CROilftCttE DEL TEATRO

CROilftCttE DEL TEATRO CROilftCttE DEL TEATRO Regìa premeditata e regìa imPer una regìa italiana - Il sag ■■■■■■~~-'~""""*********™ Anton Giulio Bragaglia raccon- ta che durante una delle tante prove del G-auco di Morselli, al Teatro Quirtn0 di Roma, la regi- sta v ^a Fabro imponeva alla |Torrieri )e intonazioni, battuta battuta, minuziosamente. La Torrlerl doiile, rifaceva la Fabro. sta disse all'attrice: «Qui dovete farvi uscire delle lacrime vere ». !E la Torrierii di rimando: « Fino- pisodio ha un suo profondo !mato. Noi italiani abbiamo è un torto nur-1' * ira voi m'avete imposto tutti i vo stri sentimenti, con le vostre intonazioni. Datemi ora le vostre lacrime vere e io le verserò ». L'e significato avuto il torto troppo, nel quale siamo sempre cascati e nel quale forse cascheremo ancora — di prendere per oro colato tutto quello che ci è venuto e ci viene dall'estero. E non abbiamo tenuto conto che certe teorie, pur riuscendo a produrre ottimi risultati altrove, applicate tra noi si risolvono in un danno, perchè provocano difficoltà ove difficoltà non esistono, creano intralci inciampi esitazioni, disorientano e confondono al punto da compromettere irremediabilmente 1 risultati che si vogliono raggiungere. Diciamo le cose come sono, in parole povere, che di parole grosse se ne son dette e se ne dicono fin troppe: lai scienza delle costruzioni dei personaggi I dall'esterno, alla maniera russa il corpo dell'attore che deve reagire al minimo contatto esterno come un violino Stradivari, tutta la montatura artificiosa per imprimere il personaggio sul corpo e sull'anima dell'interprete, non hanno presa sull'attore italiano. Il temperamento dell'attore italiano non è il temperamento dell'attore russo. Per seguire un esempio musicale diremo che l'attore italiano è già, per sua natura, un violino, mentre l'attore russo è una balalaika, uno strumento con tre corde soltanto, su cui si può sonare tutt'al più, con sforzi non indifferenti — come dice Tairov — una canzonetta. Del resto basta riflettere un istante a quanto lasciò scritto Stanislavskij — es- . aere rimasto egli impressionato della interpretazione di Tommaso Salvinl, ed essersi proposto, non I avendo uomini della forza di Sal i vini, di raggiungere la stessa per ! f ezione con un metodo, una tecnica capaci di suscitare nell'attore i a i o - -& aulIa C03Cienza della parte l'autosentimento creativo e la con seguente espressione scenica della parte — per convincersi che si tratta di raggiungere con artifici e mezzi di suggestione quello che i grandi attori italiani raggiungevano con l'intelligenza, il gusto, la volontà. Ha perciò perfettamente ragione Bragaglia quando afferma che compito del regista, e italiano per giunta, non è quello di educare una razza di pappagalli e pretendere poi che, a un certo punto, quei poveretti piangano lacrime vere, ma quello di « cavare dall'attore quanto c'è in lui, quello che egli non avrebbe potuto dare da solo, evitandogli I vicoli ciechi e le strade sbagliate, le pretese eccessive e 1 difetti comuni, intonandolo con lo spettacolo e tenendolo nell'unità interpretativa generale ». La cosa è talmente logica e naturale che si stenta a capire come possa essere facilmente fraintesa o, peggio, sdegnosamente ripudiata. Le condizioni stesse della nostra scena di prosa non sopportano la possi' bilità di quella .che Bragaglia chiama « regia meditata », studiata ed elaborata a tavolino e perfettamente inquadrata secondo uno stile preordinato — bisognerebbe potersi scegliere gli attori uno a uno e provare mesi e mesi e quando abbiamo ben provato non siamo nemmeno sicuri che le conclusioni corrispondano alle premesse —, esigono invece, sempre secondo Bragaglia, una « regia improvvisa ». La definizione è impropria, ed è fatta per eccesso di polemica; tuttavia il concetto è sostanzialmente esatto: la regia italiana, meditata sempre, deve puntare sulla intelligenza del te - sulja gua efflcace e armon£a e. -^^^g M non , !