La crisi del liberalis

La crisi del liberalis La crisi del liberalis ' D'un» conversione dell'Inghilterra al «credo» contro cui oggi pretendono battersi i suoi «Berciti s'ebbero sintomi fin dalla prima metà dell'Ottocento. E' nel 1829 che il pansocratico Southey affidava ai Colloquiti on the Progni» and Prospect» of Society i primi dubbi autorevoli sulla dottrina smithiana del t lasciar fare ■ • lo prime considerazioni in favore degli interventi statali. £' verso la stessa epoca che George Crabbe chiedeva spazientito nello Spectator: «Quando la smetteremo con la libertà inglese, col principio liberale, coi pericoli dell'accentramento e col resto?». E' nel 1838 che Thomas Arnold, benché grande allevatore di genthmen cristiani, attaccava il liberalismo trionfante scrivendo: «Una delle più false massime che abbiano mai sedotto l'umano egoismo sotto l'etichetta della saggezza politica è che la società civile debba lasciar liberi i suoi membri affinchè ognuno possa badare agli interessi suoi propri, alla sola condizione di non ricorrere a frode o violenza contro il prossimo... Dovremmo sapere che lo stesso termine di « società » implica che tocca ad essa vegliare sul bene di tutti, limitando la potenza del più forte e proteggendo l'impotenza del più debole (Miscellan'eous Works, pp. 453-54) ». E' nel 1839 che Teufelsdroeckh-Carlyle, non contento di aver fustigato la democrazia liberale e l'utilitarismo in Sdrtor resarlus, scoccava cóntro l'ipocrisia della scuola di Manchester gli strali feroci di Chartisrn: «Abbottonarsi il soprabito e starsene chiotto nel proprio angolo non è uua ricetta difficile. Lasciar fare, lasciar passare ! Principio falso, eretico e condaii-nevole quant'altro mai I » ed e nel 1850 che un decennio di esperienza lo spingeva a deplorare anche più duramente: «Offerta e domanda, lasciar fare, principio liberale, il tempo accomoda tutto: grazie a tali precetti la vita industriale inglese promette di diventar quanto prima una palude avvelenata dai miasmi d'una vera .pestilenza fisica e morale (Latter-Day Pamphlet», I) ». Ma fino alla metà del secolo nessuno si degnò dar retta a questi precoci apostati del liberali smo. Gli affari del gentleman an davano troppo bene così. Le guer- ~1 _f_v.« i,i„„„-„J„ („ ro napoleoniche, bloccando le industrie del continente, avevano reso all'aristocrazia manifatturiera britannica un servigio prezioso. Le fabbriche del Regno Unito lavoravano dì e .notte* a dispetto dei doganieri di guardia da Boulogne a Memel. A Coblenza, nel 1811, merletti e stoffe d'oltre Manica passavano di contrabbando a pezze intere nelle stesse berline stemmate delle dame di corte di Maria Luisa. Dopo Waterloo, i commessi viaggiatori d'Albione dalla marsina color puloe e dagli stivali a mantice corsero in sedia l'Europa corrómpendo a suon di ghinee postiglioni e mastri di posta sulle orme sanguinose degli eserciti della Santa Alleanza. La clientela disponibile era troppo in dissesto per acquistare la merce dei loro campionari, ma la docilità inerme degli operai, del Lancashire e dell'Yorkshire permise a John Bull di ribassare i proprii prezzi. E poiché l'Europa accennava a voler difendersi dal dumping circondandosi di tariffe ben più pericolose che non le batterie costiere di Napoleone, le tesi del liberalismo ultilitario si fecero, nei fondaci e nei gabinettid li ii to di perdere la clientela del SudAmerica ribelle alla Spagna. I ministri che gli succedettero furono pacifisti perchè la-pace, per chi dispone dell'egemonia commerciale, è un'arma di conquista meno dispendiosa e aleatoria della guerra. L b fprimi dubbi autorevoli sulla dottrina smithiana del t lasciar fare ■ • lo prime considerazioni in favore degli interventi statali. £' verso la stessa epoca che George Crabbe chiedeva spazientito nello Spectator: «Quando la smetteremo con la libertà