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la g ff ff e mi d o di i e i* i la g ff ff e mi d o di i e i* i Il barone voti Ungerti l l gvenerato nei templi mongoli - fossero quelle che sempre riappaiono in chiunque sta In contatto con un piano davvero trascendente, super-umano, al quale non possono più applicarsi le ordinarie misure, i comuni concetti di bene e di male e le limitazioni della sentimentalità, ma nel quale vige invece la legge dell'azione assoluta e inesorabile. Il barone von Ungern avrebbe potuto divenire probabilmente un « uomo del destino », se avesse Incontrato una congiuntura favorevole di circostanze. Ciò invece non avvenne e cosi la sua esistenza fu simile al fugace e tragico bagliore di una meteora. Liberata la Mongolia, 11 von Ungern marcia verso la Siberia, primagine, simbolo della sua « presenza ». Ufficiale russo, il von Ungern allo scoppiare della rivoluzione bolscevica organizzò in Oriente un piccolo esercito, la cosldetta « Divisione asiatica di cavalleria », che fu - l'ultima a tener testa alle truppe resse dopo la disfatta di Wrangel e di Kolciak, compiendo imprese quasi leggendarie. Con queste truppe il von Ungern liberò la Mongolia occupata allora da truppe cinesi in combutta con Mosca; fatto evadere, con un audacissimo colpo di mano, il DalaiLama, da questi egli fu eletto primo principe e reggente della Mongolia e, rivestito altresì di una di¬ perchè l'Alfiere non ha mai giocato nelle vesti della Dama, esperienza non provata, perchè l'Alfiere non ha mai sperimentate quelle condizioni determinate in cui verrebbe a trovarsi la Dama se abbandonata alla merce della Torre avversaria. — Dunque — riprese il giovine — guardando alla scacchiera, con i pezzi al loro posto, noi ci troviamo in presenza di un mondo la cui vita è affidata così all'esperienza collettiva come all'esperienza individuale. Voglio dire che se ogni singolo pezzo sapesse solamente dei suoi movimenti e non avesse cognizione del lavoro dei suoi compagni e dei suoi avversari, l'esistenza del gioco sarebbe compromessa. Quindi ogni Alfiere, ogni Pedone, ogni Torre che sia, si muove in virtù dell'esperienza che ha acquistata nel determinarsi del gioco cui è stato sempre impiegato, ma si muove anche giovandosi dell'esperienza di tutti gli altri pezzi, esperienza che rappresenta una sorta di serbatoio comune, cui ognuno attinge nozioni non sperimentate, e a cui ognuno restituisce nozioni ben certe e sperimentate. Una Dama non durerebbe a lungo sulla scacchiera, se non avesse sperimentato direttamente i danni che possono venirle da determinati movimenti, ma non potrebbe neppure sopravvivere, se ignorasse il modo di comportarsi, per esperienza da lei non direttamente acquisita, di tutti gli altri pezzi : la sua conservazione, e così il successo del suo impiego, è alla mercè di questi due fattori, la sua esperienza individuale, in relazione — e d:rei in opposizione, 6e il discorso non si complicasse troppo — coll'esperienza collettiva che essa acquista sotto forma di nozioni. — Ma voi — esplose il vecchio professore, dando a vedere di avere una certa dimestichezza con quella terminologia insolita nel mondo degli scacchi — ma voi riducete tutto ad esperienza ; e dove ficcate, la volontà, la ragione, la fantasia? — Laddove sono. Kappresentano'facoltà dipendenti... assolutamente in istato di sudditanza, rispetto all'esperienza. Che cosa sarebbe la volontà senza l'ausilio dell'esperienza? Fate il caso che la Dama vulrsse dare scacco al Re nemico, e non avesse esperienza dei pericoli che corre spingendosi nelle file avversarie, quale risultato avrebbe il suo volere? Negativo naturalmente. E ponete che alla stessa azione vi fosse indotta non per volontà cieca ma per virtù di rin/iomiineiito: quale frutto ricaverebbe dalla sua azione, se dopo aver a lungo meditato sui progressi del suo attacco, muovesse, dimentica dell'esperienza che i avverte come la Dama, benché forte, possa cader vittima di un semplice Pedone? Lo stesso dicasi se si risolve alla medesima azione sotto lo stimolo dell'immaginazione, 6enza l'ausilio dell'esperienza, individuale e collettiva in una, che forniscono la norma alla conservazione del gioco e al suo sviluppo. L'esperienza collettiva, prò dotta e accresciuta dal lavoro di ogni singolo «pezzo-», rappreseli ta quindi l'unica via di salvezza di questa breve società degli scacchi, la quale, o non ne ha perfetta coscienza e quindi produce un gioco scadente; oppure non sa giovarsene in