^ , j con imp03Ìziom prep0. itenti, con ingiunzioni perentorie; bisogna che l'attore sia persuaso idi quello che deve dire e deve fa! %h. si rerlHa nprfpttamentp |re' ,cne.. 81 ^, a. Prettamente c°nt° » <?.u*»° cherappresenta, che abbia II senso esatto della mi 3ura e del l.l™lte rea'lz" f.azione artistica. Se l'attore ita "ano — dice bene Bragaglia alla quarta prova non accenna flà 'a parte, vuol dire che non la farà mai bene; a meno che, ag giungiamo noi, a quel punto cru ì?iale il regista non intervenga con i tutte le sue possibilità di persua! sione a convincere l'attore dei !suoi errori e a rimetterlo sulla [giusta via, che spesso imbroccare io no una parte è colpa del regista | più che dell'attore. Insomma non ; si può fare a meno, anche in que- _ j verso di quel che s'è sempre fatto sto campo, della nativa intelligen za italiana: il regista deve saper parlare a questa intelligenza e trarne tutto il profitto possibile. Quelli che chiacchierano e operano come se il mondo fosse nato ieri e credono di inventare la regola del tre sol perchè fanno di senza nemmeno preoccuparsi di interrogare la propria natura, e capirsi per capire 1 propri slmili, agiscono per partito preso, e non tengono conto di quel tanto di psicologia che è necessario in tutte le cose della vita pur riuscire. Conoscere gli altri, è sempre bene; imitarli pedissequamente è sempre male. Diciamo di più: non è Intelligente. I registi italiani non possono prescindere dalla natura e dall'intelligenza dell'attore italiano. Debbono guidarlo Illuminarlo correggerlo incitarlo frenarlo; costringerlo e coartarlo, mai. Se credono di poter trattare la materia umana degli italiani come i grandi registi moscoviti trattavano la materia umana russa, non caveranno un ragno dal buco. Se una regia tipicamente italiana Ideve esistere, essa non potrà far leva che sull'Intelligenza, la propria e l'altrui. E non è a dire che il risultato della libera e volenterosa collaborazione e trasfusione di intelligenza diverse non abbia di che soddisfare l'ambizione di un regista. Che, in definitiva, il regista, sarà sempre il più intelligente di tutti, se avrà saputo coordinare e potenziare gli elementi del successo e farli rispondere in magnifica armonia. I registi che non hanno fiducia nelle qualità naturali dell'attore, ne hanno ancor meno nelle proprie: non ci sanno fare... Preferiscono cominciare ab ovo. E' più comodo e più... impressionante. Non sarebbe ora di parlare un linguaggio nostro, senza continuare a raccattare idee e forme che ormai, per lunga esperienza, non riesco- provvisa - Gli stranieri e noi gio degli allievi della RAD. !""m. clle con questa rejillmzione sce "Ica ha conseguito il suo diploma di 1 regista, ha dimostrato di aver frecce inai awn .i ,11 unnrIA 111:177:1:\ no a metter radici sulla nostra terra? Vogliamo sperarlo. GII allievi dell'Accademia d'Arte Drammatica hanno dato un saggio di regia al Teatro Argentina di Roma rappresentando L'opera dello straccione (li John Gay. Impresa ardua, che trovare Il limite alla caricatura, o mantenerlo, ò sempre affare delicato: la tenia/ione di trascendere è forte e si rischia di sbarcare In elfettaccl di facile smercio e 41 pessimo gusto che potranno magari divertire ma che I non hanno niente a elio vedere con l'arte di divertire. L'allievo Vito Pan o e e a lei suo arco o di saperlo piazzare a olpo sicuro. Questa « fantasia • del famoso favolista Inglese 6 uno spettacolo [l'Impegno in cui giocano, con strosa vicenda, recitazione musica danza acrobazia. L'avventura Uel Bel Pirata, capobanda di ladri o di truffatovi, che si barcamena tra l'amore della figlia del suo favoregKlatoro e pieno della figlia del capo della giù stizla, al svolge attraverso una serie di