egli comanda. L'onore dell'iniziativa spetta al signor B. Sarà lui a sganciare fra pochi minuti le bombe dalla, tramogia. Ma poi, penso, come farà, a sfuggire all'azione delle stesse bombe che ci scoppieranno sotto ai piedif Non ho U coraggio di chiederglielo e lui, dal canto suo, mi risponderebbe con una tal salve di parole da intontirmi e magari mortificarmi.' Tre probabilità i /I .sommergibile nemica finalmente si muove. Dà notizie di sè, ubali idrofoni. Lo ha destato una prima bomba che è scivolata in mare senza ohe me ne'accorgeasi. Quasi subito alcune bolle affiorando fanno dubitare che il sommergibile, manovrando glisfoghi dell'aria e imbarcando ac-quu. stia* tentando la discesa a quote più profonde e più sicure. Il Comandante Z. ispeziona velocemente tre zone di mare. Due alternative fanno^aguzzare le orecchie del capitano B. — 0 noi o lui. O tutti e due. « Ti cum mi, mi con ti >. Il genovese seguita cocciutamente e pericolosamente a tenere un piede sulla schiena del sommergibile. Una terza probabilità, che x Scili B. » cataloga tra le minacci a più importanti, potrebbe essere quella di una rapida manovra coronata dalla fuga del sommergibile nemico. Questa ipotesi lo fa andare su tutte le furie. Seduto sul tavolinetto di poppavia, la schiena appoggiata alla battagliola. il berretto un po' di traverso sulla fiamma del capelli, gli occhi arrossati dalle settantadue ore di lavoro e senza un attimo di riposa, il « Camogino » si guarda attorno burrascosamente. Finito il lancio del primo carico di bombe, ecco arrivare il Comandante Z. recandone un secondo e anche più imponente. Ma dove dunque andrà a trovarle t A questa domanda nè il Comandante Z. nè il capitano B. non risponderanno mai. D'altronde non è molto importante il sapere di dove arrivino... Sul mare cade e si distende un altro tappeto di bombe diversamente graduate. Al tramonto sai gono dal fondo i neri fiori delia mai le. Le bolle che vengono su lentamente a dire che tutto è finito,'appaiono come nere vesciche piene di nafta, tondeggianti. Arrivate alla super fide esplodono allargando sulle onde ti loro contenuto. A poco a poco le varie chiazze si uniscono in una chiazza marezzata di riflessi metallici, azzurri e giallastri con qualche gocciolina rossa. A metterci dentro quel colore di sangue però è stata la luna che ormai è sorta a biancheggiar sull'ondeggiante cimitelo dal quale, seguitano a salire lentamente gli oscuri globi floreali. Con un bugliolo uno ne racco. i/lie il Comandante Z., e le por^'ta subito, lanciando il sud Mas alla massima velocità, al gabinet 1 to scientifico dove un chimico lo '.classifica tra quella certa quali\tà di nafta che non si invia alla superficie per ingannare i caccia tori di sommergibili ma che, veramente, è la linfa vitale dei motori subacquei. 71 chimico, strisciando su appositi vetrini tale nafta commista a bollicine di ojio, pareva iit giardiniere della morte, il coltivatore di quei lontani giardini dove vanno a passeggio le bianche anime dei trapassati. Ernesto Quadrone FINB 1

Persone citate: Ritrovato

Luoghi citati: B.