Uomini e scali in tempo di guerra

Uomini e scali in tempo di guerra Uomini e scali in tempo di guerra L'ingegnere della "transiranica,, La maledetta ralle denidi d'aquile - Prodigi (DAL NOSTRO ÌNVttfO) SCALO X..., marzo. Questa nuova, odissea di un italiano in paesi lontani, potrebbe sembrare lo spunto di un romanzo dovuto atta immaginazione d'uno scrittore particolarmente fèrtile, se non fosse vero che questa apocalittica epoca è ricca dì realtà tanto straordinarie da sembrare talvolta immaginate. Come sono riuscito a conoscere e a riVivere questa avventura? Un vecchio amico Dopo avere girato per il grande porto semideserto di questa citta dell'Est, torno all'albergo. Il portiere mi avverte che una persona, giunta da Istanbul, avendo casualmente saputo della mia presenza, desidera vedermi. *B' nella sala di lettura* aggiunge il portiere. C'è infatti, di là, un signoreche sta sfogliando un libro. Quando si volge, riconosco un vecchio amico. Esclamazioni, saluti! « Immagini che cosa sto leggendo t — egli mi dice —. Ho visto il volume nella vetrina di un libraio e l'ho acquistato subito. E' tuo. Getto un'occhiata al volume. B' il mio « diurne d'oro nero », documento di viaggio netta Mesopotamia petrolifera e avventurosa. «Ho lasciato una Istanbul come l'hai descritta tu — continua l'amico —. Quando Vi Oriente Espresso » (t se cosi si può ancora chiamare questo convoglio che ricorda glorie turistiche d'altri tempi) entrava nei sobborghi dell'ex-capitale turca, provavo le stesse impressioni che tu descrivi: < ...appaiono e scompaiono cupole di moschee decrepite ormai abbandonate dal culto; teorie monotone di finestre con le loro miasciarablè (grate di legno) scolorite e polverose; cimiteri mussulmani che, internati fra pasticci di case in rovina, mostrano le loro lapidi disalveolate come vecchi denti; marabutti spuntanti come funghi verdastri da altre strutture di legno e di calce; quadrangoli d'innominabili lordure accanto a palazzotti ermetici dai rabeschi scoloriti... « Questo .quadro poi sembrava intonarsi alla triste missione che andavo ad assolvere laggiù. Andavo infatti a identificare un morto e a ewrarne il trasporto in Italia... — Un morto f — Avevo avuto questo triste incarico dalla Società di'costruzioni da cui il poverétto, un ingegnere, dipendeva. Egli giaceva ormai inanimato nel letto di un albergo di Istanbul senza che nessuno lo riconoscesse, lo piangesse, pensasse atta sua misera spoglia. Quando fu colpito dalla morte l'ingegnere era ancora in età fattiva; avrebbe potuto dare molto, se una brutale sincope non lo avesse fulminato. E pensa che la fine lo sorprese mentre egli credeva d'essere giunto in porto e di poter rivedere tra poco l'Italia e la sua famiglia! Prima di arrivare in Turchia aveva superato avventure drammatiche, che spesso rischiarono di, divenire mortali, perchè egli proveniva da un paese ' anarcoide per definizione, e, per di più, sconvolto dalla guerra. Ql ? p— Quale paese? — L'Iran. JlliltllItlllllllMlllllllltMIIIIIIIIlllllllIllllllllllllItlllMl Una pattuglia di paracadutisti avanza strisciando sulla «ève malgrado la reazione ■ovletlea (Foto Transooean) l Talar - Pionieri bianchi dell'ingegno italiano - Un u n nome mi colpisce. L'Iran è una dette zone del mondo che Ho viaggiato a lungo, e dove ho conosciuto persone e situazioni interessanti. — Vuoi dirmi come si chiamava questo ingegnere T — domando all'amico. Quando egli pronuncia il cognome, provo una stretta al cuore. — ho conoscevif — Ci eravamo trovati laggiù nell'Iran, e facemmo per qualche tempo vita in comune. — Strano.' Anch'io ero stato laggiù con lui, qualche anno fa! Prima che scoppiasse