Tre volte citato nei bollettini di guerra di Mario Bassi

Tre volte citato nei bollettini di guerra Tre volte citato nei bollettini di guerra La prodigiosa carriera dell'Asso dei cacciatori italiani Romano, ventottenne e ragioniere mancato - La prima avventura di guerra, nei cieli della Spagna - Cicatrici, medaglie e capitomboli con il paracadute «La battaglia delle valige » E fu dunque il 12 ottobre del '37, quella che i piloti chiamarono burlescamente la « battaglia delle valigie ». Perchè il gruppo effettuava semplicemente un volo di trasferimento dal fronte di Guadalajara a Saragozza; e i piloti avevano caricato sugli apparecchi le loro robe, riempito il portabagagli e ogni vano della fusoliera. E in queste condizioni si scontrarono casualmente con una formazione di cacciatori avversari; e impegnarono combattimento. In quel primo Lucchini ebbe finalmente a fronte il suo avversario, gli sparò la prima raffica di mitragliatrice, provò una gioia esaltata, che confuse e superò ogni altro sentimento, l'ebbrezza veramente dell'odore della polvere e del fragore degli spari, l'ebbrezza del giuoco delle acrobazie, vide V avversario attraverso il cerchietto di puntamento, preso li dentro, e ancora il tempestare della mitragliatrice; e quello che a un tratto fumiga e s'infiamma, e va giù, va giù turbinosamente, descrivendo una spirale sempre più stretta, e scompare, coinè inghiottito dalla sottostante terra. La sim prima vittoria. Bulla faccia di Lucchini giovanilmente baldanzosa le avventure di volo e di guerra hanno segnato solchi di cicatrici, che paiono unghiate di leone: tre unghiate sulla gota destra, un'altra più su, verso la tempia, un'altra accosto all'occhio Ma in tutta la persona si moltiplicano le cicatrici delle feriteG a una mano, a un polso, a un braccio, a una gamba, a un piede, fori di pallottole, fratture d'ossa, ustioni. La vita di questo accanito e strenuo combattente è stata fino a oggi così intensa, così avventurosa e avventurata, così ridondante delle più disparate fortune, che a narrarla particolareggiatamente se ne compilerebbe il più movimentato e vario romanzo di guerra. Oggi Franco Lucchini è l'asso dei nostri piloti da caccia, le sue numerose e continuate vittorie l'hanno reso meritamente glorioso. Cinque medaglie d'argento al valor militare e una di bronzo e la Croce di Guerra tedesca decorano il suo petto. I suoi compagni sono orgogliosi di lui, l'Aeronautica italiana lo vanta tra i più valorosi campioni, esempio di indomito ardimento e di straordinaria perizia di volo e combattiva. E' l'asso dei cacciatori. Con l'« Asso di bastoni » Franco Lucchini è nato a Ro?na 28 anni fa, il 24 dicembre del '14. Ha studiato ;-a,(/ioneiia, a Roma, all'Istituto De Merode. Poi conseguì il brevetto di pilota, divenne, come dicevo, sottotenente pilota di complemento, andò in Spagna. E dopo quella prima vittoria, altre ne conquistava, in quella guerra, dove il gruppo dell'Asso di bastoni primeggiò indimenticabilmente. Ma non sempre la fortuna è lieta. II 15 marzo del '38, Lucchini, con altri compagni, attaccava una formazione di bombardieri rossi, scortati da cacciatori, che minacciavano un ponte sul fiume Guadalope, specialmente importante per l'afflusso delle nostre riserve alla battaglia e per i rifornimenti. Due cacciatori nemici, due Curtiss, lo colgono isolato, mentre egli assalta uno di quei bombardieri, e lo mitragliano. Il suo apparecchio si incendia. Egli si getta col paracadute. Prende terra in una zona accidentata, e si sloga un piede. S'accorge di essere disceso nelle linee dei rossi; e da una torre su un poggio poco distante questi gli sparano, con una mitragliatrice. Si libera rapidamente del paracadute; e trascinandosi carponi, si nasconde in una forra, tra folti cespugli. Pattuglie di rossi battono il terreno in giro, cercandolo. Gli passano vicino; egli li sente imprecare, e che si propongono di farlo a pezzi appena riescono a mettergli le mani addosso. Se ne sta rintanato sino a notte. Quando è buio, esce dal suo nascondiglio, e scende verso il Guadalope, oltre il quale sono j nostri. Traversa a nuoto il fiume, mentre spunta la luna; e raggiunge le nostre linee. Un'altra voltr;, sempre in Spagna, un colpo della contraerea gli fracassa il