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& £gV tu- & £gV tu- coji> Hi fluùnùt&> Come il fulmine artificiale ha permesso di . t> ■ " t • . ia» guardare a tondo in una questione eh era da ~ * — <jue secoli a questa parte avvolta nel mistero * \ <jue secoli a questa pa * \ » I ^Sfig" 28$ ^^X^J1!<*S „2i*intensamente preì0C^,P» lr ngemere ' ™rIa™l"^fi', .P1 c^e sl presentano m tal gene re di ricerche, anzitutto la non comune difficoltà di allestire una conveniente attrezzatura sperimentale ed il velo di mistero che tuttora circonda il meccanismo intimo della scarica. E' dal suo primo apparire sulla faccia della Terra che l'uomo assiste, ora sbigottito, ora ammirato, al sempre suggestivo spettacolo del temporale; pure, ciò che sl cela dietro lo spettacolare aspetto esteriore, è stato salo recentemente messo in evidenza con una certa chiarezza, e non completamente. Il fatto è che in questo genere di fenomeni' le misure sono difficilissime, non si può pensare di servirsi degl 1 ordinari strumenti di misura elettrici, avendo a che fare con tensioni che sono centinaia di migliaia di volte maggiori e con frazioni di tempo che sono migliala di volte minori di quelle che comunemente s'incontrano nel campo della ordinarla elettrotecnica. Una spiegazione grossolana della natura del fulmine e della sua origine, si può darla alla svelta, pensando come è costituita una nube temporalesca: è l'insieme di uno sterminato numero di gocce di, pioggia, ciascuna possedente una minuscola carica elettrica, Sositiva o negativa, isolate una all'altra da un tenue strato di aria; tra queste gocciole sospese hanno luogo due generi di azioni, fisiche ed elettriche: durante l'azione fisica, molte goccioline si riuniscono a formare un corpo più pesante che tende a cadere verso la terra; durante la caduta, poi, l'azione dell'aria è tale da favorire di nuovo la rottura in minute goccioline. Mentre ciò accade, interviene l'azione elettrica, dovuta in parte alla rottura, in parte alla polarizzazione delle goccioline, in parte al fatto ben noto, per cui cariche elettriche del medesimo segno sl respingono, mentre si attraggono quelle di segno opposto; a sua volta, la Terra riceve la sua porzione di cariche elettriche. L'effetto finale di tutte queste disparate azioni è che le particelle cariche negativamente si concentrano di preferenza verso la parte inferiore della nube, mentre le cariche negative al di sotto della nube richiamano una simile concentrazione di cariche positive sulla zona di terreno sottostante; 11 processo di elettrificazione continua, le cariche si accumulano, finché viene un momento in cui la lóro intensità è tale da provocare la scarica: ecco il fulmine. Chi abbia un minimo di familiarità con l'elettrotecnica, riconosce facilmente l'analogia tra questa scaiica e quella che si manifesta tra le armature di un condensa- fluùnùt&ficiale ha permesso di . ia» na questione eh era da * — rte avvolta nel mistero ^' "■"■"""■"■"■■"■■T""™-^~™~" ». _ . . sotto una tensione sufficien- temente elevata. E fu appunto fondandosi su questo principio, cflé vennero realizzate le prime prim pratiche disposizioni per ottenere Ù fulmine artificiale. Pensando alla imponenza del fenomeno, alla efficacia distruttiva dei suoi effetti, verrebbe fatto di credere che la potenza di un impianto per riprodurre al vero la scarica dovrebbe essere enorme; non è cosi, almeno fin quando si pensi alla energla messa in gioco. In una recente realizzazione sperimentale americana, presentata nell'ultima esposizione mondiale, si imitava perfettamente il fulmine con un apparecchio in cui l'energia Immagazzinata non raggiungeva i cinque centesimi di kilowattora; per parlare in termini commerciali, un fulmine verrebbe a costare, sul comune meicato dell'energia elettrica, qualche decina di centesimi a dir tanto... rte ^' . temefondacflé pratiÙ f /I burlone impenitente Ma come sl concilia l'innegabile potenza del fulmine con questa modestissima dose di energia che ha in sé immagazzinata ? La spiegazione sta nella durata brevissima del fenomeno: è facile convincersi, matita alla mano, che una potenza, anche rilevantissima, che entri In gioco soltanto per un tempo dell'ordine del milionesimi di secondo, non rappresenta davvero gran cosa. Ed è questo, precisamente, 11 -caso del fulmine. Per fortuna perchè se la scarica abba- ffilante dovesse durare per un empo non infinitesimo, a parte ogni altro possibile disastroso effetto, l'occhio non sarebbe in grado di resistere a tanto. E' alla durata brevissima che vanno attribuiti alcuni dei caratteri più popolari del fulmine, quale, ad esemplo, la fotografica nitidezza delle sue ramificazioni: quella che rimane per qualche Istante Impressa nella nostra retina è la visione istantanea, puntiforme, di una scintilla, scoccata con rapidità... fulminante. Avendo dunque a disposizione una macchina che. economicamente, può riprodurre a volontà nientemeno che i fulmini del cielo, figuriamoci se gli scienziati si sono lasciati sfuggire l'occasione di sfruttarla in tutti i modi Immaginabili. Sono state riprodotte artificialmente tutte o quasi le condizioni determinanti dei più curiosi effetti provocati dal fulmine in ogni tempo e le cronache ne registrano a migliaia dai più banali ai più tragici e incredibili: dal bambino che resta incolume mentre l'albero sotto il quale si era rifugiato durante un temporale con il suo carretto, ed il carretto stesso, vengono letteralmente polverizzati; al fulmine burlone che attraversa una casr dal tetto alla cantina, facendo le più strane giravolte per le stanze, bruclacchian-