inglese, col principio liberale, coi pericoli dell'accentramento e col resto?». E' nel 1838 che Thomas Arnold, benché grande allevatore di genthmen cristiani, attaccava il liberalismo trionfante scrivendo: «Una delle più false massime che abbiano mai sedotto l'umano egoismo sotto l'etichetta della saggezza politica è che la società civile debba lasciar liberi i suoi membri affinchè ognuno possa badare agli interessi suoi propri, alla sola condizione di non ricorrere a frode o violenza contro il prossimo... Dovremmo sapere che lo stesso termine di « società » implica che tocca ad essa vegliare sul bene di tutti, limitando la potenza del più forte e proteggendo l'impotenza del più debole (Miscellan'eous Works, pp. 453-54) ». E' nel 1839 che Teufelsdroeckh-Carlyle, non contento di aver fustigato la democrazia liberale e l'utilitarismo in Sdrtor resarlus, scoccava cóntro l'ipocrisia della scuola di Manchester gli strali feroci di Chartisrn: «Abbottonarsi il soprabito e starsene chiotto nel proprio angolo non è uua ricetta difficile. Lasciar fare, lasciar passare ! gLa bazza, comunque, non poteva durare eterna. Un brutto giorno la febbre del lavoro s'impossessò anche degli altri popoli civili e il. liberismo cessò d'essere una strada a senso unico. Una commissione d'inchiesta nominata nel 1866 denunziò nello stato economico della Gran Bretagna le prime ragioni d'inquietudine. Non contente di resistere alle pretese monopolistiche dell'industria e del commèrcio inglesi, Europa e America tradivano minacciose velleità di prendere-la controffensiva. Colmo d'insolenza, nel 1867 il primo territorio imperiale che Londra costituisce in Dominio autonomo, il Canada, non trova nulla di più urgente da fare dell'opporre alle importazioni dalla madre patria una muraglia di diritti doganali ! Il cobdenismo è colpito a morte, anche se in Parlamento il liberalismo tarderà a disarmare. Nel 1881 la Fair Trade League, nata per consacrare il crepuscolo del libero scambio, scopre ingenuamente, col suo patètico appello al « commercio leale », che il liberismo, vantato sin là come la unica politica commerciale degna d'un popolo cristiano e virtuoso, è un modo di arricchire sleale, visto che non serve più ad arricchire gli Inglesi. Nel 1886 l'Home ride ccaglia contro il canuto Gfadstone un centinaio di deputati liberali colti dalla paura che anche l'Irlanda, non apPrincipio falso, eretico e condaii-jpena padrona di sè, si dia a'far l t'lt i I d ll'idi ll'i jconcorrenza all'industria dell'i sola madre. Nel 1903 Joe Chamberlain, uomo d'affari, punta contro il vacillante apparecchio liberista dell'era, vittoriana le batterie micidiali della Tariff Reform League. Gli dei tramontano! M.i còme salvarli? Le statistiche del commercio britannico peggiorano di anno in anno. Le importazioni di derrate alimentari, che nel 1868, agli inizi del primo ministero Gladstone, non superavano l'i 110 milioni di sterline, sono salite a 232 milioni. Quasi non ba ; 9tasse, Vecchio e Nuovo Mondo I i -•_ non osano forse già spedire in Inghilterra persino articoli manifatturati, due terzi dei quali interamente finiti? Albione, invece, che non aveva mai mandato fuori di casa se non prodot-. ti finiti, esporta ora sopra tutto l'antracite delle sue viscere e perde terreno nel campo di quegli stessi filati vegetali ch'erano stati il meno discusso e il più fertile dei suoi monopoli, rassegnandosi a non lavorare nei propri stabilimenti se non un quarto del cotone mondiale mentre gli altri tre le vengono sottratti dall'industria straniera e specie dall'industria continentale. In presenza di bilanci siffatti, Cobden e Ricardo in persona rinascer ebbero protezionisti. Passi solo qualche altro decennio, e gli indici economici riveleranno una decadenza anche più allarmante. Fra il 1913 e il 1927 le esportazioni dal Regno Unito discendono del 21 per cento, ma le esportazioni dal resto del mondo salgono del 18 e quelle dagli Stati Uniti del 50 per cento. Alla vigilia del nuovo conflitto mondiale lo stesso carbone inglese non salperà più dai moli di Cardili e di Newcastle se non nella Qdavano troppo bene così. Le guer-; 9tasse, Vecchio e Nuovo Mondo ~1 _f_v.