I Un luogo avverso |

I Un luogo avverso | I Un luogo avverso | TilllllItlllItlItllIllllHIItllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIlllMIItllllHllllll JEulalia doveva avere il primo figlio tra poco. Gli ultimi giorni della sua gravidanza s'erano combinati con una stagione maligna. Moriva molta gente. Lei vedeva come si cautelava il marito, spiando indeciso fino all'ultimo momento, prima d'uscir di casa: e poi via d'un tratto come se andasse contro un rischio. Ma non le facevano sapere niente di preciso. La donna di servizio aveva ordine di non fare Chiacchiere con la signora, per non impressionarla. Nella lentezza quasi sospettosa dei suoi movimenti Eulalia osservava più del solito, quando non aveva la testa confusa. Dalla finestra aveva vieto portar via uno del palazzo, e passare un altro- mortorio; da una telefonata coperta del marito le era parso come se la sua «mica Irene fosse in fin di vita. Non domandò: sapeva già che l'avrebbero ingannata; le raccomandavano di star serena, senza pensieri, assicurandole che il" parto si presentava benissimo. Infastidita del suo stato e vergognosa d'accostare 1 la gente, dopo un mese che sfuggiva ogni incontro aveva quasi perduto il mondo degli altri, e questo non l'aveva già fatta più sicura in sè, per conto suo, anzi, come se si fosse smarrita in luoghi sconosciuti. Le vie dei dintorni, dove arrivava passeggiando ubbidiente al consiglio della levatrice, di marciapiede lungo il casamento, le scale quasi buie e sdrucciolevoli, e, dentro, la sua casa stessa, le presentavano talvolta certi lati (a come ci faceva la luce, su un canto o uno spigolo, tutta lì e silenziosa) così strani, che le si stampavano in mente: scoperte, cose che vedeva lei sola in quel silenzio, e come 'un'estranea o un'abbandonata. E le alteravano certe connessioni a cui era abituata. Allora si diceva: «Voglio domandare... devo domandare...». Ma capiva che le sue domande sarebbero parse strane. Perchè ^morivano, tanti? E Irene, la sua amica...? Le pareva, quasi per non volere accogliere il suo bambino: se ne andavano prima da questi luoghi così cambiati... Il suo pensiero era d'uscir di casa appena possibile, e aveva timore di quelle scale pericolose e di passare davanti all'uscio dell'appartamento dov'era morto recentemente quell'uomo. Fuori l'attirava il sole scintillante che stava uscendo or ora dalla pioggia, a metà della giornata. Il mattino, angusto nella strada e lubrico come le scale, cori le nuvole basse sporche e il vento tra le case che si vedeva dai vetri calare a raffiche, le aveva tolto la speranza d'uscire. In quelle ore avverse Eulalia apriva e chiudeva le mani e sospirava: le stava in. mente il consiglio della levatrice. Il non ubbidirvi le procurava un'apprensione continua; camminava per casa, allora, cercando i giri più lunghi tra una sosta e l'altra davanti la finestra. Ma poi, anche se passava oltre dalle poltrone del salottino, non era capace di resistere a lungo all'invito delle buone seggiole dure, e finiva per sedere, con un senso di colpa, già in attesa di qualche castigo. Spesso piangeva, sola sola, o sospirava forte, senza riuscire a sgombrarsi il petto. Ma' a un certo punto le sembrò che il sole volesse venirle incontro da dietro le nuvole: si era come avvicinato. A tutte le , cose. Le nuvole s'erano empite di luce, erano bianche e asciutte. A quel bagliore di tutto il cielo, nella stanza, dietro una seggiola, dietro il cestino da lavoro e il tavolinetto scorse già in larva sul pavimento un principio d'ombra, cominciava a farsi l'ombra. Il cuore d'Eulalia battè nel desiderio di rivedere queste ombre forti, vere: vedere tutte le cose attorno e le case fuori staccarsi per prodigio l'una dall'altra, con le facce/chiare e dure e le loro belle ombre nere. Lei