questa guerra. La figura dell'ingegnere — cosi usavo chiamarlo per antonomayr sia, senz'aura aggiunta, dopo io dimestichezza che si era stabilita fra .me e lui — mi riappare ora incarnando nella mia memoria tutto -un periodo avventuroso, e posso dirlo, anche felice dèlia mia vita di viaggiatore di lunga corso. Alto, brizzolato ma dal piglio energico e dalla voce squillante, egli dava subito l'impressione di un uomo di comando. Idi aveva fatto conoscere una gran parte dell'Iran, ma soprattutto un lembo misterioso dello strano paese che oggi ha tanta risonanza negli avvenimenti euro-asiatici di questa nuova guerra mondiale. Bt tratta di quella parte dell'Iran che si apre, quasi a ventaglio, tra il Mar Caspio e VAfganistan e, attraverso le aride steppe del Turchestan russo e cinese, si profonda nel misterioso spazio asiatico, fino atta mongolia. Paradiso della caccia grossa Avevo conosciuto l'ingegnere in una vallata degli Blburz, gigantesca catena di montagne che strapiomba nel Mar Caspio ed è dominata dal Demavend, una delle più alte cime del mondo (5700 metri). La vallata, detta del Talar, dal nome del-fiume che scorre infondo ad essa, brulicava in quel tempo di tutta una fotta di lavoratori, intenti ad ultimare le gal .ferie detta ferrovia transiranica. Oli Europei si mescolavano agli Asiatici: i primi erano ingegnèri, geometri, tecnici edili, operai specializzati, e poi qualche medie», qualche infermiere, nonché un sacerdote cattolico che aveva cura dette anime. Gli Asiatici costituivano invece l'oscura mano d'opera. Questa valle del Talar mi ha lasciato un ricordo veramente infernale. Si tratta di una enorme e scoscesa spaccatura, che sembra aperta non netta pietra, ma nel ferro o nel piombo, tanto è tetra, grìgia, arida. Su questa orrida zona soli incandescenti si alternano a piogge torrenziali; i giorni d'estate piovono raggi simili a fiamme ossidriche, per dar luogo quindi alle raffiche rasoianti dei cicloni, germinanti d'improvviso dai misteriosi orizzonti oltre i quali si profilano le eterne cime del Thibet e del Caracorum. Nella vallata del Talar non cresce filo d'erba e non errano greggi; l'acqua stessa difetta e quella poca che si attinge al fiume è infetta, si che scoppiano frequentemente epidemie nere. Eppure, a poca distanza dotta valle del Talar cominciano le magnifiche, secolari foreste degli Elburz; qualche chilometro più in là ove comincia il lllllllllIlflItlIllilllllItllllllllSlllllillltilMlllllIlfllllilItll e operai asiatici attorno a uomo d'energia eccezionale declivio del Caspio, si stende la vasta, lussureggiante jungla del Mazanderan, popolata di tigri, di leopardi, di ghepardi e d'altra aspra selvaggina. Vn paese di so gno per gli amatori di caccia grossa! Ma coloro che lavoravano allora nella valle del Talar avevano poco tempo per concedersi questi spassi! Intorno atte cime e agli impervi roccioni di questo inferno asiatico la ferrovia transiranica (l'unica ferrovia della Persia) dipanava il tracciato dette sue gallerie a « nodo di Savoia n ed era intorno a questi nidi da aquile che lavoravano i pionieri bianchi e l'orda operaia asiatica, tra fatiche inumane e rischi mortali. A creare quest'opera immane avevano contribuito tecnici e uomini di tutti i paesi; ma, tra questi, specialmente i tecnici e gli specializzati d'Italia avevano compiuto prodigi d'ingegno, di maestria e di eroismo, come scrissi qualche tempo fa in queste stesse pagine e come ho più ampiamente spiegato nel mio recente volume « Iran ». Come visse ? L'ingegnere era uno di questi pionieri d'Italia. Non si trattava certo di un uomo improvvisato, di un sopraggiunto, di un arricchito