« i,i„„„-„J„ („ I i -•_ ro napoleoniche bloccando le innon osano forse già spedire in ,gdella City, più solenni e imperio-'modesta misura di 50 milioni di se che mai, il comando: laissez tonnellate all'anno. Cresce, al passeri venne urlato sui tetti af-jcontrario, da 'Manchester i fumicati e neoclassici di Christo-jLeeds, il tetro esercito dei disoc pher Wren e di John Nash e la cupati. Un milione nel 1921, un religione della « porta aperta »|milione e mezzo nel 1923, due e,pedi missionari ed eresse altari j milioni nel 1930, due milioni e ai quattro capi del globo. |mezzo nel 1931. Il self help del La porta aperta 1 Quella degli l'età eroica è diventato una si altri, s'intende. Il liberismo, for-nistrà ironia. Dall'eccidio di ma primigenia del liberalismo, «Peterloo», dai platonici comizi era una strada a senso unico, notturni di Manchester alle Giacche gli Inglesi possedevano inutili sommosse del Galles è l'industria più adulta, meglio ai- passato ormai più d'un secolo, trezzata, più ricca di capitali e'Gli industriali che di materie prime — 80 milioni'1909 si rifiutavano a di ll di b ancora nel riconoscerel Td Ui h ancora nel riconoscere pdi tonnellate di carbone estratte nel 1865 contro 14 negli Stati Uniti e 12 in Germania — era chiaro che nessun produttore straniero avrebbe mai introdotto in caca loro un quintale della sua merce, mentre essi avrebbero rovesciato in casa altrui tutto quel che volevano. Inneggiando alla libertà degli scambi, John Bull si assicurava il beneficio di uno di quegli atteggiamenti di alta moralità civile e internazionale che sono sempre stati la sua passione, ma provvedeva in pari tempo a fare di sè il fornitore e il creditore privilegiato del mondo. Fra il 1845 e il 1870 il volume annuo delle sue esportazioni non passò forse dai 60 ai \ 200 milioni di sterline ? Nel 1860 Cobden negoziò con la Francia imbandierata e festante il primo dei trattati di commercio che venissero stipulati sulla base del libero scambio, ma chi ci fece un buon affare non fu la Francia, fu l'Inghilterra. E perchè non aggiungere che anche applicato alla politica estera il liberalismo inglese fu sopra tutto un espediente commerciale? Canning, bombardatore di Copenhagen ma deputato di Liverpool, abbandonò la Santa Alleanza reazionaria perchè restandole fedele i pro' duttori inglesi avrebbero rischia- le Trade Union» hanno dovuto adattarsi non solo a far loro di cappello i -a a far le spese della dole. Gli Inglesi cominciano -a non voler più saperne di aiutarsi da sè. Il ventennio fra le due guerre, culminato nel 1923 nella conferenza antiliberista di Ottawa, faticherà a circondare il paese di dazi protettori di cui l'orgoglio nazionale evita di darsi per inteso come le vecchie beltà evitano di pensare alla parrucca che hanno dovuto posarsi sul capo, ma la prosperità non rinasce per questo e le masse impigrite proclamano che la cosa non le riguarda: tanto peggio per chi Jion seppe fare di meglio. Ai bisogni del popolo deve pensarci il governo: a che servirebbero, iu caso diverso, un Tesoro, dei fondi pubblici; un Parlamento? Ed ecco come all'ombra del vecchio edificio liberale, la cui carcassa gotico-romantica, non meno turrita e farragginosa del Westminster di tir Charles Bar ry, è sempre in piedi e si rifiuta a calare bandiera, l'Inghilterra individualista viene acquistando, fra doglie e ambasce, la confusa nozione di un assetto sociale clic ne farebbe, se giungesse a pren der corpo, qualcosa di totalmen te opposto a quel che tuttora es-