SORRENTO

SORRENTO SORRENTO e e i a o n e r e e o . a , , a o , i l e ? o ni a e a o o e al à n ao iae i. uo a e a— aa o. te a », a li o 0r. 6; ): 5: co te o Un mito di poesia aleggia sul nome della piccola cittadina che ha dato celebrità alla meravigliosa penisola omonima. Sorrento! Basta, difattl, questa sola parola per evocare un quadro di straordinarie bellezze naturali e insieme il ricordo storico di varie civiltà antiche, frammisto alle più strane e fascinose leggende. La zona sorrentina nel temipi remoti era chiamata, l'Opicia ed era abitata dalle popolazioni locali, Ausonie e Opicle. In seguito, però, all'invasione dei Tafi e dei Teleboi, per la sua grande bellezza e fertilità fu chiamata « Sorrentum » (che pare voglia significare « terra delle sirene » ) e vi fu iniziata la costruzione della città omonima. Nessun altro battesimo avrebbe potuto essere più eloquente di quello scelto dal Teleboi, perchè non si sarebbe potuto trovare un giudizio migliore di quello racchiuso nel mito delle sirene per definire con un nome tutto il fascino di quel paese che attira per sempre chiunque abbia avuto la fortuna di vederlo. Con la magnificenza e il dominio di Roma, e In seguito alla costruzione delle dimore di Augusto e Tiberio nella vicina isola di Capri, Sorrento cominciò a dividere con Baia e Cuma il primato della villeggiatura romana. Fu quello il periodo in cui la città e la penisola omonima raggiunsero il più alto grado di splendore. Dalle falde del monte Aureo al promontorio di Minerva, su quella lunga fila di verdeggianti colline che digradano verso il mare, sorsero templi, ville, ninfei, terme e piscine, rivestendo il luogo di una nuova e artìstica bellezza. Tutta la zona di Sorrento è ricca d'interesse archeologico e storico. Gli scavi eseguiti in varie riprese (i più Importanti dei quali furono quelli del 1810, 1813 e 1837) hanno messo in luce una grande quantità di materiale fra cui molti monili di prezioso metallo, varie, originalissime suppellettili in bronzo e in legno intarsiato, molto vasellame e bellissimi vasi in ceramica e terracotta dipinta. Tutto questo materiale, insieme con le varie armi di selce e le suppellettili, trovate nelle grotte di Conca e di Perciata, costituisce una delle più interessanti rivelazioni sull'arte opicia-greca dei se coli XI e XII avanti Cristo. Disgraziatamente, una buona quantità di questo materiale è andato disperso o distrutto; si è riuscito tuttavia, a salvarne una gran parte che viene gelosamente conservata all'ammirazione del pubblico. Pare che la fabbricazione di vasi di ceramica e in terracotta fosse una specialità locale: negli scritti di Plinio e in quelli di Marziale si parla, difatti, della bellezza dei vasi, dei calici e dei piatti sorrentini. Una profusione di cose belle è prodotta dall'artigianato sorrentino. Prima di tutto ,citeremo quelle magnifiche stoffe Sa maglia di seta a colori vivaci; vi è poi il celebre lavoro di Tarsia, chiamato localmente « mosaico », con il quale si fanno delle bellissime decorazioni in legno, madreperla e altre materie rare e preziose; vi sono, inoltre, bronzi e ferro battuto, riproduzioni in argento o in marmo rosa dei celebri capolavori dell'antica statuaria locale, monili, filigrane, lavori in corallo e cammeo, lavori in legno, paglia e raffia e diverse altre produzioni prettamente locali a cui l'artigianato sorrentino ha saputo dare la sua caratteristica impronta di arte e di praticità. Al fascino incomparabile che offre Sorrento si deve il fatto che la piccola città ha scritto nella storia e nell'arte una pagina immortale. Essa è stata la mèta di artisti e letterati di tutto il mondo che trovarono nel sorriso della sua natura e nel profumo degli aranceti le loro migliori ispirazioni. Quante pagine geniali della letteratura tedesca, francese, inglese, slava, nordica, ebbero origine dall'incanto sorrentino! Nel 1847, De Musset vi scriveva i suoi «Souvenir »; Renan vi compose « Mia sorella » e « La scienza dell'avvenire »; Heyse e Lamartine furono a lungo ospiti della piccola «Pensione degli Artisti » e fu in quel periodo che quest'ultimo scrisse il gentile e nostalgico ricordo di « Graziella ». Nel 1786 Goethe, durante il suo primo viaggio in Italia, si fermò a Sorrento e v'iniziò il « Wilhelm Maister », « Le odi », diede forma poetica all'< Ifigenia » e immortalò il poeta Tasso. Vi .sostarono le anime bizzarre e ardenti di Byron e di Shelley: « Beppo », « Don Juan » e « Childe Harold » furono creazioni sorrentine Ibsen vi scrisse «Gli spettri»; Longfellow « La maschera di Pandora » e nel 1862 Cernicewsky, la nobile anima slava, il suo « Che fare ? ». Una lunga schiera di poeti, romanzieri e artisti italiani e stranieri trovarono a Sorrento l'Ispirazione per le loro opere migliori: Mommsen, Gregorovius, Wagner, Capasso, Crawford, Gigante, Duclère, Dalbono. Sono ormai passati vari secoli da quando gli arditi navigatori ellenici sbarcarono nell' Qpicia e ancora oggi aleggia in quella zona il mito antico ed emana il suo fascinoso potere: Sorrento e la sua penisola costituiscono una delle più belle, suggestive regioni italiane. sscriquzimmrerePretusistpCnsitumnlumrmugfAqappvtddrfnltfstassrsgtAcSpntmStt Maria Guarraclno.

Luoghi citati: Italia, Roma, Sorrento