motore. E' ancora in rischio di dover scendere tra i rossi. Ma porta l'i' nparecchio in volo librato, fin che ,-tò atterrare proprio tra le nostre pattuglie Ma il 22 luglio di quello stesso '38, dopo che il Comando dell'Asso di bastoni era stato assunto dal Vallora maggiore Aldo Remondi no, impegnato combattimento ron formazioni di bombardieri e cac¬ ciatori nemici, il Lucchini è assalito da quattro o cinque cacciatori contemporaneamente. In un attimo, il suo apparecchio, colpito da una folata di pallottole, va in fiamme. E lui deve gettarsi col paracadute, già gravemente ustionato a un piede e a una mano. Cade in mezzo a una banda di rossi; che, per cominciare, lo malmenano e picchiano bestialmente. Poi lo portano davanti a un loro generale; il quale gli inveisce contro e l'ingiuria e lo schiaffeggia. Alle sue sdegnate proteste, quello gli dichiara che era stato spazzino, aveva spazzato le strade, poi fletto deputato, e ora nominato genetale comandante di brigata; e da tale prestigiosa carriera politica e militare ritraeva i! convincimento di poter fare tutto quello che gli piacesse. Prigioniero dei rossi Il nostro Lucchini è mandato in un carcere presso Valenza, chiuso in una fetida cella. Ode una voce da una cella contigua, riconosce la parlata di un connazionale. E' un suo compagno, il tenente pilota Giovanni Guiducci, prigioniero anche lui, e che i carcerieri tengono per cinque giorni senza cibo ne acqua, perchè egli non si piega a. fare rivelazioni. Il Lucchini lo consiglia : — Conta loro delle storie, come ho fatto io, che gliene ho sballato delle paradossali. Non so se le abbiano credute; ma almeno non mi hanno più tormentato. Sarebbe troppo lungo rievocare le vicende di questa angosciosa prigionia, di questo martirio subito dal Lucchini, dal Guiducci, dagli altri loro sventurati compagni caduti in mano dei rossi. Li portano a Barcellona, li chiudono nella fortezza di Montjuich, tramutata in carcere orrendo. Giorno per giorno, qualcuno viene fucilato, agli altri viene inflitta l'agonia che si preparino alla stessa sorte per il mattino seguente; e così ogni giorno. Ricordiamo con commozione e con orgoglio il contegno altero e sprezzante del tenente Guiducci e degli altri camerati italiani davanti agli aguzzini, l'irreprensibile dignità con cui sopportavano quella continuata tortura, la forza d'animo con cui tutti si sostennero, in fraterna solidarietà. Ma oramai le truppe nazionali spagnuole e il nostro Corpo Italiano avanzavano inttoriosamente in Catalogna. Questo superstite gruppo di prigionieri è trasportato -dai rossi netta loro rovinosa ritirata verso i Pirenei. Ancora una sosta a Figueras. I prigionieri stanno per essere fucilati, estremo crimine della moribonda tirannide rossa. Ma nel trambusto, alcuni di essi, tra cui il Lucchini e il Guiducci, si danno a fuga disperata, inse guiti a fucilate; e riescono a rag giungere il confine francese, e a varcarlo. Ancora un po' di prigionia e svariate traversìe in Fran eia; finché, per l'intervento delle nostre autorità, possono finalmente rientxure in Italia. Guiducci, promosso capitano, troverà morte in azione di guerra_ l'aprile scorso, sul Mar di Sicilia, davanti a Porto Empedocle. In Africa Il nostro Lucchini, promosso ufficiale effettivo per merito di guerra, promosso poi tenente, partecipa a tutta questa guerra, sempre in tinea, col 4» stormo da caccia, col X gruppo, che ha il distintivo dello scudo bianco con cavallino nero; mentre l'altro gruppo dello stormo, il IX, ha il distintivo dello scudo nero col cavallino bianco. E si susseguono le alterne fortune. Lo stormo, i due gruppi, le squadriglie, e nomi dei comandanti e dei gregari figurano replicatamente nei bollettini di guerra. Da Gorizia, dove lo stormo s'era ricostituito e addestrato, esso si trasferisce in volo, con tre sole tappe, in Libia, a Tobruk, all'atto stesso dell'entrata in guerra. E il 13 giugno di quel '40, una pattuglia della 90" squadriglia, composta del capitano Magini, dei tenenti Guiducci e Lucchini, e del sergente Ceoletta, abbatte il primo apparecchio da caccia della guerra, un Gloster, sul fronte libicoegiziano. Un paio di giorni dopo, viene abbattuto un Sunderland, davanti a Bardia. E di seguito, altre vittorie. Durante la nostra prima