era come tutta sfatta, e-almeno il mondo non fosse più come lei ! Pioveva da tanti giorni... Il precetto d'uscire in strada a far moto — subito, subito ! — le diede il batticuore d'un risveglio improvviso: il timore delle scale e di quell'uscio vi passò come l'ultimo straccio oscuro d'un incubo; ma già Eulalia scendeva cautamente, tenendosi con la mano al bastone della ringhiera. Nell'androne s'accorse ch'era passata davanti all'uscio senza ricordarsi del morto, e sorrise, affrettandosi verBo la luce sonora del portone. S'era come liberata. Ma il veuto la colse, forte e freddo; sgombrava il cielo: un'allegria solo per gli occhi, e bisognava sempre difendersi, rattrappirsi, star sulle forze. La gente correva, i Tagazzi battevano i piedi, tutti la oltrepassavano. C'era intorno un'alacrità, quasi una felicità, in cui ella aveva sperato d'entrare, troppo scioccamente Se la portavano via quelli che la oltrepassavano, lasciandola all'inimicizia delle ventate di acce, lei che doveva prendersele tutte senza riparo, procedendo passo passo, grave, come trattenuta pei piedi dalle caviglie gonfie. Tutti mi dicevano : che sei venuta a farvedacurevserti, noteginvleraunvachperenatuscdazoprpeglè pite10pivicazia sedaelglpverodtrvemfrriamchccicincelueclaaetn11qaqcrrnbcpt lllIIIIIIIIIinillllMMIllllllHIlllllllllItllIlllIllllllIlT a r i l e a i o e far»? non è per te! come non ti vergogni? E non volevano accordare nessun valore al fatto per cui lei era in tanto travaglio : pareva, dagli occhi, che ne ridessero, e i loro sguardi scintillanti, per maggiore ingiustizia, erano come i vetri allegri delle botteghe e delle finestre, d'accordo invece con la luce nuova, col SO' le: anche la pozza d'acqua chi a ra alla fine del marciapiede, che un ragazzo varcò d'un salto, da vanti a lei. «Com'è possibile che il mondo non mi voglia? — pensò Eulalia cercando di reagi; re a queste brutte impressioni. Non è possibile... Io sono lina sciocca a crederlo, e anche tutti gli uomini, devono essere sciocchi anche loro, a passarmi davanti così... anche quel ragazzo: lui proprio di certo, non sa proprio niente e crede cose... per cui si romperà la testa, se gli scivola il piede... ecuo. Non è possibile!». Quasi le sarebbe piaciuto di vedere il ragazzo per terra, farsi un poco di male, so 10 un poco: ma per ristabilire più giuste le cose. Ma, il solo pensarlo, appena vide sbucare un'automobile dal cantone, le procurò l'immaginazione che il ragazzo fosse stato a un pelo dall'andar sotto: forse la macchina aveva frenato davvero, a qualche inciampo: ella provò un male, al suo figliuolo dentro, che la fece ripiegare su di sè con le inani sul ventre. Subito ebbe un capogiro, e dovette annaspare, cercando il fanale sulla cantonata. Si trovò sorretta da una donna. Aveva freddo. E capì in quel momento che la macchina aveva frenato per non investire il marito, il quale, scorgendola, s'era affrettato a traversare sbadatamente per raggiungerla prima che lei scendesse dal suo marciapiede. Egli la raggiunse premuroso, circondandole le spalle col braccio. Era impaurito per lei, si incolpava, incolpava il condu cente della macchina, il selciato lubrico, eppure le diceva che non era stato niente, e che non facesse la sciocca, la bambina. Eulalia sorrideva: non credeva di aver avuto paura, non aveva vieto niente, aveva solo immaginato, tutt'un'altra cosa. Eppure 11 suo figliolo ne aveva risentito quel male. La cantonata prese ai suoi occhi l'aspetto d'uno di quei luoghi mai veduti prima, così. Era un stranezza, come ora, che, mentre accanto al marito le passava il freddo, le venisse voglia di piangere. Ma fu brava. Egli la prese sottobraccio, e tornarono insieme passo passo verso casa. Si trovarono a camminar dietro, mantenendo la distanza, a nmcvqotsmcctrgurrs