La battaglia decisiva

La battaglia decisiva La battaglia decisiva fra l'Europa e la sleppa Perchè le orde affrontano fana Stoccolma, 1 marzo. «Dietro le quinte del Cremlino» è il titolo di un libro giunto in questi giorni a Stoccolma, dovuto al noto scrittore americano Walter Duranty che passa per il mi, gliore conoscitore della Russia . / odierna. L'autore, come afferma f nella prefazione alla sua opera, \ venne per la prima volta in Russia nel 1920, imparò a conoscere l'Unione sovietica di Lenin e di Stalin e vi soggiornò molti anni in qualità di corrispondente di due fandi giornali degli Stati Uniti, suo ultimo viaggio in Russia avvenne nella primavera del 1941, poco prima cioè dello scoppio della guerra fra il Reich e l'Untone sovietica. Malgrado 11 suggestivo « promettente titolo, l'autore si difende dal peccato di presunzione di aver voluto rappresentare in tut- smcdvmppvvdrnrsrnsssggfuta la sua complessità il problema! bdi quello sterminato e misterioso I fpaese e cita in appoggio della sua I ntesi un vecchio proverbio russo |sche dice : « Chi può nella sua piccola testa abbracciare tutta l'im¬ mensa Russia? >. Il primo colpo Invece del suddetto compito egli si propone di svelare la connes bs—sc, csione fra i fatali giorni del dicem- ! tore 1934, quando Kirov, il fedele 1 aseguace di Stalin, fu assassinato | ea Pletrogrado e gli avvenimenti che seguirono. . La pallottola che uccise Kirov —' scrive l'autore — fu forse il primo colpo del gigantesco con¬ lCitta che doveva poi trasformarsi j in lotta aperta e sanguinosissima nel giugno del 1941. L'assassinio di Kirov segnò la fine di un tentativo di conciliazione nell'interno della Russia le cui conseguenze Immediate furono gli interminabili processi di Mosca che portarono alla condanna a morte di oltre 10 mila persone. Duranty nel retroscena dell'assassinio fa intravedere l'atroce figura di Jagoda, il terribile capo della G.P.U., il quale ammise del resto la sua partecipazione al delitto quando tre anni dopo fu a sua volta processato m condannato. Dopo la confusione che segui all'assassinio di Kirov, i dirigenti del Cremlino dissero che occorreva agire col massimo rigore perchè i nuovi fatti venuti alla luce facevano vedere come 11 delitto —fòsse intimamente connesso con l'attività di organizzazioni nemiche al regime esistenti in Russia e all'estero. Duranty ritiene che gli storici futuri daranno ragione *lli questo punto a Stalin, ma ag-i giunge che è anche vero che unggrandissimo numero di innocenti j yenne ucciso Le descrizioni del processi di!Mosca sono una tragica e impres-istonante documentazione di quei macabri spettacoli. 'In particolar modo i resoconti delle ultime sedute alle quali l'autore assistette personalmente avvincono il letto re "con la potenza di un incubo. I Duranty dice che l'opera di epu-; razione produsse immenso danno al paese e ne ritardò l'evoluzione di almeno cinque anni. Interessante il capitolo «Quello che sa il popolo russo ». E' noto che l'avvento del regime bolscevico nel 1917 cancellò e soppresse ogni vestigia di libertà civile e politica. « Ma, osserva l'autore, la libertà che vigeva al tempo degli Zar era infima. In realtà il cinque O forse il dieci per cento al massimo della popolazione, la cosiddetta classe aristocratica, che non ostante la tempesta ballava sull'orlo di un vulcano, godeva di autonomia e di enormi privilegi; ma il 90 per cento del popolo viveva schiavo o più esattamente « come maiali in un porcile ». La parola libertà — prosegue lo scrittore ri¬ cordando il famoso detto di Ma- ■ dame Roland « libertà, quanti de-! litti si commettono in tuo nome! » j — ha un significato molto più va-1 sto di quello che in genere danno j a questa parola le varie accade- ■ .