litigi, di prepotenze, di duelli, di salti mortali, conditi con danze e canti, In fiorati di allusioni, di malignità, di sarcasmi, e si risolve In una festa scenica cut la satira melodrammatica conferisce un che di barocco e di sforzante di immediata risonanza. Il problema, come abbiamo detto, era quello di mettere a fuoco, a giusto fuoco, tutti gli elementi dello spettacolo, t siamo lieti (11 dar atto al giovane re glsta della bella vittoria conseguita Sotto la sua trulda 1 trenta e più al lievi dell'Accademia hanno recitato cantato saltato ballato con brio Incomparabile e Insospettato, facendosi calorosamente applaudire a scena aperta e alla fine dot due tempi, con sincero e vivo compiacimento, da un pubblico di intellettuali per sua natura eslgentlsslmo. Un aggettivo per ognuno di questi bravi ragazzi sarebbe por noi fatica piuttosto Improba; preferiamo accomunarli nel generale elogio: ognuno si scelga il suo pezzetto e soddisfi, come meglio può, la sua coscienza e la sua vanità. Tutti bravi, tutti. Il più bravo di tutti — e l'eccez'one non dispiaccia — è stato 11 Cassmann, che era 11 Uri Pirata, un protagonista col flocchi, smaliziato e pronto ebe è entrato In pieno nel panni del personaggio e Io ha vissuto con estrosa fantasia e ammirevole disinvoltura. Le scene e 1 figurini di Toti SciaIota meritano una particolare menzione. Aderenti e piacevoli le musiche scritte appositamente da Romano Vlad, e indovinati 1 trucchi del Viotti. Al Teatro delle Arti, con la regia di Gerardo Guerrieri, ci è stata presentato un altro del famosi « no » giapponesi: La scuola di campagna, di Takeda Izumo. L'atto rievoca un episodio del legittimismo avvenuto prima del loco. L'n principe usurpatore, venuto a conoscenza che 11 figlio del sovrano spodestato 6 vivo e si trova presso un uomo della vecchia Corte che s'è ridotto a fare 11 maestro di scuola In un villaggio, ordina al vecchio di portargli la testa del bimbo. E costui, per salvare 11 legittimo erede del trono, non esita a sacrificare 11 proprio figlio. Quando gli armati partono col macabro trofeo, il padre piange 11 suo piccino assunto noi cielo degli eroi a fianco dei grandi guerrieri morti per la grandezza della patria. 11 dramma vibrante di senso umano e divino, è stato interpretato ottimamente dal Calabresi, dalla giovane Proclemcr, sempre più Incisiva e sorvegliata, dallo Scopi • dall'Ortolani. Vivissimo successo. Dal suo romanzo Don Giovanni fn Sicilia, Vitaliano BrancatI ha tratto una commedia che sarà presto rappresentata a Roma. Renato Castellani, 11 noto regista cinematografico di Un colpo di pistola ha scritto una commedia che sarà presto rappresentata dalla compagnia del Teatro Eliseo, e che ha per titolo: Amarci cosi. Anche .Marcello Albani, altro regista cinematografico, ha fatto rappresentare dalla Molato una sua commedia Intitolata L'Anticristo, un'altra ne ha pronta, per la stessa Melato, dal titolo: II torchio. La Compagnia del Fratelli De Filippo, terminati 1 suol impegni a Roma, si e sciolta. SI ricostituirà in aprile, per recltaro all'Eliseo. Remigio Paone, l'infaticabile Remigio, pensa già alle compagnie estive. Una ne costituirà attorno a Nino Taranto che lascerà provvisoriamente la rivista. Ma ci ritornerà... ». s. Oggi alla Radio Programma «a» [Onde metri 283,2 283,3 - 368,6 • 420,8 - 580,2). - Oro 12,40: Quartetto a plettro del Dopolavoro di Slena - 13,10 Iclrca): Orchestra - 13,45: Dischi - 14,10 (circa): Concerto - 14,4515: Musica sinfonica - 17,15: Orchestra d'archi - 17,40: Dischi - 20.:,) (cir;a): La traviata » 11 Giuseppe Verdi 23.20 (circa)-23,30: Musica varia. Programma « B » {Onde metri 221.1 230,2 - 245,5 - 401,8 - 550,7). - Ore 20,30 (circa): Terziglio: Variazioni sul tema: «Il primo Impiego « di Fclllni, Marchesi e di Mlgneco - 21,15: Musiche - 22.10: Concerto - 23 (clrcaj-23,30 : Or chesira.

Luoghi citati: Fabro, Roma