egual misura per tutti i suoi componenti. E ciò accade per l'arbitrio che assumendo, da solo, l'iniziativa dell'attacco contro le truppe del cosidetto « Napoleóne rosso », del generale bolscevico Bltlcher. Egli diviene il terrore dei sovietici, che egli combatte spietatamente, fino allo sterminio, pur vedendo che la sua lotta era senza speranza. Consegue Importanti successi, occupa varie città. Alla fine, presso Verchneudjiusk, attaccato da forze più che dieci volte superiori ammassate dai bolscevici, decisi a farla finita cor. l'ultimo loro antagonista, è costretto a ripiegare dopo un lungo ed aspro combattimento. A partire da questo momento, non si sa più nulla di preciso sulla sorte del von Ungern. I due autori \della sua biografia « romanzata », il Pozner e il Kraut hoff, vogliono che egli fosse stato tradito da una parte del suo esercito, caduto a poco a poco in uno stato di prostrazione e di demoralizzazione e che, fatto prigioniero, egli sia stato fucilato dai rossi. Il Krauthoff imagina perfino un colloquio drammatico che il « Napoleone rosso » avrebbe avuto col von Ungern, di quale avrebbe rifiutata la proposta di aver salva la vita se fosse passato, come generale sovietico, a servire la causa dei rossi. Sembra però che tutto ciò sia pura Invenzione: secondo le informazioni già riferite, fatte conoscere dal Guénon, di von Ungern non sarebbe affatto caduto prigioniero e sarebbe morto di morte naturale, presso la frontiera del Tibet. Il terribile sguardo Le varie versioni concordano tuttavia singolarmente in un particolare, cioè nel fatto, che il von Ungern avrebbe saputo con esattezza il giorno della sua morte. Del resto, egli aveva saputo, dalla predizione di un Lama, che sarebbe stato ferito — nell'attacco delle truppe rosse alla stazione di Daurla. Nè sono questi 1 soli elementi che rendono suggestiva la strana figura del « barone sanguinario ». Ecco una curiosa testimonianza circa gli effetti che, in certi momenti, il suo sguardo produceva su coloro che egli fissava: « egli provò un senso sconosciuto, inesplicabile di terrore: una specie di sonno si impadronì del suo petto, come un cerchio d'ecoiaio che si facesse sempre più stretto ». E' un fatto che per coloro che gli furono vicino il suo prestigio e l'Irresistibilità della sua forza di comando rivestivano qualcosa di supernaturale, distinguendosi cosi da quel che può un semplice capo militare. Ancora un dato singolare: secondo quel che riferisce il Guénon, nel castello del von Ungern si sono ultimamente verificati dei fenomeni enigmatici, di natura «psichica»: è come se la forza e l'odio di colui che fu ritenuto nel Tibet una manifestazione del « dio della guerra » vibrata contro la sovversione rossa fossero sopravvissuti alla sua morte, al titolo di residui inquieti di questa figura tragica, presentante, sotto più di un aspetto, i tratti di un simbolo. J. Evola divide i «pezzi» per ranghi e fa sì che certi movimenti siano consentiti e altri no; il che impedisce al gioco di passare dal regno della presunta libertà, al regno più concretamente libero della necessità. — Ma se voi sovvertite queste norme che regolano il gioco, sopprimete la vita del gioco stesso. Perciò — disse il giovine — 10 non partecipo al gioco e mi limito ad osservare. Allora la vostra teoria dell'esperienza — disse il vecchio — sarebbe fondata sull'osservazione di una società sbagliata? E cosi proporreste poi per riformare il gioco ? Ci sto pensando — disse il giovine prendendosi la fronte in una mano. — Ci sto pensando ; perciò mi vedete così assiduo frequentatore di questo caffè: per ora non ho inventato altro che questo: che un «pezzo» superiore possa mangiare un «pezzo» inferiore del suo stesso colore, quaudo gli impedisce il cammino ; che il He possa avere una maggiore libertà di movimenti, ma possa essere « mangiato » nel corso della partita e sostituito da un altro • pezzo » con gli stessi attributi ; ma in compenso, che 11 Pedone, giunto in fondo alla scacchiera, possa diventare anche Re. — Ma questo sovvertirebbe la natura degli scacchi. — Perciò — disse il giovine — mi vedete perplesso. — E detto questo, salutò il vecchio ed uscì sotto la pioggia. Fattosi sulla porta anche lui, il professore si accorse che il giovine procedeva balzellando sulle lastre del selciato, come un 'Cavallo 6ulla scacchiera. E rise di cuore. Carlo Bernari

Persone citate: Carlo Bernari, Dama, Evola, Kraut, Lama, Pedone, Wrangel

Luoghi citati: Mongolia, Mosca, Siberia, Tibet