^mie. La libertà politica ne è solo1 *iih' aspetto accanto al quale vi so- ; no altri valori, come la sicurezza economica, la libertà per ognuno di aumentare e sviluppare le sue | risorse spirituali e personali, lali-ì berta della disoccupazione, ecc. E' innegabile che in Russia sono sinceramente convinti oggi che il loro tirannico sistema di governo sia migliore dell'oligarchia capitalistica sotto il cui giogo vivono le democrazie anglosassoni. Questa fanatica credenza spiega il feno- meno per cui quello stesso popolo ene ned 1917 disertò in massa le trincee al grido di pane e lavoro, i ba adesso stupito il mondo con lairivelazione della sua potenza indù-1striale e militare. l Perchè combattono L'autore illustra il problema nel seguente modo : « Quello che segue spiega perchè i soldati della Russia sovietica combattono e muoiono: per mio conto non dimenticherò mai un certo giorno nel quale recatomi a Mosca per salutare uno studente universitario col quale ero in una certa di- mestichezza, lo trovai, insieme a Itre camerati coetanei, in un'abita- ;zlone composta di un'unica stan-1za di tre metri di lunghezza per due e mezzo di larghezza. Vi era- no'solTdue miseri letti, ma non mancavano il telefono e il termo- eìfone. I letti erano senza lenzuo- la- ma libri erano sparsi dapper- tutto; un solo tavolo zoppicante servlva al quatttro studenti perlavorare e per mangiare. Nessun locale da bagno; vi era una in-stallazione sanitaria più che pri- mitiva in un gabinetto scuro peraccedere al quale bisognava traversare un cortile scoperto. Non potei trattenermi dell'osservare al giovane come dovesse essere difacile lavorare in simili condizioni. Egli mi gettò uno sguardo slngo- lare e mi rispose lentamente, qua- si sognando ad occhi aperti. Sa- pete voi quali sono ipriml ricordi della mia infanzia? Essi risalgonoa quando avevo appena quattro anni e succhiavo il latte da una degli eserciti rossi ticamente la morte scrofa che viveva con noi in una misera capanna di rami e fango che mio padre contadino affittava dal proprietario di cui era al servizio. Eravamo sette fratelli, tre maschi e quattro femmine, sempre affamati; io ero il quinto. Il primo ricordo distinto della mia vita è questo: mia madre mi tirò via dalle mammelle della scrofa dicendo a mio padre: i maialetti rappresentano denaro mentre i nostri bambini sono solo d'imbarazzo. Dette queste parole, mi trascinò in un angolo ordinandomi di restare 11. Voi chiamate difficili le nostre condizioni attuali. Forse lo sarebbero per voi; ma per me que-1 sto è il paradiso in quanto che mi ' si dà la possibilità di divenire un giorno forse chimico, forse ingegnere, forse dottore. Potrò cosi farmi largo nella vita, diventare un uomo e non vivere più come un bruto. Voi stranieri non potete forse comprendere, ma se qualcu no dovesse toccare la nostra Russia n°l combatteremmo fino alla Così termina il riassunto del libro. Nella prefazione — il libro è stato terminato nel novembre 1942 — l'autore con acuta esattezza di storico osserva che la violenza con cui le armate di Stalin si buttano' contro lo schieramento antibolsce vico ricorda la furia delle orde asiatiche di Tamerlano. Nell'est, egli conclude, si combatte oggi la battaglia decisiva fra l'Europa e la steppa. Malgrado l'alleanza conclusa con le turbe barbariche del bolscevismo la razza anglosassone stessa è mortalmente minacciata dalla grande tempesta che dal Baltico al Mar Nero squassa i con fini orientali dell'Europa. Noi diciamo di più: attraverso la grandiosa drammaticità dell'ora presente noi italiani sentiamo il carattere fatale di questa nostra durissima guerra da noi non voluta ma impostaci da una situazione che appare sempre più strettamente collegata con la evoluzione dell'umanità. Ancora più che nel germanesimo, il bolscevismo sente in Roma la sua massima nemica. Mario Vanni Gruppi di ragazzi ebrei * avviati in Palestina Istanbul, 1 marzo. Due gruppi di ragazzi ebrei, uno di 60 e l'altro di 72, di età tra 1 10 ed i 16 anni, hanno attraversato la Turchia, diretti in Pai testina. Si tratta di ragazzi ungheresi, romeni e bulgari cae la j associazione degli ebrei di Palc stina ha deciso di fare immigrare !in questo paese, con il consenso ideile autorità inglesi. Altri grup-1 pi di ragazzi ebrei saranno inviati in Palestina prossimamente. Tale fatto ha allarmato maggiormente gli arabi, i quali constatano una volta di più che l'Inghilterra è I decisa ad allargare l'influenza ; ebraica nel paese, Al largo d Al largo d

Persone citate: Jagoda, Lenin, Mario Vanni, Stalin, Walter Duranty