d'epoche illusionistiche. Egli aveva già duramente lavorato netta Cina Meridionale, nella Birmania, nel Congo: vi aveva trascorso anni di rischi e di responsabilità, di vere fatiche e di veri sudori. Ora il suo quartier generale si trova va nella valle del Talar e precisa mente in un € lotto » di lavori ove sorgeva un sordido villaggio. Bicordo sempre lo scuro ammasso di baracche e di capanne dal colore di nicotina; e tra queste, : in posizione alquanto dominante, la casa dell'Ingegnere, una semplice •costruzione di legno ad un piano, cól ballatoio girante intomo. Non doveva essere deliziosa la vita lassù! Eppure cesi viveva quest'uomo eroico, fra una buia tribù di operai asiatici, spesso acridi o ribelli dominandoli con le sue idee sonore, il suo invincibile ottimismo la sua voce squillante. Legatosi a me di sincera amicizia, egli volle darsi un po' di vacanza ed accompagnarmi facendomi da cicerone per qualche tempo. Con lui conobbi i segreti della jungla, gli orizzonti del Turchestan, gii splendori orientali di Mescèd e di Isfahan. Bicordi che riempiono l'immaginazione di colori inestinguibili, ma nel tempo stesso colmano U cuore di malinconia. Poiché anch'egli ora è passato quasi scivolato, in silenzio, nel mondo labile dette' Ombre, delle infinite Ombre di quest'epoca tragica! — Vuoi ora sapere — mi dice l'amico, che ha rispettato il mio silenzio popolato di ricordi — che vita ha fatto prima di morire l'Ingegnere e come è rimasto fulminato t Rivivrai meglio questo romanzo vero, anzi lo rivivremo meglio insieme, perchè abbiamo conosciuto gli stessi posti attraverso i quali questa moderna Odissea si è svolta e si è tragicamente conclusa. Curio Mortari (Continua). llIIItllllIfllll Itllll Illllflltlltllllllflliriilllll*-. do fermo dei suoi d'echi cerulei, e mostrandoci, nei rari sorrisi,il bagliore dei candidi denti. Noi lo ascoltavamo, intente a pensare dove avessimo già veduto quegli stessi occhi, cosi dolci e severi, nel medesimo tempo, e quel chiaro sorriso, ma, vedendolo In quelle sue gravi mansioni, non era facile ricordare... « Per fortuna 1 incertezza della brillante giornalista è breve, e riconosce, nel capo, il giovane, ma artisticamente già maturo, attore cinematografico Roberto Bruni che provvede a rassicurarla anche circa i suol rapporti con le dattilografe: « Hanno voluto la mia fotografia, e l'ho data, ma al termine dell'orario, dopo le sette... ». Riflessione finale della giornalista: « Roberto Bruni, con tutta la vostra severità, non potrete impedire a quelle dieci testoline rii.sognare a voi, non più di quanto potrete impedirlo a migliaia di testoline, quando vi vedranno, bello ed infelice, troppo tardi amato da quella esuberante ed estrosa creatura che fu Maria Malibran. E' vero che allora, anche per queste dieci, voi sarete diventato il mito... ». Le buone letture: radio eroica «Ivan Giochetti », informa il gio male prediletto dai radioamatori, < è partito alla volta di Farli. Vestiva, per l'occasione, una magnifica divisa grigio-verde, che su quelle spalle meravigliose sembrava pitturata, tanto stava bene. 8e n'è andato, sorridendo come sempre, felice anche lui di vivere la bell'ora, che consacra un giovane uomo. M'ha detto, partendo, che forse avrebbe cantato, qualche volta, da Radio Bologna, ma se anche questo fosse stato impossibile, lui era contento lo stesso di partire, e rimandava l'appuntamento con te sue ammiratrici, a servizio militare finito, e a guerra vinta». Le ammiratrici, sperdute di dolore, cercano, sull'atlante, la nuova rischiosissima residenza del loro caro Ivan. Irene Brin

Persone citate: Curio Mortari, Irene Brin, Roberto Bruni, Scalo X.