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L L A causa occasionale della crisi che determinò il naufragio della fortuna di Lola, fu una delle solite baruffe tra studenti, nella quale i baldi giovani dell'AIemannxa ebbero la peggio. 'Lola chiese e ottenne dal re la chiusura dell'Università, il che mise in subbuglio tutta Monaco. Furono iniziate trattative per ottenere la revoca del provvedimento, ma Luigi si mostrò -quanto mal intransigente. L'ordine di chiusura recava la data del 10 febbraio 1848; 11 giorno dopo 1 Monachesi fecero qualcosa- come la prova generale di uno spettacolo che, in quel fatale Quarantotto, doveva essere ripetuto con vario successo nelle maggiori capitali di Europa: le strade videro sorgere le barricate, Il popolo Si armo. Tutto fu eseguito alla perfezione, come se si trattasse di cosa preparata da lungo tempo. Cosi, in mo do insolitamente perentorio, 1 Mo nachesi chiedevano a) sovrano la immediata riapertura dell'Università e il definitivo ostracismo della favorita. Parve che Luigi fosse deciso a resistere, ma 1 suoi servitori più fedeli gli dimostra vano carne ormai non fosse più possibile opporsi alla volontà' popolare; la stessa regina Teresa, che,' da quando il « caso Lola > durava, si era chiusa in un dignitoso riserbo, si gettò al piedi del marito supplicandolo di cedere, e la sentenza di Lola fu firmata Un incredibile , ordine d'espulsione Quando due commissari si'presentarono nella casetta della pairer strasse per notificare alla danzatrice l'ordine <li espulsione, essa si rifiutò di credere alle loro parole e domandò di vedere il re. Ma gli ordini erano precisi; d'altra parte, là folla che tumultuava dinanzi alla casa poteva da un momento all'altro rendere molto critica la situazione. Per la prima volta Lola ebbe la sensa zione esatta del pericolo che la minacciava in quella -città ostile, ora che tutti, a cominciare dal re, l'avevano abbandonata. SI: de — Giuochi al lotto tu? — mi chiese Fazio. '• — No; ma riconosco che su codesta settimanale speranza nella Fortuna, Matilde Serao ha scritto il più bèllo e napoletano dei suoi romanzi. — Neppure io giuoco. Ma ho pensato ai moltissimi fedeli alla quasi sacra ruota del Lotto, leggendo sul' giornali delle precauzioni" prese, dall'Intendenza I di Finanza, amminlstratrlce dèlia loro speranza e fede nel terno secco, per garantire? il riscontro delle giocate e 11 regolare sorteggio in caso di allarme aereo. Per questa parte i giocatori non hanno da temere che la violenza improvvisa del nemico disturbi e falsi un'operazione insospettabile. Se anche in una delle dieci ruote 'del Re- So l'estrazione fosse una volJW'spesa, essi non avranno che- un prolungamento di attesa. In tuttte le passioni ciò che le giustifica è la già beata trepidazione dell'attendere.. . — Credi che siano poi tanti quelli che giocano al lotto? — Nel nostro ceto parrebbe di no. Ma giurerei -che anche molte persone di nostra conoscenza meditano il loro, terno e lo mandano a giocare al botteghino: soltanto lo fanno in segreto. — Non mi piacciono quelli che, essendo questo giuoco pubblico, giocano nascostamente come se ne vergognassero. ■ Preferisco i popolani personag-

Persone citate: Matilde Serao, Monachesi

Luoghi citati: Europa