1 di Francesco Bernardelli

1 LA ST za, la previdenza, il condiviso patire — «Ridi un poco d'un'idea donchisciottesca'; dopo che so esser tu per necessità senza lana indosso, ho buttato via le camiciole ch'io tenevo, parendomi di sollevarti alcun poco soffrendo teco...» (Lettera del 16 gennaio 1816) —; il pensare sempre Oj lui, al bene che gli avrebbe potuto procurare, al male che avrebbe potuto prevenire, e il denaro con tanta grazia prestato, e le umili faccènde sbrigate, e ili perdono subito concesso; tutta questa che è pratica di vita, nel-1 . . . .1 illecita passione, pur dolcissimo I e, oseremmo dire, cristiana, è dal- ! lo scrittore ricercata con precisio-l.... ' ..'.ne di psicologo, con accortezza di | storico fantasticante... Aura mirabilmente affettuosa, nella quale ben si congiunge alla figura di Quirina" la figura di Floriana, tauto più vaga e romanzesca di contorno. Apparizione, subito sfiorita, alle soglie, e già nel buio crescente, dei sepolcri prossimi, e del mistero. E anzi la storia dell'una solo poteva adempiersi, e trarre tutto il senso, nella storia, o meglio nella fantasia dell'altra, di quella figlia ritrovata dal poeta quasi sul punto "di morire. Creatura che accoglie in sè il sogno celato, incònscio, della buona signora Magiotti. Inconscio, ma non troppo se il Caprin .fa che la «donna gentile» vada esclamando, e sono le ultime pagine del libro, d'essere lei, proprio lei, la vera madre di Floriana, lei, uni ca sposa del Foscolo... ' IMPRESE D E sarebbe una forzatura, non fosse il tono ormai del sentimento ohe scioglie e confonde, nella pagina, quel di più. Ma tra le malinconie e i sacrifici, tra la realtà e l'irrealtà delle due don ne fedeli, qualcosa pur traspare di più alto e aspro e commosso ; „j \ 1™ ,.ni;t„j;.,. ,i„i „„„(.„ j; ed e la solitudine del poeta, di. lui cosi avvinto sempre, nella sua ! vita mortale; alle creature, al ca- priccio, all'incostanza stessa, tra- v, • ì.- l • j 1 ditnce e soperchiatrice, del cuo- re, e pur così sciolto a sognare, 'a fingerei, sul funereo deserto del <mondo arcani iddi! p <rrn7Ìp re.lmonao, arcani iddìi e grazie ce- lesti. Di tanti travagli umani, troppo umani, delle vagheggiate immagini e figure di bellezza e di danza, del perpetuo inno vagante, del chiuso o prorompente ardore, della triste miseria, delle fughe, dello scherno, e del canto sovrano, armonioso, fatale, che mai, natura e mistero ancor trasmisero alla fantasia di lui morente? Solo, pur tra gli affetti •violenti e devoti, solo per quell'estremo furor di poesia; per quel genio o quel demone che da sempre lo incalzava e rapiva, egli fu forse, allora, almeno una volta, alla vigilia di morire, disarmato del'tutto, del tutto sincero. Calmo, solenne, scoperto, in una tristezza infinita. «Io, che tante volte ho pensato alla morte, che troppe ne ho parlato quando sa pevo di vivere e1 volevo vivere per amare ancora, ora muoio. E tu non sarai qui, mia Quirina...». Ultima lettera, nel racconto di Caprin, alla «donna gentile», da Boliemian House, il luglio 1827, non finita, non impostata, rimasta così, senza risposta. Francesco Bernardelli AMPA - Sabato 20 0 Marzo 1943 - Anno DI GUERRA DEI CAV VALIERI DELL'ARIA o XXI 1 Cronache del Teatro /Dy CQREMOLI ) MILANO

Persone citate: Floriana, Foscolo

Luoghi citati: Milano