I Avventura notturna 1

I Avventura notturna 1 I Avventura notturna 1 TIllllllIIItlllllIlKMIIIKIIIt IIMITMIIIIMIMMlllIMIllia I|Il fatto e tutto racchiuso — senza precedenti e senza conseguenze — nel breve giro di tempo che trascorse: — dal momento in cui ella, sgusciata dalle coltri, si pose a sedere sulla sponda del letto — al momento in cui, egli nuovamente in casa propria e lei nella sua, ripresero il sonno interrotto. * * Esso ebbe precisamente inizio nell'istante in cui la donna, curva per infilarsi le sottili calze, rimase come oppressa dal peso dei capelli che le scivolarono sulla smunta gota. (Prima, fu invece una vicenda comune. Un episodio pressoché normale, quasi consueto. Di quelli che possono accadere comunque. E a chiunque). Egli era ancora coricato, assente e distratto, quando udì la voce della compagna, un poco afona, uscire lentamente da quel fitto velo di mussola che le ricopriva il volto. Ella disse : — Forse abbiamo fatto male, Abbiamo sbagliato tutti e due. Ma, più per il senso di sgomento che doveva averla invasa, sentendosi sola, che per concretare un urgente sentimento. Più per riattaccarsi a chi le stava accanto, sentendolo lontano, che per indurlo a formulare un giudizio. La nuca nel cavo delle mani, l'uomo l'ascoltò senza alcun pensiero. Era distolto dai profondi palpiti del suo cuore che gli si gonfiava e contraeva dentro il vasto petto con il ritmo riposato o calmo di una turgida polla quando dilaga in un terreno ormai saturo. Per questo non le rispose. Soltanto qualche minuto dopo, nel volgersi pigramente verso di lei, la vide abbandonata e indifesa, consunta e smarrita, come non avrebbe immaginato avesse potuto ridursi, in simili frangen ti, una umana creatura. E fu quando ebbe il presentimento d'esser divenuto pure lui, per gli occhi della sua complice, 10 stesso miserevole relitto. * * Poi, il disagio di doversi vestire. In silenzio, per non destare i vicini. E mai luce di lampada fu più cruda e spietata : come se avesse continuato a strappargli i panni dalle spalle. Mai camera d'affitto, già con quel suo insopprimibile aspetto mercenario, più angusta e più inospitale : da non saper come occultarsi a vicenda. Poi, quella specie di fuga dall'albergo ancora immerso nella torbida atmosfera di sonno. Con quel portiere sdraiato su di una panca, da doverlo quasi scavalcare. Con quelle inerti sedie rovesciate sui tavoli e sui divani, quei tappeti accenciati in mezzo al freddo pavimento, quell'acre odor di tabacco rappreso ai muri, come dopo una inconfessabile orgia. Poi, appena messo piede sulla strada, quell'inerte abbraccio per cui furono costretti a vincere la reciproca riluttanza a condividero il senso di perdizione che 11 perseguitava. Ma nessuno dei due s'era aspettato che il cielo fosse stato ancora tanto teso e compatto, tanto infittito di stelle. Come se la lunga notte avesse avuto ancora da cominciare. E loro, consci della propria colpa, avessero perduto il coraggio di trovare un asilo. Durante l'intero cammino non si scambiarono nè uno sguardo nè una sola parola. Egli, indovinando i pensieri della donna. Ed ella, indovinando quelli dell'uomo. Senza però svelarsi il vicendevole risentimento con la ingenua finzione d'ascoltar cocciutamente il rumore dei loro passi sul selciato deserto. Poi, la breve sosta nel fumido caffè aperto per il personale delle tramvie e della nettezza urbana. Tutti e due aggrappati a quel sudicio banco di zinco, vergognosi e sbigottiti dinanzi a quella viscida tazza di miscela che la ostile presenza di alcuni estranei li costrinse a ingoiare. Poi, la veloce corsa dentro l'antiquato f.'i^bus della periferia. Ancora soli. Abbrividiti per il freddo e per il vuoto che li circondava, come se avessero galleggiato sul rottame di un naufragio. Assordati dal sinistro fragore dei vetri che continuavano a vibrare ad ogni scossone. Intimiditi dai severi occhi del fattorino che doveva aver certamente capito e che pareva avesse imputato proprio a loro d'esser stato costretto a lavorare a quell'ora. Ogni suo sbadiglio rompeva il silenzio come un volgare insulto. Poi, ancora un tratto di strada a piedi. Quasi di corsa. Ella, reggendosi la lunga veste di seta nera. Perchè albeggiava. E principiava a uscir gente dalle case popolari. Quasi tutti operai : con gli indumenti da fatica. * * Quando infine giunsero sulla soglia del villino dove ella abitava, la donna gli tese la mano. Evitando però di fissarlo in volto, perchè non aveva più la forza di reggere al suo sguardo. E disse nuovamente: — Forse abbiamo fatto male. Abbiamo sbagliato tutti e due. Ma, anche qui, più per affret- iMIIIHI ItlllllEMlllllllt III1IM MMTff I~E Itare il congedo che per giungere |a una definitiva conclusione.. Più per sopprimere una qualche probabile ipotesi che avrebbe potuto sorgere nella mente dell'uomo che per incoraggiarlo a contestare il 6iio dubbio. Per questo, egli ancora non le rispose. Rientrato poi in casa talmente di corsa che non ebbe, per tutta la strada, altra preoccupazione fuorché quella di non far si vedere da nessuno e di glia dagnare tempo, rinchiusosi infi ne nella sua stanza e buttatosi sul letto, egli pensò se, quanto poco prima era accaduto, avesse potuto incidere profondamente sui futuri rapporti tra lui e la don na. Se, cioè, una equivoca pagina di romanzo come quella che en trambi avevano vissuto, avesse potuto trovar posto, senza comprometterne tutto il resto, nella riposata e cauta oronaca di una eventuale vicenda coniugale. Ma si accorse che l'intéro episodio era rimasto al di fuori di lui, come un'avventura del tutto immaginaria. Come una cosa