offensiva su Sidi el Burroni, parecchi Bristol sono abbattuti in fiamme sul deserto; Lucchini, in quei giorni, abbatte ancora un Gloster; e non si contano quanti Bristol e Gloster efficacemente mitragliati. Durante il ripiegamento, dal dicembre '40 al gennaio '41. il 4» stormo si prodiga per proteggere le nostre truppe, per contrastare l'avanzata del nemico. Quando un nostro Corpo, comandato dal generale Bergonzolì, resiste furiosamente entro Bardia assediata il tenente Lucchini, incaricato di stabilire una comunicazione aerea con quel presidio, compie la sua missione in condizioni talmente eccezionali, attraverso tali spetta colose e paurose peripezie, che diqiiesto solo si potrebbe scrivere questo solo si pot un'intera pagina di giornale. Egli aveva già sostenuto 78 combattimenti aerei. Il 4° stormo rimpatria, per cambiare tipo di apparecchi e ricostituirsi. Poi, da Monfalcone e da Pola, partecipa alla guerra in Jugoslavia e nei Balcani. Poi, nel maggio del '41, è trasferito in Sicilia, partecipa alla serie delle operazioni su Malta, e alle battaglie aero-navali del Mediterraneo centrale, per un anno, fino al maggio del 42. Dien'ne e diecine di apparecchi nemici, Hurricane, Curtius, Spitfire, cadono sotto i colpi dei nostri cacciatori. Un giorno, sono 8 apparecchi incendiati al suolo, nell'aeroporto di Micabba, a Malta, in mezzo all'imperversare delle difese contraeree; un altro giorno, il mitragliamento di iena grossa nave; un altro giorno, due Hurricane abbattuti. Il bollettino n. 458 riferisce dei 22 apparecchi nemici abbattuti nel combattimento aereo del 4 settembre '41. Quél giorno, cadeva- il tenente colonnello Romagnoli, comandante dello stormo, medaglia d'oro. Quel giorno, il nostro Lucchini abbatteva al mattino un apparecchio nemico, e un altro al pomeriggio. Poi, di nuovo in Africa, in Libia e in Egitto. Dal dicembre del '41, Lucchini, promosso capitano, ha assunto il comando deft'84« squadrìglia, quella contraddistinta dall'emblema della Bianca Stella. Altre disavventure. Una volta, che ha incontrato il nemico mentre egli è in avaria di motore, torna a stento al campo, impallinato malamente, con l'apparecchio ridotto come un colabrodo. Ma si rifa pochi giorni dopo; e in una serie di fortunati combattimenti, insieme con la sua squadriglia, abbatte 10 o 12 aeroplani nemici. Il 9 giugno del '42, il X gruppo, cui il Lucchini appartiene, il gruppo contraddistinto da un cavallino nero nello sfondo bianco, abbatte 14 Curtiss: come è citato nel bollettino 739. Poi i bollettini 878 e 879 dei 20 e 21 ottobre citano ancora il 4" stormo per 44 apparecchi nemici abbattuti, contro 11 perduti da noi Vittorie su vittorie Altre disavventure del nostro Lucchini. Un giorno, torna al campo sostenendo l'apparecchio a stento, mezzo fracassato da raffiche di mitragliatrice. Un altro giorno, ' d di mitragliatrice. Un altro giorno, un colpo'di cannone gli porta iHdi^»0^^1'»1^^,^^^ addiriUura l'intera parte anteriore^1 non è ancora ufficialmente didell'apparecchio, elica, motore, te_ missionario. sto della fusoliera, fino al posto di1.,. Sembra tuttavia che le trattapilotaggio. Eppure riesce a rien-jtlve P"'""!?"1 ,fì urtino contro trare e atterrare senz'altro danno. non Pocne difficoltà perchè le idee E il 24 ottobre ultimo scorso, con 1 divergono specialmente nei n7 apparecchi della sua squadrìgliaJZ"*™ della "chiesta avanzata attacca 30 bombardi scortati da altrettanti „ i aetan nel noo Gabdella jdal Partito sociale democratico, il cacciatori.!^3-^ vuo.le avere una più forte quadrìgliaJ „ i jcacciatori.! i ! Un carosello fantastico, la classica gimeana, come dice lui. E' preso in mezzo a cinque o sei cacciatori nemici. Colpito il motore, ferito lui stesso da pallottole di mitragliatrice, tmpassata una mano, trapassato un piede. Come rientrò alla base? Con un supremo sforzo di volontà, un inverosimile sforzo. E atterrò senza carrèllo, ferendosi ancora al volto. In mezzo a tutto ciò, in mezzo a tutta questa combattutissima guerra, nel marzo del '42, Lucchini s'era concesso una quindicina di giorni di licenza: non altro che per sposare la donna amata, E mesi dopo, nove mesi esatti, glit aa^soTrend?ì'iaujemonia dui SVK* il JaJ&è l'Asso .dM cacciatoriUtaliM^6'A8S0 Mario Bassi I Il piano Bev